Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Suoni dal Mondo 1991

SUONI DAL MONDO

Festival di Musica Etnica - II Edizione

 
BOLOGNA
8 novembre - 6 dicembre 1991
 
CONCERTI

INCONTRI e SEMINARI


CONCERTI

 
Venerdì 8 novembre ore 21.30 Multisala - via dello Scalo 21/23

FARAFINA

Musica e danza tradizionali del Burkina Faso

Musica tradizionale o musica contemporanea? Per Farafina ("pelle nera", in lingua djula) la questione è in ogni caso mal posta. Dalla comparsa sulla scena europea il gruppo - dieci musicisti e ballerini tra i quali due suonatori di balafon - ha sempre rifiutato l’acquisizione di strumenti occidentali, eccezion fatta per la collaborazione con Jon Hassell. E tuttavia, il percorso di Farafina si è progressivamente sempre più distanziato dal repertorio tradizionale per raggiungere un’integrazione con le correnti più interessanti della musica d’oggi. Un modo per vivere la tradizione come esperienza viva, in costante mutamento. E, se volete, per raccontare qualcosa delle radici comuni della musica europea con quella africana, per poter proporre un’espressione che si rivela, a tratti, singolarmente prossima al jazz, al blues, al reggae o al rock.

Il balafon, lo strumento principale tra quelli impiegati da Farafina, (un antenato dello xilofono) è diffuso in varie zone dell’Africa occidentale. Accanto a questo strumento vengono suonati diversi tipi di tamburi e maracas. Il repertorio del gruppo è composto da musica, canti e danze provenienti dalle culture senufo, bambara, djula e bobo.

La collaborazione di Farafina con Jon Hassell risale al 1987 (per i festival jazz di Moers, Glastonbury, Cagliari, Bari e al Lincoln Center di New York). Nel 1988 il complesso ha aperto il concerto per Nelson Mandela a Wembley e ha partecipato a Bologna ad "Africa Libera"; L’album Flash of the Spirit (1987) è stato prodotto da Daniel Lanois, Brian Eno e Jon Hassell; nel 1989 Farafina ha collaborato a Beauty di Ryuichi Sakamoto e ha partecipato alla registrazione di Continental Drift dei Rolling Stones (Rolling Stones Steel Wheels).


Mercoledì 13 novembre ore 21.30 Sala Europa - Palazzo dei Congressi

NUSRAT FATEH ALI KHAN

Musica e canto qawali dal Pakistan

Nusrat Fateh Ali Khan è considerato il migliore interprete del canto qawali, uno stile musicale nato in Pakistan con lo scopo di diffondere in tutto l’Oriente la religione islamica.

Il qawali è caratterizzato da uno stile fluido in cui l’improvvisazione - solistica o collettiva - ha il ruolo princiale. In origine i Qawal ("musicisti") appartenevano essenzialmente ai sufi sciiti; oggi, in India e in Pakistan (dove il qawali è divenuto una delle forme musicali più diffuse) i Qawal sono per lo più musicisti girovaghi professionisti che cantano in concerti pubblici.

Il vocalismo straordinario di Nusrat Fateh Ali Khan, noto in patria come "la stella più luminosa del qawal" è noto nel mondo sull’onda del fenomeno "world music", benchè l’arte di questo formidabile interprete della tradizione sufi rimanga strettamente legata alla dimensione religiosa e devozionale originaria. Accompagnato da un gruppo di musicisti formato in parte da suoi familiari, Nusrat Fateh Ali Khan propone un’espressione musicale e di preghiera d’antica tradizione, appresa per linea diretta dal padre, un cantante di grande rilievo scomparso nel 1964.

Il qawali è un’arte di tradizione orale, nella quale la gran parte dei versi (e in alcuni casi delle parole che li compongono) viene ripetuta più volte. L’obiettivo, come spiega lo stesso Nusrat, è quello di "fornire il supporto musicale che può dare al testo la sua intera grandezza. Se il poema non viene cantato, esso resta nel libro, non ne può uscire. Se non viene cantato non può raggiungere veramente le persone. Mi si può considerare come un’artista, l’arte è una cosa davvero importante ma, per me, essa non è che un mezzo per comunicare il messaggio che ho ricevuto dai miei grandi antenati. Quando sono impegnato in un concerto per me è come se il pubblico non ci fosse, da quando comincio a cantare sono immerso nella mia musica e non esiste alcun'altra cosa". Nusrat Fateh Ali Khan è stato uno trai primi artisti chiamati da Peter Gabriel a incidere per l’etichetta Real World.

Concerto straordinario promosso da Proteo Emilia Romagna, Coop Nuova Sanità, Radio Città del Capo, Opencoop


Venerdì 22 novembre ore 21.30 Multisala - via dello Scalo 21/23

SING SING FAYE, MODOU NIANG, LAMINE KONTE BOUNDOU

Cora, rithi e percussioni dal Senegal

Sing Sing Faye, Modou Niang e Lamine Konte sono tre polistrumentisti che danno vita a una performance principalmente basata sulla cora (uno stumento antichissimo a corde pizzicate, suonato da Lamine Konte), sul rithi (violino africano tradizionale, suonato da Modou Niang) e sulle percussioni, di cui, a Dakar, Sing Sing Faye è oggi considerato il massimo maestro.

La poesia griot – proposta nella prima edizione di Suoni dal Mondo da Mah Damba – è protagonista del concerto attraverso l’opera di Lamine Konte, virtuoso di cora e noto autore e interprete di testi poetici griots (il termine francese che indica i nyeenyo, gli artigiani o cantastorie che con i geer - agricoltori, allevatori, pescatoi – compongono il gruppo sociale degli "uomini liberi" Wolof della regione di Dakar).

La funzione di alcuni griots è di partecipare, come suonatori di tamburi, alla cerimonia Ndöp, un rito di possessione durante il quale si possono stabilire contatti con gli spiriti degli antenati. Sing Sing Faye è uno tra i più famosi griots della zona di Dakar. Nato nel 1937, appartiene a una famiglia della regione di Capo Verde ed è considerato uno degli ultimi percussionisti portatori della tradizione che ha trasmesso anche ai figli. Il tamburo più importante è il sabar diffuso anche presso i Mandingo e i Sussi. Si tratta di un tamburo alto circa un metro, ricavato da un tronco d’albero. Il suonatore di sabar conduce sempre l’ensemble di percussioni e agisce come primo solista (a lui compete di indicare i cambiamenti delle formule ritmiche). Caratteristica delle percussioni Wolof è l’interazione continua con il canto, la danza e il pubblico.


Giovedì 28 novembre ore 21.30 Multisala - via dello Scalo 21/23

SHRUTI LAYA

Ensemble di tamburi dell'India del Sud

Shruti Laya, diretto da Karaikudi R.Mani, è un noto complesso di percussioni che pratica la forma concertante cosiddetta Tala Vadya, una sofisticata espressione della musica colta dell’India del Sud.

La parola Tala comprende in senso lato tutti gli aspetti della scienza ritmica. Si contano non meno di trentacinque talas, raggruppati in diverse famiglie e loro volta suddivise fino a giungere a un insieme di 175 talas differenti. La parola Vadya indica invece ogni tipo di strumento, in questo caso, quindi, Tala Vadya designa un ensemble di percussioni.

Il Tala Vadya inizia con una composizione suonata da uno strumento melodico: normalmente violino, veena o flauto. Questa composizione d’apertura è spesso un kriti, forma fissa in tre parti che dà luogo a serie di variazioni o a improvvisazioni melodiche e ritmiche. Alla fine del kriti accompagnato dalle percussioni, il Tala Vadya ha inizio su una frase ritmica precisata durante la composizione del kriti; in altri casi, lo strumento melodica attacca con un pallavi, una forma ritmica molto complessa a sua volta derivata dal kriti.

Gli strumenti del Tala Vadya sono di norma mridangam (tamburo orizzontale munito alle estremità di doppie pelli), il ghatam (un vaso di terracotta), il kanjeera (una sorta di tamburello fornito di elementi metallici) e il moorching (uno scacciapensieri). Mentre il mridangam, la percussione principale, guida l’ensemble, gli altri strumenti suonano alternandosi i ruoli; il tempo di ogni improvvisazione va restringendosi via via fino a durare pochi secondi prima del "tutti" finale, un’apoteosi che concluderà il Tala Vadya con la riproposta del tema iniziale da parte dello strumento melodico.

 


Martedì 3 dicembre ore 21.30 Multisala - via dello Scalo 21/23

CISSOKO

Canto e musica strumentale senegalese

Kimintang Mahamadou Cissoko è il più giovane astro emergente della musica senegalese. Virtuoso di cora e di canto, Cissoko rappresenta l’ultima generazione dei cantastorie griot, un’arte della quale offre un’interpretazione intensa e originale.

Cissoko, appartenente all’etnia Mandingo (è nato ventun anni fa a Kolda, Casamance), ha iniziato lo studio della cora all’età di otto anni; il suo più importante maestro è stato il padre, Sindioulou Cissoko, concertista di talento tuttora impegnato in numerose tournées internazionali. Nel repertorio di questo straordinario artista ventunenne sono comprese arie classiche della musica tradizionale senegalese accanto a numerose sue composizioni per cora e voce dedicate al canto della terra, dell’amore e degli uomini.

 

DIMI MINT ABBA

Musica, canto griot e danza della Mauritania

Dimi Mint Abba è considerata la miglior cantante della Mauritania (paese confinante con il Senegal, rappresentato in questa serata da Cissoko).
Il suo canto è accompagnato dall’ardin, uno strumento a dodici corde simile alla cora.
Dimi Mint Abba è affiancata da due sue figlie che danzano e suonano due tipi di tamburelli (lo stile della danza è simile a quello comunemente conosciuto come danza del ventre).
La formazione è completata dal fratello di Dimi, Ahmed Oud Badou, eccellente cantante e virtuoso di tidint (liuto africano).
La Mauritania è il punto di incontro tra le culture musicali del mondo arabo e dell’Africa nera.
Lo stile di canto appassionato, il fascino accattivante della cora senegalese e l’impeto dei ritmi percussivi maghrebini sono elementi che trovano ampi riscontri nella musica di questo paese.

Venerdì 6 dicembre ore 21.30 Aula Absidale di Santa Lucia - via de' Chiari 23/a

FRANCIS BEBEY

Musica e poesia camerunese

"Scrittore e compositore africano d’oggi" si definisce Francis Bebey, autore di ballate africane per voce e "strumenti antichi e moderni" tra i quali sanza, chitarra e flauto pigmeo. Il lavoro di Bebey mira al dialogo tra la cultura africana e il resto del mondo; un dialogo che trova luogo nella sua opera poetica e nella sua musica, in cui ritmi africani si fondono con suggestioni melodiche e armoniche di derivazione occidentale all’interno dei valori espressivi propri dei trovatori africani tradizionali, per i quali vige uno strettissimo nesso tra poesia e musica.

Analogamente all’interazione del linguaggio poetico con quello musicale, l’arte di Francis Bebey – "africano dei tempi moderni" – ricerca l’arricchimento reciproco tra il continente nero e l’occidente (ne è testimonianza, con altre cose, il suo stesso interesse per la chitarra, strumento introdotto in Africa molti secoli orsono e oggi assai diffuso fino ad essere divenuto lo strumento più popolare di alcune regioni del continente).

Musicista, musicologo e poeta, Francis Bebey è diplomato in chitarra classica e interpreta sue composizioni in cui riecheggiano chiaramente gli stili musicali della tradizione del suo paese. Autore di racconti, poesia e saggi pubblicati in lingua francese Bebey ha ottenuto il Grand Prix dell’Africa nera per la letteratura. Sue opere sono state tradotte in tedesco, inglese, olandese, polacco e russo. Ha ottenuto il Premio per la miglior musica da film al Festival Panafricano del cinema nel 1987 e nel 1989.
Nel corso dello spettacolo Bebey illustrerà il proprio percorso artistico e le possibili evoluzioni della nuova musica africana.

INCONTRI e SEMINARI

 

Venerdì 22 novembre ore 17 Teatro La Soffitta - via D'Azeglio 41

Esempi di tradizione musicale asiatica: Bali

Incontro con Tullia Magrini

 

Lunedì 25 novembre ore 17 IMET - Strada Maggiore 34

Gli strumenti musicali della tradizione senegalese

Incontro con Sing Sing Faye, Modou Niang, Lamine Konte Boundou

 

Venerdì 29 novembre ore 17 Teatro La Soffitta - via D'Azeglio 41

La musica etnica è anche europea

Immagini e filmati commentati da Roberto Leydi e Febo Guizzi

 

Ingresso libero


Organizzazione
Direzione artistica: Mario Baroni, Gilberto Giuntini
Coordinamento e segreteria: Emma Dolza
Ufficio stampa: Roberto Verti, Bruno Casini
Organizzazione tecnica: OPEN COOP
In collaborazione con SIE Società Italiana di Etnomusicologia, "Francofonia", Dipartimento di Lingue e Letteratura Straniere Moderne (Università degli Studi di Bologna), Ambasciata di Francia - Bureau Linguistique.

Si ringraziano per la gentile collaborazione il Ministero degli Affari Esteri, le Ambasciate italiane a Dakar, Nuova Dehli, Parigi e il Prof. Ibrahima Diawara dell'Università di Dakar.

 
I.M.E.T. ISTITUTO DI STUDI MUSICALI E TEATRALI Strada Maggiore 34 - 40125 Bologna

CentroFlog Via Maestri del Lavoro 1 - 50134 Firenze


Suoni dal Mondo

Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna