Incontri Seminari Laboratori
anno
accademico 1999-2000
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- Erika
BAGNO GRANDE E ATRIO, CUCINA E TERRAZZO, SALA E BAGNO
PICCOLO
J. "Avevamo deciso per i turni di pulizia"
- S. "Eh? Cosa sono i
turni?"
- J. "Dovremmo anche
pulire ogni tanto!"
- C. "Sì, sì, perché se
l'ambiente non è pulito ci sono maggiori possibilità
d'infezione!"
- S: "In Brasile
camminavano tutti scalzi!"
- J. "Va beh, li dobbiamo
dividere bene; io li ho già separati: facciamone tre:
bagno grande e atrio, cucina e terrazzo, sala e bagno
piccolo. Così uno pulisce una volta alla settimana e
ogni ambiente viene pulito per due volte."
- P. "Ma io devo
studiare!"
- S. "Comunque in Brasile
avevamo dei ritmi diversi più lenti dovevano fare anche
molte cose, ma sempre piano piano."
- C. "Anch'io devo
studiare, figurati, faccio medicina!
- P. "Ma sì dai una volta
in meno..!
- S. "La signora
brasiliana che mi ospitava faceva la sarta ma non
rispettava mai le scadenze!"
- J. "Mmh! Che casino! Dai
facciamo una volta ogni due settimane e basta."
- L. "O.K.!" P.
"O.K.!"
- S. "Allora
daccordo? Tutti daccordo?"
- S. "Sì sì, ma sente
quindi come in Brasile, ognuno pulisce quello che
vuole."
- J. "Che caos! Ho detto a
rotazione! Si stabiliscono prima gli ambienti da
pulire!"
- C. "Bisogna che uno sia
felice, non ci si può stressare!"
- J. "Eh! Ehhh!"
- S. "Io ho capito: scelgo
di pulire sempre la terrazza, che almeno è
all'aperto!"
- J. "Cos'è, parlo arabo?
Ho detto a rotazione! E poi .... la terrazza sta con la
cucina!"
- S. "Ah, sì, sì, anche
la cucina, aromi... spezie...l'odore del caffè
macinato...
- C. "Ma ci sono già i
guanti?"
- J. "Che guanti?"
- C. "Dai i guanti, quelli
di gomma per proteggere dal contatto con i
detersivi!"
- S. "Eh? I detersivi?
Guarda che inquinano!"
- C "Ma con cosa vuoi
lavare solo con acqua?"
- S. "Sì perché?"
- C. "Bisogna
disinfettare!"
- P. "Dai allora ci
metteremo la varechina."
- S. "Guarda che in
Brasile non hanno né i guanti né i detersivi e vivono
pure!"
- C. "Ma te sei matta! Con
tutte quelle malattie! "
- S. "Laviamo con il
limone e l'aceto che disinfettano?"
- J. "Oooh no-ooo! Senti
facciano 'sto cartellone e dubbi, incertezze ecologiche,
risoluzioni sanitarie li toglieremo con
lapplicazione eh? E ci siamo riuscite: abbiamo
messo a punto il cartellone che funziona ormai da tre
anni, appeso lì, sulla parete.
-
- Elisabetta Bergamasco
BUGIE IN AULA
La mia prima bugia risale alla prima elementare. Era un
lunedì mattina e come al solito, ci si
raccontavano le avventure della domenica. Io non avevo
fatto nulla di speciale e così, mi inventai
- che ero andata al Lago
Maggiore e che avevo pescato con mio padre quattro grosse
carpe. Allora Laura, mia eterna rivale, per farmi un
dispetto, disse che suo nonno, andato anche lui sul Lago
Maggiore aveva pescato una balena "...e una balena
è più grossa anche di quattro carpe grosse!".
Andai a casa sconsolata, ma quando raccontai tutto a mia
madre, lei ridendo mi disse che di balene, nel Lago
Maggiore, non se ne erano mai viste! Laura non sapeva
raccontare bugie ...io sì.
-
- Daniela
Riberto
IL VALZERINO BALLO DA SALA
-
- La prima volta che ho ballato
ero bambina. Papà era il mio cavaliere, il mio orecchio
gli giungeva a malapena all'ombelico mentre stringendomi
a se mi guidava sulla punta dei piedi: Fu una sua idea. "Non
voglio che quando sei grande gli altri siano più scantati
di tè. E tè ta fè la figura dl'imbraneda" diceva
sempre e così mi ha insegnato a giocare a carte e a
ballare. Ricordo che eravamo, in sala, che era sera e le
luci accese erano gialle come le pareti di casa. Ricordo
che eravamo felici. Il ballo era come dice lui un
"valzerino", ma che musica fosse in realtà non
lo sapevamo nessuno dei due, perché metteva sempre i
dischi a caso e tutto ciò che si prestava al
"liscio" era per lui un valzerino.
- Il ritmo faceva così: um
papa um papa um papa e zum!
- Zum piaceva molto a mio padre
che lo intonava ad alta voce con l'indice al cielo.
- Quel che, provai allora non
l'ho provato più, in nessun altro momento, in nessun
altro posto.
- Roberta
Colombo
AULA IN MUSICA
-
- Finalmente quella porta verde
laccata si aprì; i tavoli in legno intrisi di plastilina
erano fermi, immobili, schierati sullattenti,
pronti ad accogliere lentrata trionfale del
professore. "Sedetevi ragazzeche poi faccio
lappello". Poche parole e poi
.poi le
parole si tramutarono in musica . Luce morbida, fonte di
vita, accoccolata siui vastti in creta, nature armoniche
e voluttuose, bassorilievi appoggiati caoticamente sui
ripiani metallici "Bisogna riuscire a far volare la
mente al di là dellorizzonte" pulsanti
composizioni metafisiche di compensato, leggere sospese,
sottrarre alla forza di gravità. "Non perdete mai
di vista lobiettivo ". Forme pulite, ben
levigate ancorate statuarie al suolo, protendono le loro
braccia verso unaltra dimensione, individuano i
volumi modulari. Bisonava "Bisogna smuovere lo
stagno con le rane che ci saltano in testa".
Danzare, volare, fluttuare
- Il professore è morto.
Niente più ritmi avvolgenti tra quei ripiani, niente
più calchi in gesso parlanti o volumi metafisici che
sfrecciavano lungo il soffitto.
Sergio
Colombo
- IL PALCO DEL PAPA.
"Che me dai er trapano?" E' stato il primo
ordine che ho ricevuto come lavoratore, a nero. Un ordine
semplice: chi non ha mai passato un trapano? Preso il
trapano annodo il cavo nel modo più intricato tanto che
Metallo, grosso operaio montatore mi guarda sconfortato:
"Ma chi te c ' ha mannato?"
- Mi ha mandato Violante, che
abita con me. Un giorno è tornato e ha detto:
"Quest' altra settimana lavoro come arrampicatore;
sei giorni, settecentomilalire. Ne serve un altro e ho
fatto il tuo nome."
- Già, ma che vuol dire
arrainpicatore?
- " Ma che state a ffa co'
ste gialle? 'Namo tirate su."
- Dario, montatore in capo,
ordinava i pezzi dalla cima della torre in costruzione e
urlava Qggialla", "rossa", G a verde"
o "nera" distinzioni cromatiche per la
lunghezza del pezzo richiesto.
- I pezzi, raccolti in ceste
"gialle", "rosse", "verdi"
e "nere", arrivavano su grazie a noi
arrampicatori, disposti in colonna uno ogni due metri,
lungo la torre da montare. "Ciò, Dio can, sali
movite che siam fermi!"
- "Madonnadhe, stà
attacca I' imbraco alla rosetta."
- E si cari... I' imbraco io a
quattordici metri da terra I' attacco... lavoro nove ore
per cantomilalire... e vi siete anche
"dimenticati" di pagarmi I' assicurazione e la
cosa migliore qui è il panorama... i campi, la gru, il
Pilastro... il sole, sempre lì devo pagare la bolletta
altrimenti ci stacc...
- "A pischè ma che stai a
guardà? Che sei innamorato forse? Movite, per la
Madonna, damme sta verde."
- Verde, nera, rossa...
correre, correre, lavorare, sudare... non ce la faccio
più... e ho fame, qualcuno si è dimenticato disordinare
il pranzo per noi arrampicatori... ho dovuto comprare un
panino... chi me 1 ' ha fatto fare? Mannaggia Violante...
lavorare per il Papa... Dio cane... già, perchè il
motivo per cui io sono qui, e ci sono tutti questi operai
denutriti e assetati come me, queste migliaia di tubi di
alluminio, si mettono su torri, si costruisce un palco ed
una croce di trenta metri, e che qui ci viene il Papa...
- "Ma che ci verrà a fare
qui il Papa?"
- "Per me ci fa un rave:
si mette sul bordo del palco a lanciare un nuovo tipo di
acido, il giubilè, I' acido del terzo millennio."
- "Ma I' è vivo
ancora?"
- "L'hanno sparato, I'
hanno operato pe' 'n tumore ma è vivo ancora"
"Volare gli fa bene"
- "No chill' sta bbuon'
perchè se fa 'e canne. A me arrivaun poco d' erba?"
"Ma che erba, 'namo regà e putrelle".
- No le putrelle no...
- "Acchiappa"
- Quanto pesa... perchè sono
fermi?... tra un po la lascio... faccio una strage...
scivola, cade.
- "Dateme sta
putrella"
- Uff, a tiempo a tiempo
tempo... non passa più, quanto ancora?... Il sole sta
calando, forse tra un po' è finita sono stanco la
schiena, dolore... e le braccia sono ancora 11.9... Ho
fame, e il tramonto è troppo rosso per fortuna ho le
ali... a fanculo: Papa, putrelle, palco, bollette,
Violante e tutti... ora mi stacco e volo via.
Cristina
Marino
- CECCON, VIGILE IN
CALUSO
-
- A Caluso il vigile è
un'istituzione
- è più potente del sindaco
- più carismatico del prete
- e regna indisturbato su tutto
il paese.
- Ma più che lui è la sua
divisa che viene rispettata... a prescindere da quello
che fa.Nel bene e nel male tutti ubbidiscono a Ceccon da
anni I' unico vigile di Caluso.
- Ma un giorno è
arrivata nel paese una donna. Una Forestiera.
- Doveva fare la segretaria del
sindaco ma...
- Lui Il ha fatta diventare una
vigilessa.
- Panico nel paese.
- Le multe raddoppiano.
- Dovete sapere però... che a
Caluso ci sono poche occasioni per far multe e così
tutto diventò una buona scusa per farle.
-
- Sole
- Tre di pomeriggio
- Nessuno in strada
- Nell'aria odore di letame
misto a fieno.
- Il cartello indica :
Benvenuti a Caluso, centro vinicolo del Canavese.
- cucine --- case --- campi di
grano
- PEDALARE
- montagne
- PEDALARE
- io sul sellino, mia sorella
sulla canna
- PEDALARE
- Piazza --- tre bar,
municipio, chiesa--- fine della piazza
- PEDALARE
- via Roma --- odore di mosto
- PEDALARE
- Parco Spurgazzi (cortile di
un palazzo)
- PEDALARE ... PEDALARE ...
- RALI,ENTARE ...
- Due vigili Ceccon e la sua
vigilessa
- RALLEN'FARE...
- Devo scendere'? mi chiede mia
sorella spaventata
- No! Chi se ne importa..
- PEDALARE
- Fischio del vigile
- PEDALARE
- Devo scendere?!
- No!
- PEDALARE
- Un altro fischio
- un' altra pedalata.
- PEDALARE -- PEDALARE
- i due vigili infuriati (per
essere passati inosservati)
- salgono in macchina
-
- PEDALARE PEDALARE
- Cinseguono
- PEDALARE PEDALARE
- Ci sorpassano e ...
- STOP!
- bloccano la macchina davanti
a noi.
- Scendono.
- La vigilessa si fionda sulle
ruote davanti per impedirne di proseguire, Ceccon tira
fuori il suo block notes.
- --Mi dica le sue generalità?
- --Signorina ha sentito? Nome
e cognome!
- --CRISTINA MARINO
- --Chi è tuo padre?
- --Come se non lo sapesse
- --Mi risponda
- --No! L'ho sa perché devo
risponderle!
- --Mi risponde?
- --No. Perché?... altrimenti
che mi fa?
- --Lei fa un po troppo
la furba. signorina
- --E lei vuol solo farsi bello
davanti alla sua amante.
- --Come si permette!
- -- Ma lei ... non ha niente
altro da fare che fermare due in bicicletta?
- --No!mia sorella- fa
anche altre cose. "Fa l'amore con la vigilessa
davanti al cimitero".
- --Ecco lo sente lo sanno
anche i bambini quello che fate invece di lavorare.
- --Voi due state scherzando
con il fuoco. Domani verrò a dire tutto a vostro padre.
- --E mio papà sarà
contentissimo di ascoltare questa storiella.
- --State attente che lo ho
mangiato più polenta di voi. E voi solo friselle.
- -- Si è allora? Ognuno ha i
suoi gusti.
- --No non è una questione di
gusti è solo di testa.
- --Voi avete la testa dura
come quella di una frisella
- --Meglio che averla molliccia
come la polenta
- --Basta ora mi fate incazzare
- --Che colpa abbiamo noi se
non ci piace la polenta!
- --Non vi piace la polenta?
- --NO!
- (Pausa)
- Questa risposta suscitò nel
vigile una strana e inaspettata reazione.
- Ci lasciò andare.
-
- Più in là nel tempo
tutti capirono che Ceccon non era affatto una
persona da rispettare.
- Chiedeva soldi a tutti i
negozi di Caluso e non solo.
- Fu così indagato per
tangenti.
- Oggi Ceccon fa ancora il
vigile
- e la vigilessa si è sposata
con un altro uomo e non vive più a CALUSO (piccolo
centro del Canavese).
Maria
Scalese
- IL CAMINO
-
- Eccola la mia vecchia philips
28 pollici su una mensola di legno di noce. Nessuno la
segue attentamente.
- Mia madre lava i piatti di
vetro infrangibile, mio padre sonnecchia sul divano. Ah.,
che soffice., sembra cotone questo plaid.
- La mia agenda sul muretto di
mattoni, io che scrivo, la fiamma accanto a me che mi
riscalda.
- La stanza é piena del rosso
della fiamma, scura per il legno di noce della porta e
della mensola sopra il camino.
- Un vecchio ferro da stiro a
carbone di nonna Caterina, la giara di terracotta e
dietro un avvilupparsi di cavi elettrici che scendono
fino alle prese dell'elettricità, mi ricordano le liane
delle foreste pluviali.
- Ombre e luci,, luci e ombre
create dal lampadario in vimini. Oh,, che sonno! E come
riscaldano i tubi d'acqua calda che stanno sotto di me;
mi piace troppo star seduta a terra!
- Questi odori sono forti, sono
pieni: è la cipolla rossa di Tropea soffritta in olio
d'oliva, il sugo di pelati appena imbottigliatile
salsicce fresche allo spiedo.
- gli sportelli di vetro del
caminetto non lasciano uscire neanche un soffio di fumo.
- Che ninna nanna il magma di
suoni e voci che escono indistintamente da quella cassa
magica a schermo bombato.
- E il ritmo pacato, lento
della fiamma che stanca e morente ci augura la buona
notte.
Daniela
Shalom
- TAVOLO DA THE
-
- 1,2,3... 10.
- Quante volte ti sei
ubriacata?
- 1,2,3... 10.
- Quante sigarette fumi? (hai
mai fumato?)
- 1,2,3, ... 10.
- Quante volte sei scappata di
casa?
- 1,2,3... 10.
- Era la tipa giusta per me!
avremmo fatto grandi cose insieme.
- lo la solita brava ragazza,
di una tranquilla città di provincia; lei disegnava
graffiti sui vagoni dei treni. Trascorrevamo ogni sera a
cantare e a suonare in una piazza diversa, fino mattina.
Un giorno avevamo deciso di andare a Firenze, ci eravamo
ritrovate a Milano, perché avevamo sbagliato direzione
del treno. Non saremmo mai invecchiate, noi.
- 1,2,3...
- Un pomeriggio di Novembre,
quando non ci vedevamo più da molto tempo, le chiesi:
"Vuoi un tè?" "Si." Avevo messo la
bustina di tè nell'orziera , perché il tè viene
più forte. Avevo apparecchiato il tavolo, le avevo
ceduto la mia tovaglietta, prendendo io una di quelle
brutte plastificate. Le avevo versato il tè nella mia
tazza nera, con il disegno della statua della libertà.
Avevo aperto la scatola nuova dei biscotti, e messo al
centro del tavolo barattoli di marmellata e fette
biscottate.
- ... 51,52,53...
- Il tempo si mise a correre a
ritroso: mia nonna, quando qualche ospite veniva a
trovarla, prendeva dalla credenza del salotto le tazzine
di porcellana inglese, che custodiva come reliquie.
L'aroma del tè si spandeva per tutta la casa.
- Tra un sorso e l'altro erano
passati anni.
- ... 74,75,76.
- Non c'era più Sara davanti a
me, ma c'era mia nonna, con i guanti bianchi e la cipria.
- Sara che disegnava graffiti
sui muri, era diventata graffita di rughe.
- 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10...
- Roberto
LE CASE DI VIA MARECCHIA
-
- Via Marecchia è una delle
più vecchie vie di Rimini di là del ponte romano, il
ponte di Tiberio. Fino al 34 costeggiava il fiume
Marecchia. Dopo lanno del deviatore (
.) è
rimasta una viuzza strana del Borgo S. Giuliano . Il
fiume non cè più, e fa effetto vedere le case
scomposte crescere luna appoggiata allaltra
su un alto argine di vecchi mattoni rossi. La mancanza
dacqua rende tutto sproporzionato.
- Proprio allinizio di
questa via, langolo con la latteria e il fior di
loto, (
) al numero 9, dopo la guerra è stata
ricostruita la nostra casa.
- Mio nonno Mario e mia nonna
Emmore hanno sempre abitato lì allangolo, ma prima
dei bombardamenti al posto dellattuale casone alto
e sgraziato, sullo stesso identico lotto di terra,
sorgeva la loro prima casa, la loro vera casa, quella che
ricordano sempre.
- Era più piccola, ma molto
più piccola, costruita su due piani bassissimi e
circondata da una roseto vigoroso, mlticolore,
multiprofumato.
- Conosco la vecchia casetta
attraverso i loro racconti incessanti e attraverso le
pareti delle stanze di questa nuova.
- Ovunque gli occhi si posino,
vedi quadretti di vecchie fotografie.
- Sono in bianco e nero e tutte
sovraesposte perché scattate a decine in un unico giorno
di sole intenso prima di scappare e sfollare a causa dei
bombardamenti.
- Decine di foto scattate con
ansia in un unico giorno.
- Foto alla casa e al giardino
di rose: sono foto sfocate perché hanno catturato
laurea di profumo intenso e luce.
- Mio nonno Mario mi racconta
spesso, forse esagerando, che il colore di quelle rose a
volte, nel periodo di massima fioritura, al crepuscolo
faceva una luce, dentro, così brillante che sembrava un
mare.
- Della vecchia casa non si è
salvato un solo muro, non un arbusto di rose.
- Ma si è salvato
linterno: prima del bombardamento i mobili e gli
oggetti erano stati tutti già posti al sicuro.
- E come se il nuovo
casone abbia prestato soltanto lo scheletro vuoto per
essere riempito ostinatamente, di nuovo, con quei mobili
e quegli oggetti che oggi risultano troppo piccoli,
sorprendentemente inadeguati alla nuova disposizione
degli spazi.
- Ma mio nonno, come mia nonna
danno lidea di accorgersi di vivere da ben
quarantanni in questa, a cui io sono affezionato,
perché ci sono cresciuto e
perché a capirla bene,
funziona come una casa doppia.
- Vale due case:
- E una casa a scatola
cinese. Cè una casa e cè quellaltra,
dentro.
- Entrando ed esplorando le
stanze comincia lo sdoppiamento.
- La casa attuale lentamente si
sgretola e ridà le immagini di quella vecchia. Che non
si staccherà mai
- Fabrizio
Di Tommaso
- PIAZZE ESTIVE
-
- Questa VALIGIA non l'ho più
abbandonata.
- Questa e' la CASSETTA che mi
ha registrato Candida, la mia regista, e' lei che mi ha
proposto di entrare nel gruppo "Classe Mista".
- Il MOZZICONE DELLA SIGARETTA
di Marianna: capelli rossi, occhi espressivi, recitava :
"La vita non è questa noia distillata in cui da
sette eternità
..
- Il GILET DI PELLE MARRONE che
indossavo quando interpretavo Enrico il porcaro: sotto
però ero a torso nudo
.
- La BUSTA DI PINOLI che i
ragazzini della piazza di Frosolone avevano raccolto per
noi.
- I proprietari del castello ci
hanno messo a disposizione alcune stanze e il cortile
antestante. Quella sera ci invitarono ad entrare:
- -S--Proprio oggi c'hanno
portato na crostata che è la fine der monno-
- -M--No signora grazie,
dobbiamo proprio andare
- -C--Ma quasi quasi un pezzo
lo prender-ei....
- -F--SI ma un pezzettino
piccolo!
- -E--Ma lo sa che è proprio
buona!-
- -S--Taiamo pure un po
de lonza,de formaggio?
- -A--Assolutamente no!
- -M---Questo cacio cavallo mi
ricorda quello che faceva nonno
- ---Ci sarebbe un po di
pane?
- -S- Un po di vino
ragazzi?
- -F- No..
- -M- Magari un goccio di
bianco
- -F- Rosso.
- -M- facciamo tutti e due
signora, grazie
.
- -S- Vedo che mangiate
volentieri ragazzi, aspettate , vado un momento in
cucina
.
- Quel giorno cominciammo col
dolce, continuammo con lantipasto e poi spazzolammo
anche : bucatini allamatriciana, frittata di
cipolla, insalata di pomodoro
.epoi ce ne andammo ,
pieni di cibo e
di vergogna
- Nella valigia cè poi
la FOTO di quando recitai la prima volta con "Classe
Mista", nel cortile
- dellAnnunziata, un
cortile che di notte, circondato da palazzi antichi,
dominato dal campanile,
- illuminato dalla luna, si
anima di unatmosfera magica.
-
- "La vita non è questa
noia distillata in cui da sette eternità
si fa
macerarelanima; non è questa morsa infernale che
attanaglia le nostre coscienze
perché ha bisogno di
musica, di poesia, di teatro e amore per esplodere di
quando in quando" Antonin Artaud
- Francesca
SUI MOBILI - DA HEIDI A SAILOR MOON
Quando ero piccola la sala della nonna Lina aveva giusto
un divanetto in pelle grinzosa e due mobili in formica
marrone: era il mio regno. Da ogni cassetto spuntavano i
miei primi disegni, soprattutto i miei ritratti della mia
famiglia e dei miei animali preferiti; sulle mensole
cerano le mie bottigliette del mio profumo che
ricavavo coi petali di rose, la mia unica Barbie sposa
era appoggiata timidamente in un angolo del divano, io
preferivo la mia vecchia bambola, Heidi, si chiamava. I
miei giornalini della mia musica preferita con le foto
dei Duran Duran o degli Wham restavano invece nei
quaderni o nella cartella, un po nascosti
.che alla nonna non sarebbero piaciuti! Ora la
nonna è invecchiata, ma "si tiene su" come
dice lei. Ora alla sala si è aggiunto un secondo
ambiente con caminetto e poltrone morbidissime, ed io,
dimprovviso mi sono trovata immobile, di fronte al
fuoco, a fissare Pinguibeach, Elefantao, Tartallegre,
Coccodritti, Miaoegizi, Squalibabà
..abbandonati
sulla mensola dalla Virginia la mia cuginetta . Ed è
lei, la nipote più piccola che crea il nuovo regno, il
suo: lascia i suoi giochi sopra i miei libri e
fatraboccare i cassetti dei suoi ritratti della sua
famiglia, di videocassette, cicciobelli, truccosetti;
appaende in sala le foto delle Spice-Girls o di Nek
(ormai la nonna non protesta più) e schiera sopra la TV:
Barbie fior di pesco, Barbie sirena, Barbie Charleston e
Coccolotti, Micigomici, fiammiferini, BimboliSguazzini,
Babymia, Limperatrice Sissy, Shelly sorella di
Barbie, gli Smaltini di Pupa, Cioè, Dolly, Gommolotti,
Camille, Skifiltors
lo scettro di Sailor Moon, il
Camper di Minisbrodolina pasticcera
-
- ( CORO: Una sorpresa su
cinque
)
Tzuyoshi
Nakano
- Nacqui il 10 aprile 1970 a
Sagamihara, tipica città alla periferia di Tokyo, di
100mila abitanti. Pesavo 340O grammi e rispetto agli
altri neonati giapponesi di quell'epoca ero abbastanza
grande, ero sano e non avevo nessun problema fisico
tranne le gambe un po' storte. Ma di tutto questo non
ricordo niente.
- I miei veri ricordi
cominciano dal 73 a Roma nel quartiere Laurentina, dove
abitammo fino al 75 a causa del lavoro di mio padre,
pilota d'aereo. Quando lasciammo Roma, avevo 5 anni.
- Tornai dal Giappone 20 anni
dopo. Avevo una fotografia e una sola indicazione:
"Scendi al capolinea della metropolitana, fermata
LAURENTINA"
- Non riconoscevo niente di
Roma, sul treno guardai la foto. Un cielo a settembre, un
cancello al centro, due palazzi identici, un po' di verde
in basso.
- Là c'era la mia finestra.
-
- Nessun ricordo.
-
- Al capolinea però cambiò
tutto: capii subito la strada che dovevo prendere e a
quale angolo dovevo svoltare senza esitazioni, come se
non fossi mai andato via. Trovai i palazzi gemelli, alzai
lo sguardo e non riuscii a vedere la mia finestra. Un
alberone altissimo, un pino, mi bloccava la vista. Nella
fotografia, al margine dell'inquadratura il verde si
vedeva appena. Io ero cresciuto.
- L'albero era cresciuto con
me.
- A migliaia di chilometri di
distanza.
- E io lo avevo ritrovato.
-
- Non so esattamente perché,
ma volevo restare in Italia.
-
- Il giorno dopo partii per
Siena, dove c'è la scuola di lingue. Mi piace tanto
stare qui, ma perché no? Non mi mancano i miei amici, la
mia famiglia, la cucina giapponese. Non ho mai avuto
nessun dubbio.
- Voglio vivere in Italia.
-
- Forse c'entra quel pino.
- Forse quel che mi diceva
allora mio padre:
- Tsuyoshi tu non sei mio
figlio, eri abbandonato sotto la statua di Romolo e Remo,
e poppavi con loro. Se non ti avessimo salvato...... Hai
capito? Non fare il cattivo sennò ti rimando là, sotto
la statua di Romolo e Remo.
- Silvia
Marchionni
- - Questa figliola farà la
balleriiiiiina da grande! -
- Esclama nonna Floriana
interpretando come un presagio i miei goffi approcci
danzanti. Perciò, all'età di tre anni, mi porta alla
palestra Salvarani, la più "in" della città.
Una palestra di ginnastica artistica. "Piiiiiiippi!
In quel posto diventerai una grande ballerina, come le
vallette di Pippo Baaaaaaaudo".
- "Hmmm non ci vado"
- "Come lHearther
Pariiiiiiiiiisi"
- "Si, così mamma mi vede
in televisione!"
- Esercizi di allungamento,
streching, potenziamento... delle torture ... tutti
accompagnati dalle grida metalliche di Barbara, la
maestra,
- - Uno, due,
tre
.uno, due, tre
.uno, due
,tre
.uno, due , tre
..uno, due,
tre
.
- Io ero l'allieva più
piccola, il costumino nero mi stava grande, la sala mi
sembrava gigantesca, gli "un, due, tre..."
della maestra si perdevano in un eco e l'acre odore dei
disinfettanti mi stordiva.
- Perdevo lorientamento.
- "Uno, due ,
tre
"
- Il saggio era vicino,
dovevamo provare. Uno, due, tre!" e riprovare
.uno,due,tre
. "Aiuto" mi viene da
piangere, (il labbro mi sfugge, lo mordo, non lo
controllo, mi trema, dove posso nascondermiLa loro
- "Di nuovo, stavolta con
la musica",
- Ecco ci mancava questa
novità della musica, sarà anche peggio; basta, adesso
piango ... ma ...
-
Tin, tin, pah, pah ...
-
- La musica, ecco cosa mancava,
. Il battito dei bassi mi pulsa nello
stomaco, il calore mi divampa alle tempie, ho voglia di
ballare. Devo muovermi, Ci provo? Mi muovo?
- "Ferma, Silvia aspetta
le altre"
- Ma perchè in questo posto
tutto quello che è piacere è vietato?
-
- Le note volano, il corpo si
scioglie, mi muovo, mi muovo!
- Non sento la faticaaaaa!.
-
- "Ottimo Silvia,
volavi"
- Nonna non trattiene un
applauso: Brava Silvia, volavi!
- Le mie compagne. "Brava
Silvia, bravissima!".
- Brava Silvia!
- Brava,brava,Brava!
-
- "Però più controllo,
non è mica un balletto"
- -
..
Cosa?, come sarebbe "nonè un balletto"?, e
allora cos'è?
-
- Quella sera nonna mi rivelò
la verità. Che delusione!
- "No non ci vado più!
No, non mangio. No. La Narbie non la volgio, non volgio
niente, non ti voglio più! No, no no!".
- La disperazione, la delusione
per tanto tradimento contenuto nelle parole, fu tale che
la nonna mi portò in una scuola di danza
vera
- Odore di baita di montagna, i
pavimenti di legno.
- Come mi piaceva... nessun
grido nessuna eco.
- La maestra, Aliala, Aliala
.ali
sussurra le parole;
- Finalmente
..tutto qui
è musica, forma, dimensione, orientamento.
- Mariangela
- Avevo i capelli lunghi e
castani, lì stiravo col phon perché non avevano un
verso vero e proprio, ma così mi sentivo bene, con i
capelli che mi nascondevano un po'.
- Da troppi mesi ero rimasta
dietro quei capelli, anche se lunghi li ho sempre amati,
ma belli come volevo io non li ho mai avuti.
-
- Una presa di potere:
"Basta"
- Prima tappa: "Bar
Claudio"
- Per tre mesi ogni giorno
sempre la stessa strada, le stesse curve, è probabile
anche le stesse macchine, la mia macchina, la mia casa,
nel mio paese collinare.
- E ogni giorno il mare di
Senigallia, coi sole che brucia, il sole che fa sudare,
il sole che abbronza ... chi non lavora.
- Io lavoravo, però, e dopo
pochi giorni avevo già i capelli corti e biondo-carota.
- Marco era il padrone dei bar;
aveva 31 anni, e, dei segno dei leone, sprigionava tutta
la sua naturale tendenza al ruolo di despota.
- Naturale questo suo modo di
essere, forse perché tutto quello che di positivo era
nascosto in lui, incostantemente percettibile, era stato
costretto e soffocato dalla figura di suo padre.
-
- Questo signore rugoso e
ombroso di circa sessant'anni ci spiava; ci spiava dalla
cucina dietro il bar, attraverso una specie dì
spioncino, perché non fregassimo le
"Vigorsal".
- Marco diceva sempre che coi
capelli arancioni dimostravo 38 anni, io allora lì ho
tagliati ancora più corti e sono tornati castani.
- Con me altri sei compagni,
non solo di lavoro ma anche di piccola comunità.
- Una vita notturna più che
diurna la nostra, con limiti non ben definiti a seconda
dei turni lavorativi; degli orari di chiusura, di quanta
energia ci rimaneva o di quanta ne volevamo recuperare.
- Io, Marta e Barbara: Marta
con i suoi bei capelli lunghi, i suoi occhi grandi e
lontani, fragilità interiore e corazza esterna. Barbara:
la più viva incarnazione della felicità, dinamica,
egocentrica, spensierata, di nascosto non aveva proprio
nulla.
- Barbara aveva i capelli
corti, ho provato a pettinarli come lei, ma i risultati
erano diversi; intanto il mio viso era completamente
scoperto e di questo mi sono pentita, ma poi ricreduta,
per poi ripentirmi di nuovo per 304 volte. Oggi sono a
Bologna, il tempo passato è molto di più di quello
reale.
- In viaggio sul treno, dal
finestrino ripercorro ogni volta le stesse tappe:
inizialmente il mare, poi case su case, la pianura
Padana, fino a raggiungere i quartieri periferici di
Bologna...
- ... e dallo stesso finestrino
guardo i miei capelli, e ogni volta sono un po' più
lunghi. Non riesco più a sistemarli bene, perché è un
po' difficile farli riallungare anche se rinascono più
forti dopo ogni cesura; ma io ho imparato a spuntarla, la
chioma.Quello che vedo poi è Bologna, la città, la
nebbia il freddo dellinverno; prima c'era il mare,
il sole, l'estate.Ma a Bologna ci sono giornate in pieno
dicembre in cui c'è il sole, ed è più bello, luminoso,
caldo, perché più raro; e c'erano giornate al bar
Claudio in cui pioveva e il bar rimaneva solitario.
- Non è né estate né
inverno: è un'eterna primavera, che a volte ha le
caratteristiche dell'autunno, ma ogni primarie ha bisogno
del suo inverno e PROMETTE l'estate successiva. lo ho
imparato a RIDESIDERARE L'ESTATE. Per quella che verrà
voglio farmi ricrescere i capelli fin sotto gli orecchi.
Giacomo
Arnaboldi
- LULTIMO SCAFFALE
-
- Da ragazzino il caffè era
per la mamma e il papà: "Giaco, ci fai tu il
caffè?" . " Giaco ci fai tu il caffè?".
"si mamma". Fare il caffè era una sfida, ogni
volta acquisivo velocità e precisione, era la
soddisfazione che mi dava l'essere capace di svolgere
quel compito così "adulto". E poi quello che
accadeva là dentro nella caffettiera, era affascinante,
quasi magico: quando meno te laspettavi il caffè
saliva rumoroso come spinto da una forza invisibile, e
riempiva la caffettiera quasi fino all'orlo; inoltre mi
chiedevo sempre a che cosa potesse servire quell'affare
rotondo che mamma chiamava "valvola", sapevo
solo che non dovevo coprirlo con l'acqua, altrimenti si
rompeva lincantesimo.
- E poi mi è sempre piaciuto
l'odore penetrante di quella povere scura, che chiusa in
un barattolo stava nel mobile in alto come un ingrediente
prezioso, e io ogni volta mi dovevo alzare sulle punte
dei piedi tastando con la mano fra gli altri oggetti che
lo circondavano.
-
- "Facciamo il
caffè?" Domando mezzo addormentato, "Dai,
bella, facciamo il caffè", ma nessuno si alza, io e
i miei compagni d'appartamento fissiamo i piatti appena
svuotati; ognuno è svaccato nella propria sedia e
attende che qualcuno sì alzi.
- "Facciamo il
caffè?" se me lo avesse chiesto mia madre dieci
anni fa non avrei indugiato un attimo, ma oramai quel
compito ha perso il suo fascino antico
- Dovè la sfida?
- Dove sono
lattesa,
.la forza invisibile,
.. la
soddisfazione?
- L'ingrediente prezioso è in
alto, nellultimo scaffale, nascosto fra i barattoli
che con la mano faccio cadere, mah...
- A volte penso che basterebbe
ricordare di alzarsi sulle punte dei piedi...
Rossella
Sanguedolce
- LA CAMERA DEL BAMBINO
-
- Sepolto l'amico non torni
subito a trovarlo. Io dovevo "Vi ho portato una
copia dell'atto" "Sali !"
- Mi aspettano sulla porta. Una
stretta di mano ed eccomi di nuovo nel mio vecchio
appartamento di Santo Spirito. Con orgoglio i nuovi
inquilini mi mostrano i cambiamenti. Pavimento lucido di
ceramica, stucco veneziano e un odore acre di mobili
nuovi.
- "Vieni, ti faccio vedere
il resto". La seguo.
- In tutta la casa non c'è
più traccia né di me né di Mark,.
-
- (pausa lunga)
-
- Raggiungo Mark.
- Dopo aver imboccato
l'autostrada, gli racconto che fine ha fatto il nostro
vecchio appartamento e in un niente ci troviamo a
progettare quello nuovo.
-
- Prima che nasca il bambino
voglio ricostruire la stessa atmosfera che c'era a S.
Spirito.
- Piuttosto mettiamo l'armadio
da qualche altra parte.
- Bologna non ha il sole di
Santo Spirito".
- E chi se ne importa! Il
giallo Napoli andrà benissimo pure a Bologna.
- Già mi immagino il piccolo
che ci disegna sopra con le mani sporche di cioccolata.
- Michela
Ciappini
- ALLE DIECI DI MATTINA
-
- Alle dieci di mattina
- di quel venerdì,
- pareva stanca, dormire supina
- la piazza Morgagiù di
Forlì.
- Scarse le auto,pochi i pedoni
- quel venerdì,
- come tutti i venerdì a
quell'ora,
- calma scorreva la strada.
- Ma dentro-centro si lavora:
- palazzi antichi,cancellate,
- vetri,porte,ringhiere,inferriate
- tutto tutto mascherava.
- Ma dentro-dentro si lavora:
- romba,smonta,
- mastica,svita
- "Accidenti che
fatica!"
- "Uffa-uffa quanto
caldo!"
- Svelto-presto la ciambella,
- via la crema, poi la
granella!"
- Il fornaio Sapigni Mario
- lavorava lì,
- affacciato sulla piazza
Morgagni di Forlì.
- Dentro a scuola
- si studiava,lì:
- oggi prima lezione di
restauro
- per la classe prima B.
-
- Professoressa Benini
Ombretta.
-
- "Ma l'hai vista?"
- "Si chiama
Nicoletta."
- "E' piccoletta?"
- "No,Ombretta!"
- "Che sonno!
- "Bene! "
- "Nooo,il cognome è
Beninii!"
- "Benone passami una
sigaretta."
- "Cela facciamo una
maraffa?"
- "O.K."
- Relax autogestito.
-
- La piazza Morgagni di Forlì
- scorreva lenta quel venerdì
- sotto le ombre nette
- alle dieci e trenta perfette.
- Passo-passo,
- ore dieci-trentotto,
- Tacco-tacco,
- tacco-tacco ticchettante
- "Tocca a te!"
- "Butta il re!"
- Tacco-tacco,tic,
- tacco tic tac
- tacco-tic
- tacco-tac
- "No quello di
bastoni!"
- "La briscola è
spade!"
- "Ehè, buongiorno!
"
- "Buongiorno sono la
professoressa Benini Ombretta.
-
- Tutti zitti,a sedere,via le
carte,fuori il registro."
-
- Scorreva lenta e franca
- l'ombra stanca,
- sulla Morgagni di Forlì,
- quel venerdì.
- "Disegnate il marmo!
Quello!"
- La professoressa Benini
Ombretta posa al centro del tavolo un blocco
freddo,incontestabile,compatto,di pietra grigia.Sì,forse
marmo.
- "Marmo in che
senso?"
- "Dai,quelle
venature,penso."
- "Sbirciamo un
pochino..."
- "Mi passi il
temperino?"
- "Non parlate! Si
lavora!!"
- La professoressa Ombretta
- voce maledetta.
-
- Scarse le auto,
- raro il pedone,
- silenziose scorrevan l'ore
- in piazza Morgagni a Forlì,
- quella mattina di venerdì.
- Seppur minuta niente rendeva
in lei deboli le sue intenzioni.
- Ombretta, scarpette da
Cenerentola, alla narice occhialino calante, otteneva
sempre silenzio, e "sgabelli ordinati sopra il
tavolo,a fine lezione!".
- Finalmente sparite
- le ombre impaurite
- dal sol di mezzodì,
- la piazza Morgagni di Forlì
- solare e festosa,
- eruttava ogni cosa.
-
- Tram,pedoni,
- scolari,colori,
- borsa in spalla,
- cicli in corsa,
- intrecciavano illegali
- strade e aree pedonali.
- Corri svelto,
- accellera, svolta!
- frena scappa
- verso casa unica tappa!
- Dileguate le prede, muta
rimane l'aula.La professoressa Benini Ombretta, camice
bianco, cappotto e borsetta, ripone gli attrezzi,
controlla gli sgabelli e sigilla la porta. Mano alle
tempie,rincalza gli occhiali, batte i tacchi e se ne va.
-
- Al sol di mezzodì
- solare e festosa eruttava
ogni cosa
- la Morgagni di Forlì.
- Al sol di mezzodi
- Benini Ombretta compra una
ciambella
- da Mario Sapigni, fornaiodi
Forlì.
- Buon pranzo, cala la serranda
- Buon pranzo, si avvia lenta
- Ombretta Benini per la strada
- Già vuota quel venerdì
- In piazza Morgani a Forlì.
- Linda
Verzani
- NON STAVAMO POI COSì
BENE, IN CUCINA.
-
- PASTA PER LE CREPES
- MEDIA DIFFICOLTA'
- PREPARAZIONE 30 MINUTI
- COTTURA 20 MINUTI
-
- AVEVO DISPOSTO GLI
INGREDIENTI SUL PIANO DI LAVORO QUANDO CON NONCURANZA ZIA
SILVANA - LA SORELLA DI MIO NONNO, VEDOVA - SI ERA
IMPOSSESSATA DEL SACCHETTO DI FARINA E SI ERA TRASCINATA
FINO ALLA BILANCIA PER PESARLA.
- ANCHE NONNA ILDE CON PASSO
DECISO ERA ENTRATA IN CUCINA. GUARDO' GLI INGREDIENTI SUL
TAVOLO E LA ZIA CHE PESAVA LA FARINA SULLA BILANCIA. LA
SUA BILANCIA ?! NELLA SUA CUCINA ?!
- VELOCEMENTE APRI' UN CASSETTO
DELLA CREDENZA E VENNE DA ME COL SUO RICETTARIO IN MANO,
UN PICCOLO QUADERNO INGIALLITO PIENO DI FOGLIETTI
APPUNTATI AI LATI. CONFRONTO' LA SUA RICETTA CON LA MIA.
- N - E' MEGLIO CHE SEGUI
QUESTA.
-
- Z - NON SARA' MICCA QUELLA
DELLE CRESPELLE, CHE QUELLA LA SO FARE MEGLIO IO DI TUA
SORELLA.
- N - A BE', SE LA SAI
CUCINARE ANCHE TU, IO VADO SU A STIRARE.
-
- Z - NO, NO. SE VUOI
RESTARE. METTI CHE CI SERVE UN CONSIGLIO. IO PASSAVO LO
SGUARDO DA UNA ALL'ALTRA PER CAPIRE COME IN UN PAIO DI
MINUTI ERO STATA RETROCESSA DA CAPOCUOCA AD
AIUTOSGUATTERA. VOLEVO FARLE USCIRE DALLA CUCINA.
-
- L - MA NON DOVEVI STIRARE
NONNA ? NON TI AVEVA CHIAMATO IL NONNO PER GIOCARE A
CARTE ZIA ?
- MA NESSUNA DELLE DUE SI
MUOVEVA.
-
- Z - QUI CI VUOLE ALTRO
ZUCCHERO
-
- N - ZUCCHERO ? SCHERZI, CE
N'E' GIA TROPPO. DICO BENE ?
-
- N - MA QUI QUANTA FARINA CI
HAI MESSO ?
-
- E DI NUOVO LA NONNA SI
RIVOLGE A ME, PUR SAPENDO CHE E' STATA LA ZIA
- A VERSARE LA FARINA NELLA
TEGLIA.
-
- Z - CE NE SONO 2 ETTI.
-
- N - PENSAVO CE NE VOLESSE
MENO.
-
- Z - NO, NO. E' PROPRIO
LA DOSE GIUSTA. VEDI LINDA COME C'ESCRITTO QUI.
-
- N - BE', SE C'E' SCRITTO
COSI'.
- ANCHE DURANTE L'OPERAZIONE DI
COTTURA ERANO DIETRO LE MIE SPALLE PER CONTROLLARE.
-
- Z - METTICI PIU' BURRO
-
- N - NO, CHE POI DIVENTANO
TROPPO UNTE.
- Z - MA SONO ANCHE PIU' BUONE.
-
- N - SI', MA NOI SIAMO
A DIETA.
-
- E GUARDA INSISTENTEMENTE IL
VENTRE PROMINENTE DELLA ZIA CHE TIRA
- INDIETRO LA PANCIA E RIBATTE
- Z - ... MIA MADRE USAVA LA
MARGARINA.
-
- N - TUA MADRE NON SAPEVA
NEANCHE CUOCERE UN UOVO.
-
- Z - L'UOVO NO, MA I DOLCI ...
-
- N - SI', QUELLI CHE
COMPRAVA IN PASTICCERIA.
-
- Z - PERO' I TORTELLINI.
QUELLI PICCOLI, GIALLI, SAI LINDA, LI FACEVA IL SABATO
SERA, 5 0 6 VASSOI, E LI LASCIAVA RIPOSARE LA NOTTE COSI'
PER LA FESTA AVEVAMO TORTELLINI IN BRODO E BOLLITO DI
CARNE.
- N - MA IL VERO SEGRETO E' IL
PESTO, IL RIPIENO. SE NON E' BUONO IL PESTO, E' TUTTO DA
BUTTARE.
-
- Z - QUESTO COSA VUOL DIRE ?
CHE I TORTELLINI DI MIA MADRE NON ERANO FATTI BENE ?
-
- N - NO. DICEVO
COSI'... PER FARE UN ESEMPIO... PERO' ...
- Z - PERO' ?
-
- N - PERO' C'ERA TROPPO GRANA.
E NON A TUTTI PIACCIONO QUANDO SI SENTE MOLTO.
-
- Z - COMUNQUE ERANO BUONI,
TENERI. E IL BRODO, COSI' SAPORITO E CALDO CHE TI
SCALDAVA TUTTO LO STOMACO.
-
- N - BE', CON I SOLDI E'
FACILE SCALDARSI ! MICCA COME NOI CHE IL BRODO LO
POTEVAMO FARE AL MASSIMO UNA VOLTA AL MESE, QUANDO IL
CONTADINO CI REGALAVA UNA GALLINA.
-
- Z - NEANCHE NOI STAVAMO POI
COSI' BENE IN FONDO.
-
- N - NOI MANGIAVAMO LA CARNE
SOLO LA DOMENICA.
-
- Z - NOI SOLO UNA VOLTA AL
MESE E ALCUNI MESI NON LA MANGIAVAMO NEANCHE...
-
- N - INVECE UNA VOLTA NOI
ABBIAMO DOVUTO DIVIDERE UNA CIOTOLA DI RISO FRA NOI 5
BAMBINI ...NON E' VERO CHE IN CASA NOSTRA DURANTE LA
GUERRA SI MANGIAVA POCO, QUASI NIENTE ?
- Z- A NOI DA PICCOLI SI
VEDEVANO LE COSTOLE TANTO ERAVAMO MAGRI.
- N- PERO VEDO CHE TI SEI
RIPRESA BENE.
- Z- IO MANGIO TANTO PER NON
FUMARE. LO SAI.
- N- E QUELLA CHE TENEVI IN
MANO STAMATTINA COSERA?
- Z- MALO SAI CHE FUMO
PERCHE SONO NERVOSA.
- N- NERVOSA PER COSA? CHE NON
FAI NIENTE TUTTO IL GIORNO.
- Z- TU INVECE NON RIESCI A
STARE FERMA MAI. UNA DI QUESTE VOLTE TI VERRA UN
INFARTO.
- N- FIGURATI , IO VI
SEPPELLIRO TUTTI.
- Z- GUARDA CHE RESTARE SOLI AL
MONDO NON E MICA UNA BELLA COSA.
- N- HAI AVUTO VENTANNI
PER ABITUARTI, MI SEMBRA CHE TI SEI RIPRESA PIUTTOSTO
BENE.
- Z- MA CHE NE SAI TU DI COME
MI SENTO IO. TU CHAI LA TUA FAMIGLIA, TUO FIGLIO,
LE TUE NIPOTI. IO COSHO?
Renata
Adamo
- CUCINA: INTERNO NOTTE
-
- La macchina da scrivere, una
lettera 32 Olivetti è sul tavolo, in cucina. E' notte.
C'è silenzio. Sono nella casa di via Murri, a Bologna
- Dovrei lavorare per la prova
di dattilografia: 60 battute al minuto senza guardare i
tasti.
- Dispongo le dieci dita sulla
tastiera. Non ce la farò mai a scrivere a quella
velocità. 0 forse sì, ad una condizione: non devo
fidarmi degli occhi.
- Cerco un panno nero. Lo
sistemo sulla tastiera e vi infilo sotto le dita. Tocco i
tasti: la loro superficie è un po' incavata per far
aderire bene i polpastrelli. Cerco di fissarmi in mente
la disposizione delle lettere sulla tastiera, poi batto
alcune parole a casaccio.
- Scrivo: "domani Cristina
ritorna a Merano". E ancora: "Merano- Méran,
luogo doppio: bilingue, bietnico. Cristina è pure
bilingue. Di cognome fa Ausserbrunner ma il suo fidanzato
Rainer di cognome fa Serra". Cristina Ausserbrunner-
Raiser Serra.
- Continuo a battere sui tasti
e intanto fisso lo sguardo sulla porta finestra. Dal buio
di fuori penetra un odore di primavera. Scrivo ancora:
"Cristina è incinta, si sposerà a maggio".
-
- Il giorno dopo accompagno
Cristina alla stazione. Al momento di congedarci lei mi
infila nella borsa una delle sue bambole di pezza. Le
confeziona con stoffe vivaci, sorridono e le somigliano
un po.
-
- Ho rivisto Cristina dopo 17
anni mentre passeggiavo sulla Winterpromenade, a Merano.
Una donna mi afferra per un braccio e mi fissa senza
parlare. Al suo fianco c'è una ragazza. Non riesco a
staccarle gli occhi di dosso. E' Cristina, come io la
ricordo. Cristina di 17 anni prima. All'orecchio mi
giunge la voce della donna: la donna è Cristina
invecchiata di 17 anni "Questa è Sigrid",
dice, "mia figlia Sigrid".
-
- Mentre tornavo a casa, mi
sentivo come qualcuno che ha preso dei calci in tutta la
persona.
- E' notte. Sono seduta in
cucina nella casa di mio padre. Ho le ossa ancora
indolenzite. All'improvviso mi ricordo della bambola,
quella che Cristina mi aveva regalato il giorno della sua
partenza. Apro larmadietto. Eccola lì, accucciata
in un angolo. Sembra che dorma.
- Le sollevo la testa.
- "Non riuscirò mai a
risvegliarla, penso. " O forse si, ad una
condizione: non devo fidarmi degli occhi".
- Spengo la luce. Dalla porta
finestra appena socchiusa penetra un odore di primavera.
Tocco la bambola. Prendo le sue piccole mani tra le mie e
le batto una contro l'altra.
- *"Einz, zwei,
Polizei", mi affiora alla mente una filastrocca, ein
Rattenschwanz, "drei, vier, Offizier", la
cantavamo io e Cristina tanto tempo fa, "fúnf,
sechs, die alte Echs, sieben, acht, gute Nacht..."
(ripetere solo filastrocca a due voci che svaniscono).
-
- *Uno, due, polizia; una
filastrocca, tre, quattro, ufficiale, cinque sei, la
vecchia strega, sette, otto, buona notte.
- Mieko
Sugawara
- UN VIAGGIO CON LA
SCATOLA
-
- Ho guidato la macchina per la
prima volta nella vita in Puglia.
-
- In estate, il '97 ho fatto un
viaggio con i miei amici pugliesi si chiamano Daniele,
Giovanni, Mario.
-
- Questo ragazzo, Daniele Marra
è nato il 18 aprile 1959 a Milano. Era un bimbo piccolo
e magro. Nel 1964,la sua famiglia ha traslocato da Milano
a Lecce, dove sono nati i suoi.
- Adesso abita a Bologna, fa il
restauratore. Va a Lecce due volte l'anno a trovare i
suoi 3 figli e la loro madre.
-
- Lecce, dove sono nati 3
ragazzi, è a 800 Km più a sud di qui, Bologna; a
proposito con la stessa distanza più a nord da Bologna
si può arrivare a Vienna.
-
- A Bologna, Daniele ha
complato volkswagen polo grigia 3 anni fa come auto
d'occasione.
-
- Lui ha fatto 3 volte il terzo
anno della scuola media. Infatti non era bravo. Prima di
prendere la licenza media, ha deciso di non fare il
liceo. Nel 1977 ha cominciato a lavorare con suo padre
che fa carpentiere come assistente.
-
- Io avevo bisogna di
assistente di guida. Lui si è seduto a destra, altri due
ragazzi dormivano dietro, in pace,pace,pace....
-
- Nel 1983, lui è diventato
padre per caso.
-
- I genitori di Daniele sono
restati a bocca aperta. Anche lui.
-
- Anch'io sono restata a bocca
aperta con piena di paura quando ho cominciato a guidare
dalla grande via di comunicazione che porta da Lecce a
Maglie. Maglie è un comune in provincia di Lecce, dista
40 Km da Lecce.
-
- A 40 Km l'ora. , ... Questa
è velocità del polo grigia.
- La strada per Maglie era
sempre diritta, infinita e poi c'erano pochi semafori e
macchine
-
- Lui era sempre magro, alto;
quindi non ha potuto fare il servizio di militare a causa
della mancanza di peso.
-
- C'era solo un gran campo di
olive intorno strada. Daniele mi Spiegava bene come il
padre legge un libro per bambini.
-
- Lui ha avuto 2 figli dopo il
primo figlio. Nel 90, lui ha trovato una fidanzata a
Bologna.
-
- Dopo 20 minuti, questa
scatola in cui ci siamo noi 4 ragazzi è arrivata ad un
semaforo prima di Maglie .Ho fermato la scatola. Mi sono
stancata di guidare Purtroppo io non avevo la patente di
guidata.
-
- La vita di Daniele è sempre
la stessa; in agosto ed a Natale torna a Lecce. E' ancora
magro, ancora non è sposato ma ha 3 figli a Lecce.
-
- Dopo quella volta, non ho
guidato mai più.
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e-mail: cimes@muspe.unibo.it