Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna COMPENDIUM MUSICAE

Cartesio
Compendium musicae

Avvertenza: le [...] indicano una lacuna nella traduzione italiana.

 

III De Numero vel Tempore in Sonis Observando.

Tempus in sonis debet constare aequalibus partibus, quia illae sunt quae omnium facillime sensu percipiuntur, ex 4° praenotato; vel partibus quae sint in proportione dupla vel tripla, nec vlterius sit progressio; quia hae omnium facillime auditu distinguuntur, ex 5° & 6° praenotatis.

Si vero magis inaequales essent mensurae, auditus illarum differentias fine labore agnoscere non posset, vt patet experientia. Si enim contra vnam notam quinque, verbi gratia, aequales vellem ponere, tunc fine maxima difficultate cantari non posset.

Sed, dices, possum quatuor notas contra vnam ponere, vel octo; ergo vlterius etiam ad hos numeros debemus progredi. Sed respondeo hos numeros non esse primos inter se; ideoque novas proportiones non generare, sed tantum multiplicare duplicem. Quod patet ex eo quod poni non possint nisi combinatae; neque enim possum tales notas solas ponere

vbi secunda est quarta pars primae; sed sic

vbi secundae ultimae sunt media pars primae; sicque est tantum proportio dupla multiplicata.

Ex his duobus proportionum generibus in tempore, orta sunt duo genera mensurarum in Musica: nempe, per divisione in tria tempora, vel in duo. Haec autem divisio notatur percussione, vel battuta, vt vocant, quod fit ad juvandam immaginationem nostram; qua possimus facilius omnia cantilenae membra percipere, & proportione quae in illis esse debet delectari. Haec autem proportio talis servatur saepissime in membris cantilenae, vt possint apprehensionem nostram ita juvare, vt dum vltimum audimus, adhuc temporis, quod in primo fuit & quod in reliqua cantilena, recordemur; quod fit, si tota cantilena vel 8, vel 16, vel 32, vel 64, &c., membris constet, vt scilicet omnes divisiones a proportione dupla procedant. Tunc enim, dum duo prima membra audimus, illa instar vnius concipimus; dum tertium membrum, adhuc illud cum primis coniungimus, ita vt sit proportio tripla; postea, dum audimus quartum, illud cum tertio iungimus, ita vt instar vnius concipiamus; deinde duo prima cum duobus vltimis iterum coniungimus, ita vt instar vnius illa quatuor concipiamus simul. Et sic ad finem vsque nostra immaginatio procedit, vbi tandem omnem cantilenam vt vnum quid ex multis aequalibus membris conflatum concipit.

Pauci autem advertunt, quo pacto haec mensura sive battuta, in musica valde diminuta & multarum vocum, auribus exhibeatur. Quod dico fieri tantum quadam spiritus intensione in vocali musica, vel tactus in instrumentis, ita vt initio cuiusque battutae distinctius sonus emittatur. Quod naturaliter observant cantores, & qui ludunt instrumentis, praecipue in cantilenis ad quarum numeros solemus saltare & tripudiare: haec enim regula ibi servatur, vt singulis corporis motibus singulas Musicae battutas distinguamus..Ad quod agendum etiam naturaliter impellimur a Musica: certum enim est sonum omnia corpora circumquaque concutere, vt advertitur in campanis & tonitru, cuius rationem Physicis relinquo. Sed cum hoc in conssesso sit, & vt diximus, initio cuiusque mensurae fortius & distinctius sonus emittatur: dicendum est etiam illum fortius spiritus nostros concutere, a quibus ad motum excitamur. Vnde sequitur etiam feras posse saltare ad numerum, si doceantur & assuescant, quia ad id naturali tantum impetu opus est.

Quod autem attinet ad varius affectus, quos varia mensura Musica potest excitare, generaliter dico, tardiorem lentiores etiam in nobis motus excitare, quales sunt languor, tristitia, metus, superbia, &c.; celeriorem vero, etiam celeriores affectus, qualis est laetitia &c. Eodem etiam pacto dicendum de duplici genere battutae: nempe quadratam, sive quae in aequalia perpetuo resolvitur, tardiorem esse quam tertiata, sive quae tribus constat partibus aequalibus. Cuius ratio est, quia haec magis occupat sensum, cum in ea plura sint advertenda, nempe tria membra, vbi in alia tantum duo. Sed huius rei magis exacta disquisitio pendet ab exquisita cognitione motuum animi, de quibus nihil plura.

Non omittam tamen tantam esse vim temporis in Musica, vt hoc solum quandam delectationem per se possit afferre: vt patet in tympano, instrumento bellico, in quo nihil aliud spectatur quam mensura. Quae ideo, opinor, ibi esse potest, non solum duabus vel tribus partibus constans, sed etiam forte quinque aut septem alijsque. Cum enim, in tali instrumento, sensus nihil aliud habeat advertendum quam tempus, idcirco in tempore potest esse major diversitas, vt magis sensum occupet.

III Il numero o tempo che si deve osservare nei suoni.(1)

Il tempo nei suoni deve consistere di parti uguali, perché sono quelle che il senso percepisce più facilmente, come si evince dalla 4° premessa; oppure di parti che sono in proporzione doppia o tripla, senza ulteriore progressione, perché tra tutte l’udito le distingue facilmente, come si ricava dalla 5° e dalla 6° premessa.

Se invero le misure fossero più disuguali, l’udito non potrebbe riconoscere le loro differenze senza fatica, come mostra l’esperienza. Se per esempio volessi disporre cinque note uguali contro una, allora non si potrebbero intonare senza grandissima difficoltà.

Ma tu dirai che posso porre quattro note contro una, oppure otto; quindi dobbiamo procedere anche oltre questi numeri. Rispondo che questi numeri non sono primi tra loro, per cui non generano nuove proporzioni ma moltiplicano soltanto la dupla. Il che è evidente dal fatto che le note non possano essere poste se non combinate; non posso infatti porre da sole queste note:

di cui la seconda è la quarta parte della prima, ma in questo modo

dove le ultime due sono la metà della prima, e perciò è soltanto una proporzione doppia moltiplicata (2).

Da questi due generi di proporzione nel tempo derivano due generi di misure musicali: la divisione in tre tempi o in due tempi. Questa divisione è marcata dalla percussione, o, come si dice, battuta, introdotta per aiutare la nostra immaginazione, in modo che sia più facile percepire tutte le parti della melodia e essere dilettati dalla loro proporzione. Questa proporzione è applicata spesso alle parti d’una melodia per aiutare la nostra percezione in maniera che, mentre ascoltiamo l’ultima parte, ci ricordiamo ancora il tempo della prima e di tutta la melodia. Questo si verfica quando la melodia è costituita di 8, 16, 32, 64, etc., membri, in maniera che tutte le divisioni procedano dalla proporzione dupla. Allora infatti, mentre ascoltiamo le due prime parti, le concepiamo come una sola; quando ascoltiamo la terza parte, anche quella congiungiamo alle prime due, in modo che ci sia la proporzione tripla; quindi, mentre ascoltiamo il quarto membro, lo congiungiamo al terzo, in modo da concepirlo come uno solo; poi congiungiamo i primi due agli ultimi due, in modo da concepirli tutti e quattro insieme come un solo membro. E così fino alla fine procede la nostra immaginazione, dove infine concepisce tutta la canzone come un tutto unico composto da tanti membri uguali (3).

Pochi invero avvertono come questa misura o battuta si percepisca sensibilmente in una musica ritmicamente molto differenziata e polifonica. Dico che ciò avviene soltanto con una accentazione della voce nella musica vocale, o del tactus negli strumenti, in modo che all’inizio di ciascuna misura il suono sia emesso più distintamente. Il che spontaneamente praticano cantanti e strumentisti, principalmente nelle canzoni al cui tempo siamo soliti danzare e tripudiare: lì si osserva infatti questa regola, di distinguere le singole battute della musica con singoli movimenti del corpo. A regolarci così siamo anche naturalmente indotti dalla musica: è infatti certo che il suono colpisce tutti i corpi circostanti, come si sente nelle campane e nel tuono, la cui spiegazione lascio ai Fisici. Ma ammesso, come dicemmo, che il suono sia emesso più intensamente e distintamente all’inizio di ciascuna misura, bisogna anche dire che quel suono agita più fortemente i nostri spiriti, dai quali siamo stimolati al movimento. Ne segue che anche le bestie possono danzare a tempo, qualora siano istruite e addestrate, perché per questo è necessario solo un impulso naturale (4).

Per quanto poi riguarda i diversi affetti, che la musica può eccitare con la varietà dei ritmi, dico in generale che il ritmo più lento eccita anche in noi movimenti più lenti, come il languore, la tristezza, la paura, la superbia, etc.; invece un ritmo più veloce genera affetti più veloci, ad esempio gioia, etc. Lo stesso si deve dire del duplice genere di battuta: la quadrata, ossai quella che si risolve sempre nell’uguaglianza, è più lenta della terziata, che consta di tre parti uguali. La spiegazione è che questa impegna maggiormente il senso, dal momento che ci sono più cose da considerare, ossia tre parti contro solo due della prima. Ma una più puntuale analisi della questione dipende da un’accurata conoscenza della passioni dell’anima, su cui non aggiungo altro.

Non ometterò tuttavia che la potenza del ritmo musicale è tanto grande, che può arrecare per sé solo piacere: come nel tamburo, strumento bellico, nel quale non si considera altro che la misura del tempo. La qual misura, perciò, credo, può essere lì non solo di due o tre parti, ma fors’anche di cinque o di sette. Infatti in questo strumento il senso non deve avvertire altro che il ritmo, per cui nel ritmo può trovarsi maggiore diversità e occupare maggiormente il senso.

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