Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Organizzazione ed Economia dello spettacolo (M-Z)

IL VILLAGGIO ECOLOGICO DI GRANARA (prov. di PR)

www.alekos.org/granara/

 

Gruppo di studio: Angela Dalia, Mara Palmieri, Claudia Pistolese, Francesca Veltre

Centro di sperimentazione e ricerca

Granara è un piccolo agglomerato di case contadine costruite in pietra e legno sull'appennino tosco-emiliano, in alta Val di Taro. Con i suoi oltre 100 ettari di campi e pascoli rivolti a sud, di boschi di cerro e di torrenti, è sicuramente un posto meritevole di essere fatto rivivere.

Il Progetto Granara alla sua fondazione, nel 1993 – anno di scrittura della prima Magna Charta – era composto da tre sottoprogetti (settori) integrati tra loro. I fondatori hanno ritenuto indispensabile connettere fra loro attività di produzione agricola biologica (senza l'uso di sostanza chimiche di sintesi), con attività di ricerca e sperimentazione tecnologica nel campo delle tecnologie appropiate (a basso impatto ambientale) e con attività di educazione ambientale e alla salute, consapevoli che questi tre settori costituiscono tre facce di un'unica risposta alla frattura ecologica.

Oggi il progetto segue le linee di una rifondazione avvenuta nell’estate del 2001 che ha favorito la nascita ufficiale del settore teatrale oltre ad una totale ristrutturazione della gestione organizzativa. A livello pragmatico, sono state costituite tre fasce di azione:

Il Consorzio dei proprietari terrieri che tramite un atto notarile rende tutti gli interessati proprietari della medesima quota associativa coinvolgendoli in una gestione collettiva delle terre e dando loro il potere decisionale sull’approvazione dei progetti.

L’Associazione, non ancora riconosciuta legalmente, è costituita da soci anche esterni al villaggio, si fa carico dell’integrazione fra i progetti e dei rapporti di comunicazione tra questi ed il consorzio proprietari.

I gruppi di lavoro pianificano la fattibilità e la realizzazione dei singoli progetti e si dividono in quattro settori:

  • Tecnologie appropriate: il gruppo TATTLE fondato dagli ingegneri Dario Sabbadini e Bruno Tommasini, Luca Frigerio, Andrea Tondi, ha fino ad oggi realizzato impianti di compostaggio a secco, di riscaldamento domestico a basso consumo, pannelli solari termici, fitodepurazione acque grigie con sistema di lagunaggio, costruzione casa pilota a solare passivo con tecniche di bio-architettura. Attualmente ha avviato uno studio di fattibilità per l’installazione di generatori eolici sul territorio. Tutte le iniziative sono state realizzate con l’utilizzo di fondi privati o degli utili provenienti dall’organizzazione di seminari a tema scentifico . Molte sono state le collaborazioni con altre realtà come l’università Politecnico e la cooperativa Alekos di Milano, il servizio civile internazionale, gli ecovillaggi Euz e Solaria.
  • Educazione ambientale: il gruppo A SPASSO NELL’AVVENTURA è stato fondato da educatori e animatori provenienti da esperienze diverse come Giovanni del Genio, Giorgia Sampaoli, Umberto Poet, Laura Carminati. Collabora, primo fra tutti, con il gruppo TATTLE, con il quale organizza laboratori per bambini sul tema delle tecnologie appropriate, con le scuole, i comuni limitrofi ed il CAI.
  • Agricoltura biologica: il gruppo si è da poco costituito, ha lavorato fino ad oggi sulla sperimentazione di permacultura e metodo Phanos. Ha, tra gli obiettivi, la costituzione in collaborazione con il gruppo di educazione ambientale di una fattoria didattica e la creazione di un giardino di erbe officinali. Collabora con la fattoria didattica Macinarsi e con il gruppo d’acquisto Maltrainsema di Milano. E’ stato fondato da Gaetano Testini, Laura Carminati, Luca Frigerio e Andrea Tondi.
  • Teatro: il gruppo si è fondato ufficialmente nell’autunno del 2001 ad opera di Francesca Veltre e Stefano Guizzi, le prime attività risalgono alla Primavera del ’99 (maggiori indicazioni verranno fornite più avanti).

La scommessa del villaggio è quella di riuscire ad offrire ai suoi abitanti e visitatori una visione globale, in grado di mettere in relazione tra loro aspetti della produzione e del vissuto quotidiano, normalmente scollegati sia da un punto di vista energetico sia da un punto di vista sociale. A tal fine, solo per fornire alcuni esempi, impianti dimostrativi di produzione energetica con uso di fonti rinnovabili (vento, sole, biomasse) sono messe in relazione, fin dall'inizio, con la progettazione delle abitazioni ad alto risparmio energetico; la produzione dei rifiuti viene messa in relazione con la produzione agricola mediante la fitodepurazione degli scarichi e il compostaggio dei rifiuti organici; la promozione delle tecnologie appropriate è messa in relazione con un intervento culturale nelle scuole.

Una forte spinta che muove i promotori non è il rifiuto della città, bensì – per contro – la consapevolezza di una necessaria integrazione tra città e campagna. In quest'ottica nasce l'Associazione che collega inizialmente Granara alla cooperativa Alekos di Milano, la quale verrà a svolgere, anche se non in esclusiva, quelle funzioni di promozione delle iniziative, di distribuzione dei prodotti (tramite il progetto Maltrainsema), nonché diffusione dei princìpi basilari, così necessari ad una massima incisività del progetto.

Si può ribaltare la macro-economia?

La società è a un bivio fra distruzione di se stessa e rinnovamento globale. La macro-economia è forse l'ambito più difficile col quale confrontarsi; eppure il confronto con il mercato potrà non essere distruttivo se riusciremo a far sì che entità economiche autogestite conservino almeno parzialmente le loro identità di servizi per la rete di comunità, resistendo contro la tendenza a diventare semplici cellule impazzite del mercato.

Come?

Sperimentare l'uscita dall'uso del denaro come criterio mediato di valore dello scambio è una delle tensioni economiche e politiche interne alla federazione. L'ideale di mercato a cui la federazione tende, non è quello autarchico, viene data però la massima attenzione all'autosufficienza di base dei singoli aggregati territoriali, contro una divisione internazionale del lavoro che determina una sempre crescente dipendenza di alcune regioni o paesi da altri.

Solo un'alternativa economica?

È bene precisare che la federazione non è composta solo da realtà produttive. In essa vi è posto per gruppi di azione politica, di intervento sociale volontario o per qualsiasi altra realtà che abbia le caratteristiche richieste dalla presente Magna Charta. L'interrelazione tra gruppi che hanno una funzione economica primaria e gruppi che hanno caratteristiche eminentemente politiche o sociali è, anzi, la garanzia di una maggiore complessità, in grado di allontanare i rischi di economicismo dati dal privilegiare eccessivamente la sfera economica.

Questa nostra strategia economica è parte di un tentativo di costruzione di una società parallela fondata su principi etici in grado di contagiare pacificamente e inesorabilmente la società dominante.

Il Progetto Teatro

Ad alzare i termini della scommessa del villaggio è il Teatro. L’espressione artistica è considerata parte integrante della sperimentazione utopica. Portare il teatro a Granara significa arricchire il Villaggio di un’esperienza che contribuisca alla ricerca di una vera alternativa sociale. Trascinare l’azione al di fuori dei luoghi deputati per riconoscere, al di là dei mezzi, l’importanza del puro incontro tra individui e dello scambio tra i diversi linguaggi, facendo del teatro un canale di comunicazione efficace che riveli i princìpi fondanti di una visione globale alternativa.

È il progetto più giovane tra quelli nati a Granara. Ha soltanto due fondatori, entrambi attori di formazioni diverse. Vede con favore lo sviluppo di una rete di persone che collaborino sui singoli progetti e che possano utilizzare le strutture anche per esperienze autonome.

Francesca Veltre è sostenitrice del Villaggio Granara dal 1996, ha cominciato in un contesto di teatro di strada come trampolista e sputafuoco, una prima esperienza con il teatro di prosa è avvenuta con Pier Paolo Nizzola della compagnia Quelli di Grock; ha partecipato a diversi stage e seminari tra cui uno "illuminante" diretto da Eugenio Barba, e un altro di mimo condotto dalla scuola di Marcel Marceau. Approdata alla Scuola Internazionale di Teatro Ida Kuniaki, ha seguito un percorso incentrato sul metodo Jacques Lecoq. Oggi è membro stabile della Libera Accademia del Parnaso e studia presso il DAMS di Bologna.

Stefano Guizzi ha conosciuto il Villaggio in occasione della prima edizione del festival nel 2000, al quale ha partecipato come fruitore. Questa esperienza, dice, l’ha colpito profondamente, al punto di convincerlo a diventare parte integrante del Villaggio. Nel giro di pochi mesi ha acquistato una porzione abitativa tra le ultime disponibili a Granara ed un tendone da circo, segno della sua volontà di riprendere le fila dell’esperienza passata di teatro di strada.

La sua formazione ha seguito un percorso canonico (fatta eccezione per le esperienze da saltimbanco). Dopo la frequentazione della scuola del Piccolo Teatro di Milano, ha iniziato a lavorare come membro stabile nella compagnia di Giorgio Strehler, partecipando a molti degli spettacoli prodotti dal Piccolo negli ultimi 15 anni. Il lavoro continuativo con Strehler ha avuto una parentesi di circa due anni durante i quali, trasferito in Germania, ha lavorato per la produzione di spettacoli con la regia di Bob Wilson.

Il gruppo intende costituirsi legalmente anche se fino ad oggi non ha trovato una forma giuridica adatta che possa comprendere o considerare anche gli altri settori integranti.

Tra le finalità, quella di organizzare e gestire seminari, festival, conferenze, dibattiti, incontri, spettacoli concerti, laboratori di creatività.

Oggi utilizza alcuni spazi che sono stati realizzati in autocostruzione in occasione del primo festival come un palco all’aperto, posto ai piedi di un declivio che fa da anfiteatro naturale, ed il tendone da circo che ha permesso fino ad oggi l’ospitalità di spettacoli o laboratori e training.

È prevista, tra il 2005 ed il 2007, la costruzione di una sala polivalente ricavata da un vecchio fienile, da gestire in condivisione con gli altri gruppi di lavoro.

Altri luoghi, come l’ufficio, la falegnameria/officina, un magazzino o camere, servizi igienici destinati all’ospitalità, sono tutti pensati in condivisione con gli altri settori.

Tra le finalità più estese, l’uso delle strutture come residenza temporanea di giovani gruppi che svolgano un periodo di prove e di training in condizioni di speciale concentrazione, o lo sviluppo di angoli dedicati alle arti visive, in forma di laboratori aperti.

Altra vocazione forte del gruppo è il viaggio, progetto da sviluppare in parallelo con quello a Granara. Il Progetto Carovana vuole essere veicolo delle esperienze nate nel Villaggio, dal teatro alle tecnologie appropriate, l’educazione ambientale e i principi del consumo critico. In una forma itinerante, è un intervento culturale di comunicazione alternativa non violenta.

Il gruppo conta prevalentemente su finanziamenti privati, introiti ricavati dalle attività, e una piccolissima parte di contributo pubblico. Fino ad oggi il denaro ricavato è stato integralmente reinvestito nella ristrutturazione degli spazi.

L’esperienza più significativa fino ad oggi svolta nell’area teatrale è senza alcun dubbio quella del festival.

Granara Festival

Granara Festival - laboratorio teatrale nasce come idea nell’estate del 1999 dall’incontro-confronto di quattro differenti gruppi (tra cui il Villaggio Ecologico di Granara) uniti dal desiderio di trovare e creare luoghi altri in cui lo scambio reciproco di esperienze, energie e idee non fosse necessariamente sottoposto a logiche di mercato e tanto meno identificabile in specifiche celle di appartenenza.

I quattro gruppi provengono da contesti ed esperienze differenti. Quelli di provenienza teatrale percorrono essenzialmente le tracce del teatro di ricerca barcamenandosi tra difficoltà finanziarie e difficoltà di reperimento spazi, con una costante spinta verso l’indipendenza; gli altri fanno riferimento all’area libertaria e a quella del consumo critico, vissuti in un contesto politico sociale autogestito:

  • A.T.I.R. Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca. Nasce nel 1996 ad opera di alcuni allievi della Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano e dell’accademia di Brera. Il desiderio è quello di fare e imparare a fare il teatro in gruppo, autogestendo ogni singolo aspetto del lavoro. Il tentativo è quello di fare un teatro popolare (nel senso di una comprensibilità più ampia possibile, di un coinvolgimento non mediato dell’attore e dello spettatore) ma di qualità. Spettacoli in repertorio: Romeo e Giulietta di Shakespeare; Baccanti da Euripide; Semplicemente No; Come un cammello in una grondaia. Lettere di condannati a morte della Resistenza europea; Alexander; Bergman; La storia dell’amore di Eloisa e Abelardo, dal noto epistolario; Where is the Wonderful Life?, di Renata Ciaravino; MT di autori vari.
  • I DIONISI. Collettivo.Legalmente nasce nell’aprile del 2000, di fatto i componenti si frequentano da qualche anno. Insieme hanno fatto sostanzialmente due spettacoli: I’ vulesse fa’ ’mmore co’ Dioniso e lo Show Stragicomico: "spettacolo-concerto intorno alla strage di piazza Fontana e alla situazione attuale del mondo visto da noi". Sono stati ospitati a Bergamo, Milano, Brescia, Volterra, Catania e Torino. Attenzione alla drammaturgia contemporanea originale, lavoro sul canto e sul corpo, laboratori in carcere, laboratori con i ragazzi. Lavorano a Milano. Provengono da città differenti. Vorrebbero fare un teatro che fosse una festa, che fosse comprensibile a tutti, che fosse un modo per comprendere e cambiare il mondo.
  • MALTRAINSEMA. Gruppo d’acquisto equo solidale. Nasce nel 1998 con il chiaro intento di mettere in discussione il sistema economico vigente. I fondatori hanno sentito la necessità di creare nuove modalità per essere sempre meno dipendenti dal Mercato e per elaborare insieme strategie alternative. L’associazione Maltrainsema ha la specificità di distribuire prodotti biologici senza che vi sia speculazione e vuol essere un punto di contatto e di stimolo per tutte le esperienze che vanno nella medesima direzione, affinché possano collaborare e rafforzarsi. Partner dei gruppi organizzatori la Comunità Progetto di Milano che si occupa di assistenza e sostegno di persone in gravi difficoltà come barboni, prostitute, ex tossicodipendenti. Ha reso concreta la possibilità che il Granara Festival ospitasse in qualità di partecipanti alcuni dei suoi utenti.

È Renata Ciaravino – drammaturga del collettivo I Dionisi, con un trascorso di esperienze politico-sociali identico a quello dei componenti del gruppi Maltrainsema e Granara – a fare da tramite alla conoscenza tra tutte le realtà coinvolte.

Questo il suo manifesto, scritto in occasione della prima edizione del festival:

UN FESTIVAL DI TEATRO A GRANARA

GranaraFestival è un festival di teatro.
Granara è un villaggio accampato tra le colline che legano Parma a Spezia.
Il Teatro è il Miracolo dell’Incontro tra gli essere umani.
Granara ancora non ha finito di nascere,
i calcinacci, le pietre delle case, i sacchetti di cemento,
ancora stanno vicino alle case,
ancora non c’è l’acqua calda,
ancora per arrivarci devi fare una salita sugli sterrati tenendo la prima,
il volante stretto tra le mani e le dita incrociate,
ancora le stanze abitabili sono poche,
se c’è la neve rimani fermo lì in attesa dello spazzaneve di Valmozzola,
i prati sono incolti,
c’è la rosa canina che strappa le giacche in piumino di Milano,
se piove il fango si mangia le scarpe,
il vento soffia freddo perché le case stanno su un piano e non ci sono le colline che riparano.
Chi ha fondato Granara ha in testa un villaggio pensato marito della Terra,
che la rispetti,
se non fosse che per essere rispettosi bisogna avere molti soldi,
se invece non hai i soldi ma il desiderio di finire presto per presto cominciare
talvolta capitano i famosi compromessi,
che è vero ti allontanano dall’idea,
ma pure ti avvicinano alla realtà e te la fanno conoscere.
Chi ha fondato Granara desidera che Granara sia un luogo dove le persone si incontrano,
e i simpatici amanti della terra, e i folli amanti della città,
dovrebbe non importare se il fine sono gli Incontri,
e tra questo desiderio di Nascere,
di fare arrivare a Granara settanta ragazzi di una scuola media di Assago,
di dare l’ospitalità al raduno del Servizio Civile Internazionale,
di organizzare le Granariadi, regine delle olimpiadi della sfiga,
c’era il desiderio del Teatro,
chissà perché il teatro,
quando c’è il calcio, il cinema, l’atletica, i convegni su Ho Chi Min, la pratica olistica,
forse un caso,
o forse che io conosco queste persone da dieci anni, io faccio teatro e voilà: ovvio,
o forse che il teatro per farlo basta poco: degli attori disponibili a stare all’aria aperta
e degli spettatori disponibili a sedersi sull’erba,
chissà,
intanto quest’estate cominciamo con il Primo Capitolo della Realizzazione del Sogno,
un piccolo contributo.
Una sorta di prova generale di quando il festival potrà accogliere tante persone
di quando avrà tanti spettacoli,
di quando chi ama l’arte pratica del pensi-e-fai potrà venire
liberamente e raccontare la sua storia sui draghi indocinesi o sul profetico Amleto,
per ora ci muoviamo con parsimonia e per dirla alla francese, voliamo basso,
non potremo accogliere più di 50 spettatori,
non potremo pagare gli artisti,
non possiamo fare una settimana ma solo quattro giorni,
non possiamo invitare gli spettacoli che avremmo voluto,
ma solo quelli che sì vogliamo
ma che pure sono fatti da persone, da attori, da artisti a cui possiamo spiegare che non è facile
fare il teatro a Granara, Ma che pure sono fatti da persone, da attori,da artisti a cui
possiamo spiegare che non e’ facile
diciamo pure: amici,
quelli che con noi condividono un’idea,
quelli che condividono la fatica di dare un senso-che-sia-uno al fare teatro,
quelli che condividono la bellezza o la sfiga di fare gli spettacoli con pochi mezzi,
oppure amici che fanno un teatro dove i cantanti cantano in modo strano, i lirici,
provare a vedere che effetto fa a Granara sentire la Regina della Notte del Flauto Magico di
Mozart superare l’essere umano salendo in tonalità da campioni,
e seguendo quest’onda di reclutaggio samurai,
abbiamo pensato che la penuria dei mezzi potesse essere in qualche modo bilanciata
dallo sforzo di pensare momenti oltre agli spettacoli dove le persone si potessero incontrare,
sotto l’egida non molto ortodossa del teatro, fare che gli ingegneri e la mia mamma
si incontrassero con la scusa di gorgheggiare un vocalizzo o alzare la gambetta,
quindi spettacoli e pratica del teatro,
e poi musica,
cori di voce,
punk nostrani,
ottoni militanti,
e poi il convivio del cibo,
e tutte quelle "sciocchezze" attorno a cui si muovono due esseri umani che vogliono provarsi
nell’Incontro.
Se penso al Teatro penso sempre agli anfiteatri della Grecia Antica
dove le persone andavano a scambiarsi delle opinioni sulle grandi tematiche del loro tempo,
"Cosa ne pensi della Ragione di Stato? E’ giusto non seppellire un traditore?" (Antigone)
"C’hai paura anche tu dell’idea di fare l’amore con tua madre?" (Edipo Re)
"Dobbiamo temere gli dei o dobbiamo opporre loro l’arbitrio della nostra razionalità?"
(Baccanti)
"Secondo te esiste ancora un’idea per cui morire?"
"Tu dove la trovi la forza di vivere la vita pienamente?"
"Ma lo spirito mozartiano secondo te è veramente una bussola per muoversi nella contemporaneità?".
Domande.
Opinioni.
Persone che si uniscono nel tentativo di capire.
Ecco,
non è molto di più il Teatro, a pensarci bene,
è un luogo da cui poter guardare con disponibilità qualcuno che parla, urla, muore, rinasce,
sgambetta con delle improbabili calzamaglie,
come contributo alla dignità degli esseri umani,
che non vogliono che sul loro corpo scivolino via le parole, i fatti, le morti, i sogni.
Insomma, il famoso sbattimento di vivere e creare.

Renata Ciaravino

Granara Festival - laboratorio teatrale è il tentativo di creare un contesto di incontro "straordinario" tra le persone.

Il suo strumento è il teatro, nel senso più ampio del termine.

Vuole offrire uno sguardo su vari generi e stili cercando di ospitare non soltanto spettacoli di prosa (il campo certamente più praticato dagli organizzatori). I criteri di scelta sono vari: artisti di qualità che accettino di venire ad un mini-festival che ha solo una settantina di spettatori garantiti e che siano disposti a muoversi con il solo rimborso spese (dato che di più non si riesce a offrire), artisti che facciano un teatro "popolare", il che vuol dire semplicemente comunicativo, intenso, comprensibile anche a orecchi non esperti o affezionati al teatro, artisti che condividano non solo la serata del loro spettacolo, ma soprattutto le giornate del festival e la "vita comunitaria" che si viene a creare in quei giorni; e ancora: i lavori degli organizzatori, non tanto per la fame di rappresentare le proprie produzioni, ma per la constatazione del fatto che la qualità dell’esperienza che si viene a creare quando il pubblico è lo stesso con cui hai mangiato, a cui hai preparato da mangiare, per il quale hai diretto i training, condiviso giornate intere di lavoro, produce un livello di qualità d’incontro entusiasmante, interessante e importante.

Per questi motivi è stato deciso, per i fruitori, un tipo di iscrizione a numero chiuso e a pagamento, favorendone in questo modo una stanzialità che potesse dar vita alla creazione di un gruppo/comunità durante tutta la permanenza al festival.

Il contributo richiesto agli iscritti è stato per entrambe le edizioni di 50.000 lire al giorno, questo permetteva loro di usufruire di vitto, alloggio, partecipazione ai training, agli angoli d’incontro allestiti all’interno, e la visione degli spettacoli serali.

L’alloggio è stato pensato in campeggio con strutture igieniche allestite in autocostruzione con tecniche di bio-architettura e materiali di recupero; per alcuni, che specificatamente lo richiedessero, sono solitamente disponibili anche alcuni posti letto all’interno delle case di pietra che fanno parte della struttura del villaggio.

La convivialità dei pasti consumati assieme può diventare anch’essa momento d’incontro e di scambio di idee. Per questo motivo la struttura che ospita questi momenti è stata pensata in modo da dare la possibilità a ognuno dei commensali di far parte di un’unica tavolata. Il vitto, grazie al contributo dell’associazione Maltrainsema, prevede pasti e bevande assolutamente biologici o provenienti da realtà produttive equo-solidali , viene preparato da due responsabili cucina (per la prima edizione due membri di Granara, per la seconda, due attori dell’A.T.I.R.) con il supporto di tutto il gruppo organizzativo suddiviso in turni di lavoro.

La mattinata viene dedicata ad una serie di training fisici e vocale, gestiti dagli attori delle compagnie organizzatrici o da ospiti speciali che si prestano gratuitamente (nell’ultima edizione il laboratorio di giocoleria è stato tenuto da Miloud Oukili).

Il pomeriggio è per l’ascolto e la ricerca di contenuti che possano fare teatro, e quindi l’allestimento di spazi denominati "angoli", in cui la parola fa da padrona.

Si tratta ad esempio dell’angolo della poesia gestito da Matilde Facheris (Dionisi) e Nadia Fulco (A.T.I.R.), in cui dire e ascoltare poesie, raccontare storie, e cantare canzoni d’autore avviene in una cornice suggestiva in un’ambientazione agreste o tra le case di pietra sempre all’ora del tramonto e sorseggiando un bicchiere di vino.

L’angolo della storia invece, vuole ricordare, testimoniare, occuparsi dei luoghi e dei nomi del passato e della contemporaneità. Da qui il desiderio di parlare della Resistenza, della Rivoluzione Spagnola del 1936, della strategia della tensione, della situazione nei Balcani… il tutto con l’ausilio di documenti storici o testimonianze dirette, con il coordinamento di Renata Ciaravino (Dionisi) e di Maria Pilar Perez Aspa (A.T.I.R.).

Alcuni i laboratori di creatività gestiti dalla scenografa Spazzi (A.T.I.R.), con lavorazioni di materiali e colori per l’allestimento di un parco giochi e di un totem, testimonianza della presenza del festival a Granara.

Tutte le sere è previsto uno spettacolo teatrale allestito in due differenti strutture, quali un palco costruito in legno con materiale di recupero da scenografie del Piccolo Teatro di Milano su un declivio naturale, che ricorda atmosfere dell’antica Grecia oltre ad avere un’ottima acustica; ed un tendone da circo acquistato da Stefano Guizzi, attore, oggi anche membro di Granara.

OSPITI DELLA PRIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL (10-13 luglio 2000):

Lo show Stragicomico (Collettivo Dioniso)

Semplicemente no! Tratto dalle lettere dei condannati a morte della Resistenza europea, (A.T.I.R.)

Mozart (Francesco Micheli con i Pomeriggi Musicali)

Contraerea (Patrizio Dall’Argine)

OSPITI DELLA SECONDA EDIZIONE DEL FESTIVAL (16-22 LUGLIO 2001):

Passione (Settimo Torinese, con Laura Curino)

Gli Apprendisti stregoni (Compagnia Rosso Tiziano)

Toni, l’avventura umana di Antonio Ligabue (Teatro delle Briciole, con Patrizio Dall’Argine)

I ragazzi d Bucarest (Miloud Oukili e Fondazione Parada)

Radioclandestina (Ascanio Celestini)

Verdi (Francesco Micheli con i Pomeriggi Musicali)

La volontà del Festival è anche quella di confronto e scambio profondo con le realtà locali e con il territorio che lo ospita.

A questo proposito si pone la collaborazione con l’associazione ALTEREGO di Borgotaro. In occasione della seconda edizione del festival, presso la sua sede è stato realizzato un laboratorio teatrale della durata di tre mesi, che ha visto i partecipanti coinvolti in uno spettacolo finale durante il festival. Condotto da Silvia Gallerano (I Dionisi) e Francesca Veltre (Granara), ha permesso di accedere agli unici fondi che sono stati destinati all’intero progetto festival (L. 4.000.000) da parte della Comunità Montana delle Valli del Taro e del Ceno che ha in ogni caso patrocinato l’intera iniziativa.

La prima edizione del festival si è svolta dal 10 al 13 luglio 2000, hanno partecipato 25 organizzatori e 50 fruitori paganti con una spesa di realizzazione di L. 11.105.000 su una base per L. 8.981.000 di entrate, con uno scoperto (preventivato) di L. 2.124.000, suddiviso tra tutti i gruppi partecipanti (L. 750.000 ciascuno).

La seconda edizione si è svolta dal 16 al 22 luglio 2001, hanno partecipato 35 organizzatori e 80 fruitori con una spesa di L. 10.035.00, a fronte di L. 9.070.000 di entrate, e L. 4.000.000 di contributo, con un utile finale di L. 700.000 per ogni gruppo partecipante.

La differenza sostanziale tra le due edizioni si è vista nella giornata conclusiva che, nella seconda, ha visto l’intero gruppo coinvolto in una parata per le strade di Borgotaro, con dimostrazione conclusiva di tutte le attività, il tutto supportato dai negozianti del paese che hanno fornito cibo e bevande per tutti.

Relazione tenuta nell’ambito del corso di Organizzazione ed Economia dello Spettacolo
21 e 29 maggio 2002

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