Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna 3

3. Il rapporto con la musica raï: dagli immigrati algerini ai beur
 

Il gruppo di persone di cui ho parlato fino ad ora può essere definito più precisamente dal concetto di sound group: "Sound groups are formed by people who choose a certain music mainly because they may identify a part of themselves with the values they connect to that music" (Magrini 2000: 329). Magrini precisa inoltre che "different sound group may coexists in a single place […] Sound groups may tend to coincide sometimes with ethnic groups, generational groups, or social classes in a layered society. But differently from ethnic or generational groups, sound groups are open. Thus, the choice to belong to a particular sound group may become a powerful means for self-representation within a society and may conform to or contrast the habits of a particular place, class, gender, etc." (ibid.) 

Si possono riconoscere tre principali sound group in relazione alla musica raï: (a) gli algerini rimasti in patria; (b) gli algerini emigrati; (c) i jeunes issus de l'immigration. Alcuni 'sottogruppi' possono esistere all’interno dei gruppi, come, per esempio, quello delle donne. Poiché lo scopo di questo articolo è lo studio della relazione tra beur – in particolare uomini - e il raï, inteso qui come strumento d'identità, penso che sia necessario osservare principalmente i gruppi b e c (8). E' mia opinione che per comprendere il sound group dei beur sia importante partire da quello degli immigrati. 

All'inizio della immigrazione algerina in Francia la musica proveniente dalla Cabila era la più famosa nei quartieri a prevalenza araba di Parigi e nei loro caffè, poiché, in molti casi, gli immigrati provenivano da questa regione dell'Algeria. Idir, il cantante cabile più rinomato giunto nel 1976 a Parigi, sottolinea come la musica della sua regione fosse per gli algerini immigrati l'unico conforto durante il loro 'esilio' (Derderian 1996: 207). I testi di queste canzoni trattano delle difficoltà quotidiane dei lavoratori immigrati, della solitudine, della lontananza, ma anche dei problemi del paese d'origine. La musica dei cantanti cabili è simile ad altri canti d'immigrazione. Dai testi di queste canzoni è facilmente deducibile che gli immigrati non prevedevano una vita permanente in Francia e che era basilare l'idea del far ritorno. 

Negli anni '70, come si è detto in precedenza, l'immigrazione algerina prese carattere sempre più stabile. La possibilità di ritornare alla propria terra si trasforma da una possibile realtà ad un mito. Così venne anche a mutare la musica preferita dagli immigrati. La musica cabile, e altri repertori regionali come per esempio lo chaabi (10) non furono più sufficienti a rappresentare le loro nuove identità e il loro mondo. 

El Hadj M’hamed, Alchiytoune (musica chaabi)  (mp3 file, 73 kb, 0.37 min)

In questo periodo giunse a Parigi da Orano la musica raï. Prima del 1986, data del primo grande concerto di musica raï in Francia tenutosi a Bobigny (momento fondamentale per la diffusione del raï), questo repertorio era confinato solamente in alcuni caffè e negozi di musica di Barbès. Dagli anni '80 invece la musica raï ha un ampio successo – in particolare con Cheb Hasni – tra gli algerini immigrati. 

Nel frattempo era mutato anche il tipo d'immigrazione. Le donne avevano raggiunto i loro uomini e in alcuni casi erano andate in Francia anche da sole. Le canzoni di Cheb Hasni sono state un reale ponte tra le due coste del Mediterraneo (Daoudi e Miliani 1996: 104-106,165-68; Virolle 1995: 67-79; Poulsen 1999: 159-187), anche se erano diverse le motivazioni per cui le canzoni venivano ascoltate. Se in Algeria le canzoni rappresentavano la speranza di raggiungere la Francia, la libertà di esprimere il proprio amore senza paura dei giudizi della società, la libertà dalle rigide etichette della cultura algerina, dall'altra parte, in Francia, le stesse canzoni avevano, e soprattutto hanno, un significato totalmente differente. 


Khaled in concerto

Prima di spiegare questo significato è importante sottolineare che il sound group degli immigrati non solo ha un diverso approccio alla musica 'raï francese', quale per esempio l'ultimo Khaled o Cheb Mami – spesso la musica da loro preferita – rispetto a chi vive in Algeria, ma anche rispetto a un certo raï proveniente dall'Algeria come quello di Cheb Hasni. 

Cheb Hasni, Jamai nansa  (mp3 file, 66 kb, 0.33 min)

Cheb Hasni fu assassinato nel 1994 da un presunto commando di estremisti islamici, ma la sua musica è ancora attuale ed apprezzata tra gli immigrati. Le sue canzoni – come spesso accade nella musica raï (Poulsen 1999) – raccontano di storie d'amore, e in particolare di storie tormentate. In queste canzoni, però, il soggetto dell'amore è spesso collegato sia al tema della partenza verso la Francia per raggiungere il proprio amore sia alla partenza della stessa persona amata per Parigi. Dunque, la sofferenza di abbandonare il proprio paese e il sentimento dell'esilio sono in realtà il centro delle canzoni di Hasni. In un certo senso nelle sue canzoni l'amore per una donna, e più in generale l'amore in sé, potrebbe essere interpreto come una 'metafora' dell'amore per l'Algeria. 

Per comprendere questo punto è importante evidenziare come l'aspetto affettivo e la relazione amorosa siano una realtà molto critica nella vita di un giovane algerino. Spesso molti giovani partono per la Francia proprio allo scopo di poter risparmiare i soldi sufficienti a comprare una casa e sposarsi. In questo modo il concetto d'amore viene a unirsi nello stesso tempo con quello di libertà, di successo della persona in 'esilio'. Un algerino mi disse che "l'Algeria è come una bella donna che hai dovuto lasciare ma che ami ancora". La musica raï ha dunque acquisito durante questi anni un significato del tutto particolare per gli algerini immigrati. 

Ci sono pochi articoli dedicati a questo aspetto della relazione tra immigrati algerini e musica raï (Miliani 1995; Derderian 1996; e, tra i più approfonditi e citati, Gross, Mcmurray e Swedenburg 1992). Essi suggeriscono che gli immigrati algerini usano la musica raï come una sorta di musica 'difensive and ethnic' poiché "with its cultural roots in Algeria, raï offers a kind of protective shield for immigrants who are experiencing the disruptions, dislocations, and insecurities of migration, who feel vulnerable to racist discrimination and economic marginality, and who wish to maintain an originary, imaginary communal identification" (Gross, Mcmurray e Swedenburg 1992: 148). Durante le ricerche che ho effettuato su questo tema, mi sono accorto che questa classica interpretazione di musica come difesa dell'identità e mantenimento della cultura d'origine non sembrava più sostenibile oggi nei confronti della musica raï in Francia. La musica raï sta assorbendo elementi da culture straniere, assai differenti da quella algerina, proprio a causa del processo di musical transculturaion: per la sua ampia eterogeneità il raï non appare come un valido strumento di difesa dell'identità etnica in quanto tale. Al contrario, altri repertori algerini, come abbiamo visto in precedenza, possono assolvere a questa funzione (musica cabile, chaabi) poiché sono più caratterizzati etnicamente (Stokes 1997: 1-27). 

Piuttosto, la musica raï assolve un'altra funzione all'interno del sound group degli immigrati: essa diviene una 'musica del ritorno', permette di portare a compimento quel 'mito del ritorno' che è spesso irrealizzabile. Ciò è possibile in quanto la musica raï agisce qui come una 'metafora musicale' e, parlando dell'amore per una donna, parla dell'amore per la patria lontana. Se lo chaabi, canta delle sofferenze della vita dell'immigrato, il testo del raï ricorda agli immigrati le motivazioni per cui spesso sono partiti, gli affetti lasciati, e in alcuni casi la propria giovinezza in Algeria. Il raï si conferma come un legame importante tra immigrati e Algeria, un legame che può rivivere ancora attraverso la musica raï. 

Come si è visto in precedenza, anche il sound group dei beur ha espresso la sua preferenza per la musica raï per rappresentare la loro identità. L'eterogeneità dalla musica raï permette loro di scegliere un particolare stile in base alle loro peculiari necessità d'espressione. Oggi sono sempre più presenti gruppi e cantanti provenienti proprio da questa generazione, come ad esempio il famoso Cheb Faudel, e – tra i meno conosciuti all'ampio pubblico – Cheb Rani, Raï Kum, Seba Malik (Daoudi 2000: 69-76), ed altri stanno arrivando. Spesso gli immigrati algerini non accettano questo tipo di raï in quanto così fortemente connesso ai giovani beur da essere definito da alcuni come raï-beur


Cheb Faudel
L'interesse dei beur nei confronti della musica raï si sviluppa grazie al concerto di Bobigny del 1986. Infatti, molti beur per la prima volta hanno l'opportunità di ascoltare il raï cantato dal vivo dalle più famose vedettes. Prima d'allora la musica raï era un retaggio culturale ereditato dai parenti, qualcosa di lontano dalla propria identità. Sotto l'influenza del concerto di Bobigny alcuni beur decisero di usare la musica raï – presentata dai giornali algerini e francesi come una musica ribelle e di successo – come una risposta 'musicale' ai loro problemi d'identità – che già erano stati espressi con le proteste del 1983 – e come strumento di una loro affermazione.

Cheb Faudel, Telment N’Brick  (mp3 file, 74 kb, 0.37 min)

Dal 1986 fino ai giorni nostri la popolarità della musica raï è cresciuta. Un sempre maggior numero di beur si sta dedicando a questo repertorio proprio a causa del successo dei gruppi e cantanti beur, il più famoso dei quali – alla pari con Khaled e Mami – è Faudel. Con i cantanti beur si uniscono alla musica raï altri stili tipici delle periferie quali il rap, il reggae, un insieme che produce un nuovo stile tipicamente raï-beur

Se il sound group degli immigrati principalmente fruisce della musica raï – tant'è vero che i più famosi cantanti raï immigrati cantavano questa musica prima di arrivare in Francia – il sound group dei beur non solo fruisce della musica raï ma anche è attivo nella creazione di un nuovo e peculiare stile. Vorrei suggerire che i beur interpretano la musica raï non come una 'musica del ritorno', come fanno gli immigrati, ma piuttosto come 'musica d'identità', una musica legata alla loro volontà di affermare e far riconoscere la loro identità nella società francese. In conclusione, per i beur la loro musica raï è una forma di risposta sia alle politiche assimilatrici o d'integrazione messe in atto dalla Francia sia, allo stesso tempo, ai loro problemi d'esclusione dalla società algerina.


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