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CHORÉGRAPHIE Studi e ricerche sulla danza

Anno di fondazione : 1993

Periodicità: semestrale

Direttore: Flavia Pappacena

Editore : Di Giacomo

Luogo : Roma

Formato: v.: ill.; 24 cm

Note: - periodico realizzato con il contributo del CNR (Comitato Nazionale per la

Scienza e la Tecnologia dei Beni Culturali)

ISSN: 1125-6230

 

Collaboratori: Margherita Abruzzese, Francesca Bernabini, Sylvano Bussotti, Maria Amata Calò, Claudia Celi, Lucia Cesari, Fabio Ciofi Degli Atti, Raffaella Corti, Paola Costa, Laura Delfini, Francesca Falcone, Irina Gensler, Gloria Giordano, Elena Grillo, Grazia Grosso, Armando Fabio Ivaldi, Knud Arne Jürgensen, Stefania Losasso, Dorothy Madden, Rosa Maresca, Flavia Pappacena, Phrosso Pfister, Giannandrea Poesio, Luana Poggini, Valerie Preston-Dunlop, Vincenzo Puxeddu, Richard Ralph, Doris Rudko, Nadia Scafidi, Walter Sorell, Alberto Testa, Andrea Toschi, Gianni Trozzi, Monica Vannucchi, Patrizia Veroli, Elena Viti, Gianfranco Zàccaro, Rita Zambon.

 

Anno - fascicoli

1993 1, 2

1994 3, 4

1995 5, 6

1996 7,8

1997 9,10

Biblioteca Nazionale di Roma

Biblioteca del Burcardo di Roma

Biblioteca del DAMS di Bologna

 

CHORÉGRAPHIE:

PROFILO DELLA RIVISTA

Chorégraphie, studi e ricerche sulla danza, ha iniziato le pubblicazioni a Roma nella primavera del 1993, con frequenza semestrale. È stata fondata ed è diretta da Flavia Pappacena, ricercatrice interessata alla Storia della tecnica e delle metodologie didattiche della danza classica, nonché alla notazione coreutica, e docente di Teoria della danza presso l’Accademia Nazionale di Danza, dalla quale provengono la gran parte dei collaboratori alla rivista. Tra gli altri Elena Viti, docente di Propedeutica della danza, Luana Poggini, docente di Anatomia e fisiologia del movimento, Stefania Losasso, docente di Fisiotecnica, Claudia Celi, docente di Storia della danza ed Elena Grillo, insegnante di Storia e filosofia presso il liceo sperimentale coreutico dell’Accademia. Chorégraphie è realizzata dunque da studiosi e ricercatori ed è legata ad un progetto di sperimentazione di una metodica specifica per lo studio della danza a livello non professionale, diretto dalla stessa Pappacena, coordinato a livello tecnico dall’esperta di pedagogia della danza Grazia Grosso, e sostenuto dal lavoro dei suddetti collaboratori, nonché da quello di Nadia Scafidi, insegnante di Teoria e Tecnica della danza, di Lucia Cesari, medico e docente di Anatomia e fisiologia del movimento e altri. Secondo le parole della direttrice responsabile ed editoriale Flavia Pappacena , "la rivista Chorégraphie, studi e ricerche sulla danza, risponde alla necessità di un allineamento degli studi italiani sulla danza ad una situazione internazionale in cui, ad una intensa produzione di testi specialistici, si affianca un’opera sistematica di aggiornamento e documentazione, realizzata dai periodici, finalizzata all’approfondimento di particolari problematiche tecniche, culturali, storiche e scientifiche. La rivista vuol essere inoltre la risposta ad una nuova realtà culturale italiana. In questi ultimi anni, infatti, in Italia l’intereresse crescente verso la danza e la sua rivalutazione come fenomeno culturale hanno portato alla creazione di centri prfessionali e di compagnie, al proliferare di manifestazioni artistiche e all’introduzione della danza in ambito universitario, ma hanno soprattutto determinato un notevole impulso alla divulgazione dello studio coreutico come forma di educazione fisica e intellettuale e quindi come importante momento nella formazione globale dei giovani. [...] Gli interessi della rivista sono orientati prevalentemente verso problematiche di carattere professionale e metodologico attinenti in particolare la realtà italiana, non trascurando tuttavia la situazione straniera".(1) Presente nei primi sei numeri è la rubrica curata da Flavia Pappacena sull’etimologia dei termini del balletto classico in relazione alla struttura del movimento e allo sviluppo tecnico connesso all’evoluzione coreografica e stilistica della danza nei secoli XVIII, XIX, XX. "Per l’analisi strutturale e le classificazioni si da più spazio alla scuola russo-sovietica e si riferisce, nei limiti della documentazione a disposizione, sugli altri metodi. Per la scuola italiana dell’Ottocento si danno solo alcuni cenni in quanto gli studi tutt’ora in corso, non consentono di riferire dati definitivi. Le fonti su cui si è basata la ricerca sono costituite in massima parte dai manuali tecnici e metodologici, pubblicati o manoscritti, del Settecento, Ottocento e Novecento e inoltre dagli studi critici svolti recentemente in questo settore. Per la fine dell’Ottocento e primi del Novecento ci si è avvalsi anche delle testimonianze dirette di artisti e maestri - come Bianca Gallizia e Giuliana Penzi".(2) Altra rubrica fissa è quella di propedeutica della danza curata da Elena Viti con l’intento di dare "l’impostazione di un metodo nella sua progressione di lavoro". Tale metodo è quello sviluppato all’Accademia Nazionale di danza in un corso articolato in cinque anni con frequenza bisettimanale, parallelo ai cinque anni della scuola elementare. Accanto ai testi sono riportate foto degli esercizi suggeriti. Molto interessanti risultano gli articoli di Luana Poggini sulla medicina della danza, dove vengono approfonditi i problemi fisici e le patologie più frequenti nei danzatori, dovute al duro allenamento e soprattutto ad errori di impostazione tecnica. Secondo le parole dell’autrice "lo scopo di questa rubrica sarà quello di analizzare in dettaglio i difetti di tecnica che si osservano più frequentemente tra i danzatori professionisti ma soprattutto tra gli allievi delle scuole di danza. Per ogni argomento preso in considerazione si cercherà, di volta in volta, di studiare innanzi tutto le cause che possono determinarlo per arrivare a comprendere meglio gli effetti dannosi ad esso correlati. Quindi, quando sarà possibile, si forniranno dei consigli pratici per cercare di prevenirlo o quanto meno di correggerlo". (3) Nei numeri 2, 3, 4 Grazia Grosso e Stefania Losasso si sono occupate di fisiotecnica, disciplina di supporto allo studio della danza. Da tempo la conoscenza dell’anatomia è considerata la chiave per formulare i principi meccanici, tecnici e metodologici indispensabili al ballerino. "Nel Novecento, con l’evoluzione degli studi di anatomia e grazie ai progressi fatti dall’educazione fisica soprattutto in riferimento alle metodologie di allenamento, la danza si può servire di conoscenze più complete, più avanzate scientificamente, con le quali sostanziare i suoi principi tecnici e teorici, e con le quali supplire ai limiti che la lezione di danza tradizionale pone come metodo di preparazione fisica. [...] È necessario un lavoro integrativo non solo funzionale per la risoluzione delle incompletezze suddette, ma anche per l’incremento massimale delle qualità proprie del danzatore. Inoltre, se programmato razionalmente, esso, oltre a sollecitare in maniera equilibrata tutte le capacità motorie, è in grado di sviluppare ai massimi livelli ed in egual misura forza ed elasticità muscolare e preparare ogni muscolo a svolgere il doppio ruolo di agonista ed antagonista".(4) Si elaborano dunque tutta una serie di esercizi spiegati di volta in volta con l’aiuto di disegni di Antonio Iannelli. Sulle pagine di Chorégraphie vengono pubblicati anche i risultati di vere e proprie sperimentazioni, come quella condotta da Grazia Grosso e Stefania Losasso a livello didattico sullo studio amatoriale della danza o quella realizzata da Paola Costa e Monica Vannucchi sull’uso della danza come strumento di conoscenza psicologica. "Particolare attenzione è inoltre rivolta alle ricerche che si svolgono in Italia e all’estero in ambito teorico e storico".(5) Gli studi storici sono approfonditi, spesso sviluppati attraverso più di un saggio in pubblicazioni successive e accompagnati da una sostanziosa bibliografia. Viene analizzata in particolar modo la danza italiana nell’Ottocento, nei suoi diversi aspetti, spettacoli, istituzioni, scuole e personalità di rilievo, fino ad arrivare al Novecento e alla preziosa testimonianza del critico Alberto Testa sulla situazione della coreografia tra le due guerre e dopo la seconda guerra mondiale. Chorégraphie volge lo sguardo anche verso discipline che in Italia fino a poco tempo fa non erano neanche considerate tali, come la notazione coreografica, la coreologia, la dance composition e la critica, attraverso la traduzione di testi stranieri. E accanto ai temi del settore coreutico, si rivela fondamentale "la trattazione di quegli argomenti che riguardano aree e discipline affini (musicologia, teatro, arte) intendendo - secondo le dichiarazioni della Pappacena - sensibilizzare il lettore alle connessioni fra la danza e gli altri linguaggi artistici e quindi sottolineare il concetto di interdisciplinarietà della cultura". (6) Alla fine di ogni numero il lettore può trovare preziose informazioni su convegni e manifestazioni, recensioni di libri e abstract in inglese dei singoli studi.

 Note

  1. Flavia Pappacena, "Editoriale", Chorégraphie, Anno I, n.1 (primavera 1993), pag.4
  2. Flavia Pappacena, "Tecnica della danza classica: dizionario terminologico", Chorégraphie, Anno I, n.1 (primavera 1993), pag. 7
  3. Luana Poggini, "Quaderni di medicina della danza", Chorégraphie, Anno I, n.1 (primavera 1993), pag. 44
  4. G. Grosso e S. Losasso, "Fisiotecnica: una disciplina di supporto allo studio della danza", Chorégraphie, Anno I, n. 2 (autunno 1993), pag. 19-20
  5. Flavia Pappacena, "Editoriale", Chorégraphie, Anno I, n.1 (primavera 1993), pag.4
  6. Flavia Pappacena, "Editoriale", Chorégraphie, Anno I, n.1 (primavera 1993), pag.4