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Indice delle riviste j i Altre possibilità di ricerca jDANZARE Rassegna culturale sulla danza
Anno di fondazione: 1985 Anno di cessazione: 1989
Periodicità: bimestrale
Direttore: Pina Tromellini
Editore : Chorea
Luogo : Bologna
Formato: v.: ill.; 30 cm
Note : - Informazioni ANLID (Associazione nazionale liberi insegnanti di danza )
ISSN : 0394-8137
Collaboratori: Andrea Adriatico, Amedeo Amodio, Vasco Ascolini, Jasmina Ban, Marinella Bellista, Vittorio Biagi, Patrizia Bianco, Alessandra Bottarelli, Arturo M. Brena, Elisa Buccella, Sandra Bussoli, Giuseppe Calì, Giuseppe Caliceti, Giovanni Camurri, Franco Caroli, Silvia Caselli, M.Pia Casetti, Roberta Castellano, Alessandra Checconi, Emanuela Ciavarella, Angela Cucchi Nascimbene, Susi Davoli, Angela De Luca, Marcus Digout, Marcello Di Vincenzo, Susanna Egri, Germana Erba, Nadia Fava, Piero Fazzini, Francesco Gelati, Normanno Gobbi, Daniela Iotti, René Lejeune, Carlo Marchi, Giacomo Margini, Giovanna Marinelli, Annalisa Masselli, Silvia Merlini, Gian Mesturino, Miriam Mesturino, Angela Paffumi, Sonia Paltrinieri, Antonella Panini, Ludovico Parenti, Patrizia Paterlini, Paola Pestarino, Franco Pollastri, Robert Josè Pomper, Lucia Rinaldi, Loredana Rovagna, Nicoletta Sacco, Carolina Serafini, Piero Simonini, Clara Sinibaldi, Gigliola Tamburini Baldereschi, Natale Tulipano, Giovanna Venditti, Guido Vezzosi, Franca Zagatti, Marcello Zuffa.
Anno - fascicoli
1986 1, 2, 3
1987 4, 5, 6, 7
1988 8, 9, 10
1989 11 (cessata)
Biblioteca Nazionale di Roma
Biblioteca del DAMS di Bologna
DANZARE:
PROFILO DELLA RIVISTA
Danzare, rassegna culturale sulla danza, ha iniziato le pubblicazioni a Reggio Emilia nel 1985, con frequenza bimestrale. Direttore responsabile è stata Pina Tromellini. La pubblicazione sembra essere cessata nel 1989, con il numero 1 anno IV. Nelle biblioteche di Roma e Bologna sono conservati undici fascicoli, ma come risulta da un riferimento su un articolo del numero 3 ottobre 1986 e come appare nel numero 9 del 1989 dove sono fotografate le copertine degli arretrati, esiste anche un numero 0 del dicembre 1985. La rivista ha copertina sempre differente con immagini in bianco e nero e all’interno presenta spazi pubblicitari, disegni di Giovanni B. Frangini e Antonio Calvano e numerose, belle fotografie di Alfredo Anceschi, Vasco Ascolini, Gianni Barigazzi, Claudio Bianco, Arturo M. Brena, Luigi Bussolati, Luciano Buonomo, Giovanni Carofiglio, Claudio Cigarini, Zeno Colantoni, Emilio Conte, Paul Dumontier, Claire Falcy, William Ferrari, Marco Formisano, Adriano Frisanco, Primo Gnani, Lois Green Field, Silvia Lelli Masotti, Massimo Menozzi, Giuseppe Murador, Fabrizio Orsi, Davide Peterle, Cathy Peylan, M. Noëlle Robert, Emanuela Sforza, Michael Spano, Piero Tauro, Nigel Voak, Miro Zagnoli. Secondo quanto leggiamo nel numero 1 marzo 1986: "la nascita a Reggio Emilia di Danzare è una prospettiva tesa a creare legami nazionali con diverse realtà del mondo della danza e del balletto, dalle produzioni dei teatri, delle compagnie al terreno complesso e poliedrico delle scuole.[...] Ci auguriamo quindi che la rivista sappia veramente dare voce alla poliedricità dei problemi e delle realizzazioni che qualitativamente esistono e stanno per crescere nel vasto campo culturale del balletto e dello spettacolo".(1) Grande spazio è dato sin dai primi numeri al rapporto danza-scuola, dunque all’insegnamento della danza a livello amatoriale e professionale, in quanto elemento formativo e base di partenza per una diffusione "allargata" della cultura di danza. Fino al numero 5 c’è uno spazio informazioni ANLID (Associazione Nazionale Liberi Insegnanti di Danza), in cui si discutono i problemi della qualifiazione professionale degli insegnanti di danza e la necessità di un intervento legislativo in materia. Ma soprattutto si da voce alle diverse scuole di danza italiane con approfondimenti sulla loro struttura, sui loro insegnanti ed allievi. Veniamo a conoscenza attraverso Danzare di un variegato panorama nazionale dove nonostante le grosse difficoltà, la mancanza di strutture, di soldi, di interesse, soprattutto la mancanza di una "cultura" di danza, non pochi insegnanti riescono con tenacia e passione a svolgere il loro lavoro, a coinvolgere nuovi appassionati e non di rado a far emergere futuri professionisti ballerini. L’attenzione della rivista all’insegnamento si riscontra poi nella rubrica "Giocare con la danza", in cui "sono raccolte esperienze realizzate nelle scuole elementari e materne accompagnate da analisi metodologiche e ipotesi didattiche per il conseguimento di una programmazione più articolata e completa che veda integrarsi all’educazione motoria, artistica e musicale, l’educazione storico-linguistica e logico-matematica"(2), attraverso la dimensione operativa del gioco. Secondo le convinzioni di Pina Tromellini "un importante lavoro di formazione, di conoscenza e di decodificazione deve avvenire nella scuola dell’obbligo (esperienze già avviate in alcuni felici realtà): portando i ragazzi a teatro, aiutandoli a capire e a leggere lo spettacolo; facendo entrare la danza nella scuola, come contenuto "eccellente" ed idoneo per una attività sull’immagine, sulla percezione visiva (la danza è un linguaggio estetico, comunicativo e formale nello stesso tempo). La storia della danza, come storia dell’evoluzione umana e culturale dell’uomo, la coreografia, i contenuti dei balletti, la musica, il movimento e la gestualità non possono essere parti integranti di un curriculum scolastico?".(3) Tutto ciò si lega strettamente al fatto che "occorre creare intorno alla danza un movimento culturale, come esiste per la prosa e per la lirica. Per movimento si intende un contesto a più voci, a più linguaggi, in cui la danza stia non in disparte, ma insieme ai pensieri, alle immagini, ai suoni, agli spazi, alle forze intellettuali, politiche, popolari, economiche di cui si intesse qualsiasi terreno culturale che si rispetti. Non solo consumo di spettacolo quindi, non solo interessi favoriti dal fenomeno di moda, ma capacità di "tirar fuori" dalla spettacolarità di danza e dai suoi protagonisti la grande e complessa potenzialità che in essa è implicita. In questa prospettiva, l’obiettivo di Danzare è quello di continuare il dibattito, ospitando problemi, pareri ed opinioni, per far emergere le contraddizioni e la positività di un settore in grande fermento, ma ancora isolato e confuso".(4) Da qui l’importanza data all’informazione sulla vita, i percorsi, le scelte, il modo di intendere quest’arte da parte dei coreografi e dei ballerini, piuttosto che la semplice recensione degli spettacoli. E da qui l’impostazione della rivista che spesso opta per la discussione aperta con chi la danza la segue, la pratica, la coltiva. Dunque numerose sono le interviste, gli incontri diretti con coreografi, insegnanti, danzatori professionisti e non, organizzatori e politici. In Danzare non mancano una rubrica di orientamento nel campo sindacale, organizzativo, amministrativo e una rubrica di salute in cui vengono spiegati i problemi fisici più frequenti per i danzatori e in cui vengono dati consigli e indicazioni alimentari. Ma l’attenzione principale della rivista durante tutto l’arco della sua vita è rivolta alla situazione della danza in Italia. C’è uno sguardo anche al panorama internazionale, ma le notizie di attualità riguardano quasi esclusivamente convegni, progetti, festival, produzioni e stagioni teatrali nazionali. Di grande interesse in questo senso è l’indagine svolta sul rapporto tra le varie città italiane e la danza: Bologna, Ancona, Palermo, Torino, Napoli, Bergamo, La Spezia, Trento, Reggio Emilia, Bolzano, Verona. Da queste pagine a volte emerge un quadro quasi catastrofico. Secondo le parole di Giuseppe Sparvoli: "La causa prima, oltre la mancanza di spazi deputati, va ricercata in una latitanza del potere politico e partitico sui temi di cultura .[...] Eppure in questa morta gora qualcosa si muove anche se a fatica". (5) Ciò per quanto riguarda Ancona. Maria Carolina Serafini, informandoci da Palermo, scrive: "Privo del sostegno di un mondo politico in ben altre faccende affacendato e sprovvisto di quei grandi sostenitori privati che abbondano in provincie più fortunate, il mondo teatrale palermitano è costretto a combattere con tecniche di guerriglia: infiltrazione a qualsiasi costo seguito da rapido ripiegamento, senza poter dare alla gente il tempo di conoscere, di approfondire, di capire e quindi di "tifare" per i suoi artisti più che per quelli di importazione [...].- E comunque - I magnifici sforzi culturali. Sono quelli di alcuni operatori teatrali, naturalmente giovani e gagliardi, che raggiungono spesso un bel successo di diffusione, confronto e riflessione".(6) Tutto ciò è riscontrabile un po' ovunque in Italia, anche se alcune regioni come l’Emilia Romagna sembrano essere più attive e prolifiche. D’altra parte dagli articoli emerge anche una forte vena di ottimismo ad affiancare la denuncia. Una voce per tutte, quella di Piero Fazzini: "Sono maturi i tempi per un salto di qualità della danza italiana. Appare sempre più motivata ed evidente, in questi anni di proliferazione disordinata ma anche creativa della danza in Italia, una considerazione: la danza deve si uscire dalla sclerosi dei troppi anni di tradizione, ma anche emergere dagli eccessi della ricerca d’avanguardia. "Eccessi" (talvolta necessari in un lavoro di ricerca e sperimentazione) spesso solo fini a se stessi e non più riconducibili nello specifico danza in mancanza di basi tecniche nei danzatori, che invece devono essere acquisite attraverso specifici e qualificati iter formativi indispensabili a qualificare ed ampliare la creatività nella produzione artistica. Questo sta maturando, forse per la prima volta [...]. Gli esempi non mancano, pubblici e privati, sia tra le grandi compagnie, sia nelle formazioni di ricerca e sperimentazione".(7) Danzare infine cerca di approfondire questioni culturali che leghino la danza alle altre arti, non rimanendo circoscritta in un mondo chiuso e troppo specialistico. C’è tra le altre una rubrica sulla musica per parlare della quale intervengono illustri compositori che in maniera diversa hanno creato per o con i coreografi. Si chiede loro direttamente che rapporto abbiano con la danza e in che modo vedano il confronto tra le due esperienze artistiche. Sin dal primo momento si da spazio anche alla poesia e soprattutto alla fotografia, con profili di fotografi di danza e con immagini in bianco e nero ad arricchire gli articoli. Dalle parole di Pina Tromellini: " 'Il valore profondo dell’immagine sta nella sua capacità di comunicare delle informazioni impossibili a codificarsi in altro modo...' afferma Ernst Gombrich in un prezioso trattato sull’immagine e l’occhio. E questa affermazione possiamo farla nostra, allorché abbiamo di fronte una fotografia di danza: certi particolari del gesto, lo scatto del movimento fissato all’istante, lo slancio ravvicinato di un corpo, difficilmente riusciremmo a spiegarli con una parola, anche se il linguaggio verbale è un indispensabile supporto all’immagine. Nell’immagine del bravo fotografo di teatro (tale categoria in verità è assai ristretta) c’è l’altra danza, quella della memoria, della riflessione del poi, dell’analisi, alla fine dello spettacolo". (8) Senz’altro da questa concezione della fotografia nasce l’idea di creare una vicenda fotografata in modo tale da poter ritrovare e riconoscere le sequenze di movimento di un balletto. Così avviene nei nn. 6, 7, 8 con " Coppelia " e nei nn. 9, 10 con " La Fille mal gardeé " grazie alle foto di Davide Peterle che creano il legame del movimento specifico di danza al significato dell’evolversi degli avvenimenti e che si propongono più che altro come strumento di lavoro per gli appassionati e gli studiosi di danza e per gli insegnanti che accompagnino alunni a teatro.
Note