Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Bohlmann 2

2. La shechinah e i concetti tradizionali di domini sacri dotati di genere

 

Prima di espandere il mio tema analitico sul Mediterraneo ebraico, è necessario stabilire un livello più profondo di genere nella pratica ebraica sacra e religiosa, il livello occupato dalla shechinah, il sacro femminile. La shechinah, termine tradotto letteralmente come "la divina presenza di Dio," possiede specifici caratteri archetipici, detti sefirot in ebraico. I sefirot forniscono immagini o rappresentazioni di Dio che mettono teologicamente in grado di pensare a Dio e ai molteplici modi in cui Dio è presente nella vita umana, senza tuttavia attribuire a Dio una forma iconica specifica (cfr., ad esempio, Wolfson 1992). I sefirot non moltiplicano i significati o le interpretazioni di Dio, ma piuttosto li intensificano. La shechinah esiste prima di tutto come metafora, come la sposa del Sabbath che giunge nella comunità ebraica all'inizio del sabato, il venerdì sera, e la cui presenza simboleggia l'unione della comunità ebraica durante il sabato. .

Il servizio rituale della sinagoga che dà inizio al Sabbath usa la shechinah come metafora fondamentale dell'unione. Gli uomini che pregano nella sinagoga accolgono la sposa del Sabbath con il rito e con il canto, rivolgendosi verso il fondo della sinagoga ad un particolare momento del rito e scortandola con i loro canti, in particolare con L'cha dodi, verso il centro della sinagoga, dove essi stessi si riuniscono nel momento di preghiera più intenso davanti alla Torah, i cinque Libri di Mosé (cfr. Cornbleet 1994). Sebbene il rito e la musica marchino in modo concreto l'arrivo della shechinah - la congregazione intera si volge e sembra salutare una presenza invisibile - essi non fanno necessariamente pensare ad una femminizzazione dello spazio rituale della sinagoga; piuttosto, sono impegnati in una esecuzione di comunità. L'esecuzione rituale intensifica il significato, senza necessariamente renderlo più specifico.

Il Sabbath è il momento della settimana in cui il senso di comunità ebraica è più intenso, e vale la pena notare che è anche il momento in cui le distinzioni di genere e l'espressione musicale di queste distinzioni sono più marcate, sia nelle case che nella sinagoga. La preghiera nella sinagoga non è relegata al solo Sabbath, ma è al contrario una componente giornaliera della vita comunitaria. Durante la settimana, tuttavia, la shechinah occupa uno spazio rituale al di fuori della comunità. Infatti, essa vive in esilio durante la settimana, un esilio che possiede il significato metonimico aggiunto di rappresentazione della diaspora.

Il rito della sinagoga che apre il Sabbath enfatizza questa condizione di outsider durante la settimana. Innanzitutto, la shechinah deve entrare nella sinagoga dall'esterno del santuario e dell'edificio della sinagoga stessa. In tal modo, essa entra in uno spazio che, sia durante la settimana che letteralmente al momento del suo ingresso, è stato occupato esclusivamente da uomini, secondo i principi ortodossi. Durante il suo ingresso, la shechinah proviene da ovest e procede verso est, poichè la sinagoga ebraica è orientata verso est, verso mizrakh, verso Gerusalemme e la ri-unione (in-gathering) dopo la diaspora. Sia il rito dell'arrivo della shechinah, sia la trasformazione dello spazio rituale maschile in spazio sacro e narrativo femminile possiedono dunque un significato storico molto più ampio.

L’cha dodi

L’cha dodi likrat kala,

p’ne shabbat n’kabla.

Shabbat shalom um’vorach.

(testo ebraico traslitterato)

Come, my beloved, let us greet the bride,

let us welcome the Sabbath,

A peaceful and blessed Sabbath.

(traduzione dall'inglese)

L'arrivo della sposa del Sabbath ha un enorme significato metonimico perchè essa dà senso alla comunità stessa e alla sua continua esistenza nel tempo. L'arrivo della sposa del Sabbath è un momento di speranza, di re-immaginazione della storia ebraica nella terra d'Israele. Tale re-immaginazione assume necessariamente molte forme, a causa delle diverse storie delle molte comunità ebraiche della diaspora. Secondo le interpretazioni tradizionalil, la shechinah ha anche valenza metaforica, connessa ai riti di riproduzione. Il suo arrivo e la sua partenza - e per estensione la sua demarcazione delle sfere del Sé e dell'Altro - sono ritualmente eseguite nella cerimonia nuziale. La shechinah, in questo senso, accresce i significati simbolici del Sé attraverso la riunione della comunità nella casa, nella sinagoga e in occasione del matrimonio, eventi spesso rappresentati iconograficamente nelle cartoline postali riprodotte nell' esempio 3, che venivano stampate all'inizio del ventesimo secolo nei centri di cultura ebraica mediterranea, la Grecia, la Bosnia e la Tunisia (cfr. Avishur 1990).

Cartoline postali con rappresentazioni di donne nella cultura ebraica mediterranea
(inizio del ventesimo secolo)

E' estremamente significativo che il simbolismo della shechinah sia quello del matrimonio, che ritualizza quindi l'arrivo della sposa del Sabbath in preparazione dell'unione con il dominio sacro maschile nello spazio e nel tempo della sinagoga. Il Sabbath, che inizia venerdì sera al tramonto e termina sabato sera, di nuovo al tramonto, è ricco di queste metafore di matrimonio, unione e riproduzione della comunità. Il Sabbath, quindi, è in senso temporale e fisico lo spazio di mezzo, un periodo di fine e inizio, di arrivo e partenza, di celebrazione del Sé come diverso dall'Altro. La musica del Sabbath, sia nella sinagoga, sia nella casa, celebra e ritualizza l'unione di questi spazi in cui coesistono il sacro femminile e il sacro maschile. L'esempio 5 propone l'esecuzione di una composizione del Seicento scritta per un matrimonio a Mantova, uno dei più importanti centri di musica e cultura ebraica della prima età moderna.

Salamone Rossi: "Poesia-Eco" per un matrimonio
nel ghetto ebraico di Mantova (ca. 1610-1622)

Le-mi ekhpots la’asot yeqar (A chi dovrei fare onore)

[l'autore del testo è ignoto]

 A chi dovrei fare onore? Di certo a quelle anime
	che si uniscono come un uomo e una donna.
Nella dimora divina in cui Dio dà forma all'anima,
	la sua fortezza è già marcata per la futura anima compagna
La vita sarà il suo desiderio, la compagna sarà il suo
braccio destro,
	Che non siano mai in contrasto, che non conoscano discordia.
Anche quando un uomo ha grandi ricchezze, egli metterà in vendita
	tutti i suoi averi per prendere con sé una figlia della saggezza.
Così sarà il grande erede dell'onore della maniera della Torah.
	Chi distruggerà questo per gelosia?
Questa saggia donna dividerà il suo pane.
	Protetta come il suo stesso agnello, lei tace anche quando arrivano i tosatori.
Egli farà onore a lei più che a se stesso,
	Protetta sotto le sue ali, sarà sollevata in alto sulla sua casa.
Le nazioni ammireranno la loro gloria per tutta la loro esistenza.
	La loro unione sarà perfetta, eviteranno la malizia.
Il desiderio di una donna è per suo marito, che la forma come dal nulla.
Ma, nonostante egli sia il suo "signore," le mostra affetto in abbondanza.
	Lei costruisce la sua propria casa nella gioia, senza contrasti o contese.			
Signore onnipotente, concedi ai nostri cari amici
	i tuoi favori senza limiti per sempre, sì, fino
all'eternità!

[versione italiana della traduzione inglese di P. Bohlman, da M. Feist]

I concetti del sacro femminile contrastano con quelli del sacro maschile e prendono metaforicamente forma, ad esempio, nel giorno di Sabbath con l'accoglimento della sposa del Sabbath con diverse formalità nella casa, che è uno spazio femminile, e nella sinagoga, che è uno spazio maschile. Gli arrivi rituali del sacro femminile ritualizzano e puntano l'attenzione verso gli spazi liminali tra i mondi sacro e profano. La shechinah attira anche l'attenzione sulla distinzione tra Sé e Altro perchè la presenza femminile di Dio risiede normalmente in esilio, e tra le condizioni storiche di cui essa serve come metafora è la stessa diaspora ebraica.

Se dunque pensiamo al sacro come suddiviso in due generi distinti, il modello di Sé - i rituali di riproduzione in cui tutto è senza tempo e senza luogo - sembra collassare. In questo articolo, tuttavia, è mia intenzione affrontare la dinamica secondo cui (1) la shechinah agisce come conferma puntuale della condizione di diversità e (2) la sposa del Sabbath rappresenta ancor più la condizione storica dell'esilio e della diaspora e i modi in cui tali condizioni tracciano dialetticamente sul Mediterraneo la mappa della storia ebraica.


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