- Nel 1965, Scabia scrive un testo
per il teatro (All'improvviso), intriso dello
spirito della neoavanguardia, e poco dopo compone
Zip
[Il titolo completo dell'opera è Zip, Lap Lip
Vap Mani Crep Scap Plip Trip Scrap e la Grande
Mani. Ricorda Scabia: "Credo che Zip sia
stato un po' un detonatore ( ... ) Corrado Augias
che era il critico dell"'Avanti", aveva
fatto un peana per Zip, un altro era
Franco Quadri, poi c'era Edoardo Fadini, Alfredo
Orecchio di "Paese sera", Ettore
Capriolo... Capriolo è stato un altro degli
osannatori di Zip, ne aveva scritto un paio di
volte ... queste persone avevano visto aprirsi
una via ..."],
rappresentato alla Biennale di Venezia nel
settembre dello stesso anno per la regia di Carlo
Quartucci. Con Zip Scabia si rivela come
uno dei più interessanti drammaturghi italiani
del momento: quello spettacolo e quel testo
costituiscono un punto cruciale nella storia
della avanguardia teatrale italiana.[ Per un racconto
dettagliato del "caso Zip" cfr. Marco
De Marinis, Il nuovo teatro. 1947-1970, Milano,
Bompiani, 1987, pp. 162-167]
- La drammaturgia inaugurata con Zip
esperimenta le possibilità scaturite dalla
rottura della scatola teatrale convenzionale. In
Zip si progetta l'invasione da parte degli attori
di tutto lo spazio del teatro e non solo del
palcoscenico; è previsto l'uso di nuove
tecnologie - registrazioni su nastro magnetico,
proiezione di diapositive e film. La composizione
scenica di tutte queste possibilità, entra a far
parte del testo teatrale scritto.
- In questo modo il rapporto fra il
drammaturgo e la scena materiale viene totalmente
rinnovato.
- Testo e spettacolo provocarono uno
"scandalo" nel mondo teatrale di quegli
anni; entrambi non furono capiti dalla critica
ufficiale, né tantomeno dai teatranti
"storici", quelli che avevano
contribuito alla "ricostruzione" del
teatro italiano dopo la guerra. La SIAE non volle
tutelare l'opera: non era una commedia, non era
un poema, non c'erano riferimenti convenzionali
per iscriverla. Eppure ci fu chi additò Zip
come esempio di una possibilità feconda per la
drammaturgia italiana.[ Intervista a Scabia
del 21/2/ 1993; cit. avvenuta a Bologna. Ampi
stralci di questa intervista - e di un'altra
effettuata il 9 novembre 1992 sono contenuti
nella mia tesi di laurea dal titolo: La
drammaturgia di Giuliano Scabia. Dall'avanguardia
alla poesia del teatro, relatore: Prof. Claudio
Meldolesi, Corso di laurea in DAMS, A.a. 1993/
'94]
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- L'ipotesi
iniziale è stata quella dífar vivere, partendo
da un testo verificato continuamente sulla scena,
dieci maschere contemporanee: dieci forme capaci
di racchiudere ognuna più tipi. Non
mascherefisse, come nella commedia dell'arte,
bensì maschere mobili, aperte, in continua
crescita nel gesto, nel costume, nella voce, nel
significato, durante tutto lo spettacolo. Per
raggiungere questo scopo ho partecipato alla
realizzazione scenica dello spettacolo, scrivendo
direttamente in teatro parte del testo. La messa
in scena è stata frutto di un lavoro collettivo
fra regista scenografo attori autore e tecnici.
3. Le elencazioni di oggetti, o le indicazioni'
sulla mimica, sui movimenti, sulle proiezioni,
sulle luci, fanno parte del testo, senza
subordinazione rispetto ai dialoghi. Sia nella
concezione come nel risultato scenico Zip è
(come All'improvviso) un
testo essenzialmente visivo, dove non c'è
differenza di pianofra gesto parola suono oggetto
proiezione.
- (da
Nota su Zip, in All'improvviso &Zip, Torino, Einaudi,
1967, p. 181).
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