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Indice delle riviste j i Altre possibilità di ricerca jDANZA & DANZA. Mensile d’informazione
Anno di fondazione : 1986
Periodicità: mensile
Direttore: Mario Bedendo
Editore : Dancenter
Luogo : Milano
Formato: v.: ill.; 44,5 cm
Note: - cambia editore: Caravella (Milano) dal n. 2 (febbraio 1986) e Mediapress
(Milano) dal n.72 (aprile 1993)
Collaboratori: Elsa Airoldi, Claudia Allasia, Federico Ballo, Rossella Battisti, Leonetta Bentivoglio, Donatella Bianchini, Maria Elisa Buccella, Paola Calvetti, Laura Carones, Annarita Crispo, Tino Dalla Valle, Elena Dapporto, Myriam Dolce, Ariane Dollfus, Fabio Duca, Francesco Giambrone, Mariolina Giaretta, Attilio Giovannini, Marinella Guatterini, Fabrizia Maggi, Marina Magurno, Tiziana Mantovani, Gabriella Marchini, Silvia Marinari, Aurora Marsotto, Mario Pasi, Laura Pasotti, Patrizia Paterlini, Francesca Pedroni, Carmela Piccione, Francesca Pini, Irene Freda Pitt, Giannandrea Poesio, Michele Pogliani, Silvia Poletti, Michele Porzio, Daniela Richerme, Domenico Rigotti, Luca Robbio, Ermanno Romanelli, Luigi Rossi, Sonia Schoonejans, Gianni Secondo, Maria Carolina Serafini, Ele Tamburini, Silvia Tani, Dino Tedesco, Alberto Testa, Lorenzo Tozzi, Sergio Trombetta, Ann V. Turnbull, Elisa Vaccarino, Anna Zamboni, Carolina Zilli
Anno - fascicoli
1986 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9,
1987 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19
1988 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29
1989 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39
1990 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49
1991 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59
1992 60, 61, 62, 63, 64, 65, 66, 67, 68, 69
1993 70, 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78
1994 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 86, 87
1995 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94, 95, 96
1996 97, 98, 99, 100, 101, 102, 103, 104, 105
1997 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112, 113, 114
Biblioteca del Burcardo di Roma
Biblioteca Nazionale di Roma
Biblioteca Nazionale di Firenze
Centro Documentazione e Ricerca per la Danza di Torino
Archivio del Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia
DANZA & DANZA:
PROFILO DELLA RIVISTA
Danza & Danza, mensile d’informazione, ha iniziato le pubblicazioni a Milano nel gennaio 1986. Diretto da Mario Bedendo, nel corso degli oltre dieci anni di vita ha accolto articoli di molti collaboratori. Il formato di questo periodico è simile a quello di un quotidiano, senza copertina, ma ricco di foto in bianco e nero. Secondo quanto leggiamo nel n. 1 del gennaio 1986 Danza & Danza si propone "un’operazione di divulgazione a livello giornalistico che raggiunga il maggior numero di lettori possibile, con diffusione nazionale affidata alle edicole dei luoghi più lontani. La scelta della testata può apparire tautologica, ma vuole invece indicare la più aperta disponibilità nei confronti di ogni versante della danza. [...] Vogliamo preparare un giornale aperto non soltanto agli addetti ai lavori, ma anche a chiunque desideri avvicinarsi a questa affascinante realtà. Intendiamo fare un giornale vivo, con attenzione all’attualità, alle cronache, alle notizie, alle inchieste. Nei limiti del possibile ci proponiamo di inseguire la puntualità di informazione, con anticipazioni su tutto quanto possa interessare il mondo della danza: spettacoli, corsi, stage, seminari, concorsi".(1) L’attenzione di Danza & Danza è stata rivolta sin dall’inizio in particolare alla danza in Italia, ai coreografi e compagnie italiane, ma anche ai molti danzatori italiani emigrati all’estero per sfuggire alla negativa realtà nazionale. Interessante in proposito si rivela l’indagine sulla danza d’autore in Italia condotta nei primi anni ‘90 da Francesca Pedroni, storica della danza e collaboratrice di Ballet International/Tanz Aktuell. "Alla chiusura di un decennio che ha visto imporsi il concetto di ‘danza d’autore’ è importante domandarsi cosa significhi tale definizione per l’Italia di oggi. Non parleremo quindi di Tanztheater tedesco, di Nouvelle danse francese, di Nueva dansa spagnola, ma di quello che nasce e si sviluppa nel nostro paese. Quando nel ‘92 si apriranno le frontiere, quando fioriranno più di ora gli scambi culturali, la danza italiana si sarà affermata come identità, facendosi riconoscere nell’originalità del segno? Per ora, agli inizi dei mitici anni ‘90, si agita sommersa da problemi di produzione e distribuzione, spesso talmente gravi da creare l’impressione che in Italia esista soltanto una danza di seconda classe. Eppure una realtà italiana c’è, forte e d’autore. Si pensi ad artisti quali Barbarini, Beltrami, Borriello, Casiraghi, Corradi, Cosimi, Decina, gli Efesto, Latour, Monteverde, i Sosta Palmizi, Sieni. Per questa presenza reale e attiva io penso sia giusto e necessario un intervento diretto da parte degli stessi coreografi sulla stampa. [...] Unica regola: raccontare la danza italiana".(2) Ma non è mai mancato uno sguardo all’estero, ad avvenimenti e personalità importanti e alla organizzazione di compagnie e scuole straniere. Si legge ad esempio nell’aprile del 1991: "Di fronte al turbine di cambiamenti che negli ultimi tempi sta avvolgendo l’Europa e in rapporto alla maggiore apertura politica e culturale che attendiamo per il ‘92, si fa sempre più interessante conoscere i molteplici aspetti della vita delle altre nazioni. Nel campo che qui ci riguarda, quanto è doveroso essere coscienti di una nostra individualità artistica, è altrettanto fondamentale essere al corrente delle situazioni in cui si trova la danza in contesti che non ci appartengono. Apriamo dunque uno spazio all’indagine di cosa succede negli altri paesi europei".(3) In un breve bilancio compiuto nel 1995, decimo anno di vita, l’editoriale ha ribadito la volontà dei suoi autori di "fornire il massimo di informazione possibile nei due versanti che il titolo della nostra testata indicava, il classico e il contemporaneo. C’è stato, nel frattempo, un comprensibile restringimento del settore, a favore del secondo che ha moltiplicato le sue diramazioni e allargato i suoi interessi". (4) L’intento è sempre rimasto quello di "rispecchiare la situazione con obiettività senza fanatismi e senza preclusioni".(5) Ogni numero è ricco di recensioni sugli spettacoli nei più importanti teatri italiani e contiene una rassegna stampa con le critiche apparse sui maggiori quotidiani. D’altra parte assai frequenti sono gli articoli sviluppati sotto forma di intervista per conoscere direttamente opinioni di danzatori, coreografi, organizzatori e avere informazioni di prima mano su spettacoli, festival e manifestazioni. Nella prima pagina oltre ai titoli rivolti alle notizie di attualità di più grande richiamo si possono leggere spesso riflessioni sulla situazione della danza in Italia, accuse all’incompetenza e al disinteresse imperante, denuncia all’indifferenza delle istituzioni e dei mass-media, ma anche critiche costruttive e analisi delle possibilità di crescita della danza in Italia, sviluppate dagli storici e giornalisti Mario Pasi e Luigi Rossi, personalità entrate ormai nella storia della critica e del giornalismo specializzato in Italia. L’accento dei loro discorsi è stato posto in particolare sulla precaria situazione degli Enti lirici, incapaci di una programmazione intelligente, coerente ad un progetto, carenze queste che allontanano il pubblico già di per sé poco informato e pronto a farsi affascinare solo dai grossi nomi, dalle star, privo di una educazione e di una cultura della danza. Si legge sul primo numero: "Danza & Danza nasce in un momento di delicato passaggio, di grandi incertezze per la nostra arte in Italia. Forse siamo al termine di un "boom" che ha caratterizzato gli anni Settanta, anche per il venir meno di folgoranti divi che avevano catalizzato le folle".(5) E uno degli scopi dichiarati della rivista è stato sempre anche quello di sfruttare la disponibilità di quel pubblico e aprirlo a nuove conoscenze, ampliando le sue vedute e aiutandolo per quanto sia possibile dalle pagine di un giornale, a capire e a scegliere. All’interno di questo percorso si inseriscono le pagine dedicate a danza e cultura, alla storia della danza, al cinema e al teatro cui il giornale ha posto attenzione sin dall’inizio nel tentativo di collocare l’arte di Tersicore in un contesto culturale più vasto di "una arida dimensione tecnica e didattica".(6)
Note