Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna CIMES laboratori per la citta - Musica

dom 16.11.08 h 20.30 • Teatro Comunale
RITRATTO/RIHM I
con il sostegno di
«Automobili Lamborghini per la creatività e la musica»

Monica Bacelli, mezzosoprano *
Nicholas Isherwood, voce ** / ***
Stefano Malferrari, pianoforte ** / ***
Francesco La Licata, direttore

FontanaMIXensemble

Paolo Chiavacci,Violetta Mesoraca, violino
Olga Arzilli, Corrado Carnevali, viola
Sebastiano Severi, Viola Mattioni, violoncello





Arnold Schönberg
Das Buch der hängenden Gärten, per voce e pianoforte op. 15 (1909) *


Arnold Schönberg
Ode to Napoleon Buonaparte, per voce recitante, quartetto d’archi e pianoforte  op. 41 (1942) **


Wolfgang Rihm
Hölderlin-Fragmente, per voce e pianoforte (1977) ***


Arnold Schönberg
Verklärte Nacht, per sestetto d’archi op. 4 (1899)



A venticinque anni Arnold Schönberg scrisse Verklärte Nacht, un sestetto per archi di straordinaria felicità espressiva e di impeccabile fattura formale, ammiratissimo da Mahler. In quell’opera (il cui carattere programmatico, che si ispira ad una poesia di Richard Dehmel, è di fatto in gran parte vanificato dall’astrazione e dalla compattezza della scrittura), il giovane compositore coniugò elementi degli stili compositivi di Wagner e di Brahms in una sintesi concettualmente ardita e linguisticamente assai originale, basata sull’estensione del cromatismo armonico e sulla pervasività dell’elaborazione motivico-tematica.
Nella produzione di Schönberg il ciclo liederistico Das Buch der hängenden Gärten, assieme al Secondo quartetto per archi e ai Klavierstücke op. 11, ebbe un’importanza fondamentale nella transizione dalla concezione della tonalità sospesa all’abbandono definitivo di ogni centro tonale e alla completa emancipazione della dissonanza. La scelta di una serie di liriche di Stefan George – vate della “Germania segreta” e poeta dell’irrazionalismo spiritualista che nei primi anni del secolo imperava in molti circoli intellettuali tedeschi – ispirò a Schönberg una scrittura vocale ove l’andamento prevalentemente lento e pacato, la mancanza di qualsiasi direzionalità tonale, e la sistematica irregolarità ritmico-metrica della melodia creano un paesaggio musicale sospeso, quasi pensato come risuonante “da lontano”. Nel contempo la trama musicale è capace di cogliere e sottolineare sismograficamente – anche grazie ad un complesso simbolismo sonoro, legato al ricorrere continuamente variato di un numero ristretto di cellule melodiche – le escursioni ed i subitanei mutamenti di pathos e di atmosfera dei testi poetici intonati.
Durante l’esilio americano, ed in particolare dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale, il sionismo e l’antifascismo divennero imperativi etici e politico-teologici imprescindibili per Arnold Schönberg, che volle testimoniare quell’impegno morale soprattutto in due opere, l’Ode to Napoleon (1942) e Un sopravissuto di Varsavia (1947). Nell’Ode – scritta da George Byron in sprezzo all’imperialismo napoleonico, e musicata da Schönberg come una violenta invettiva antihItleriana – il compositore coniuga la necessità di comunicare il messaggio ‘politico’ del testo con la  fedeltà alla complessità linguistica del metodo dodecafonico. La voce recitante declama la lirica rendendola perfettamente comprensibile e sottolineando le diverse tonalità espressive evocate dalle immagini poetiche, mentre il pianoforte ed il quartetto d’archi intessono una intricata trama basata su un’incessante ‘variazione sviluppante’ delle principali cellule motiviche, governata dal succedersi di libere permutazioni della serie originale, che non viene mai chiaramente enunciata. A tratti nella musica affiora – sia pur recondita all’orecchio – una lontana ombra tonale, in particolare attorno al suono di Mi bemolle, nota che rimanda simbolicamente alla tonalità dell’Eroica beethoveniana.
Gli Hölderlin-Fragmente di Wofgang Rihm appartengono al periodo iniziale dell’itinerario artistico del musicista, in cui si intrecciano un pronunciato eclettismo stilistico e linguistico – frutto anche di una conoscenza enciclopedica del repertorio romantico, tardoromantico e primo novecentesco – e la rivalutazione del fattore espressivo del comporre, almeno in parte in polemica con il costruttivismo ‘integrale’ delle avanguardie musicali degli anni ‘50 e ‘60. Di Friedrich Hölderlin (il cui mondo poetico ispirò nella seconda metà del Novecento numerosi compositori, tra cui  Britten, Maderna, Ligeti e Nono) Rihm musica una serie di brevissimi, isolati frammenti testuali: l’estetica della frammentazione, dell’incompiuto e del non completamente dicibile ispirano anche la scrittura musicale, che pare dialetticamente negare e nel contempo  ricordare – in subitanee apparizioni sonore subito disattese – il “giardino perduto” della grande tradizione liederistica romantica.



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