Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Organizzazione ed Economia dello spettacolo (M-Z)

QUELLI DI GROCK (Milano)

quellidigrock@tiscalinet.it

www.quellidigrock.it

via Emanuele Muzio, 3 - 20124 Milano

Gruppo di studio: Elisa Di Liberato, Ilaria Gentiluomo, Delia Giubeli

La nascita

La compagnia Quelli di Grock nasce a Milano nel 1976, dopo circa due anni di attività non ufficiale. I fondatori sono Maurizio Nichetti (che diverrà un punto di riferimento per il gruppo fino al 1979), Claudio Intropido (attuale regista della compagnia), Gino Cardarelli, Osvaldo Salvi ed altri.

Per la gran parte dei soci si trattava di assicurare una continuazione all'esperienza realizzata presso la scuola di mimo del Piccolo Teatro di Milano. Gli anni settanta videro, non a caso, un rinnovato interesse per l'arte del mimo, per la gestualità e le risorse espressive del corpo dell'attore-autore, percorsi nei quali si individuavano le caratteristiche di una ricerca tesa a oltrepassare il limite della mera descrizione.

La cooperativa nasce come "scuola di mimo". Da subito si delineano due punti saldi che rimarranno costanti pur nelle trasformazioni: l'impegno vòlto alla formazione dell'attore e la ricerca espressiva nell’ambito del mimo, della clownerie, della commedia dell'arte.

Anche la scelta del pubblico rivela un duplice interesse: ragazzi (difatti la compagnia lavora principalmente nell’ambito del teatro per l'infanzia e la gioventù) e adulti… con tutte le difficoltà del caso, poiché l'etichetta "teatro ragazzi" si traduce spesso in diffidenza, e i teatri difficilmente aprono la programmazione della fascia serale a lavori pensati per spettatori di generazioni diverse.

Il 1979 segna una sorta di cesura: Maurizio Nichetti, in seguito al successo cinematografico del suo Ratataplan, lascia il gruppo. L'attività della compagnia subisce una battuta d'arresto alla quale seguono anni di riflessione e allontanamento dagli orizzonti comuni, durante i quali gli attori intraprendono percorsi individuali (Claudio Intropido, in particolare, si reca in Francia, dove approfondisce una ricerca sul teatro-danza).

Trascorrono dieci anni e, nel 1989/90, Claudio Intropido e Valeria Cavalli (attrice, collaboratrice alla regia e alla drammaturgia) sentono l'esigenza di rifondare il gruppo alla luce delle nuove esperienze, mantenendo però costante l’impegno espresso da Quelli di Grock nell’ambito della scuola.

La rinascita

Pur nel cambiamento, permane l’interesse per un teatro che prima di essere parola è corpo in tutte le sue possibilità espressive, dove la voce è la naturale prosecuzione di un’apertura fisica consapevole, un’ulteriore conquista. Rispetto al passato, ora gli attori esplorano i territori del teatro-danza conservando però i fondamenti del precedente lavoro.

L’azione non è mai descrittiva, il lavoro creativo degli attori è rigorosamente autentico e si basa sulle tecniche dell’improvvisazione. Claudio Intropido lascia estrema libertà agli attori, agendo come "sguardo esterno" al fine di orientare i contenuti e l’energia delle improvvisazioni individuali verso percorsi nitidi.

La maturazione di tali presupposti è rappresentata dallo spettacolo Istruzioni per l’uso (1989), che resterà nel repertorio della compagnia e dal 1995 si chiamerà Caos. Lo spettacolo, destinato ad essere apprezzato in Italia e all’estero, registra tuttora – a 12 anni dal debutto – una considerevole presenza di pubblico ad ogni replica.

Il lavoro trae spunto dal testo Manuale di istruzioni per l’uso di Julio Cortazar. Lo spettatore ritrova i mille gesti quotidiani che compie, più o meno consapevolmente, lungo lo scorrere della giornata. Immaginiamo di sezionare un grattacielo. Formiche lo percorrono in verticale ed orizzontale, salendo e scendendo le scale, adeguandosi ai ritmi ben poco umani imposti dalla metropoli (è immediato il riferimento alla città di Milano, ma non come allusione esplicita, bensì come condizione vissuta dagli attori) e dalla sua continua e inevitabile frenesia nella quale "chi si ferma è perduto". Ma lo sguardo non è mai penoso, drammatico, né tantomeno accusatorio, bensì estremamente divertito. Trasportato nella poesia, il caos diventa armonico. Aprire e chiudere la porta, lasciarsela alle spalle, recuperarla immediatamente, trovare un giornale sulla panchina del parco, leggerlo e passarlo a qualcun altro, trangugiare una mela e parlare contemporaneamente per evitare "perdite di tempo" (sul limite del proscenio, con conseguente imbrattamento del pubblico in prima fila che, però, non può fare a meno di ridere). E poi ancora salutare, arrabbiarsi, stancarsi e concedersi la libertà che forse, durante tutto il resto della giornata, ci è stata negata… riconquistarla, quindi, ma davvero? O forse quel che vediamo in scena è solo un sogno? D'un tratto la necessità di una risposta scompare lasciando il posto a un’autentica immedesimazione sinestesica.

Le scenografie di Claudio Intropido (diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera) sono costituite da sedie di metallo dagli intensi colori primari, rampe di scale continuamente in movimento utilizzate in modi sempre nuovi. Anche le luci creano dei fantasiosi giochi di colore sui getti d’aqua nel travolgente finale durante il quale il pubblico è letteralmente inondato dagli spruzzi degli attori che si concedono scivolate e capriole su un telo di plastica e lastre di plexiglass. L’acqua è elemento capace di spogliare l’uomo delle sue piccole e micidiali cecità quotidiane, risvegliando un’immediata necessità di conoscenza e comunicazione con gli altri esseri umani (dei quale, forse, ignorava l’esistenza fino a un attimo prima). Neutralizzate distanze e inibizioni, ciò che rimane in sala è un gruppo di attori e una platea di spettatori uniti dalla medesima illuminazione... e tanta, tanta acqua.

La scuola

Il ciclo di studi della scuola ha durata triennale. 500 allievi accedono ai primi due anni a pagamento; il terzo anno è, invece, gratuito e vi accedono solamente i sei allievi più meritevoli che potranno così dedicarsi a tempo pieno all’attività teatrale.

I corsi attivati sono di recitazione, mimo, danza contemporanea, canto, doppiaggio, teatro per adolescenti, animazione teatrale per bambini. Accanto ai corsi più strutturati, sono avviati ogni anno dei seminari brevi su tematiche specifiche (teatro di narrazione, voce, musicalità, gestualità e movimento, comicità…).

Quando l’esito del terzo anno di corso è particolarmente convincente, la cooperativa decide di finanziarne la produzione per immetterla nel mercato.

È questo il caso di Moby, l'ultima produzione della scuola, che ha già partecipato ad alcune vetrine di teatro ragazzi, tra le quali "Segnali" in Lombardia.

Secchi d’acqua appesi che dondolano continuamente dando la viva sensazione del viaggio per mare (un catino lungo circa 70 cm). Ondeggia un palo sulle teste dei personaggi, ondeggiano i loro stessi corpi in magica concomitanza con gli elementi scenici. Un’unica onda per tutti, per quell’equipaggio del capolavoro di Melville del quale non si intravedono più di sei componenti, ma che si avverte molto più numeroso quando i corpi si lasciano energicamente accompagnare dalla struttura praticabile che è, di volta in volta, nave, molo, prigione e insieme unico veicolo verso il nemico Moby Dick: da sconfiggere per ignorare la desolazione della piccola immensa nave che è l’unico mondo, microcosmo dei naviganti su quell’immenso piccolo catino che è il mare.

Forte è la "presenza" del capitano Hacab, che mai appare in scena, ma si manifesta in maniera assillante nella coscienza sottomessa della ciurma che rimane paralizzata al solo inquietante rumore della gamba di legno che tormenta il pavimento della stiva. E’ il suo passo a ricordare all’equipaggio l’impossibilità di ribellarsi alla solitudine e alla follia dell’impresa... odiare Moby Dick è il solo modo per dare un senso a quel viaggio lungo, interminabile e, oramai, intrapreso.

Profilo organizzativo e istituzionale

Dal 1997 la sede di Quelli di Grock (comprendente uffici e scuola) si trova in via Muzio, nei pressi della stazione ferroviaria di Milano, mentre gli spettacoli si svolgono presso la Sala Leonardo (nella zona del Politecnico), ma in precedenza la compagnia aveva sede presso il Teatro Greco, struttura parrocchiale abbandonata negli anni ’50 e ristrutturata a spese della cooperativa. Il Teatro Greco è stato uno spazio importante anche per compagnie come la Societas Raffaello Sanzio e la Valdoca, rappresentando un luogo di ospitalità nel capoluogo lombardo all'inizio degli anni ’90.

La compagnia si configura come cooperativa s.r.l. e nasce ufficialmente il 20 luglio 1976. Dal Ministero per i Beni e le Attività culturali è riconosciuta come "compagnia d’innovazione", ma senza la definizione di "stabilità" (anche se a livello pratico ci sarebbero tutti i requisiti per ottenere tale riconoscimento).

Dell'organizzazione economica è responsabile Francesco D'Agostino, anch'egli attore della compagnia (impegni permettendo).

Alcuni dati relativi al decennio 1990-2000

  • Le giornate lavorative sono passate da 1500 a 4500, mentre il numero di recite è leggermente diminuito a causa della contrazione del mercato.
  • Il budget annuale è di circa 1 miliardo e 600 milioni di lire. Di questo solo il 25% è costituito dai contributi pubblici provenienti da Comune, Provincia, Regione e Ministero (contro il 50% di 10 anni fa).
  • Circa 600 milioni vengono ricavati dall’attività della scuola, il resto è ottenuto con attività laboratoriali nelle scuole e animazioni teatrali all’interno di eventi pubblicitari per aziende e marchi.

Per dirla in breve: la compagnia sopravvive grazie alle proprie forze e al lavoro ipersfruttato dei soci, mossi unicamente dalla passione... cose che capitano a chi decide di mettersi in gioco e, nonostante le difficoltà, continua a sentire il piacere e la necessità di farlo!

P.S. Il gruppo di studio ringrazia Isabella Micati per aver realizzato i contributi video.

Relazione tenuta nell’ambito del corso di Organizzazione ed Economia dello Spettacolo
28 maggio 2002

Ritorno alla pagina precedente

Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna