Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
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- LA "SCUOLA D'ARTE DRAMMATICA" DI
VASIL'EV
-
- di Alessio Bergamo
-
- Questo articolo si avvale in gran parte di
conoscenze che ho acquisito parlando con Anatolij
Vasil'ev della sua maniera di intendere il teatro e
partecipando in prima persona, negli ultimi anni, alla
vita e all'attività della "Scuola d'arte
drammatica" di Mosca. La "Scuola d'arte
drammatica" di Mosca, creata e diretta da Anatolij
VasiVev, può considerarsi un ibrido: è insieme un
teatro e una scuola di teatro. Questo è un dato
fondamentale di cui bisogna tener conto e che influisce
su ogni aspetto dell'attività pedagogica e della vita
della "Scuola": sulle finalità del corso di
studi, sulla sua strutturazione, sulla scelta delle
materie da studiare.
- PERCORSI PEDAGOGICI E FORMAZIONE DELL'ENSEMBLE
- Cominciamo con le finalità artistiche del
corso di studi. Il suo scopo primario, nella "Scuola
d'arte drammatica", è quello di formare un ensemble
di futuri attori del Teatro "Scuola d'arte
drammatica".
- L'utilitarismo di quest'obiettivo non deve
scandalizzare. Rientra in una vecchia tradizione della
pedagogia teatrale russa, basti riflettere sul destino
del Secondo Studio del Teatro d'Arte di Mosca entrato,
praticamente in blocco, a far parte della compagnia
principale nel 1924, o sul fatto che a tutt'oggi, presso
il Mchat e presso il Teatro Vachtangov, esistano degli
istituti di formazione teatrale che, tra le altre
funzioni, hanno anche quella di allevare un
"vivaio" di giovani artisti. Questa tradizione
"utilitarista" ha acquisito ancora più forza
nel mondo della pedagogia russa, da quando, a partire
dall'inizio degli anni '70 (su una proposta elaborata e
sostenuta da Andrej Gonèarov, regista Principale
del "Teatro Majakovskij" di Mosca, a cui era
affidata la direzione di un corso per registi nel GITIS ~
Istituto Statale di Arte Teatrale), prima a Mosca, poi a
Leningrado e poi negli altri istituti di formazione
teatrale dell'Urss, si sono cominciati ad unificare i
corsi di istruzione per attori a quelli per registi.
L'esito più diffuso di questa operazione è stata
l'estromissione degli attori dalla direzione dei corsi,
che sono stati affidati ai registi e ai direttori
artistici dei maggiori teatri. La situazione a tutt'oggi
non è cambiata e, nella maggioranza dei casi, sono i
registi ad educare gli attori. Uno degli effetti di quel
cambiamento è stato che da allora il percorso pedagogico
ha cominciato a modellarsi sui linguaggi e le metodologie
di lavoro che caratterizzano lo stile del regista che
dirige il corso. La "Scuola d'arte drammatica"
di Mosca, in questo senso, non fa eccezione, anzi ... !
La contiguità in un'unica istituzione di scuola e teatro
accentua questo aspetto l'utilitaristico".
- La finalizzazione della "Scuola"
è riscontrabile sin dalle modalità che caratterizzano
la selezione che gli attori devono superare per essere
ammessi al corso. Essa infatti è strutturata in maniera
tale che alla fine non vengano scelti solo dei potenziali
buoni attori, ma vengano scelte delle individualità
artistiche capaci di formare, insieme, un ensemble teatrale
compatto e di alto livello. Soffermiamoci, quindi,
proprio sullo svolgimento delle selezioni prima di
esaminare, con ciò che comporta, per il percorso
pedagogico degli studenti e per la vita della
"Scuola", la finalità artistica che la
impronta.
- La selezione si svolge in più tappe.
- Nel 1991 a Roma, per scegliere i
partecipanti italiani al progetto culminato con la
rappresentazione di Ciascuno a suo modo, si svolse
una selezione che non differiva sostanzialmente da quelle
che si fanno in Russia per accedere alla
"Scuola", e alla quale ho avuto la possibilità
di assistere in prima persona.
- Lo svolgimento della prima tappa venne
affidato a due pedagoghi della "Scuola d'arte
drammatica" che incontrarono nel complesso circa 200
attori. (Utilizzo, da qui in avanti, per gli insegnanti
che assistono Vasil'ev, e per Vasil'ev stesso, la parola
"pedagogo" che è la diretta traduzione del
termine russo pedagog. È una parola simile a prepodavatel', insegnante,
ma ha un'accezione diversa. Il pedagog non si
limita ad insegnare una tecnica teatrale: educa, forma,
la personalità artistica dell'allievo ed è moralmente
responsabile della sua eticità professionale). Nel corso
di questi provini ogni attore mostrava ad uno dei
pedagoghi un brano in versi, uno comico e uno drammatico.
Quasi sempre si svolgeva anche un colloquio, finalizzato
soprattutto alla conoscenza reciproca e dei reciproci
punti di vista sulFarte. I pedagoghi selezionarono 40
attori, che furono convocati tutti insieme e ricevettero
il compito di allestire scene tratte da Questa sera si
recita a soggetto. Gli attori dovevano scegliere
autonomamente i propri partner, e avevano a
disposizione un giorno di tempo per la preparazione. Da
questa tappa della selezione in poi, lo svolgimento delle
prove avvenne sempre alla presenza contemporanea sia dei
pedagoghi e di Vasil'ev che di tutti gli altri attori
concorrenti. Sulla base di queste scene venne fatta
un'altra selezione che 28 concorrenti superarono. La
mattina seguente gli attori rimasti ricevettero il
compito di preparare alcuni degli "intermezzi nel
foyer" di Questa sera si recita a soggetto (si
tratta delle cinque scene che tra il secondo e il terzo
atto, mentre avviene il cambio di scene, Pirandello fa
recitare ai suoi attori-personaggi nel foyer, tra il
pubblico). Per preparare queste scene all'attore veniva
concessa non più di un'ora, costringendolo, così, ad
andare in scena senza avere memorizzato il testo: in
questa maniera il candidato veniva privato di una
'difesa' e costretto ad improvvisare, a scoprirsi e a
mettere in gioco più direttamente la propria
personalità. Dopo di che, venne assegnato il compito di
preparare e mostrare un monologo costruito sulla traccia
del monologo finale di Mommina. In pratica, l'attore
doveva ricalcare la struttura e il significato di quel
monologo, sostituendo quanto Mommina racconta nel testo
originale con un racconto di propria invenzione (con
testo improvvisato) che, a giudizio dell'attore, fosse
concettualmente ed emozionalmente analogo al racconto di
Mommina. Poi gli attori vennero convocati per il giorno
seguente, durante il quale tutti recitarono un altro
monologo a scelta, parteciparono a dei training di
improvvisazione e risposero a delle domande di Vasil'ev
sulle loro inclinazioni artistiche, su cosa avrebbero
voluto recitare, su quale era stato il loro ruolo
preferito, ecc. Alla sera vennero comunicati i risultati:
furono scelti 17 attori.
- Provini come questi, nel corso dei quali
gli attori trascorrono 4 giorni collaborando, preparando
scene insieme e assistendo al lavoro degli altri, danno
indicazioni sia sulle qualità individuali degli attori,
che sulla loro predisposizione a lavorare in gruppo,
collocandosi in un ensemble; dato, questo, a cui
la tradizione stanislavskiana ha sempre attribuito la
massima importanza.
- Dunque il futuro ensemble del
Teatro lo si comincia a preparare sin dalla selezione
degli aspiranti studenti. Ma questo non è che un
tassello del quadro complessivo poiché la "Scuola
d'arte drammatica" è un teatro caratterizzato non
solo da uno stile particolare, ma anche da una vera e
propria filosofia teatrale. Per riuscire a praticare il
teatro come si richiede in quella sede, l'attore deve
sostanzialmente educarsi a percepire un pensiero teatrale
totalmente diverso rispetto a quello che viene insegnato
negli altri istituti di istruzione teatrale. Anzi deve
ri-educarsi. Infatti quasi tutti gli attori selezionati
per i corsi di Vasil'ev hanno già un diploma teatrale, e
spesso anche una certa esperienza di lavoro alle spalle.
Vale a dire che la "Scuola d'arte drammafica"
è un istituto che non dà una prima formazione teatrale,
ma che sottopone a revisione totale la pratica di artisti
di teatro che hanno già delle basi professionali
proprie. Quindi l'ensemble selezionato va
ri-orientato e ri-preparato a lavorare secondo una
mentalità teatrale diversa, della quale andiamo a
illustrare, sia pur sommariamente, alcune
caratteristiche.
- LE STRUTTURE LUDICHE
- La maniera di Vasil'ev di concepire il
teatro si basa su quelle che egli chiama "strutture
ludiche". Sono strutture che permettono di praticare
un teatro concettuale in cui sono le idee pure, e non gli
uomini, ad entrare in conflitto. Non da sempre Vasil'ev
riconosce il nucleo dell'azione teatrale nella vicenda
delle idee. Il pensiero teatrale dei suoi primi
quattordici anni di attività professionale era
improntato allo stile del cosiddetto "realismo
psicologico", cioè allo stile proveniente dalla
tradizione del Teatro d'Arte e dall'interpretazione in
chiave realistica, la più diffusa nell'Urss, degli
insegnamenti di Stanislavskij. Alcuni dei suoi spettacoli
più famosi (la prima versione di Vassa keleznova di
Gorkij del 1978, Lafiglia adulta di un giovane del
1979 e Cerceau del 1985, ambedue di V. Slavkin -
un drammaturgo che appartiene alla stessa generazione di
Vasil'ev, quella nata nei primi anni '40) hanno trattato
la vita sociale degli uomini e i loro rapporti reciproci.
Il testo di Gorkij verteva attorno alle problematiche dei
rapporti di potere studiandoli nell'ambito soffocante
della famiglia Zeleznov. La figlia adulta di un
giovane raccontava i problemi della generazione
cresciuta sotto lo stalinismo, e del rapporto dell'uomo
sovietico con la società in cui viveva. Cerceau svolgeva
una parabola sulla ricerca del bello e della comunione
nel bello in un mondo, come quello sovietico, che pareva
escluderne la necessità.
- La svolta stilistica di Vasil'ev,
preparata dal lungo lavoro su Cerceau (quasi
cinque anni di prove, anche se segnati da molte
interruzioni), avvenne con Sei personaggi in cerca
d'autore di Pirandello, del 1987. Da allora Vasil'ev
ha cominciato a praticare un teatro in cui l'azione non
è relativa alle vicende sociali degli uomini, ma a
quelle delle idee, delle categorie. Questa impostazione
comporta che l'attore non sia più ad un tempo soggetto e
oggetto della propria ricerca artistica, come prevede la
tradizione realista russa (che invita l'attore a trovare
nelle proprie esperienze sentimenti e reviviscenze
analoghe a quelle del personaggio), e si limiti ad essere
esclusivamente soggetto ricercante, lasciando al solo
dramma il ruolo di oggetto della ricerca. Insomma, a
cominciare dall'analisi del testo, il centro
dell'attenzione viene spostato dal personaggio alle idee
di cui il personaggio è portatore. Per fare ciò bisogna
rinnovare radicalmente, riconvertire, mutare tutto
l'armamentario di lavoro fornito dalla formazione
teatrale della tradizione russa. Tanto per fare un
esempio, quest'impostazione comporta che vengano
riconsiderati i criteri in base ai quali si definiscono
le "circostanze date" e che si impari a non
considerare più come prioritarie le prerogative
psicologiche del personaggio, con la sua storia, la sua
posizione, le sue emozioni, le situazioni in cui si
trova. In una "struttura ludica" quelle stesse
"circostanze date" o saranno interpretate in
funzione del conflitto di idee - e non in funzione del
loro effetto psicologico sul comportamento del
personaggio -, o saranno sostituite da altre. Ovvio che
non tutte le drammaturgie sono praticabili per un teatro
basato sulle "strutture ludiche". Le
drammaturgie "morali' - lbsen, ad esempio ~ non si
prestano molto.
- Vasil'ev è stato allievo di M. Knebel',
(un'allieva di Michail Cechov e collaboratrice di
Stanislavskij nel suo ultimo esperimento pedagogico: l'Opernodramaticeskaja
studija). E tutte le sue teorizzazioni e la sua
pratica, nonostante si distacchino dal solco della
tradizione teatrale russa, hanno comunque le loro radici
ben salde proprio in questa stessa tradizione. Quindi,
per chiarire sia pur sommariamente cosa intende VasiVev
per "struttura ludica" ci sembra utile
un'analisi comparativa con la "struttura
psicologica"; e cioè la struttura che ha
caratterizzato lo stile teatrale più diffuso tra coloro
che si richiamano alla tradizione stanislavskiana, e
cioè lo stile del realismo psicologico.
- Nella "struttura psicologica"
gli attori dovranno rapportarsi alle figure agenti
considerandole come personaggi, cioè esseri che
vivono all'interno della vicenda che li riguarda, che la
patiscono "sulla loro pelle", e che quindi, ad
esempio, se sono consapevoli della storia che li ha
portati ad occupare una determinata posizione ad un
determinato punto dell'intrigo del dramma, non sono
invece consapevoli di cosa succederà loro nella pagina
successiva di quello stesso dramma.
- In quella 'ludica', invece, le figure
agenti si configureranno come quelle che Vasil'ev
definisce persone e cioè entità funzionali allo
sviluppo del dramma ma esterne alla sua vita concreta
(psicologica, sociale, fisica, ecc.), entità che
agiscono la vicenda delle idee sapendo perfettamente
quali saranno le loro mosse future e quelle delle altre persone
e sapendo perfettamente a che conclusione porterà il
dramma.
- Prendiamo come esempio la quarta scena del
primo atto di Ciascuno a suo modo, sulla quale ho
avuto la fortuna di lavorare con Vasil'ev.
- Analizzandola nell'ottica di una struttura
psicologica la vedremmo così: la madre di Doro Palegari,
Donna Livia, ha saputo che durante una discussione con un
suo carissimo amico il figlio ha difeso, quasi fino ad
arrivare alle mani, Delia Morello, una donna fatale per
cui si sono già suicidati due uomini, la cui reputazione
è assai dubbia e le cui origini sono sconosciute. Donna
Livia è molto preoccupata e, coadiuvata da due amici,
cerca di sapere da un altro amico di suo figlio, Diego
Cinci, cosa sia realmente successo e se Doro si sia
davvero innamorato di quella "donnaccia". Diego
pare non saper niente di preciso. Ora: da questa
situazione iniziale scaturiranno determinati rapporti tra
i personaggi, e quindi determinate peripezie nello
sviluppo dell'intrigo drammatico (che consiste
nell'evolversi di un lungo e serrato
"interrogatorio"). Gli attori che vorranno
recitare questa scena dovranno ricreare tra loro quei
rapporti, mettersi nelle disposizioni interiori dei
personaggi (Donna Livia è preoccupata, gli amici sono
premurosi, Diego sta sulle sue) e seguire l'evolversi del
dramma, adattando di volta in volta i loro rapporti alle
nuove posizioni drammatiche che si saranno create in
seguito allo sviluppo dell'intrigo (ad esempio, nel
momento in cui Donna Livia verrà a sapere che non uno,
ma due uomini si sono uccisi per Delia la sua
preoccupazione crescerà, la pressione su Diego
aumenterà, i due amici cominceranno a farsi da parte
imbarazzati dalla tensione che si sta creando).
- Nella "struttura ludica",
invece, gli attori agiranno in quanto persone e
quindi non assumeranno su di sé né la problematica
psicologica, umana, tipica del personaggio né il
personaggio stesso, ma, al contrario, terranno a
distanza, pur senza perderli di vista, sia l'una che
l'altro. Le persone-attori non avranno come referente la
vita del personaggio, ma solo la problematica ideale di
cui il personaggio è portatore all'interno del dramma.
Anche il rapporto che si instaurerà in scena tra gli
altri attori sarà un rapporto tra persone-attori o
meglio tra attori che 'giocano' sulla scena in prima
persona, e non tra attori che cercano di essere i
personaggi. Questi rapporti, cioè, al contrario di
quanto avviene nelle strutture psicologiche, non si
organizzeranno in conseguenza della situazione in cui
vengono a trovarsi i personaggi, ma saranno determinati
dal percorso dialettico che bisognerà compiere per
riuscire a rivivere le idee contenute nell'avvenimento
che conclude le evoluzioni del dramma (e che Vasil'ev
chiama avvenimento principale).
- Ad esempio, mettendosi in quest'ottica - e
semplificando veramente molto l'analisi - il motore della
scena che abbiamo descritto sarà il monologo conclusivo
di Diego in cui egli, utilizzando una parabola sulla
morte della propria madre, afferma l'inconoscibilità
delle cose e dell'uomo; e tutta la scena sarà
sostanzialmente una disputa tra Donna Livia e Diego sulla
conoscibilità e il sapere, che porterà a questa
conclusione (che poi Donna Livia non accetterà, ma
questo è relativo al prosieguo della pièce). Per
recitare in "struttura ludica" questa scena gli
attori dovranno, quindi, individuare e ripercorrere i
passaggi del gioco dialettico che portano a questa
conclusione. 1 rapporti tra persone-attori, in scena,
saranno funzionali allo sviluppo dell'azione e cioè si
configureranno come un conflitto 1udico', di gioco, non
determinato dalle condizioni che caratterizzano la
situazione in cui si trovano i personaggi all'inizio
della pièce ma, appunto, determinato solo dalle
necessità imposte dalla struttura dell'azione del dramma
(insomma, detto in maniera estremamente sommaria, non:
"siccome io sono la madre di Doro sono preoccupata
per il suo destino e chiedo informazioni a te" e
"siccorne io sono amico di Doro non ti do
informazioni", ma: "per arrivare a questa
determinazione filosofica ci vogliono due parti in
conflitto dialettico che compiano questo percorso; tu
occupi questa posizione, io occupo quella e
procediamo"). Questo atteggiamento ovviamente
determinerà una distanza dalle vicissitudini del
personaggio, dall'intrigo. Cesserà, ad esempio, di
essere fondamentale per gli attori il definirsi uno come
la madre e l'altro come l'amico di Doro; mentre
invece diventerà indispensabile la comprensione
profonda, personale, emozionale, da parte dell'attore
(comprensione che egli potrà raggiungere solo agendo
sulla scena), della problematica filosofica che viene
trattata, e delle sue evoluzioni nel testo.
- (Va detto qui che l'analisi della quarta
scena del primo atto di Ciascuno a suo modo è
estremizzata a scopi illustrativi. Di fatto l'analisi di
Vasil'ev prevedeva una coesistenza di strutture ludiche e
psicologiche. Anzi Vasil'ev sostiene che uno dei tratti
stilistici tipici di Pirandello è la continua migrazione
della figura agente tra l'astratto e il concreto, il
reale e l'immaginario; migratorietà che comporta,
appunto, l'utilizzo contemporaneo delle due strutture.)
- Quindi se in una struttura psicologica lo
stanislavskiano "io nelle circostanze date"
può essere tradotto come "io nelle circostanze
emozionali, ambientali, fisiche in cui viene a trovarsi
il personaggio", in una "struttura ludica"
sarà tradotto come "io nelle circostanze datemi
dalla struttura dell'azione (tesa all'avvenimento
principale) dell'opera".
- L'attore-personaggio non sa esattamente
dove stia andando, ma sa assai bene da dove proviene.
L'attore-persona sa meno bene da dove viene, ma sa
perfettamente dove va e come ci arriverà.
- L'attore, in una struttura psicologica,
orienterà la sua emozionalità, i suoi sentimenti, in
base alla ricostruzione dei rapporti che intercorrono tra
i personaggi e in base alla sua disposizione interiore
di attore-personaggio. L'attore, in una
"struttura ludica", orienterà la sua
emozionalità, i suoi sentimenti in base alla sua
comprensione dei concetti, dei significati complessivi,
filosofici, dell'opera.
- Dunque, riassumendo, l'ensemble di
attori entrati alla "Scuola d'arte drammatica"
viene educato a gestire un'azione astratta, concettuale,
e cioè non relativa alla vita concreta, ma alla vita
delle idee. Viene orientato a fare ricerche sulla
struttura dell'azione del dramma; addestrato a tenere una
distanza tra sé e il ruolo e ad utilizzare questa
distanza per giocare e improvvisare liberamente, a non
identificarsi col personaggio; a gestire la composizione
del dramma, cioè ad agire tenendo sempre a mente tutto
ciò che seguirà e, soprattutto, l'avvenimento
principale. Quest'impostazione teorica che richiede
all'attore di orientare se stesso e la propria attenzione
artistica verso il dramma e i suoi significati ideali,
può considerarsi uno sviluppo di determinati elementi
dell'eredità storica di M. Cechov, e in particolare di
quel suo postulato, secondo il quale oggetto del lavoro
devono diventare le immagini artistiche (obrazy) dei
personaggi che vivono di una loro vita autonoma in un
mondo superiore al nostro.
- Ma quale strada percorre, concretamente,
l'allievo per riuscire a raggiungere il traguardo che gli
viene proposto? In altre parole, come è strutturata la
"Scuola d'arte drammatica" di Vasil'ev? Lo
vedremo basandoci sulle modalità con cui si sono svolti
gli ultimi tre corsi di formazione per registi e attori
diretti da Vasil'ev nel suo teatro. (Al momento attuale
non ci sono corsi in svolgimento alla "Scuola d'arte
drammatica", ma è verosimile che presto ne venga
selezionato ed avviato un altro).
- ATTIVITA E STRUTTURA DELLA -SCUOLA
D'ARTE DRAMMATICA(1987-1995)
- Il corso di studi della "Scuola
d'arte drammatica" dura cinque anni ed è
organizzato come corso per studenti fuori sede. Traduco
con la locuzione Il corso per studenti fuori sede"
l'espressione russa zaoènyj kurs che
letteralmente andrebbe tradotta "corso fuori della
portata della vista" (za-oltre oci-occhi) e che nel
vocabolario russo-italiano viene tradotta con "corso
per corrispondenza". L'organizzazione di un corso di
questo genere, negli istituti teatrali russi, prevede
solitamente uno svolgimento di questo tipo: alcuni
registi e alcuni attori, sia provenienti da diverse zone
della Russia che stranieri, si ritrovano ogni cinque mesi
all'istituto e vengono alloggiati in appartamenti e
camere. Qui, durante un periodo di studio molto intenso
(che viene chiamato sessija e cioè
"sessione"), la cui durata è all'incirca di un
mese, affrontano i compiti dati dal pedagogo, sostengono
degli esami, ricevono dei 'compiti a casa' da svolgere
durante i cinque mesi seguenti e, alla fine, si separano.
Se già lavorano presso qualche teatro, ritornano e
mettono alla prova pratica ciò che hanno imparato
nell'ultima 'sessione. Gli allievi eseguono i compiti di
studio che sono stati loro assegnati e dopo cinque mesi
si incontrano di nuovo all'istituto, ognuno portando con
sé nuove domande da porre e nuovi problemi da risolvere.
Si svolgono così due 'sessioni' di studio all'anno. Il
corso dura cinque anni, cioè 10 'sessioni'. La
'sessione' al suo interno è suddivisa in una parte
dedicata solo all'arte teatrale e in un'altra di
formazione generale (che dura 10 giorni circa) durante la
quale gli studenti vengono interrogati e sostengono degli
esami su materie come: Storia, Storia dell'arte
figurativa, Filosofia estetica, Storia della filosofia,
Storia del teatro russo, Storia del teatro europeo
occidentale, Letteratura russa, Letterature straniere,
Storia dei costumi, Storia della regia nel XX secolo,
ecc. La 'sessione' conclusiva dell'anno accademico si
conclude con una dimostrazione scenica dei risultati
conseguiti a cui assistono i delegati del collegio
docente dell'Istituto. Alla fine dell'ultima sessione
viene fatto uno spettacolo di fine corso.
- Questa struttura-tipo di corso viene
recepita solo parzialmente dalla "Scuola d'arte
drammatica" che, di fatto, la sottopone a modifiche
radicali. Vediamo quali.
- Da un punto di vista formale, per il
settore pedagogico, la "Scuola d'arte
drammatica" è considerata come una sezione del RATI
(sigla che sta per Accademia Russa d'Arte Teatrale, già
GITIS=Istituto Statale d'Arte Teatrale), e i diplomi che
vengono consegnati a fine corso sono diplomi di
quell'Accademia. La 'sessione' di formazione generale
dipende interamente dall'Accademia, mentre quella
dedicata all'arte teatrale vera e propria è gestita dal
Teatro. Quindi se le 'sessioni' di formazione generale
effettivamente si svolgono ogni sei mesi e durano circa
dieci giorni, e se effettivamente una volta all'anno si
svolge una dimostrazione a cui assistono dei pedagoghi
inviati dal RATI, succede però che le 'sessioni'
dedicate al lavoro teatrale vero e proprio possano essere
molto più lunghe, o che il Teatro organizzi, pagando una
borsa agli studenti, delle 'sessioni' straordinarie. Di
solito questo processo è lento e progressivo. Prima
vengono allungate le 'sessioni', poi ne vengono indette
di straordinarie e verso il terzo-quarto anno di corso,
di fatto, è difficile distinguere un allievo da un
attore del teatro, se non per il suo status giuridico
all'interno del teatro e per la sua borsa di studio (che
comunque viene integrata, rimpinguata dal teatro e in
definitiva non si differenzia molto dallo stipendio
dell'attore, il quale però, a sua volta, è, come negli
altri teatri statali russi, piuttosto modesto).
D'altronde va anche detto che i programmi che Vasil'ev
prepara con gli studenti, sono di fatto degli spettacoli
veri e propri, che non di rado vengono portati in tournée
e a cui lavorano anche gli attori della compagnia del
teatro. E non solo: il regime di lavoro giornaliero degli
allievi è intenso; tanto quanto lo è quello degli
attori. E cioè, a seconda dei compiti che si stanno
affrontando, dalle 7 alle 10 ore al giorno.
- Vediamo ora cosa e come si studia durante
il corso.
- Cominciamo con quelle che potremmo
chiamare materie ausiliari e con i training. Queste
cambiano a seconda dei compiti che si stanno affrontando
durante la 'sessione', e a seconda delle possibilità
contingenti dello staff insegnante a disposizione della
Scuola. Ad esempio: una materia che, per ora, ha sempre
accompagnato il lavoro degli studenti è stata il canto
corale; e appare ovvia la ragione: si tratta si un
esercizio che sviluppa la coesione dell'ensemble e
inoltre è importante che un attore sappia cantare.
Interessante però che, a seconda del lavoro svolto, il
repertorio viene cambiato e lo studio indirizzato verso
questo o quel tipo di musica. Ad esempio durante i lavori
su Pirandello (Questa sera si recita a soggetto
'89-'90, e Ciascuno a suo modo '92-'93) oggetto
dell'esercizio di canto erano brani tratti da opere
italiane, durante il lavoro su L'ídiota di
Dostoevskij e su Giuseppe e i suoi fratelli di
T.Mann, che era uno spettacolo a forte contenuto e
orientamento spirituale, ci si esercitava nel canto
liturgico ortodosso; durante il più recente lavoro su
Puskin (sull'Evgemj Onegin e sulle piccole
tragedie, tra le quali, ricordiamo, ci sono Il convitato
di pietra e Mozart e Salieri) agli studenti è
stato insegnato canto solistico e il repqrtorio era
formato soprattutto da arie di Mozart e da brani tratti
dall'opera di Cajkovskij Evgemj Onegin.
- Va aggiunto che per alcuni studenti, più
dotati di altri, vi sono regolarmente lezioni di canto e
di impostazione della voce e che i numeri preparati nelle
lezioni di canto corale e individuale vengono quasi
sempre introdotti, poi, negli spettacoli.
- Anche i training fisici cambiano a
secondo del lavoro che il corso sta affrontando. Ad
esempio, durante il progetto Ciascuno a suo modo gli
allievi studiavano scherma; non solo perché nel secondo
atto c'è una scena dedicata a quest'arte, ma anche
perché la scherma è un po'un'allegoria delle continue
discussioni (veri e propri incontri a colpi di
dialettica) che segnano la pièce. Ma ancora prima
di questi, sono stati svolti diversi tipi di training di
tipo fisico. Da quelli ispirati alla biomeccanica di
Mejerchol'd, a quelli che sviluppano la capacità di
reazione e di orientamento in scena, a quelli che
insegnano come accumulare energia. Recentemente Vasil'ev
ha cominciato a sviluppare un lavoro sulla parola rituale
e, conseguentemente, ha cercato un training grazie
al quale gli attori potessero studiare la ritualità
anche nell'ambito del movimento fisico. Dal '94, quindi,
gli attori fanno più ore al giorno di training sulle
arti marziali orientali, in particolare sul wu-shu.
- Ci sono poi dei training guidati da
altri pedagoghi e diretti allo sviluppo del sentimento dell'ensemble,
alla ricerca dell'intesa coi compagni,
all'allenamento della capacità di improvvisare
all'interno di una legge che strutturi l'improvvisazione,
a insegnare all'allievo come gestire la propria energia e
come affrontare molte altre problematiche inerenti l'arte
del teatro. Al termine del 'Dossier' l'articolo di jurij
Alschitz, che è stato pedagogo presso la "Scuola
d'Arte Drammatica" dal 1987 al 1992 (anno in cui è
emigrato a Berlino e ha interrotto la sua collaborazione
con Vasil'ev), potrà aiutare il lettore a farsi un'idea
della funzione e delle modalità di svolgimento di questi
training.
- Inoltre il corso offre agli allievi dei
seminari straordinari organizzati dal Teatro, che invita
autonomamente degli insegnanti esterni alla scuola e
all'accademia (anche dall'estero). Seminari che non sono
necessariamente in relazione col lavoro che in quel
momento si sta svolgendo Ad esempio seminari sulla
recitazione con le maschere, seminari di danza jazz e
"tip-tap,', elementi di teatro kabuki, ecc.
- LA "SCUOLA D'ARTE
DRAMMATICA"
- Il teatro "Scuola
d'arte drammatica" è nato 10 anni fa, insieme ad
altri quattro teatri aperti tra il 1986 e il 1987 dal
Ministero della cultura del Soviet di Mosca, durante il
periodo in cui lo sforzo di apertura culturale che ha
caratterizzato gli ultimi anni del regime sovietico si
trovava al suo apice, e cioè nel pieno della
perestrojka. L'inaugurazione ufficiale è avvenuta il 23
febbraio 1987, con la dimostrazione di Sei personaggi in
cerca d'autore, spettacolo di diploma del corso per
registi e attori fuori-sede del GITIS che Vasil'ev aveva
ereditato dal pedagogo Michail Butkevic nel 1985. Il
Soviet di Mosca aveva assegnato a 1 teatro un
appartamento e uno scantinato all'interno di uno stabile
sito in via Povarskaja (che allora si chiamava via
Vorovskij), nel centro di Mosca, e l'edificio cadente
dell'ex cinema "Uran", a via Sretenka.
- Fino al 1990 l'asse
attorno al quale èruotata l'esistenza della
"Scuola" è stato il lavoro su Pirandello: le
tournée internazionali di Sei personaggi in cerca
d'autore che, in Italia, hanno portato questo spettacolo
a Milano, Palermo, Prato e Taormina, e il lavoro su
Questa sera si recita a soggetto conclusosi tra l'aprile
e l'ottobre del 1990 con tre spettacoli, recitati quasi
interamente all'improvviso, a Parma, Salisburgo e
Spalato. Intanto, durante quegli stessi anni fino al
gennaio 1989 era continuata anche la tournée di Cerceau.
- Nel 1988, parallelamente a
questi avvenimenti, era stato selezionato un nuovo corso
che negli anni seguenti avrebbe: inagurato il tema di
Platone e dei trattati filosofici (Erasmo, 0. Wilde),
lavorato su Cechov e Dostoevskij e, per finire, si
sarebbe occupato di due testi di T. Mano: il dramma
Fiorenza e il romanzo Giuseppe e i suoi fratelli.
- Il lavoro alla Scuola è
molto pesante e totalizzante, il risultato è che tanti
sono gli attori che non sono riusciti a sostenere il
carico di lavoro e le difficoltà (umane e artistiche)
che questo comporta e che, di conseguenza, hanno
abbandonato il teatro. La compagnia della "Scuola
d'arte drammatica" oggi è formata da una ventina di
persone (dato che alla pubblicazione di quest'articolo
rischia già di essere approssimato per eccesso); di
queste nessuna proviene dal gruppo che lavorava su
Cerceau, una sola proviene dal corso che si concluse con
i Sei personaggi, due dal corso che aveva lavorato
su Dumas, due sono approdati alla "Scuola" da
esperienze 'esterne' e gli altri provengono dai corsi
selezionati nel 1988 e nel 1990. Ma se una ventina sono
gli attori che sono rimasti alla "Scuola",
quelli che in questo decennio hanno fatto parte dei corsi
o della compagnia per due o più anni sono non meno di
105. E ancora molti, molti di più sono gli attori, i
registi, gli studiosi di teatro passati per la
"Scuola" nell'ambito d i progetti
internazionali organizzati da Vasil'ev (come il gruppo
italiano che ha partecipato al progetto Ciascuno a suo
modo e che inizialmente era di una ventina di
persone, o i diversi gruppi francesi che hanno lavorato
al Teatro), o che sono stati ospitati dalla scuola
nell'ambito di progetti di collaborazione tra la
"Scuola" e altri gruppi teatrali (ad esempio il
gruppo del Workcenter di jerzy Grotowski a Pontedera, il
gruppo che ha lavorato col regista belga Thierry Salmon
su I demoni di Dostoevskij, la "Compagnia
Suzuki") o che, in altri paesi europei, hanno avuto
la possibilità di lavorare direttamente con Vasil'ev o
con suoi collaboratori in seminari e laboratorii
oganizzati dalla "Scuola d'arte drammatica". Il
risultato di tutto questo lavoro è che negli ultimi
dieci anni l'esperienza artistica della
"Scuola" è stata accessibile a circoli
abbastanza vasti ed articolati del mondo teatrale russo,
e anche di quello internazionale, ed ha potuto essere
occasione di riflessione metodologica e teorica per molti
uomini di teatro. Di questa istituzione ha scritto A.G.
Burov:
- "Scuola d'arte
drammatica è un nome molto adatto per il nuovo teatro.
'Scuola', qui, è un concetto di principio, una
proprietà qualitativa della regia. In ogni spettacolo
c'è la scuola, ogni volta si ha il raggiungimento, la
comprensione, l'appropriazione di una nuova e particolare
tecnologia scenica, di un maniera altra di essere e agire
sulla scena, di una natura di sentimenti tipica proprio
dell'opera che è all'ordine del giorno. Scuola perché
nel creare un nuovo e particolare mondo per ogni nuovo
spettacolo, il regista è ogni volta teso all'educazione
e allo sviluppo della personalità spirituale
dell'esecutore, che dovrà esistere in questo mondo,
abitarlo, farlo suo e riempirlo della propria
esistenza". A.G. Burov, Rezissura i pedagogika, Moskva,
Sovetskaja Rossija, 1987, p. 155-156.
-
- STORIA DEL CORSO 198811994
- Affrontiamo ora l'insegnamento della
materia principale: arte teatrale. Lo faremo
fondamentalmente seguendo la storia del corso avviato
nella stagione 1988-'89 e licenziato nel 1993-'94, ma
prendendo spunti anche dalle esperienze di altri corsi.
Il corso, seguendo il principio pedagogico di Vasil'ev
che, nella sua formulazione sintetica suona: dal
complesso al semplice, è cominciato con una
'sessione' di lavoro dedicata ai dialoghi di Platone.
Vasil'ev, in un'intervista inedita, mi ha così spiegato
questa scelta:
- "Dovevo trovare un testo che fosse puro,
vale a dire che avesse solo 'strutture ludiche'.
Platone ci offre questo tipo di testi: i suoi dialoghi
contengono solo 'strutture ludiche'.
- "Ora: il testo drammatico di per sé
è sempre astratto, ma quando viene fatto proprio
dall'uomo, cambia qualità. Ad esempio, ammettiamo che il
testo sia puro, come un dialogo di Platone, che
abbia solo 'strutture ludiche. Appena l'attore, l'uomo se
ne appropria lo sottopone, nella propria coscienza, ad
una trasformazione e lo priva di quella purezza. E questo
perché i testi drammatici hanno in loro le figure
agenti, che sono simili agli uomini. L'uomo capisce per
confronto e, trovata questa somiglianza piega anche
quelle figure agenti che non hanno caratteristiche umane,
che non sono inserite in strutture psicologiche, alle
leggi psicologiche che determinano il comportamento
umano. Più semplicemente la pratica è questa: Elettra:
è una donna, come me, ragiona nella stessa mia maniera,
ha le stesse qualità. Ed ecco che, una volta che nel mio
cuore, nella mia coscienza le ho attribuito determinati
elementi psicologici, l'ho trasformata cambiando la sua
autentica natura.
- "Nelle figure agenti di Platone
l'assenza di questi elementi psicologici è più chiara
che in qualsiasi altro autore ed è quindi più facile
spiegare su di lui cosa sia una 'struttura ludica'.
Questo ne fa un testo ideale dal punto di vista
pedagogico; in un dialogo di Platone, visto che la sua
struttura è praticamente matematica, è estremamente
facile scoprire gli errori e smascherare un'impostazione
sbagliata, poiché i comportamenti e le reazioni
psicologiche, in questi testi, non trovano nessun
appiglio e saltano agli occhi con evidenza. Non solo, i
suoi testi hanno molte altre doti: sono pieni dell'aura
del mondo del dialogo, sono caratterizzati da un'estetica
purissima di questa forma.
- "Ricapitolando: servono come testo
drammatico, come testo strutturato ludicamente', come
testo formativo per la coscienza estetica e filosofica
dell'artista, come esercizio pratico di recitazione,
visto che costringono l'esecutore a stare in una
particolare posizione emozionale."
- In quel corso il lavoro su Platone si è
svolto nella maniera seguente. Vasil'ev ha chiesto ai
suoi allievi di preparare e mostrargli un dialogo, senza
dar loro alcuna spiegazione sul come farlo. Dopo aver
assistito alle diverse scene preparate, ha chiesto loro
di provare a presentarle ancora una volta, poi ancora una
volta, e un'altra ecc. Il lavoro è proceduto in questa
maniera abbastanza a lungo. Gli allievi, per una ventina
di giorni hanno continuato a lavorare sullo stesso
dialogo ricevendo pochissime indicazioni. Alla fine
l'esperienza di comunicazione con quel testo era tale che
dei risultati sono cominciati ad apparire, allora
Vasil'ev ha iniziato a dare indicazioni teoriche e
pratiche più circostanziate e complesse.
- Una delle regole d'oro della pedagogia
teatrale russa è: soprattutto la pazienza' Mai forzare
il processo. Gli allievi devono essere in condizioni di
poter arrivare a capire da soli, riflettendo sulla loro
esperienza, gli insegnamenti che vengono dati loro. 0
anche: devono essersi arenati a causa del loro sbaglio,
devono essere messi in crisi per poter recepire con
qualche frutto la soluzione che viene suggerita ai loro
problemi. Ma che tipo di suggerimenti vengono dati agli
allievi di Vasil'ev? Vengono dati loro degli strumenti
per analizzare l'azione e strutturare il dialogo, per
orientarsi da soli al suo interno e capire da
soli quali azioni è obbligatorio fare e quali no,
dove si può improvvisare e dove no. Un altro postulato
della pratica pedagogica adottata da Vasil'ev è quello
secondo cui non si devono mai dare all'allievo
suggerimenti concreti, ma è necessario limitarsi a
richiamare la sua attenzione sulla struttura dell'azione
del testo. L'allievo non si deve mai sentire alla
presenza di un regista che gli dice fai questo, fai
quello. In questo caso comincerebbe ad appoggiarsi alle
sue indicazioni, cedendo di buon grado la sua libertà,
abbandonando la ricerca autonoma e vanificando totalmente
il processo pedagogico.
- Proverò ora a esporre le indicazioni che
Vasil'ev ha fornito agli allievi durante la 'sessione'
dedicata a Platone. Il testo drammatico si svolge tra un
avvenimento principale, situato verso la fine del
testo (a volte oltre la fine), e l'avvenimento di
partenza, che sta all'inizio del testo o prima
dell'inizio, nella sua preistoria. Nelle "strutture
ludiche" l'avvenimento di partenza ha minor peso e
bisogna orientarsi subito verso quello principale. Dopo
averlo individuato, si definisce la composizione del
testo. Il che significa che il testo viene suddiviso in frammenti
compositivi, vale a dire in zone del testo drammatico
caratterizzate ognuna da una determinata situazione
dialogica. Contestualmente si individuano i nodi che
legano fra loro i vari frammenti compositivi. I nodi sono
momenti che fanno fare un passo avanti nella composizione
del dialogo, che permettono il passaggio da un frammento
compositivo a quello successivo; sono, cioè, quegli
avvenimenti in forza dei quali si ridisegnano sia i
rapporti reciproci tra le figure agenti che le posizioni
di ciascuna di esse rispetto all'avvenimento principale.
1 nodi sono in sostanza i 'gradini' della scala di
avvenimenti che porta all'avvenimento principale, ed è
per questa ragione che essi contengono una parte del suo
significato, e quindi del suo potenziale emotivo.
L'entrata reale dell'attore, anima e corpo, nell'avvenimento
principale e quindi l'incontro con il senso e con il
personaggio, dipendono interamente dall'assommarsi dei nodi
nella sua coscienza ed emotività; questa
accumulazione viene chiamata serie emozionale.
- Se l'avvenimento principale non è
stato individuato correttamente, i nodi che
saranno scelti per strutturare l'azione non saranno
quelli corretti e, conseguentemente anche la
strutturazione del testo risulterà sbagliata: il testo
non sarà recitabile perché la struttura scorretta
dell'azione non permetterà all'attore di crearsi una
serie emozionale.
- Facciamo un esempio di strutturazione
concettuale dell'azione drammatica prendendo in esame un
brano tratto da un dialogo di Platone, e cioè il
frammento del Menone, in cui Socrate espone la
teoria dell'anamnesi. All'inizio del brano egli dice a
Menone di essere d'accordo con quello che sostengono
alcuni uomini esperti in cose sante, e cioè che
"l'anirna è immortale ed è più volte rinata, e
poiché ha veduto tutte le cose, e quelle di questo mondo
e quelle dell'Ade, non vi è nulla che non abbia
imparato", e che "effettivamente il ricercare e
l'apprendere sono, in generale, un ricordare".
L'esposizione di questa ipotesi teorica è l'avvenimento
di partenza. Per dimostrare (e arrivare) a questa
conoscenza Socrate fa chiamare uno schiavo di Menone, che
non è stato mai istruito in niente, disegna un quadrato
di due piedi di lato e gli fa scoprire da solo, semplicemente
ponendogli alcune domande, la lunghezza del lato del
quadrato di superficie doppia (che è uguale alla
lunghezza dalla diagonale del quadrato di due piedi di
lato). Lo schiavo, interrogato, 1) prima dice di sapere
la risposta e dichiara che il lato cercato sarà lungo
quattro piedi, poi, interrogato ulteriormente da Socrate,
2) ammette di non saperne la lunghezza, e infine 3)
indica, nella diagonale del quadrato di due piedi di
lato, il lato del quadrato di superficie doppia. Socrate
e Menone, trovata conferma del fatto che benché lo
schiavo non sia mai stato istruito ciò non di meno in
lui c'è la conoscenza della soluzione del problema
geometrico, possono trarre la conclusione di questo
esperimento, entrando nell'area dell'avvenimento
principale, che corrisponde ad una delle ultime
battute di Socrate:
"Se, dunque, sempre la verità su tutto
ciò che esiste è nella nostra anima, l'anima dovrà essere
immortale."
- Nel mio riassunto del frammento ho già
indicato i tre nodi contrassegnandoli con i numeri
1), 2) e 3): si tratta dei passaggi che permettono agli
attori che interpretano lo schiavo, Socrate e Menone di
percorrere la strada che porta all'avvenimento
principale. Ognuno di questi nodi comporta dei
cambiamenti nella situazione in cui si trovano ad agire
le figure agenti: mutano, infatti, i loro rapporti
reciproci (ad esempio lo schiavo prima non sa ma crede di
sapere, poi non sa e sa di non sapere; questo,
ovviamente, determinerà delle differenze nella sua
maniera di rapportarsi alle domande che, una dopo
l'altra, Socrate gli pone) e la loro posizione rispetto all'avvenimento
principale (tutti, ad ogni nodo, avranno fatto
un passo che li pone ad un livello superiore nei
confronti della conoscenza dell'immortalità dell'anima,
che è, appunto, l'avvenimento principale di
questo frammento). L'attore che compirà correttamente
questo percorso dovrà arrivare egli stesso, con gli
altri due partner, alla conoscenza del fatto che: Se,
dunque, sempre la verità su tutto ciò che esiste è
nella nostra anima, l'anima dovrà essere immortale.
- Come abbiamo visto da questo esempio
l'attore deve eseguire un percorso d'azione che avviene
al livello del pensiero diventando veicolo attivo,
trasparente e "luminescente" delle idee
contenute nel testo. In un articolo intitolato Lo schiavo
di Menone Vasil'ev descrive così questo processo:
DOMANDA: Come fa l'energia cosmica a
trasformarsi in energia spirituale? Cos'è la trasparenza
dell'attore? VASIL'EV: Dovrebbe essere così: tra il personaggio,
che è condotto, portato avanti dall'artista, e la personalità
dell'artista stesso si forma una fessura, una distanza, e
attraverso questa fessura filtra l'energia cosmica. Ne viene
fuori una sorta di verticale, attraverso la quale passa la luce.
È in questo senso che ho parlato di trasparenza. Ma il processo
stesso dell'esistenza contemporanea di due corporeità, la
corporeità del personaggio e la corporeità (che è
trasparenzaecco un paradosso!) dell'interprete, è veramente
complesso.
- Dopo esserci soffermati sui compiti che i
dialoghi di Platone pongono all'allievo, proseguiamo con
la storia del corso cominciato nell' '88-'89, percorrendo
più rapidamente le tappe ulteriori del processo
pedagogico. Le sessioni seguenti a quella su Platone
hanno cercato di sviluppare la stessa ricerca pedagogica
sulle "strutture ludiche". La seconda
'sessione'è stata dedicata a testi e dialoghi di Erasmo
da Rotterdam. Il lavoro successivo è stato su i saggi di
O.Wilde raccolti in Intentions, del 1891; il
compito che questi testi ponevano all'attore era quello
di creare un ambiente di gioco sensuale, senza il quale
sarebbero apparsi freddi, meccanici, privi di vita. La
tappa ancora successiva è stato il lavoro sul dramma di
T.Mann Fiorenza. Un dramma di idee connesse a
problematiche estetiche e filosofiche nel quale, però,
gli allievi dovevano confrontarsi anche con la
somiglianza che li legava al personaggio. Poi
Dostoevskij, L'idiota. Dostoevskij anche nella
poetica teatrale di Vasil'ev, così come d'altronde
accade in diverse opere di critica, da quelle di
Vjaèeslav Ivanov a quelle di Berdjaev, dagli
scritti di Grossman a quelli di M. Bachtin, viene
affrontato come uno scrittore di drammi di idee, di
scontri di weltanschaung.
- L'ultima tappa del lavoro di Vasil'ev è
stato il romanzo di T.Mann Giuseppe e i suoifratelli. Lavorando
su questo romanzo, dedicato in gran parte a categorie
spirituali e religiose, Vasil'ev prese la decisione di
far accompagnare le scene da canti liturgici ortodossi e
dalla lettura, pure in stile liturgico ortodosso, di
brani della Bibbía, che, come è noto, è la
fonte di quel romanzo. Le scene, i dialoghi, tratti dal
romanzo, quindi, si svolgevano parallelamente alla
lettura di un altro testo ("all'interno di un altro
testo", dice Vasil'ev), e cioè quello delle sacre
scritture. Nell'intervista rilasciatami, Vasil'ev diceva:
- "Era un lavoro non solo sulle fonti
del romanzo, ma anche sulla melodicità. La forma della
lettura dei testi sacri influisce molto di più sul loro
contenuto di quanto non avvenga l'inverso. È la forma
della lettura che disvela il contenuto e non il contenuto
che struttura una forma. Il rituale è sì nel testo, ma
è anche nella parola rituale. Anzi è proprio la parola
rituale che rivela lo spirito e il contenuto del testo.
La parola nel rituale è funzionale, mentre quella non
rituale non rimanda a niente, è semplicemente la
testimonianza di una valutazione personale
dell'artista."
- Si tratta di un passaggio importante.
Dalla conclusione del lavoro su Giuseppe e i suoi
fratelli Vasil'ev ha centrato quasi tutta la sua
attenzione sul lavoro sulla parola. Tutti i testi su cui
ha lavorato da allora sono testi in versi. Fa eccezione
solo la messa in scena nel '93 (ripresa nel '95) de Il
sogno dello Zietto di Dostoevskij a Budapest; ma
anche lì si è svolto un lavoro particolare sulla forma
della parola scenica e sulla struttura della frase,
cercando una ritmicità nella prosa di Dostoevskij. Ora,
bisogna tenere presente che secondo VasiVev ,lei sono tre
linee di sviluppo dell'azione in teatro. La linea del
movimento psicologico, quella del movimento verbale,
quella del movimento fisico. L'attore sulla scena porta
avanti, sempre, queste tre linee
contemporaneamente".
- Il diverso approccio alla parola scenica
dettato dalla lettura liturgica dei sacri testi non ha
potuto fare a meno di riflettersi anche sulla maniera di
recitare le scene vere e proprie di Giuseppe e i
suoífratelli, dando luogo a uno stile
"alto" (anche se non sempre sostenuto da
riviviscenze che lo supportassero). Ma si è trattato
solo di una prima tappa, forse non ancora del tutto
cosciente, del lavoro sulla parola. Come se si fosse
trattato di una melodia ripetuta ad orecchio, ma non
studiata sulla partitura. La maniera di scrivere e
interpretare questa partitura è stata sviluppata dopo la
conclusione del Giuseppe e i suoi fratelli, lavorando
sugli esametri omerici dell'Iliade e sull'Anfitrione
di Molière. E durante il lavoro su questi testi che
lo sforzo di raggiungere una qualità rituale,
archetipica e spirituale nella dizione della parola è
arrivato a produrre una tecnica di lavoro organica e
molto complessa. E una tecnica che tiene conto di almeno
sei elementi dell'azione vocale: l'intonazione, che è
l'elemento più importante; il vettore, e cioè la
direzione energetica che viene impressa alla pronuncia
della parola; il polso, e cioè un ritmo biologico
costante con il quale devono venir pronunciate le parole;
il bàttere, e cioè la prima sillaba accentata del
verso; l'accento, e cioè un'accentazione del verso o del
periodo aggiuntiva rispetto al bàttere e che deve essere
determinata in base all'analisi del testo; e per finire
la sintesi di tutti questi elementi.
- L'elaborazione a cui viene sottoposto il
testo combinando questi elementi e gestendoli secondo
determinati princìpi permette a questa tecnica di
raggiungere lo scopo di svuotare la parola del suo senso
quotidiano, concreto, prosaico e di riempirla del suo
senso astratto, spirituale.
-
- PRATICA PEDAGOGICA E DRAMMATURGIA
REGISTICA
- Un'ultima questione. Possiamo domandarci
in che maniera la pratica pedagogica abbia influito sulla
drammaturgia registica di Vasil'ev. La risposta sta nelle
considerazioni fatte in apertura sulla "Scuola
d'arte drammatica" come formazione ibrida. Non c'è
avvenimento professionale interno alla vita del Teatro
che non influenzi la pratica pedagogica, e non c'è
ricerca svolta in ambito pedagogico che non abbia
influenza anche sugli indirizzi artistici del Teatro.
Attori ed allievi lavorano insieme agli stessi spettacoli
(e gli allievi, per giunta, sono già attori
professionisti). Quindi si tratta sempre di processi in
continua interazione, difficile dire cosa provenga da
cosa.
- Ad esempio, uno dei più evidenti e
singolari tratti stilistici dell'interpretazione
registica nei Sei personaggi in
cerca d'autore (lo spettacolo
con cui Vasil'ev e la sua "Scuola d'arte
drammatica" sono diventati celebri a livello
mondiale), è stato un effetto diretto di un'esigenza
pedagogica. Parlo di quel tratto stilistico per cui, nel
corso dello stesso spettacolo, ogni personaggio aveva
più interpreti e ogni interprete aveva più ruoli. Ciò
era dovuto al fatto che in origine lo spettacolo era nato
come spettacolo di diploma, e ogni allievo doveva
esibirsi. Ma, nel contempo, questa scelta corrispondeva
anche ad un'esigenza stilistica, dava un impianto
polifonico allo spettacolo. Quando cominciarono le prove
per trasformare quella performance
in uno spettacolo vero e
proprio, da tournée, questa caratteristica venne conservata.
- Viceversa accade, a volte, che gli impegni
presi a livello di Teatro condizionino lo svolgimento del
corso nella scelta dei programmi, dei tempi, dei ritmi di
lavoro, e così via. Direi che, nel complesso,
l'influenza reciproca dei due settori sia una scelta
ideologica, programmatica. Vivere contemporaneamente
professione e ricerca è un tratto tradizionale del
teatro russo.
- Per Vasil'ev regista la cosa più
importante in teatro è il processo di lavoro. Per lui la
prova mattutina è più importante della rappresentazione
serale. Nel suo Teatro la rappresentazione è vissuta
come tappa di un divenire. Se il processo si interrompe
lo spettacolo è morto e ha ormai pochissimo da dire. Lo
stesso, è ovvio, vale per la pratica pedagogica: ogni
dimostrazione testimonia la fase in cui ci si trova. Non
avrebbe senso una dimostrazione identica alla precedente,
significherebbe che il processo pedagogico si è fermato
e che quel corso sta segnando il passo. Certo si valuta
positivamente il fatto che la tappa chiamata
rappresentazione (o anche dimostrazione aperta dei
risultati conseguiti in sede pedagogica) sia ben accolta
dal pubblico; ma non è questo il suo fine: infatti se
una rappresentazione non viene analizzata, se non si
valuta il suo andamento e non se ne traggono indicazioni
per il procedere del processo si considera sprecato il
tempo dell'allestimento perché il senso profondo del
lavoro è dato proprio da questa analisi. (Simile, nel
complesso, il rapporto che Stanislavskij aveva con i
propri spettacoli. Da quando cominciò ad elaborare il
suo sistema sembrava rallegrarsi sinceramente degli
insuccessi, perché si rapportava alla rappresentazione
come ad una verifica del lavoro svolto, come alla
radiografia del suo processo di ricerca; e gli insuccessi
gli davano più informazioni dei successi).
- Il fatto è che, sia che ci si trovi in
ambito professionale, sia che si operi in senso
pedagogico, nella "Scuola d'arte drammatica" le
prove sono sempre finalizzate allo studio di un'opera o
di un autore e non al futuro spettacolo o alla soluzione
di un problema pedagogico.
- Insomma in ambedue i "rarni" le prove non sono finalizzate altro che a
fare teatro. Cioè a studiare sulla scena alcuni testi
tramite l'azione. Infatti anche
per Vasil'ev, come aveva già riconosciuto Stanislavskij,
la vera materia dell'arte teatrale è l'azione. L'essenza
di un testo, ritiene Vasil'ev, è un mistero collocato
nel testo stesso, in genere nella zona dell'avvenimento principale: se le azioni che hanno condotto l'attore a quel punto
sono state corrette (sia in termini di analisi che di
esecuzione), l'attore entrando nell'avvenimento
principale conoscerà quest'essenza. E ogni volta lo
farà in maniera nuova, per la prima volta. Ora: per chi
condivide il punto di vista espresso da Socrate (e non è
un caso che l'almanacco annuale, edito dalla "Scuola
d'Arte Drammatica" si chiami "Menone")
secondo cui 1'anima è immortale ed è più volte
rinata', e "ha visto tutte le cose, e quelle di
questo mondo e quelle dell'Ade", è evidente che le
cose da conoscere, o meglio da ri-conoscere, saranno
infinite e quindi infinita dovrà esserne la ricerca.
Anche nel teatro.
Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna