Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
Le miserie della vita
Questo mondo di violenza, di precarietà e di emarginazione è per molte la perpetuazione, sotto diversa forma, delle miserie vissute durante l'infanzia, una risposta insufficiente al bisogno di trovare uno status all'interno di una società dura nei confronti delle donne indifese, coloro che hanno "le spalle fredde" come dicono le canzoni. Esaminiamo, rispettando l'anonimato cui tanto tengono, alcuni degli itinerari di queste donne respinte ed emarginate, che come altre sognano comunque la rispettabilità, esprimendo il desiderio di effettuare il pellegrinaggio redentore alla Mecca, di fare un buon matrimonio, di sistemarsi e di dimenticare il passato. Una delle cantanti è nata in una famiglia molto povera. Il padre handicappato conduceva un carretto "per trasportare beni altrui". Alla morte del padre la madre si risposò e fu un inferno per l'orfana. Se ne andò da casa a diciotto anni, ritrovandosi quindi gravida e nubile. Incontrò in seguito un cantante che adottò suo figlio, ed entrò nel mondo dell'arte come cantante ai matrimoni e di cabaret. Divorziò e sposò un berrah da cui ebbe quattro figli; continuano a cantare insieme. Un'altra è la figlia di una prostituta ed è cresciuta in un mondo dove sopravvivono solo le persone intraprendenti. Ha conosciuto la grande miseria di chi "cerca di che mangiare e dove dormire". Ha una bella voce ed incontrò delle persone che la incoraggiarono a cantare all'età di sedici anni. Un'altra ancora era sposata con un uomo "molto duro e violento" che la teneva segregata, e giurò di cantare "davanti agli uomini" se un giorno questi fosse morto. Divenuta vedova con due giovani figlie a carico, ha cominciato a cantare per sopravvivere e non si è più risposata. Un'altra faceva la pastora. Orfana in età giovanissima, vagabondò per strada dormendo in "casa d'altri". Notata ad una festa d'affari per la sua abilità canora, iniziò così la sua carriera e finì per sposare un flautista da cui ebbe sei figli, sempre continuando a cantare perché questa era la sua volontà. Un'altra chikhat di famiglia povera si ritrovò vedova a vent'anni. Persino il padre era morto da poco. Senza speranza e con un figlio ancora in fasce, cominciò a cantare in un gruppo di meddahat e in seguito incontrò un flautista con cui iniziò la propria carriera di chikhat. Non si è più risposata. La necessità di sopravvivere e l'amore
per la musica si fondono così in queste biografie che narrano della
formazione di coppie artistiche (la più famosa delle quali è
quella composta da Cheba Fadéla e Cheb Sahraoui che
cantano in coppia e si separano il meno possibile dal figlioletto) e di
donne che cercano di trovare un equilibrio fra le proprie vite di madri e i
viaggi connessi al mestiere. Bisogna osservare alcuni degli aspetti
più sottili di quest'arte per scoprire le possibili ragioni per cui
queste cantanti sono attratte da una situazione che grava così
pesantemente su di loro. Il duo più famoso nella città e
sul palcoscenico: |