Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna SECONDO ATTO

SECONDO ATTO

Voce narrante~ Sono partiti gli uomini, e le donne non sanno a chi dedicare i lavori dell'autunno: la vendemmia, la semina, la raccolta delle castagne, la raccolta delle foglie secche...

 

SCENA PRIMA

La danza dello scarabeo

(Dal buio, durante la voce fuori campo, è emersa una delle serve. Ha sul volto una maschera da scherma e nelle mani due lunghi rami secchi.

Imita i movimenti lenti di un grosso insetto.

Le altre serve stanno al gioco, anche loro indossano le maschere da scherma che in precedenza stavano pulendo e con lunghe pertiche chiudono

le tende di pizzo, come eseguendo un lavoro di campagna, come potare, arare o vendemmiare.

Quando anche la prima delle tre tende è chiusa cade dall'alto il telone bianco: su questo sono proiettate delle rugiadose foglie di cavolo.

La serva del Capitano e la serva di Carlotta raccolgono il telo concitatamente, come per imprigionarvi qualcosa.)

 

SCENA SECONDA

La notte degli intrighi

Serva di Edoardo- Prendetelo!Prendetelo!

Serva di Carlotta- Attenta! Tira su le lenzuolaAttenta, può essere pericolosoSalta, cos'è? Un grillo?

Serva del Capitano~ Prends-le, écrase-le, c'est un grillon!

(Prendilo, schiaccialo, è un grillo!)

Serva di Edoardo- Questo è uno scorpione

Serva del Capitano- Non, c'est une sauterelle!

(No, è una cavalletta!)

Serva di Carlotta- Guarda, è tutto colorato. E' uno scarabeo: ehi, venite a vedere

Vera- Cos'è? dov'era? Nel mio letto?

Ondina .

Vera- Cos'è, uno scorpione?

Serva di Carlotta- No, è uno scarabeo!

Serva di Edoardo- Schiacciatelo!

Ondina .

Vera- Avete trovato uno scarabeo qui in casa? Fuori fa già troppo freddo, non sanno più dove stare, senza il caldo dell'estate sono destinati a

morireNon uccidetelo, porta fortuna uno scarabeo!

Serva di Edoardo- Schiacciatelo, è velenoso! E' uno scorpione! Quello se ti morde muori subito.

Vera- Ma cosa dici, corta, non è mica uno scorpione!

Serva di Edoardo- Ma cosa ne sai, tu: non riconosci una mosca da un cavallo!

Fedele- E alora, fiji sij ancor nent a dròmi?

(E allora, ragazze non siete ancora a dormire?)

Vera - C'era uno scarabeo, era sotto il letto

Fedele- Tuti'1 seiri na scusa pi fresca. A l'è che a sij nen strachiJ'hei ben rason, j'è pòch da j'essi strachi ai si chi. Na vòtaNa vòta si che

j'ero strachi. j'era tanta gent ai si chi. Tant da fa, da lavà, da stirà, da cusi tut al di. j'era tanta fadija, ma anchesì tanta sodisfassion. Favo dij

bei disnà, dal bel senni, mi a fava dal torti, poi j'ommi i son andacc vija, al dòni as son ritirassi, e anchesì an tal parch,i pianto pi nen col beli

pianti iouti e al straioti i son tuti pin-ni d'erba e al fiù , oh, per dal fiù a-i n'è ma i son tanti tanti, e citi: pérchè i diso che '1 fiù, s'at i-j curi

nen, i veno bastard. E csi andomma a dròmi, e pòi alvomma torna sù, e pòi andomma a dròmi e pòi alvomma torna sù. A l'è mija vita costa.

A l'è nen vita. E pòi av visei? As sentivo anchesì più sicuri quan che j'ero j'omm, lasavo semper tuti al pòrti duverti, staseira j'hò perdì in

ora per sarà dal pòrti. Oh en ora ammà pér sarà dal pòrti.

(Tutte lesere una scusa nuova. Vche non sietestanche, e neavete ben ragione, c'è poco da esserestanchi qui. Una volta Una volta sì che cravamostanche. C'era tanta

gente. Tanto da fare, da lavare, da stirare, da cucinare tutto il giorno. Sifaceva fatica ma c'era anche tanta soddisfgzione. Facevamo dei bei pranzetti, delle belle cene,

io facevo le torte Poigli uommisono andati via, ledonnesi sono ritiratceanche nel parco non piantano più quelle belle piantealte e lestradine sono tuttepiened'erba

e i fioriOh! Per essercene difiori ce n'è, ma sono tanti, tanti e piccoli piccoli: perchè dicono che ifiori se non si curano vengono bastardi. e così andiamo a dormire

e poi dobbiamo alzarci e poi andiamo a dormire e poi ci alziamo. Questa è la mia vita Ma non è mica vita Vi ricordate? Ci si sentiva anche più sicure quando

c'erano gli uomini, lasciavamo semprr tutte le porte aperte, stasera ho perso un'ora Un'ora intera solo a chiudere porte )

(Le ragazze si apprestano ad andare a letto sotto il grande telone bianco steso a terra. Sono in camicia da notte: chi chiacchiera piano, la serva di Eduardo legge. Fa freddo.)

Vera- Per forza, adesso con l'inverno le porte si devono chiudere

Serva di Carlotta- A proposito di porte chiuse, vi ricordate quella notte, quando la padrona mi mandò via e non volle neppure che l'aiutassi

a spogliarsi come facevo sempre?Quella sera aveva l'abito bianco, era così bella

Fedele- La smiava na peonia!

(Sembrava una peoma)

Serva di Carlotta- Ma prima di mandarmi via mi chiese dov'era il signor Edoardo: " E'giù, dabbasso a scrivere". "Con il Capitano?" mi

chiese la signora Carlotta.

E io ho dovuto dirlo: "Il signor Capitano non l'ho vistoIl signor Edoardo è giù a scrivere con la signorina Ottilia"

Vera- (ironica) Scrivevano poesie d'amore

Ondina- (rimprovera Vera per la malignità).

Serva di Carlotta- Allora la padrona mi disse "Va! Va pure, sbrigati: ci penserò io a spegnere i lumi." Ma io mi incuriosii e appena fuori

dalla porta mi fermai nell'ombra del pianerottolo ad aspettare

Fedele- A spià, as ciama spià col li a ca mia.

(Spiare, si chiama spiare quello lì a casa mia)

Serva di Carlotta- E sapete chi ho visto arrivare dopo poco?

Serva di Edoardo- Il Capitano.

Serva di Carlotta- Il signor Capitano!

Tutte- Oh!

Vera- Ed è entrato in camera dalla signora Carlotta?

Serva di Carlotta- Stava per bussare ma poi si sono sentiti dei passi nel corridoioE sapete chi ho visto arrivare?

Serva di Edoardo- Il demonio!

Serva di Carlotta- Il signor Edoardo!

Serva di Edoardo- E allora? E' ben suo marito

Serva di Carlotta- Suo marito, sì: ma il signor Edoardo bussò a lungo quella notte, perchè Carlotta non apriva!

(Le ragazze ridono)

Fedele- Chi j'e da ridi? Le pérchè ai si chì i son tròpi pòrti sarai chi sòn nen dal masnà!

(Che cosa c'è da ridere? E'perchè qui ci sono troppe porte chiuse che non ci sono bambini!)

 

 

SCENATERZA

L'annunciazione

Serva di Carlotta- E se fosse nato un bambino? Se fosse nato un bambino come lo avreste chiamato?

Fedele- Al dipend, se l'era un mas-c o na firnela.

(Dipende se era un maschio o una femmina)

Tutte- Un bambinoDipende, se era maschio o se era femmina

Serva di Carlotta- Maschio!

Fedele- Coraggio! Su Vera, tròvij in bel nòrn, sù coraggio!

(Coraggio! Sù Vera, trova un bel nome, sù coraggio!)

Vera- No Coraggio non mi piaceArdore, piuttosto!

Fedele- Ma va là, Ardore al fa càud e pòi d'està ammè at lo ciami, Fresch? Ma no, troviJin nòrn curt, che as pòsa nen astorpià.

(Ma va là, Ardore tiene caldo e poi d'estate come lo chiami, Fresco? Ma no, trova un nome più corto, che non sia possibile storpiarlo)

Vera- Odio.

Fedele- Ma t'è mata, Odio al pòrta mal!

Wa sei matta, Odio porta male!)

Serva del Capitano- Amour!

Fedele- Amor putòst

(Amore piuttosto)

Vera- Ma i bambini si chiamano sempre Amore!

Fedele- E beh? Un ater che as ciama amor!

(E beh? Un altro che si chiama amore!)

Serva di Edoardo- Passione.

Fedele- No, Passione noa l'è trop religios, a l'è ad gesia.

(No, Passione no è troppo religioso, è di chiesa)

Vera- Passione è da femmina!

Serva di Edoardo- Beh, facciamo che sia una femmina

Fedele- Na fimela Speransa!

(Una femmina Speranza!)

Vera- Dolcezza!

Fedele- E zà tut al Salve Regina ades!

(E già tutto il "Salve Regina" adesso!)

Ondina- (Fa la sua proposta).

Serva di Edoardo- "Gioia"Ondina dice Gioia.

Fedele- No! Gioia no: a l'è trop curt, al finis presto.

(No! Gioia no: è troppo corto, finisce subito.)

Serva del Capitano- Tendresse, alors, Tendresse

(1í,17crc=7, allora, 7'cncrC:::a )

Vera- Ma cosa vuol dire? Non lo car)isce nessuno!

Come si fa a chiamare un bambino con un nome che non si capisce?

Serva di Carlotta- E invece il bambino si chiamerà Edoardo! Edoardocome suo padre: perchè quella notte la porta gli fu apertaEccome

se gli fu aperta!

Vera- Ma dai, ma se il signor Edoardo voleva già bene alla signorina Ottilia

Serva di Carlotta- Ma sentila, hai proprio gli occhi foderati tu!

(tira il suo cuscino a Vera che glielo rilancia indispettita).

Fedele- No, pievi vardia! No i cussin no! A j'han al fòdri nòvi! Oh ij mè cussin, ij mei bei cussin, varda, a l'è tuta colpa toa at rispeto pi nen

pérchè a t'ha ancora nen capì che la padronn-a a l'ha da avej famija!

(No! No, i cuscini no! Hanno le fodere nuove!Oh i miei cuscini, i miei bei cuscini Guarda: è tutta colpa tua se non ti rispettano più perchè non hai ancora capito

che la padrona aspetta un bambino!)

(Le serve cominciano a lanciarsi per gioco i cuscini.

Progressivamente si scatenano in una vivacissima battaglia di cuscini che, aprendosi, avvolgono tutte in una nuvola di piume bianche).

Serva di Edoardo- Ma che bambino e bambino il signor Edoardo ha degli altri progetti.

Vera- Ho capito che progetti aveva il signor Edoardo, li avrei anch'io dei progetti così!

(Si mette un cuscino sotto la camicia da notte simulando la pancia di una donna incinta)

Serva di Edoardo- Svergognata! Ma cosa fa?

Fedele- (Stando al gioco di Vera) OhVera a t'am l'avi nen dice

(Oh Vera non ti avevo detto )

Ondina- (Mima e articola nel suo linguaggio la domanda: ma chi è il padre?)

Serva di Edoardo- Fedele è il padre!

Fedele- Cito, fiji, cito, la padronn-a la ciamà?

(Ondina e la serva del Capitano tirano i cordoni che sollevano il grande telone bianco da cui cadono lentamente le piume che si erano accumulate durante

la battaglia dei cuscini.

E' come una nevicata.)

Fedele- Presto! La padronn-aa l'è ora! Dij strass, ell'acqua càuda, presto! Ravanin, ven ansema mì, che t'ampari! lj suaman! Ma no, nen coi

lì, coi bianch, coi gròss !

(Zitte, ragazze, la padrona ha chiamato? Presto! La padronaè ora! DegIl stracci, dell'acqua calda, presto! Rapanello, vieni con me, che impari! Gli asciugamani!

Ma no non quelli lì, quelli bianchi, quelli grossi!)

(Si sentono voci concitate: -Presto, acqua calda, ancora acqua calda!... Gli asciugamani bianchi... No! Quelli nuovi... Presto... E' la levatrice, la levatrice, via, voi... Via! Via tutte!-. Ondina si trascina la tenda di pizzo che dissolve l'immagine precedente.)

SCENA QUARTA

Intorno alla culla

(Stilla tenda si proietta un rettangolo di luce che evoca una finestra.

Vera e Fedele sono dietro al riquadro di luce con una candela in mano, guardano il pubblico come guardassero fuori dalla finestra).

Fedele- Ma al fiòca! Ven Vera che at piji fregg, ven an ca.

Ma mi sò nen al stagion a j'han pròpi cambià gir. A l'è primaveira e al fiòca acmè al fiisa Nadal!

(Ma nevica! Vieni Vera che prendi freddo, vieni in casa.Io non so ma le stagioni hanno proprio cambiato il giro. E' primavera e nevica come se fosse Natale!)

(Alle loro spalle s'illumina la seconda tenda: le altre serve l'hanno raccolta come un velario che evoca una culla. Sono tutte intorno alla culla.

Anche Fedele e Vera si avvicinano)

Tutte-Com'è graziosoGuarda, si svegliaPiano che si svegliaCom'è rotondo, guardamiGuardami Guarda me

Vera- Com'è bello: sembra proprio Gesù bambino.

Serva di Edoardo- Com'è grazioso, guarda

Serva di Carlotta- _Piano che si sveglia

Ondina .

Fedelè- Vardè Al vò girasi, as gira!

(Guardate Vuole girarsi, si gira!)

Vera- Mama assomiglia al Capitano!

Serva di Edoardo- Ma cosa dici? Certe cose non si devono neppure pensare

Vera- Si, sì, però quando il bambino è nato, la signora Carlotta voleva già bene al Capitano.

Fedele- Ma chi ch'al vò di solì, a j'è tanti maneri da spiegaloav visei la lavandera? Quand che l'ava da avej famija, un ròsp al l'ha spaventaja.

j'è volai dòss!

Quan' che la masnà l'è nasija a l'ava j'òcc an fora, la smiava un babi.

(Ma cosa vuol dire? Ci sono tanti modi per spiegarloAvete visto la lavandaia? Quando era incinta un rospo l'ha spaventata. Gli è volato addosso! Quando è nata la

bambina aveva gli occhi in fuoriSembrava un rospo!)

Vera- Vero: somigliava proprio a un rospo!Un'altra volta in paese è passato un gobbo e poi sono nati tre bambiniTutti e tre storti!

Fedele- Verità vera!

Serva di Carlotta- Ma cosa dite? Sono chiacchiereGuardate questo bambino: è bello, sano!

Fedele- A l'ha rasim a l'è la vicinansa che la fa la sumigliansae noi somma beli

(Ha ragione: è la vicinanza che fa la somiglianza. E noi siamo belle!)

Ondina .

Serva di Edoardo- (Approvando con sussiego l'opinione di Ondina) Già"Si può peccare anche con il pensiero!"

Serva di Carlotta- Ma va!

Serva del Capitano- Merde!

Fedele- Vardè: al dròb j'òcc. Doj steili, doi carbon!

(Guardate: apre gli occhi. Due stelle, dite carboni!)

Serva di Carlotta- Mama ha gli stessi occhi della signorina Ottilia

Fedele- Ecco, a t'ha vist? Tanti paròli pér gnentePijlo su

(Ecco, hai visto? Tante parole per niente, prendilo sù)

 

SCENA QUINTA

Ninna nanna dei presagi

(La serva del capitano, la francese, prende su dalla culla un fagotto e lo tiene in braccio ad evocare il bambino. Lo culla mentre apre lentamente la tenda

dietro a cui fino a questo momento, in trasparenza, si sono svolti i dialoghi intorno alla culla).

Serva del Capitano- Quand l'enfant naquit, il avait une étrange ressemblance, il ressemblait au Capitaine et à Ottilia qui n'étaient pas ses

vrais parents...

(Quando il banibinonacque assomigliava stranamente al Capitano e a Ottilia che non erano i suoi veri genitori)

(Anche le altre cinque raccolgono dalla culla un fagotto che evoca il bambino.

Ognuna lo culla e lo vezzeggia trasformando la scena in una danza sulla musica di una ninna nanna).

Vera-Questo bambino è frutto di un doppio adulterio, invece di unire i genitori, li divide!

Fedele- Pòch temp primma che la masnà la nascissa, la padronn-a l'ha ricevi na visita al castè. Una fija che l'ava vì la disgrassia ad causà la

mòrt dal sò fradè pi cit. L'era quasi amnia mata per sòlì pòvra fija. Cola visita l'ha provocò na gran impression, an tuta la companìa.

(Poco tempo prima che il bambino nascesse, la padrona ha ricevuto una visita al castello: una ragazza che aveva avuto la disgrazia di causare la morte del sito

fratello più piccolo. Era quasi diventata matta povera figlia. Quella visita provocò una grande impressione a tutta la compagnia)

Serva di Carlotta- La signora Carlotta ha voluto una farmacia al Castello, perchè nelle campagne circostanti ci sono molti stagni e canali

pericolosi

Ondina .

Serva di Edoardo- "Quando il bambino nacque, il signor Edoardo non ha potuto neanche scegliere il nome"Perchè era partito per la

guerra

 

SCENA SESTA

La cerimonia del battesimo

Vera- Quando il prete è arrivato per il battesimo, in ritardo perchè era anziano e camminava lento, lento, volle fare una cerimonia breve perchè, poverino, non ce la faceva a stare in piedi per tanto tempo.

il padrino invece volle fare un vivace discorso sulle speranze e sul futuro che aspettava il bambino. E parlava, parlava, parlava, e il prete era sempre più stanco... Ti ringraziamo, Signore, perchè non abbiamo edificato invano questo parco... E il prete diventava sempre più pallido... Ti ringraziamo, Signore, perchè questo bambino è l'erede... Il prete sussultò... Questo bambino è il Salvatore della nostra famiglia... E il prete si accasciò!

Che peccato, dicevano tutti... Un bambino nasce e il prete che l'ha battezzato muore. Porta male...

(Le sei serve che cullano il bambino si sono fermate, hanno ascoltato il racconto di Vera.

Adesso fanno clamore parlando tutte insieme, sovrapponendosi in un chiacchiericcio inquietante, sembra che bisticcino tra loro senza guardarsi.

Quando il chiacchiericcio diventa urlo si bloccano improvvisamente.

Lasciano cadere con spavento il fagotto che tenevano come un bambino.

Il fagotto è composto da abiti primaverili che tutte indossano rabbiosamente mentre Fedele redarguisce tutte, anche se stessa).

Fedele- 1 son tuti stòrij, i son tuti superstission. A bzogna nen andai drera al stòrij, a j'è spontà al sol! Bisogna ricominciare i lavori nel parco! E alora forsa! Andomma. A j'è tant ad col travaj da fa che as pò nen fermassi...

  • (Sono tutte storie, sono tutte superstizioni. Non bisogna dare ascolto alle storie. E'spuntato il sole! Bisogna ricominciare i lavori nel parco E allora forza, andiamo! C'è

    tanto di quel lavoro da fare che non ci si può fermare )

     

  • SCENA SETTIMA

    La danza del miele.

    Fedele -A j'è nen stacia la primaveira dist'ani. Ammà ierialfiocava eincòalfa sà incalurcheasmòr. ldisocheanprirnaveira lanatura sirisveglia

    e alura mi sò nen perchè ma l'è propi an primaveira ch'i pio dal malinconiji. Dal malinconiji che sò nen di ch'ipio.Mal'èpinenoraadmalinconij,

    a l'è pi nen ora. Adess a somma per chi tanta fadija. Per chi tanta sodisfassion: per lui. Per al nòst bambin.

  • (Non c'è stata la primavera quest'anno. Soltanto ieri nevicava e adessola già un caldo che si muore. Dicono che in primavera la natura si risveglia e allora io non so perchè ma èproprio in primavera che miprendono lemalinconie.Delle malinconia che non sodire Ma via, non èora dimaliconie, non èpiù l'ora. Adesso sappiamo per chifacciamo tanta fatica: per lui, per il nostro bambino!)
  • (Fedele si avvia alla culla per vezzeggiare e far giocare il bambino.

    Le altre sono indaffarate nelle diverse occupazioni che la villa e il parco procurano.

    La serva del Capitano e la serva di Carlotta, indossate un po'per scherzo le maschere da scherma, montano un'arnia. Anche Vera e la serva di Eduardo aiutano nel lavoro agli alveari: accendendo il fuoco per fare il fumo che farà uscire le api permettendo così di estrarre il miele.

    Dall'arnia, dopo il fumo, scoppiettano chicchi di pop-corn come api sciamanti.

    Tutta questa azione viene commentata dalla voce fuori campo).

    Voce narrante- La natura ha preso misure straordinarie per favorire l'unione degli amanti, per ogni regina si muove un corteggio di più di diecimila

    pretendenti: ma uno solo sarà l'eletto, e il lavoro incessante di cinque o seimila operaie basta appena a nutrire la sua oziosità vorace di parassita. Ma la natura

    è sempre magnifica quando si tratta dei privilegi dell'amore, essa grida: -Unitevi! Moltiplicatevi! Non vi è altra legge che l'amore.- Salvo poi aggiungere a

    bassa voce: -e seguitate pure a vivereSe vi riesce-.

    BastaLa potenza piena di parzialità ha schiuso per noi fino all'estremo, fino al delirio i suoi inauditi tesori

    (Vera estrae direttamente dall'arnia, sogghignando con le altre serve, un barattolo di miele e va verso Fedele, che ancora si intratteneva col bambino, per mostrarglielo con orgoglio).

    Vera- Fedele, guarda è il primo miele, è il primo, per la signora. Le altre, sai, stanno facendo cuocere le sementi che il Capitano aveva fatto venire dalle Americhe, sono strane, sai, sono stregate... saltano da tutte le parti.

    Fedele- Eh J'Americhi... antant al padròn a l'è ancor nent a ca... e al Capitan? An va al sarà al Capitan?

    (Eh le Americhe intanto il padrone non è ancora tornato a casa e..il Capitano? Dove sarà il Capitano? )

    Vera-. non starai mica a preoccuparti... cara mia, gli uomini tra una guerra e quell'altra trovano sempre qualche posto per rinfrescarsi un pò! Fedele- Aurijsa j'esi mi in t'in bel pòst fresch, con is calor!

    (Vorrei essere io in un bel posto fresco, con questo caldo) Serva di Edoardo- Venite, dai, venite che qui sotto la quercia fa fresco... Fedele- Su, fiji, desà che l'oma facia isa me, al l'asageisso?

  • (Forza, ragazze, di già che l'abbiamo fatto Se l'assaggiassimo?)
  • (Si accomodano sotto una quercia, aprono il barattolo e assaggiano il miele raccogliendolo con i pop-corn. Fedele si rivolge alla serva del Capitano)

    Fedele- Varda amme la lapa! Chi ch'a mangiavi voi a cà vòstra: al furmiji?

    (Guarda, guarda come se lo gusta! Cosa mangiate voi a casa vostra: le formiche?) Serva del Capitano- On mange les salamandres.

    (Le salamandre, mangiamo)

    Fedele- Certo che a l'è bel sta chi tuti ansema a mangià na vòta ...

    (Certo che è bello stare qui tutte insieme a mangiare una volta ... Vera- Peccato che non siamo tutte! Serva del Capitano- Qui est-ce qui manque?

    (Chi manca?)

    Serva di Edoardo- Manca Ondina, no?

    Serva del Capitano- Je ne l'ai plus vue, ni bier ni aujourd'hui, où est-elle?

    (Non l'ho più vista, nè ieri nè oggi, dov'é?)

    Serva di Carlotta- Vero! Non si vede da due giornUalla serva di Edoardo) tu non sai dov'è finita?

    Vera- Sarà con la signorina Ottilia

    Fedele- Tuti do 'nsema. A fà di bei discors, con is calor.

    (Tutte due assieme, a fare dei bei discorsi con questo caldo)

    Serva di Edoardo- Non è vero, Ondina sta sempre da sola, lei è fatta così...

    Serva di Carlotta- (canta ironicamente) La solitudine si deve fuggir, si deve fuggir

    Vera e Fedele- (si aggiungono al canto) Sol con le compagne si può gioir,

    sol con le compagne si può gioir!

    Serva del Capitano- Ah, cui! C'est comme Ottilia: depuis que le patron est parti, elle veut rester toujours seule.

    (Ah, sì! E'come la signorina Ottilia: da quando il padrone è partito vuol stare sempre sola )

    Serva di Carlotta- Già, già, da quando il Signor Edoardo è andato via, la signorina Ottilia, il bambino, lo vuole tenere sempre lei

    Fedele- (sarcastica) Somma pù nen bonn-i vardalo noi al ninin

    (Non siamo più capaci di guardarlo noi il bambino

    Serva di Edoardo- Le fa compagnia.

    Vera- (A Fedele) Colpa tua

    Fedele- Mija?

    Vera~ Non sei stata tu ad insegnare alla signorina a remare? Così adesso lei si porta sempre il bambino in barchetta sotto il sole e noi non lo

    vediamo più

    (Fedele protesta).

     

    SCENA OTTAVA

    Lamento in riva al lago

    (Ondina, in riva al lago, osserva in lontananza la barca.

    D'un tratto accade qualcosa sulla barca che mette Ondina in agitazione.

    L'agitazione cresce progressivamente fino alla disperazione. Adesso la muta urla, cerca di chiamare aiuto, non sa cosa fare.

    Accorre verso le sue compagne che chiacchierano all'ombra della quercia mangiando il miele. Ondina cerca disperatamente di spiegare quello che è successo,

    ma le altre non capiscono, vogliono che lei assaggi il miele.

    Ondina rifiuta le offerte con una reazione isterica.

    Fedele e la serva di Edoardo capiscono, zittiscono le altre).

    Serva di Edoardo-... dove? Al lago?... Fedele- Andé. Andé vegghi, andé via! (Andate. Andato a vedere, andate via!)

    (Tutte corrono via tranne Fedele e Ondina che piange convulsamente. Fedele cerca di calmarla e di capire, dal suo linguaggio reso ancora più sconnesso dai singhiozzi, cosa è successo).

    Fedele- Al bambinL'acqua? DimiFami capì, capis nenL'acquaAl bambin, che roba? Ma ch'it disi? Vòi nen capì, Voi nen. Mama a fhei

    capì chi ch'a la dis?

    (Il bambino, l'acqua? Dimmi, fammi capire, non capisco niente, l'acqua al bambino che cosa? Ma che cosa dici? Non voglio capire, non voglio. Ma ma avete capito che

    cosa dice?

    (Le altre serve si sono riunite intorno alla culla che adesso è solo un grande mastello. Le serve battono un telone bianco dentro al mastello. La loro azione ricorda

    lo scandagliare il fondo del lago. Alla domanda di Fedele si bloccano. Adesso estraggono il grande telo bianco dal mastello come issare il cadavere del bambino

    sulla barca.

    Il piccolo è annegato.

    Il lenzuolo bagnato viene sbattuto a terra e rialzato grondante, più volte. Poi lo distendono e disponendosi intorno simulano il movimento di remare.

    Fedele ricompone l'arnia, poi si avvia mestamente con Ondina, che continua a gemere come un cagnolino bastonato, verso il mastello rimasto vuoto. Per arrivarci passano sotto il grande lenzuolo grondante che le altre quattro serve hanno issato come un porticato sopra loro. Quando Fedele e Ondina sono passate il lenzuolo bagnato viene deposto sull'arnia che in questo modo evoca una tomba. Fedele e Ondina sono chine sul mastello. Si sente solo lo sciacquìo dell'acqua sul fondo, mossa dalla mano di Ondina).

    Fedele- (A Ondina) Basta piansi des, basta piansi pover j'òcc. Basta brusà pòvera front.

    Chi ch'a j'han vist is òcc. Chi ch'a j'han facc is man? Bastal'era pù nen al nòst bambin. Se la padronn-a la auriva nen che al succedeissa, al l'ava

    ammà nen da lasalo tut al dì con cola là. A l'era nen al tò bambin, l'era al bambin dij padròn e ij padròn ai no fari di bambin si vòro ij padròn

    i fan tucc ij bambin ch'i vòro.

    Su, fa nen dacsì, pians nen, che al pianti i san gnente, t'at visi? "Mentre piangile piante continuano a crescere"

    (Basta piangere adesso, basta piangere poveri occhi. Basta bruciare povera fronte. Che cosa hanno visto questi occhi, che cosa hannofatto queste mani? Basta Non era più

    il nostro bambino. Se la padrona voleva che non succedesse non doveva lasciarlo tutto il giorno con quella là. Non era il tuo bambino, era il bambino dei padroni e i padroni

    non fanno bambini se non vogliono. Sii non fare così, non piangere, che le piante non sanno niente, hai visto? Mentre piangi le piante continuano a crescere

     

    SCENA NONA

    L' inverno è alle porte si ricoverano le piante in serra

    (Sul terzo movimento della terza sinfonia di Brahms dal buio difondoemerge Vera cheporta una pesantepianta in vaso, poianche le altre serve portano piante

    in oaso).

     

    SCENA DECIMA

    L'abbandono della villa

    (La scena si riempie di piante in vaso. Al termine le serve si salutano ed escono.)

    Voce narrante- E Carlotta, chi poteva consolarla per via di certi vuoti aperti fra le fila dei vasi e perchè c'erano degli alberi senza una chioma ben regolata. Un giardiniere non deve distrarsi con passioni e gusti diversi, come non deve interrompersi pacifico ciclo della pianta verso la sua definitiva o transitoria maturità.

     

    EPILOGO

    Il vecchio giardiniere va annaffiando le piante

    (Entra dalfondo il vecchio giardiniere con l'annaffiatoio sulle spalle. Annaffia tutte le piante con cura poi chiude la tenda di pizzo difondo. Rimane lì, dietro la tenda a guardare il parco. Le luci si abbassano.)

    Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna