Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna UN TEATRO MULTIETNICO

UN TEATRO MULTIETNICO

Il lavoro di Vanda Monaco Westerstahl con il Tensta TeaterEnsemble

a cura di Eleonora Fumagalli

Vanda Monaco WesterstáhI non è una regista da poltroncina. Ricca di un'aura pervasiva, sale e scende dalla scena con vivacità scattante; una figura esile dai nervi d'acciaio, perennemente vestita di nero, con una folta chioma argentea e un'energia fisica ed emotiva straordinarie, di fronte alla quale è impossibile restare indifferenti. Il suo percorso si sviluppa dall'area della ricerca storica sul teatro, alla pratica teatrale. Una pratica, nello specifico, prima drammaturgica e poi registica, improntata da una forte volontà di sperimentazione.

Laureatasi in Storia del Teatro a Roma con Giovanni Macchia, svolge per quindici anni attività universitaria, didattica ed, essenzialmente, di ricerca (pubblica La repubblica del teatro, Firenze, Le Moimier, 1968 e Giambattista Lorenzi e la commedia per musica, Napoli, A. Berisio, 1968). Accanto a ciò partecipa alla fervente vita del teatro sperimentale romano degli anni sessanta. In questo ambito forma un gruppo di teatro militante con Gian Maria Volontè. Successivamente, per alcuni anni, si dedica solo all'attività universitaria e alla ricerca. Trasferitasi a Napoli, ha l'occasione di conoscere Roberto De Simone, del quale segue sia il lavoro di ricerca, sia l'attività teatrale, partecipando, senza un ruolo prestabilito, ai processi di produzione degli spettacoli: La Gatta Cenerentola, Mistero Napoletano, La Cantata dei Pastori. Questa è anche l'occasione per approfondire i propri interessi per il teatro musicale e l'opera. Passata a vivere in Svezia, sceglie di lavorare come dramaturg. La scelta è determinata dal caso: conosce il regista Peter Oskarsson che le chiede di collaborare alla messa in scena della Vita di Galileo di Brecht, affiancando Jan Mark, un importante dramaturg svedese. Stavano lavorando sulla cultura fiorentina e lei era un'italiana, un'intellettuale del teatro esperta di pratica scenica.

Sottraendosi, con la caparbietà del vero teatrante, a qualsiasi fissazione di ruolo, passa attraverso diverse esperienze teatrali, lavorando anche con registi d'opera. Girovagando tra realtà istituzionali e non, tutte selezionate dalla ferrea volontà di sperimentare se stessa e il proprio modo di fare teatro, arriva ad accumulare un sapere teatrale eclettico, che parte dal testo ma che in esso non vuole esaurirsi. Un sapere che urge di protagonismo, di messa in gioco fuori dagli ambiti protetti e rischiosamente stanziali di un ruolo riconosciuto. Diviene allora urgente provare a dar forma ad un proprio teatro, ad una propria visione del teatro. Con lo spettacolo Palatzet (11 Palazzo) avviene il passaggio alla regia. Tratto da I Cenci di Artaud, di cui curò anche la riscrittura, fu realizzato con attori professionisti dello Stadsteater di Stoccolma e rappresentò la svolta verso un impegno teatrale sempre più totalizzante.

La formulazione chiave di tale impegno venne poi suggerita dall'esperienza di un laboratorio condotto a Bologna nel '91 per la cattedra di Drammaturgia del DAMS (Università di Bologna). Gli studenti partecipanti provenivano da diverse regioni italiane ed alcuni erano stranieri (Islanda, Ex-Jugoslavia, ecc.), ognuno col proprio dialetto, la propria lingua, la propria cultura. Il crogiolo di apporti che si determinò arricchì l'elaborazione scenica del testo di evoluzioni imprevedibili che resero evidente come i linguaggi teatrali necessitino di diversità.

Il ritorno a Stoccolma comportò l'annuncio di un'avventura: la fondazione di una compagnia multietnica, il Tensta TeaterEnsemble.

Così, l'idea della contaminazione teatrale, che aveva già fornito il titolo ad un libro di Vanda Monaco WesterstáhI (La contaminazione teatrale, Bologna, Patron editore, 1981), e che percorre come un filo rosso le vicissitudini di un'esperienza complessa e anomala, dal'92 in poi, si trasforma nell'esperienza di una compagnia.

E. F.

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