Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
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- NOTA INTRODUTTIVA AL
- CONTRIBUTO DI
- JURIJ ALSCHITZ
- Jurij Alschitz, regista e pedagogo, è
nato ad Odessa nel 1947. Quando aveva già diversi anni
di attività professionale alle spalle come regista nel
1982 torna al CITIS a studiare nel corso di regia per
fuori-sede. Il maestro del corso è Michail Butkevic,
pedagogo allievo di Marija Knebel'e seguace qegli
insegnamenti di Michail Cechov. Dopo due anni e mezzo
Butkevic trasmette il corso a Vasil'ev che lo porta a
conclusione mettendo in scena con gli allievi il suo
famoso Sei personqggi in cerca d'antore e
inaugurando con questo spettacolo il suo teatro
"Scuola d'arte drammatica". Fino al 1992 jurij
Alschitz ha continuato a lavorare con Vasil'ev ricoprendo
nel teatro la funzione di pedagogo e di vegista. Nel 1992
ha lasciato il teatro per trasferirsi in Germania. Il
tipo di training descritto da Jurij ora non è
più praticato nella "Scuola d'arte
drammatica". Adesso i training principali sono
quelli dedicati agli elementi di tecnica verbale, alle
arti marziali orientali, al canto corale e individuale.
Ma alcuni principi teorici ed etici che sono alla base
del training qui descritto, e che Jurij ha
assimiliato proprio durante la sua collaborazione con
Vasil'ev, sono ancor oggi alla base del lavoro della
"Scuola d'arte dammatica". Uno dei più
importanti, forse, è quello che consiglia di cercare
sempre una giustificazione ed una sistematizzazione
teorica che supportino ciò che si fa sulla scena; poi
c'è la centralità del pensiero compositivo nell'arte
dell'attore, che è fondamentale nella teoria di
Vasil'ev.
- Jurij Alschitz lavora spesso in Italia,
dove dirige l'associazione culturale PROTEI (Progetti
Teatrali Internazionali). t in uscita presso Ubulibri un
suo libro dedicato al training dell'attore'.
Un'altra descrizione del training di jurij
Alschitz è contenuta nella tesi di laurea A. Tabelli, Pirandello
e Vasil'ev: il dittico metateatrale, Università
degli studi di Venezia facoltà di lingue e letterature
straniere, relatore P. Puppa, a.a. 1991-'92.
FABER FORTUNAE SUAE.
L'ATTORE E IL TRAINING
di Jurij Alschitz
- Il tipo di training che dirigo io
non ha direttamente a che fare col lavoro sulla parola,
sulla voce, sulla plasticità del corpo, ecc., benché
ovviamente in una determinata misura queste discipline ne
siano coinvolte. E un allenamento
che riguarda soprattutto elementi specifici dell'arte
dell'attore. Difficile sopravvalutare la necessità e il
valore di un training dedicato a questi aspetti
nel teatro professionale. Il training, così,
diventa una sorta di "l-a" per l'attore,
determinante per il prosieguo della sua giornata
lavorativa: un training condotto bene all'inizio
della giornata significa quasi sicuramente un risultato
creativo soddisfacente alla sua fine.
- Il programma di quest'ora e mezza-due ore
quotidiane di esercizi influenza il lavoro di tutta la
giornata. Per questo è della massima importanza che la
composizione della lezione di training (e cioè la
scelta degli esercizi e il loro ordinamento in sequenza)
sia in armonia sia con i piani del regista, se si sta
preparando uno spettacolo, che con quelli degli altri
pedagoghi, se dopo l'allenamento sono previste anche
altre lezioni. Inoltre considero fondamentale che gli
attori siano coscienti di questi piani. Infatti,
praticando questo tipo di allenamento mi sono convinto
che lo scopo, la direzione impressa ad ogni esercizio di training
deve essere chiara e concreta per l'attore che lo
esegue; ho capito, cioè, che è necessario l'esecuzione
dell'esercizio sia preceduta o seguita da spiegazioni
teoriche chiare. Un esercizio eseguito da un attore che
non ha né idea, né minima comprensione della
metodologia che ne è alla base probabilmente è più di
danno che di giovamento per il processo di istruzione.
L'allenamento dev'essere quotidiano e nessuna lezione di training
deve essere uguale alla precedente, così come non è
possibile che un giorno sia uguale ad un altro. Non è
ammissibile che il primo sentimento di un attore che si
è appena recato a teatro per una nuova giornata di
lavoro sia, "questo l'ho già visto, questo è già
successo, questo l'abbiamo già fatto ieri". È
scorretto, pericoloso. Ogni nuovo giorno il training deve
essere preparato daccapo. E non solo. Essendo
l'allenamento un lavoro quotidiano e costante, è
necessario sia anche un'occupazione amata e desiderata. t
importante che gli attori provino per il training un
interesse sia artistico che semplicemente personale. Gli
esercizi devono far nascere in loro sentimenti di
competizione e di azzardo, di vittoria e di sconfitta.
L'elemento ludico è importante. L'attore, dopo il training
deve necessariamente essere di buon umore, deve
sentire di amare il teatro, la sua professione.
Ovviamente riuscire a ottenere questo risultato
dall'allenamento non sempre è semplice.
- Il valore del training lo sento non
solo come pedagogo, ma anche come regista attivo, che ha
la possibilità di comparare la qualità dell'attore che
viene alla prova dopo aver fatto il training con
quello che ci arriva entrando in teatro direttamente
dalla strada. Quanto tempo di prove si impiega, in questo
secondo caso, a riscaldare o, per così dire, a "far
partire" l'attore! L'attore preparato dal training,
invece, porta nella prova l'iniziativa personale, fa
delle proposte inattese. Inoltre se è vero che spesso,
durante la prova sulla scena, l'attore ostacola il lavoro
perché messo di fronte a compiti che gli sembrano
difficili si contrae, durante l'allenamento affronta
compiti altrettanto difficili in maniera diversa. Le
condizioni dell'allenamento, infatti, gli permettono
sempre una gran libertà di ricerca, gli suscitano il
desiderio di rischiare e gli garantiscono un particolare
diritto all'errore. L'attore che ha appena fatto il training
tende a trasferire nella prova questo atteggiamento
agevolando notevolmente il processo di prove. Un discorso
simile, inoltre, può essere fatto per quanto riguarda il
rapporto tra interprete e materiale del dramma che
nell'ambito dell'esercizio di training è sempre
più libero, indipendente. La lezione di training, quindi,
ha lo scopo di dischiudere la personalità dell'attore,
di farla aprire, cosa che è assai più difficile
ottenere durante le prove sulla scena. In un teatro il
pedagogo finisce per assumere un ruolo particolare. Ho
notato, infatti, che il rapporto
"peclagogo-allievo" è sempre assai più
onesto, sincero, fid ucioso di quanto non sia quello
"regista-attore". Sia per l'attore che per il
regista è necessario un anello di congiunzione
intermedio sia sul piano psicologico che su quello
artistico. Con la presenza della figura del pedagogo il
clima nel teatro cambia. Non si può non tenerne conto.
La sostituzione di situazione tra "training" e
"prova", di territorio tra "classe" e
"scena" e di nome tra "regista" e
"pedagogo" ridefiniscono tutto il lavoro sulla
pièce rendendogli il significato corretto, il
significato di creazione, di frutto della creatività
artistica e non solo quello di produzione.
- L'allenamento, nelle mie lezioni, può
avere caratteristiche diverse a secondo delle sue
finalità, di come è direzionato. Esiste un allenamento
che si potrebbe definire "regolare",
quotidiano. La sua funzione è quella di preparare
l'apparato psicofisico dell'uomo/attore alle nuove regole
di esistenza con le quali avrà a che fare sulla scena.
Si tratta di una sorta di riconversione dei suoi istinti
e riflessi quotidiani, in funzione della nuova e diversa
vita che dovrà vivere sulla scena. Questo tipo di
allenamento di solito è composto da esercizi già noti
all'attore, che eseguendoli assume velocemente una forma
lavorativa.
- Poi c'è un training che chiamo di
1aboratorio", durante il quale gli attori apprendono
un nuovo esercizio, o una nuova metodologia di analisi,
di prove o fanno conoscenza con nuovi elementi del gioco
scenico. In questo tipo di allenamento gli attori
scoprono per via sperimentale aspetti tecnici loro
sconosciuti; si tratta quindi di un training finalizzato
all'arricchimento del loro mestiere, all'apprendimento di
nuovi linguaggi artistici.
- L'allenamento ---mirato",apposito, è
un tipo particolare di preparazione dell'attore che
adotto mentre si sta svolgendo un lavoro su uno
spettacolo concreto, quando si sta lavorando su tema
particolare. In questo caso bisogna elaborare per
l'attore degli esercizi che lo portano nell'ambito delle
questioni filosofiche, estetiche, di stile, socali, di
genere, ecc. che vengono affrontate dall'autore
dell'opera su cui si sta lavorando.
- C'è poi il training "di
struttura". t una particolare maniera per studiare
una scena o un monologo sui quali si sta lavorando. In
questo caso l'esercizio centrale dell'allenamento viene
architettato in maniera da ricalcare la struttura della
scena, la sua composizione, il suo senso, la natura della
sua energia, il conflitto e così via.
- Le lezioni di training con gli
attori si svolgono fondamentalmente seguendo queste
direzioni, sviluppando questi temi:
- l'organizzazione dell'enserrible- la recitazione
e l'ensemble, il gioco scenico all'interno di un ensemble;
- le relazioni col partner - l'arte del
dialogo,la "verticale" dell'immagine artistica
~ 1, arte del monologo; l'azione -le fonti dell'energia,
la sua accumulazione e la sua trasformazione; la
composizione - la costruzione del ruolo e della scena, il
gioco scenico in una struttura rigida;
- l'improvvisazione ~ il gioco scenico in
strutture libere; le leggi del gioco scenico - l'accordo,
il conflitto e così via. Inoltre sono continuamente
oggetto di training elementi dell'arte dell'attore
quali: la gestione del ritmo, le immagini visive
interiori, la memoria dei sensi, la capacità di gestire
l'atmosfera, il linguaggio delle disposizioni
prossemiche, la prospettiva dell'azione, le circostanze
date della vita del ruolo, la caraterizzazione del
personaggio, il cerchio di attenzione, ecc.
- Per ognuno di questi elementi esiste un
intero ciclo di esercizi appositi; al tempo stesso il
lavoro su ognuno di questi esercizi finisce sempre per
toccare anche altri temi, per riguardare anche altri
elementi. La pianificazione della lezione di training,
la scelta e l'ordine della loro sequenza dipende dal
periodo di lavoro sullo spettacolo che si sta
attraversando, dai compiti che ha posto il regista o dal
tema che è oggetto di ricerca. Ogni lezione include
sempre alcuni temi obbligatori e alcuni esercizi
puramente rituali. Ad esempio, finisco quasi sempre la
lezione con un esercizio che mette tutti i partecipanti
in cerchio. Si prendono per le mani e, senza parole né
segni esteriori devono arrivare ad una decisione che li
unisca; ad esempio fare un passo avanti, uno indetro o
rimanere sul posto.
- L'esecuzione di un simile esercizio porta
con sé un determinato senso rituale. Anche il primo
esercizio della lezione ha bisogno di essere preparato in
maniera particolare. In genere tutta la costruzione della
lezione deve avere una sua composizione esatta: un
inizio, un culmine e una conclusione. La lezione di training
deve aspirare a diventare un'opera d'arte autonoma,
deve essere preparata come uno spettacolo. Voglio
accennare, in conclusione, ad uno dei principi che è
possibile adottare, e che io adotto, per organizzare la
lezione di training: il principio della cosidetta piramide
pedagogica. E facile da capire se ci si immagina una
piramide come questa.
struttura rigida, analisi, assenza di libertà
energia libertà
- In questo caso la lezione sarà
organizzata così: per primi vengono eseguiti una serie
di esercizi finalizzati a risvegliare l'energia
dell'attore; esercizi cioè che portano a 'riscaldarlo'
in quanto sistema energetico concluso in sé. L'energia
risvegliata con questi esercizi cercherà spontaneamente
una via di espressione, di uscita e la lezione potrà
passare alla sua seconda parte: all'improvvisazione, e
cioè alla libera manifestazione, alla libera espressione
dell'energia risvegliata in forme libere di esistenza
'scenica'. Ora per far acquisire al gioco, che si sta
esprimendo in quanto tale (e quindi in forme primarie,
instabili, spontanee) una struttura, una direzione e un
senso il pedagogo dovrà cominciare a dare dei compiti
che ne cambino la natura e cioè che lo inseriscano in
una composizione rigida e lo conformino all'analisi
registica (facendo un parallelo con il processo di
creazione di uno spettacolo). Quando la lezione si
sviluppa secondo questa sequenza, ogni tappa successiva
nasce in maniera spontanea e naturale da quella
precedente, come una naturale esigenza.
- In questo caso funziona la formula:
energia + libertà = struttura rigida assenza di
libertà. Il risultato della lezione, insomma, viene
provocato sviluppando le due parti che lo compongono.
- Se la piramide invece viene girata in
maniera che alla sua base ci siano l'energia e l'assenza
di libertà:
libertà
|
|
energia assenza di
libertà |
- ecco che la vita dell'energia attivizzata,
chiusa in strutture rigide esigerà naturalmente una sua
liberazione e quindi si dirigerà verso il nuovo vertice:
la libertà.
La terza possibilità è:
energia
|
|
libertà assenza di
libertà |
- Se alla base metteremo
"libertà" e "assenza di libertà"
avremo lo scontro di due segni contrapposti (il + e il
-), di possibilità e impossibilità, ghiaccio e fuoco.
Il risultato di questo scontro sarà la produzione di
energia.
- In forza alla posizione della piramide, a
seconda di quale base le costruiremo determineremo la
direzione della lezione, causeremo il suo vertice.
- Abbiamo visto il funzionamento solo di uno
dei possibili principi di organizzazione di una lezione
di training, ma di strade simili ce ne è una
moltitudine. La lezione, in ogni caso, deve essere sempre
concepita come una trappola, un'esca che produca il
risultato voluto, pianificato dal pedagogo in fase di
preparazione.
- Berlino 97. Jurij Alscliitz
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