Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Suoni dal Mondo 2000 - Introduzione

SUONI DAL MONDO

Festival di Musica Etnica - XI Edizione

 

 

S U O N I D A L M O N D O 2 0 0 0

di Gilberto Giuntini

 

Oltre un secolo fa numerosi artisti occidentali, musicisti, pittori e letterati, sono stati affascinati dalle culture tradizionali dell’oriente, che si rivelarono in tutto il loro valore nelle esposizioni universali parigine del 1889 e ‘900. In quell’occasione, per la prima volta, si è potuto assistere "dal vivo" a concerti e a rappresentazioni teatrali di popolazioni fino allora marchiate da un’ingiusta reputazione di diabolica barbarie che avventurieri occidentali, ignoranti e insensibili, gli avevano affibbiato. Il contatto diretto con questi straordinari spettacoli (e con le prime mostre della cosiddetta "arte primitiva") fu un evento culturale d’enorme importanza che ebbe, negli intellettuali europei dell’epoca, un effetto sconvolgente. Le loro opere ne furono influenzate e ne fu toccata anche la concezione stessa dell’arte che, da allora, subì modificazioni profonde e indelebili che costituirono le basi di una nuova estetica le cui formalizzazioni si estendono fino ai giorni nostri. Ancora oggi, malgrado la serrata azione dei media abbia imposto il consumo sfrenato di queste culture al punto che l’apprezzamento dell’extraeuropeo e dell’etnico è diventato una moda da cui nessuno può più prescindere, quando si assiste a queste forme d’arte così antiche e complete (nel teatro tradizionale orientale sono presenti accanto alla recitazione anche il canto, la musica, le arti visive, la danza e quant’altro), si è pervasi da un’emozione intensa e particolare. Esse, con la loro millenaria saggezza, sono ancora in grado di toccare in profondità l’anima dell’uomo moderno ed evocare nostalgie di modi d’essere e di vivere da cui la nostra civiltà sembra volerci allontanare ogni giorno di più. Per questo vogliamo fornire al nostro pubblico una nuova occasione di assistere a questi spettacoli che evocano tempi lontani, popolati da eroi, da dei e da demoni, dove il bene e il male lottano eternamente per la costruzione di un mondo migliore in cui l’uomo sia finalmente libero di vivere una vita giusta e felice. Proseguono così le esplorazioni di Suoni dal Mondo nello straordinario teatro musicale orientale che, nonostante lo scorrere dei secoli, non ha mai mutato le sue formalizzazioni, e, in questa undicesima edizione, si realizzano nuovi "incontri ravvicinati" con i repertori di tre grandi paesi asiatici, tutti depositari di antiche tradizioni, la Cina, la Corea e l’Indonesia.

L’Opera di Pechino presenta Addio mia concubina, un complesso melodramma che narra struggenti storie di amore e di morte, reso famoso da un fortunato film che ha raccolto numerosi consensi in tutto il mondo. Addio mia concubina fa parte dello stile teatrale cinese detto Wen o "poetico", basato su testi e trame elaborate, con numerosi dialoghi e, in un certo modo, simile al melodramma occidentale. Accanto allo stile Wen, nel teatro tradizionale cinese, esiste lo stile detto Wu o "guerresco", di carattere epico e eroico, a volte pervaso di fine ironia, che necessita di attori dotati di abilità acrobatiche e marziali. A questo stile appartiene la storia del Re delle scimmie cui il pubblico di Suoni dal Mondo ha potuto assistere in una memorabile rappresentazione nel 1994.

La coreana compagnia Pung-Mu-Ak presenta uno spettacolo composito in cui i vari quadri sono esempi del vasto repertorio coreano: le trascinanti sonorità del Samulnori (o Pungulnori = la tempesta) eseguito da eccezionali percussionisti, l’emozionante virtuosismo dei suonatori di Piri, sorta di oboe coreano a sette fori, le danze propiziatorie e acrobatiche Pangut e Hak Chum (la danza della gru), e, infine, il Pansori, l’antico melodramma cantato e recitato da un solo artista accompagnato dal suono del tamburo Buk. Anche questo particolare stile di melodramma, tipico della tradizione coreana è stato fatto conoscere in occidente dal bellissimo film La cantante di Pansori che purtroppo, però, è stato in programmazione per poco tempo e solo in circuiti specializzati.

L’Indonesia è rappresentata in quest’occasione dalla musica e dai "quadri" teatrali di una delle più note popolazioni del Kalimantan (Borneo), i Dayak, un popolo reso noto in occidente (e mitizzato) dalla letteratura popolare esotista tardo ottocentesca.

Questa serie di spettacoli è preceduta da due serate dedicate ad un argomento caro a Suoni dal Mondo e al suo pubblico: la musica e la danza zigana. Nei programmi di Suoni dal Mondo sono stati spesso presenti gruppi e ensemble zigani, ma ancora siamo ben lontani dall’aver esaurito l’immenso repertorio che le varie comunità zigane sparse per il mondo hanno saputo creare e conservare. Nel proseguire questa nostra perlustrazione, proponiamo in questa edizione le trascinanti melodie e le danze degli zigani di Russia precedute dai virtuosismi strumentali della tradizione di Ungheria, Romania e Slovacchia. Una festa zigana che si prolunga oltre i tempi canonici dei concerti di Suoni dal Mondo, per dar modo agli artisti di ricostruire in teatro un po’ di quella straordinaria atmosfera che gli zigani sanno creare nelle loro famose occasioni festive.

Suoni dal Mondo 2000 si configura come un’edizione ricca e variegata che, anche quest’anno, si propone di offrire al pubblico bolognese l’opportunità di scoprire le espressioni viventi di civiltà spesso sconosciute: un’occasione unica per apprezzare le testimonianze di lontane culture che meritano ampiamente l’attenzione che vorremo prestargli.


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