Nota
introduttiva di Elena Cervellati
Claudina
Cucchi (Monza, 1834- Milano, 1913) è una delle rare
ballerine ottocentesche a dedicare tempo e fatiche alla
redazione di un testo destinato alla
pubblicazione.
Entrata
in giovane età alla Accademia di ballo del Teatro
alla Scala di Milano, dove studia prima con i coniugi
Blasis, Carlo e Annunziata Ramaccini, e quindi con Augusto
Hus, calca il palcoscenico del primo teatro milanese a
partire dal 1847, inizialmente in ruoli evidentemente
minori, in quanto semplice allieva della scuola di ballo,
come al debutto, in Dianora de' Bardi (1847),
coreografato da Egidio Priora. Trasferitasi in Francia per
motivi sentimentali, dal 1855 al 1858 è una delle
interpreti di primo piano al Théâtre de
l'Opéra di Parigi. Dopo l'esperienza parigina,
è per dieci anni prima ballerina a Vienna, dove
interpreta balletti creati da apprezzati coreografi
dell'epoca, come Giovanni Casati, Paolo Taglioni, Giuseppe
Rota, e da cui, durante le pause estive, parte per
tournées in varie piazze europee (Berlino,
Londra,Praga, Budapest, Pietroburgo): sono anni di consensi,
tanto che Francesco Regli, nel suo noto Dizionario,
la considera «una delle più acclamate danzatrici
del giorno». 1
Prosegue la propria carriera in Italia, continuando le
collaborazioni con coreografi di fama, per poi trovarsi ad
affrontare, infine, un inevitabile declino e ritirarsi
infine dalle scene nel 1875. Il suo percorso professionale,
però, non si arresta. Maestra di ballo, nel 1904
tenta la coreografia, creando Il figlio d'Otello, cattiva
azione musicale (Pavia, 1904). Concluso un altolocato
matrimonio solo in apparenza fortunato,rovinata
economicamente, trascorre gli ultimi anni della propria vita
nell'indigenza e muore presso il Pio Istituto Trivulzio di
Milano.
L'autobiografia
Venti anni di palcoscenico si colloca proprio nella
fase discendente del percorso di Claudina Cucchi. Terminata
la scrittura nel 1903, il volume viene pubblicato nel 1904,
presso l'editore Enrico Voghera, attivo a Roma tra la fine
dell'Ottocento e i primi due decenni del Novecento e
impegnato nella costruzione di un catalogo dedicato in larga
misura a temi di connessi all'arte militare, dato che edita
testi ufficiali del Ministero della Guerra, inoltre alla
medicina e all'occultismo, all'agricoltura e ai viaggi, ma
anche alla letteratura, con testi di autori italiani o in
traduzione dal francese, dal tedesco a dall'inglese. Non
manca, poi, qualche esempio di testo drammatico, di
monografia su grandi compositori e di edizioni di musica a
stampa, nonché il periodico «Le cronache
musicali illustrate», che testimoniano un interesse per
il mondo dello spettacolo dal vivo, in cui si colloca
l'unico testo dedicato allo spettacolo coreico, ovvero
l'autobiografia di Claudina Cucchi.
Si
tratta di una presenza eccezionale non soltanto nel catalogo
dell'editore, ma, più in generale, nell'editoria
italiana. Sicuramente nell'Ottocento le ballerine scrivono
poco: spesso provenienti da classe disagiate e quindi,
spesso, analfabete, anche le artiste dalla carriera
più luminosa e quindi, probabilmente, avvicinatesi al
mondo della cultura, difficilmente praticano la scrittura,
se non per la corrispondenza necessaria a sostenere la
propria attività professionale e a tessere la propria
rete di amicizie. In Italia, poi, Claudina Cucchi è
la prima danzatrice a scrivere una autobiografia.
Cucchi
trasferisce sulla pagina l'esperienza della donna di
spettacolo abituata a costruire con abilità la
propria immagine, e lo fa proprio negli anni in cui
sperimenta la propria vena autoriale anche come coreografa e
si propone come insegnante capace di trasmettere
un'esperienza di alto livello. Si tratta di una scelta,
anche questa, non così frequente in un mondo in cui i
ruoli di potere, come quelli creativi, sono ancora
territorio prettamente maschile.
Venti
anni di palcoscenico, arricchito da riproduzioni di
fotografie e di litografie, due delle quali a colori,
è dedicato a Luigi Manzotti, acclamato coreografo
autore di quei balli grandi, come Excelsior (1881) o
Amor (1886), celebranti l'Italia e le sue prodezze
scientifiche e tecnologiche, con cui peraltro la
"célèbre danseuse" 2
non aveva mai lavorato. Dopo la prefazione di I.C. Falbo,
tutta intessuta di nostalgici rimpianti per un passato
ballettistico felicemente dorato e ormai scomparso, per
«il bel tempo che fu e che non sarà, forse, mai
più»,3
l'autrice si lancia in un susseguirsi di aneddoti che,
dall'infanzia al matrimonio, arrivato a un'età non
giovanissima, toccano in parte la vera e propria vita
teatrale, ma non tralasciano visite a interessanti
località, incontri altolocati con personalità
della politica e della nobiltà, importanti relazioni
sentimentali, una brillante e virtuosa vita
mondana.
La
vita legata alla scuola del Teatro alla Scala e ai primi
amori connota le prime pagine del volume. Sono quindi le
principali tappe professionali a prendere spazio. L'autrice
dedica maggiore attenzione alle modalità del suo
ingresso al Théâtre de l'Opéra, alle
prove di alcuni balletti, al suo rapporto con Giuseppe
Verdi, quindi al suo ingaggio al Teatro di Porta Carinzia di
Vienna, dove rimane per dieci anni consecutivi,
interpretando quarantacinque titoli e definendo la sua
connotazione di interprete italiana appassionata e
tecnicamente forte. Diverse pagine sono dedicate a
coreografi con cui collabora, come Giuseppe Rota, Paolo
Taglioni, Pasquale Borri; altre a celebri compositori che le
rendono omaggio, come Richard Wagner, Fromental
Halévy o Charles Gounod; qualche accenno a colleghe,
come la celebre Fanny Elssler, che, ci dice la narratrice,
le rende omaggio, commossa, dopo averla vista danzare, alla
apprezzata coetanea Carlotta Brianza, a Marie Petipa,
«la più graziosa ballerina ch'io m'abbia mai
veduto», alle amiche Carolina Pochini e Amina
Boschetti, colleghe presso la Scuola di ballo del Teatro
alla Scala e poi compagne di momenti di sereno svago a
Napoli, a fine carriera. Tutto il racconto si sviluppa,
però, intorno alle piazze in cui la ballerina danza.
Le pause estive dall'impegno con il teatro viennese le
permettono ingaggi ad Amburgo, a Varsavia, a San
Pietroburgo, poi, in Italia, in particolare a Milano, dove
l'ex allieva della Scuola ritorna come stella apprezzata
all'estero, ora interprete per il celebre Jules Perrot,
appositamente richiamato per una creazione al Teatro alla
Scala. Conclusosi il contratto viennese, la Cucchi, rientra
definitivamente in Italia a partire dal Carnevale 1868:
Venezia, Trieste, Firenze e Genova, ma anche Il Cairo, con
un ricco ingaggio, assistono all'ultima fase della sua
carriera, che si chiude a Roma. Il punto definitivo, che
coincide con la conclusione dell'autobiografia, si mette
però con il ragionevole e maturo matrimonio, fatto
per progettare una seconda fase della vita all'insegna di
un'appagata felicità.
Le
vicende teatrali, il lavoro, i ruoli sono spesso affiancati
da pagine attente a dipingere incontri interessanti e serate
mondane, in uno scoppiettante susseguirsi di piccoli quadri
e immagini piacevoli: le osservazioni sulla vita teatrale
sono da ritagliare con attenzione nella messe di eventi e di
fatti narrati e il racconto è sempre pervaso da un
tono di composta riservatezza, di pudore virtuoso, da cui
emerge il ritratto di una donna celebre, ammirata per le
doti di artista e per l'avvenenza, dal carattere saldo e
deciso.
Claudina
Cucchi è senz'altro, per diversi anni, capace di
costruire con sapienza la propria carriera e di definire con
precisione la propria collocazione nel mondo. Lo fa
attraverso un'autobiografia che evidentemente è un
tassello non secondario di tale costruzione.
Elena
Cervellati
Note
1
Francesco
Regli,
Cucchi, Claudina, in: Dizionario biografico
..., p. 150.
2
Adolphe
Bitard,
Cucchi, Claudina, in: Dictionnaire
général ..., p. 331.
3
I.C.
Falbo,
Cara signora, in: Claudina Cucchi, Venti anni di
palcoscenico ..., p. XII.
Bibliografia:
Maria
Luisa Aguirre,
Cucchi, Claudina, in: Enciclopedia dello
spettacolo, fondata da Silvio D'Amico, vol. III, Roma,
Le Maschere, 1956, ad vocem.
Alessandra
Ascarelli,
Cucchi, Claudina, in: Dizionario biografico degli
italiani, v. XXXI, Roma, Istituto della Enciclopedia
italiana, 1985, ad vocem.
Adolphe
Bitard,
Cucchi, Claudina, in: Dictionnaire
général de biographie contemporaine
française et étrangère contenant les
noms et pseudonymes de tous les personnages
célèbres du temps présent, l'histoire
de leur vie, de leurs actes et de leurs oeuvres ainsi que la
date des principaux événements de leur
carrière, etc., etc., Paris, Maurice Dreyfous
Editeur, 1878, ad vocem.
Francesco
Regli,
Cucchi, Claudina, in: Dizionario biografico dei
più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici
e comici, maestri, concertisti, coreografi, mimi, ballerini,
scenografi, giornalisti, impresari ecc. ecc. che fiorirono
in Italia dal 1800 al 1860, Torino, Enrico Dalmazzo,
1860, ad vocem.
Renato
Simoni, Le
memorie d'una ballerina, «Il Corriere della
Sera», 31 dicembre 1903.
Renato
Simoni, La
scuola di ballo, «La lettura», luglio 1903,
pp. 600-608.
Alberto
Testa,
Claudina Cucchi, «La danza italiana», n. 1,
1984, pp. 109-112.
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