Il ma'luf (letteralmente "familiare", o
"ciò che è consueto") è la versione tunisina
della cosiddetta tradizione musicale andalusa che si
ritiene aver avuto origine nelle comunità di lingua
araba della Spagna medievale (3).
Dopo l'espulsione dalla penisola iberica dei musulmani e
degli ebrei in seguito alla riconquista cristiana, la
loro musica si è trapiantata nelle città del Nord
Africa dove ha acquisito tratti locali caratteristici.
Nel XVI secolo, quando la
Tunisia venne annessa all'Impero ottomano, il
ma'luf fu adottato dai nuovi governatori turchi,
o bey. Nel XVIII secolo, Muhammad al-Rashid Bey
fu presumibilmente l'artefice del riordino del
corpus principale del repertorio in tredici cicli
vocali, o nubat, e dell'inserimento di brani
strumentali come regola comune. Il ma'luf,
tuttavia, non era patrimonio esclusivo
dell'aristocrazia: a Tunisi e in altre città, i
musicisti sufi eseguivano i canti tradizionali
all'interno dei loro luoghi di incontro, o zwaya
(singolare zawiya), nei caffè e nelle feste
della comunità, dove tutte le classi sociali ne
traevano piacere: tali esecuzioni avevano finalità
ricreative e, nel contempo, costituivano
l'espressione di un consapevole atteggiamento
conservatore (4).
Nelle stesse comunità, i musicisti giudaici
adattarono melodie e testi ebraici, tradizionali
e nuovi; i canti ebraici, detti piyyutim,
venivano eseguiti nella sinagoga e nelle case,
per il culto e per le celebrazioni familiari (5).
|
|
Musicisti sufi
di Testour cantano il ma'luf
durante una processione nel corso di un
tradizionale rituale di nozze
|
|
Il ma'luf è una tradizione
orale ma i testi dei canti, nei generi letterari
arabi del muwashshah e dello zajal, sono stati
fissati in raccolte speciali chiamate safa'in (letteralmente
"vasi"). Con la loro arcaica mescolanza
di arabo letterario e dialetto, l'attenzione,
risonante di poetica mistica sufi, sull'amore
inappagato o altrimenti irraggiungibile e le loro
immagini rarefatte che illustrano la bellezza
umana, la natura coltivata, i preziosi gioielli e
gli inebrianti effetti del vino, i testi dei
canti rinforzano le storiche connessioni del
ma'luf con un passato idealizzato e perduto per
sempre. Per i tunisini d'oggi, il ma'luf è un
simbolo della "Tunisia antica" e dei
gruppi sociali, delle usanze e dei luoghi che
sono adesso desueti o comunque trasformati: la
cultura dei palazzi, le confraternite sufi con i marabut
e i pellegrinaggi, i caffè con i fumatori di
hashish, e gli ebrei, artigiani e barbieri che
erano un tempo i suoi principali interpreti
professionisti. |
Jacob Bsiri,
musicista ebraico di Harakebira, Djerba,
canta piyyutim durante l'annuale pellegrinaggio
alla sinagoga di Ghriba. |
|