Dottorato
in Studi teatrali e cinematografici
coordinatore Marco De Marinis
20 aprile-11 giugno
Seminario interdottorale
in collaborazione con
Scuola Superiore di Studi Umanistici di Bologna
Teatro e neuroscienze
L’apporto delle neuroscienze cognitive
a una nuova teatrologia pluridisciplinare
e sperimentale
a cura di Marco De Marinis, Francesca Bortoletti, Giulia Guiducci
3 maggio, ore 11
JEAN-MARIE PRADIER
Università Paris VIII-Saint Denis
Arts du Vivant et Sciences de la vie:
entre laboratoire et recherche pragmatique
Arti del Vivente e Scienze della vita:
tra laboratorio e ricerca pragmatica
Sala Rossa – Scuola Superiore di Studi Umanistici
via Marsala, 26
Les points de contact entre le théâtre occidental et les sciences du vivant sont anciens et multiples. La naissance de la tragédie est contemporaine de la naissance de la médecine hippocratique. Les références explicites et implicites aux sciences de la vie sont présentes dans la littérature dramatique, les théories relatives au phénomène théâtral et à l’art de l’acteur. Par ailleurs si les praticiens ont souvent été ouverts aux « idées scientifiques », beaucoup ont pressenti ce que la science n’était pas en mesure de prouver.
La question qui se pose tient à l’extrême complexité du phénomène théâtral. Par ailleurs la rencontre avec les formes extra-européennes renouvelle l’aporie posée par le couple « nature-culture », inné - acquis. Recherche et théorie scientifiques oscillent entre la prise en considération d’éléments fragmentaires discrets et l’étude de niveaux d’organisation comportementaux. La difficulté tient à la nécessité de combiner les aspects analytiques et les relations systémiques au sein des organismes vivants en action, et entre eux-mêmes et leur environnement. Les exemples montreront comment les notions anciennes d’imitation, d’attachement (Harlow, Bowlby), de synchronie interactive, de ritualisation, d’émotion ont été des étapes vers les perspectives actuelles qui les affinent. Exemples qui doivent stimuler l’interdisciplinarité, l’ambition mais aussi la modestie.
J.-M. Pradier
I punti di contatto tra il teatro occidentale e le scienze della vita sono antichi e numerosi. La nascita della tragedia fu contemporanea alla nascita della medicina ippocratica. I riferimenti alle scienze della vita nella letteratura drammatica sono espliciti ed impliciti, come anche nelle teorie relative ai fenomeni teatrali e all’arte dell’attore. Per di più se gli uomini di teatro sono stati spesso aperti alle “idee scientifiche”, molti hanno addirittura pre-sentito ed anticipato quello che la scienza non era in grado di provare.
La domanda che ci si pone concerne l’estrema complessità del fenomeno teatrale. D’altronde l’incontro con le forme spettacolari extra-europee rinnova l’aporia posta dalla coppia natura-cultura, innato-appreso. Ricerca e teoria scientifiche oscillano tra il prendere in considerazione elementi frammentari, discreti e lo studio di livelli d’organizzazione dei comportamenti umani. La difficoltà riguarda la necessità di combinare gli aspetti analitici e le relazioni sistemiche in seno agli organismi viventi in azione, e tra loro stessi ed il loro ambiente. Gli esempi mostreranno come le antiche definizioni e nozioni di ‘imitazione’, di ‘attaccamento’ (Harlow, Bowlby), di ‘sincronia interattiva’, di ‘ritualizzazione’, di ‘emozione’, siano state delle tappe verso le attuali prospettive che le hanno affinate. Esempi che devono stimolare l’interdisciplinarità, l’ambizione ma anche la modestia.
Note sul relatore
Jean-Marie Pradier è docente all’UFR Arts-Théâtre dell'Università di Paris VIII-Saint-Denis, dove è anche Co-Direttore del Dipartimento di Teatro. È membro permanente dell’International School of Theatre Anthropology (ISTA) dal 1979, anno della sua fondazione ad opera di Eugenio Barba; gestisce l’organizzazione della Maison des Sciences de l’Homme- Paris Nord, ove porta avanti la ricerca sul tema “Creazione, Pratiche, Pubblici”. Dopo un percorso accademico che lo ha condotto a Bordeaux, a Toulouse e poi a Lavaur, Istanbul (dove ha insegnato psicologia) e Rabat (dove ha insegnato linguistica), tornato a Parigi ha fondato la disciplina di cui detiene la cattedra: l’Etnoscenologia.
L’Etnoscenologia è un neologismo costruito sul modello corrente della terminologia scientifica per l’identificazione delle nuove discipline. È stato ufficialmente depositato all’UNESCO, a Parigi il 3 maggio del 1995 sotto il patrocinio della Maison des Cultures du Monde, della Maison des Sciences de l’Homme e di numerose università internazionali, tra cui l’Università di Paris VIII-Saint Denis e l’Università di Salvador de Bahia in Brasile. L’Etnoscenologia è dunque lo studio delle diverse manifestazioni e pratiche spettacolari umane, in rapporto ai diversi e specifici contesti culturali, sociali e storici, in cui sono state prodotte. Il suo oggetto, la spettacolarità umana, viene definito e concettualizzato al plurale perché ricomprenda tutte le Pratiche Performative Umane Organizzate delle diverse comunità culturali e gruppi etnici del mondo. Nella lungimirante ed ambiziosa prospettiva di una futura elaborazione di una Scenologia Generale, l’Etnoscenologia si costituisce come avanguardia epistemologica negli studi scenici, apportando due fondamentali rivoluzioni d’approccio: l’abbandono d’ogni forma di etnocentrismo e l’adozione di una prospettiva programmaticamente pluridisciplinare che ponga le scienze artistiche, e specificatamente gli studi teatrali e quelli coreografici, in dialogo e collaborazione con le Scienze della Vita e dell’Uomo: dall’Etnolinguistica e Sociolinguistica, alle Scienze Cognitive, alle Neuroscienze, all’Etologia, all’Etnologia, Sociologia, Antropologia, Psicologia, Fisiologia. Analisi e teorie del comportamento umano vengono integrate inoltre con le conoscenze pratiche provenienti dal lavoro dei performers e dalle esperienze riportate dai pubblici.