Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna CIMES laboratori per la cittą - Cinema

PROIEZIONI a cura di Michele Fadda in collaborazione con Lab80film

da gio 01.03.07 a gio 22.03.07 • Auditorium

LO SPECCHIO SCURO
cinque capolavori del nero hollywoodiano


Il noir, per quanto riguarda il cinema americano, è stato, ancor più che un genere caratteristico degli anni dell’immediato secondo dopoguerra, soprattutto una particolare sensibilità, che racchiudeva in sé la capacità di Hollywood di riflettere sui malesseri e la complessità della modernità statunitense, in special modo metropolitana. Frutto ibrido che riprende la tradizione letteraria americana dell’hard boiled – introdotta a Hollywood da scrittori come Hammet e Chandler che vi lavorarono come sceneggiatori – e il contributo spesso critico verso l’America di tutta una generazione di registi europei immigrati in California, il noir ha saputo dare espressione cinematografica a molte delle insicurezze che aggredirono il tessuto sociale e culturale degli Usa. La particolare solitudine dei protagonisti, la fotografia notturna ed espressionista, il carattere sinistro dell’ambientazione urbana, la violenza inusitata, le poco rassicuranti “donne fatali”… ogni elemento è capace di descrivere il clima di profondo scetticismo e disincanto di un mondo dal destino sempre segnato, in cui il passato – organizzato spesso attraverso flashback di grande complessità formale – si configura come una tara capace di intaccare in maniera indelebile il presente. Di qui il fascino amaro ma irresistibile di questo genere non solo poliziesco e melodrammatico, capace di produrre tanti capolavori e di codificarsi in uno stile e una serie di icone che sono diventate parte integrante dell’immaginario cinematografico mondiale, sino ai giorni nostri.
I film proposti sono un esempio del genere nell’arco della sua evoluzione, dalle primi derivazioni dall’hard boiled letterario (La fiamma del peccato, su sceneggiatura di Chandler) sino al crepuscolo, rappresentato da L’infernale Quinlan di Orson Welles. Passando per l’opera di maestri come Fritz Lang e Delmer Daves, e incrociando infine un capolavoro come la Morte corre sul fiume: non propriamente un noir, ma senz’altro un esempio estremo del fascino esercitato dalla seduzione oscura dell’ombra nel cinema americano classico.

I FILM

gio 01.03.07, h 21 • Auditorium
The Night of the Hunter (La morte corre sul fiume)
Usa, 1955, 90’ di Charles Laughton
con Robert Mitchum, Shelley Winters – v.o. con sott.
Il predicatore e pluriomicida Harry Powell gira il paese predicando in modo assai singolare: sulle dita della mano sinistra ha tatuato “hate”, su quelle della destra “love”. In questo modo inscena epici sermoni in cui la destra abbatte la sinistra. In prigione conosce Ben Harper, padre di John e della piccola Pearl, condannato a morte per una rapina che gli ha fruttato 10.000 dollari. I soldi sono nascosti nella bambola di Pearl e solo i due bambini sono a conoscenza del segreto. Anche Powell, però, intuisce qualcosa e quando esce di prigione… Unica opera registica del grande attore Charles Laughton, è la favola nera più memorabile del cinema americano, nel suo farsi spietato apologo sul lato oscuro della coscienza del popolo americano. Per Serge Daney, il grande critico francese, il film più bello della storia del cinema.

gio 08.03.07, h 21 • Auditorium
Double Indemnity (La fiamma del peccato)
Usa, 1944, 106’ di Billy Wilder
con Fred McMurray, Barbara Stanwyck, Edward G. Robinson – v.o. con sott.
Da una confessione registrata di un uomo ferito, parte la ricostruzione di una serie di crimini che coinvolgono un professionista di gradevole aspetto ma con pochi scrupoli e una donna, Phillys Dietrichson, tanto attraente quanto pericolosa. Tutto inizia con un incontro fatale tra i due a seguito della scadenza di una certa polizza assicurativa appartenente al marito della bella Phillys... La tara del passato che sconvolge i sogni del presente; la dark lady più terribile della storia del cinema, e altro ancora. Dal romanzo di James Cain con sceneggiatura di Raymond Chandler, Billy Wilder dirige il film che è la quintessenza del cinema noir, oltre che uno dei grandi capolavori della storia del cinema.

gio 15.03.07, h 21 • Auditorium
Touch of Evil (L’infernale Quinlan)
Usa, 1957, 93’ di Orson Welles
con Orson Welles, Charlton Heston, Janet Leigh, – v. o. con sott.
Una carica di dinamite uccide due persone in prossimità di un posto di frontiera proprio mentre sta transitando un poliziotto messicano. Questi si interessa al caso e scopre che il capitano Hank Quinlan, incaricato ufficialmente dell’inchiesta, produce prove false a carico di un sospettato. Proseguendo nelle ricerche, il poliziotto scopre che Quinlan è abituato da anni ad incastrare gli accusati con quel sistema, fabbricando prove false. Un apologo spietato sull’abisso del cuore umano e esempio terminale del genere noir, portato all’estreme conseguenze nei suoi temi e stilemi più tipici.

lun 19.03.07, h 21 • Auditorium
The Woman in the Window (La donna del ritratto)
Usa, 1944, 99’ di Fritz Lang
con Edward G. Robinson e Joan Bennet – v.o. con sott.
Un professore di criminologia, partita la famiglia per le vacanze, si reca a cenare al club. Prima di entrare, ammira in una vetrina il ritratto di una bellissima donna. Più tardi, sotto l’influenza del ritratto, si addormenta e sogna un’avventura con l’elegante signora del ritratto quando improvvisamente... Lang non si muove nel sogno, ma in una realtà che ha le fattezze di un incubo in cui non si riesce più a discernere il confine tra colpa e innocenza. Uno dei più grandi film di sempre sul tema del “doppio”.

gio 22.03.07, h 21 • Auditorium
Dark Passage (La fuga)
Usa, 1947, 106’ di Delmer Daves
con Humphrey Bogart e Lauren Bacall – v.o. con sott.
Dal romanzo di David Goodis (1946): un uomo, condannato ingiustamente per uxoricidio, evade, si fa cambiare i connotati, trova il colpevole e, aiutato da una bella donna, espatria per rifarsi una vita. Il film per antonomasia della ripresa in soggettiva: ovvero l’esplicitazione di quello sguardo malato del soggetto che solo il cinema noir ha saputo rappresentare in tutta la sua ambiguità, anche formale.

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