Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Suoni dal Mondo 1992

SUONI DAL MONDO

Festival di Musica Etnica - III Edizione

BOLOGNA
6 novembre - 4 dicembre 1992
 
CONCERTI e SEMINARI

La terza edizione di Suoni dal Mondo si inaugura con una prima nazionale che chiama in causa il filo conduttore principale della rassegna: il tema del sincretismo, l'interazione tra musica e danza, espressione scenica e fascinazione visuale.

Lo spettacolo di Mahabarata Kathakali è l'occasione per aprire le porte di cucina e sbirciare gli arnesi di questo complesso "laboratorio" teatrale. Alla tecnica della danza e al trucco sono dedicati i seminari che gli artisti del Kathakali terranno il 18, 19 e 20 novembre: gli incontri sono inseriti nel programma dei Laboratori di Musica e Spettacolo allestito dal Centro Interfacoltà di Musica e Spettacolo dell'Università di Bologna.


CONCERTI

Venerdì 6 novembre Multisala via dello Scalo, 23 ore 21.30

MAHABARATHA KATHAKALI

Teatro e danza dell'India del Sud

Prima nazionale

Kathakali è la forma più ricca e completa fra le grandi tradizioni del Teatro Indiano: musica, danza, azione, estetica, filosofia, religione e mito sono coinvolti in uno spettacolo proposto da numerosi danzatori e musicisti, eredi del Teatro Sanscrito (II - VIII secolo a. C. ). Un teatro nel quale l'attore, per rappresentare il testo, ha quattro mezzi espressivi a propria disposizione: la musica (vocale e strumentale), i gesti (delle mani e del corpo, i passi di danza), l'espressione facciale e l'aspetto (il costume, il trucco).

Costumi di grande fascino e un trucco elaborato, i movimenti stilizzati, il canto e i tamburi del Kathakali creano notevole suggestione, ma il fulcro di questo teatro è la sottile espressione delle emozioni (il trucco serve a rendere più chiara l'espressione del volto: un attore del Kathakali è infatti in grado di controllare ogni singolo muscolo facciale). Nell'antica India gli stati mentali furono classificati in otto permanenti, trentatré transitori e otto involontari. Nei secoli, questa classificazione ha costituito il materiale da cui la gran parte delle forme di teatro-danza indiano ha attinto significato e valore estetico. Un attore di Kathakali intraprende lo studio della danza all’età di otto anni e lo prosegue per almeno dodici anni. Altri vent’anni di esperienza sono necessari affinché l’attore raggiunga il livello trascendentale di virtuosismo tecnico necessario all’espressione delle emozioni.


Mercoledì 11 novembre Multisala via dello Scalo, 23 ore 21.30

ALY WAGUÉ

Canti e musica tradizionale del Mali

 

Flauti, canto, danza e percussioni trovano in Aly Wagué un interprete eccezionale. Indirizzata molto nettamente verso valori percussivi, l’arte dell’ensemble di Aly Wagué porta ancora una volta a Suoni dal Mondo la testimonianza della grande tradizione griot.

Cora e balafon spiccano in un ricco gruppo strumentale che appartiene alla grande tradizione delle caste di musicisti professionisti del Mali. Artisti cui compete un ruolo specifico e di grande rilievo, nella struttura della comunità.
Il contributo di questi artisti alla vita sociale si esplica soprattutto in occasione di importanti cerimonie, quando alla musica strumentale e al canto si aggiunge spesso anche una ricchissima ed attraente componente coreografica.

La Cora, strumento che questa rassegna ha già proposto in altri appuntamenti nelle passate edizioni, viene affiancata alla famiglia dei flauti che trova in Aly Wagué un virtuoso d’eccezione, e a una vasta sezione di percussioni.

 

 


Giovedì 19 novembre Multisala via dello Scalo, 23 ore 21.30

MANDINO TRIO e PHARO ENSEMBLE

Musica degli zingari "Manouche" (Francia)

Il "jazz Manouche": lo si colloca tra blues e folclore all’ombra dell’esempio di Django Reinhardt. Dei legami tra musica zingara e afroamericana si parla da sempre: popoli déracinés, senza radici entrambi, i primi sparsi nel mondo a partire dalle Indie, i secondi deportati ed entrambi destinati a vivere in società che non riconoscono loro qualità specifiche.

Agli zingari non è capitato di poter sviluppare un linguaggio di portata analoga a quella del jazz: ma di questo si sono impadroniti, affiancandolo come capita nella tradizione manouche, a sentori di bossa-nova e di musica da danza gitana, alle csardas e a temi classici. Una mescolanza di elementi eterogenei specifici e stranieri, che dà origine ad una musica di spiccata originalità tale da averne fatto l’attributo distintivo di una comunità.

E non è tanto il materiale, a caratterizzare questa musica in chiave zigana, bensì l’interpretazione, qualcosa che serve a distanziare il materiale di partenza. In questo senso anche il blues finisce per contribuire all’espressione manouche, non tanto la tecnica blues, quanto, piuttosto, il suo spirito, il feeling, analogamente a quanto accade col flamengo per gli andalusi, o il fado per i portoghesi.

Mandino, la cui musica è ispirato all’esempio di Django, è un chitarrista egualmente riconosciuto nel mondo manouche e in quello del jazz; Pharo è un giovane violinista di talento, dotato di un eccezionale vibrato. In trio con contrabbasso e chitarra suona musica di origine balcanica piegando volentieri il suo violino a soluzioni swing.


Mercoledì 24 novembre Multisala via dello Scalo, 23 ore 21.30

CANTI E MUSICA DI CORTE DEI PAESI SONDA (Indonesia)

I canti dei Paesi Sonda evocano grandezze perdute, raccontano la melanconia e l’amore, il riso, la saggezza. Un’arte che sollecita le emozioni ad uscire dal quotidiano.
La musica nei paesi Sonda ha radici che affondano non già in enclaves letterate, colte, o particolarmente raffinate, bensì nella cultura collettiva di tradizione orale, di tutto il popolo della Sonda.
Benché siano chiare molte sue analogie con la musica giavanese e balinese, la musica dei Paesi Sonda esibisce notevoli originalità attraverso tradizioni di canto, danza, teatro e molteplici formazioni strumentali.
Le molte classificazioni della musica sondanese (normalmente suddivisa in vecchia e nuova, di corte e di villaggio, vocale e strumentale) mutano costantemente di generazione in generazione, com’è proprio di una cultura orale. Gli strumenti più comuni nell’accompagnamento alla musica vocale sono il suling, un flauto di bambù a sei buchi, il katjapi – una sorta di lunga arpa orizzontale in legno, lunga fino a un metro e ottanta centimetri e dotata di diciotto corde per i tre registri fondamentali – e altri strumenti di questa famiglia: il rintjik e il kemprang, specie di katjapi in miniatura destinati il primo a suonare nel registro acuto, il secondo a marcare il tempo.

Venerdì 4 dicembre Multisala via dello Scalo, 23 ore 21.30

BUSSO GANGA ENSEMBLE

Musica e danze delle confraternite Gnawa del Marocco

"Quando inizia l’autentico rituale – scrive Julian Beck – quando i Gnawa arrivano nel cortile e suonano e ballano e partono in trance, ci sei trascinato dentro, apri le finestre, fuori sul balcone, ti apri, perché sai che quel che sta succedendo non è solo musica astratta, sai che l’esorcismo dei demoni fuori dalla casa, è l’ingresso della buona fortuna, lo spirito della gioia". Anche qui, come per lo spettacolo di Kathakali che ha aperto Suoni dal Mondo, i confini tra danza, musica e teatro non si danno. I Gnawa del Marocco sono i discendenti degli schiavi neri trapiantati nell’Africa del Nord dopo il crollo degli imperi della Guinea e del Mali: "componenti di una tariqa (sentiero, via mistica e, per estensione, confraternita) che conta adepti in tutto il Maghreb ed è costituita per la maggior parte da neri provenienti dai paesi del Sudan occidentale (Mali, Mauritania, Senegal, Guinea, Niger, Nigeria del Nord e Burkina Faso)".

La tradizione di cui sono eredi si è integrata nel corso dei secoli con l’ambiente islamico di adozione, e ha dato origine a una particolare forma di sincretismo tra i culti ancestrali dell’Africa nera e il misticismo islamico, il Sufismo, nella cui prospettiva musica, danza e altre forme d’arte possono essere considerate come mezzi per accostarsi al divino. Le radici dell’Africa nera convergono col Tasawwuf del Sufi islamico, nel quale il rituale coreutico-musicale serve a far sperimentare agli adpti differenti stati di estasi. Suonare il tamburo (T’bal) e i crotali di metallo (Qraqèb) equivale, per i Gnawa, a fondare uno spazio sacro, uno spazio di buone vibrazioni, creato grazie alle virtù del suono. Cantare alla notte, sulle corde del Ghembrì, dà anima e ritmo a una festa che evoca mille spiriti d’Africa.


SEMINARI

Seminari del Teatro Kathakali

 

mercoledì 18, giovedì 19, venerdì 20 novembre CIMES via Guerrazzi, 20 ore 10 - 13

IL TRUCCO

Preparazione dei colori, studio del trucco e del suo significato, sua applicazione pratica. Sono ammessi venticinque partecipanti al giorno (l'oggetto del seminario è il medesimo nelle tre giornate).

 

mercoledì 18, giovedì 19, venerdì 20 novembre CIMES via Guerrazzi, 20 ore 16 - 19

TECNICA DELLA DANZA

Movimenti del corpo, espressione facciale e degli occhi, movimento delle mani, rapporto con la musica e il testo. Il seminario prevede un numero massimo di venticinque partecipanti effettivi.

 

 

Iscrizioni: Multisala, la sera di venerdì 6 novembre e presso CIMES fino al 17 novembre.
Tecnica della danza: lire 50.000 (studenti 30.000); Trucco: lire 20.000 (studenti 10.000).

Organizzazione
Direzione artistica: Mario Baroni, Gilberto Giuntini
Coordinamento e segreteria: Emma Dolza
Ufficio stampa: Roberto Verti, Bruno Casini
Organizzazione tecnica: OPEN COOP

C.I.M.E.S. Centro Interfacoltà di Musica e Spettacolo (Università degli Studi di Bologna) Via Guerrazzi 20 - 40125 Bologna


Suoni dal Mondo

Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna