Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna RARI.M.12 - Libretto html

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LA GRATITUDINE
DI SALOMONE
VERSO
LA REGINA SUA MADRE COMPONIMENTO SACRO
PER MUSICA
PER LA FESTIVITA’
DELL’ASSUNZIONE
DI MARIA VERGINE

DI NIVILDO AMARINZIO P.A.

IN ROMA MDCCLIX


NELLA STAMPERIA DI GENEROSO SALOMONI
CON LICENZA DE’ SUPERIORI


[2]

BERSABEA Madre di Salomone.
SALOMONE.
NATAN Profeta.
 
POESIA
Del Signor Abate Gioacchino Pizzi Romano.
MUSICA
Del Signor Bartolomeo Lustrini.


[3]

       PRIMA PARTE.

Nat. Bersabea ti consola. Io ben comprendo
       Il giusto tuo dolor. Ohime! comune
       Fu la perdita, e il danno. Allor, che i giorni
       Mancaro di Davidde, in Israele
       Mancò la gloria. Ma quel Dio, che all’ombre
       Fa succeder la luce, oggi sul Trono
       Il Gran Figlio richiama
       Del Genitore ad emular la fama.
       Dunque lascia col pianto
       Il vedovile ammanto, e riconforta
       Nel ben presente i tuoi pensier. Vedrai,
       Che saprà Salomone, ancor ne’ primi
       Momenti del suo Regno, ancor fra tanti
       Strepitosi tumulti
       Di sacre trombe, e di festive squadre
       Volger le cure ad onorar la Madre.
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Dal suo Trono luminoso
      Ben saprà quel core amante
      Or di Figlio, or di Regnante
      Alle cure soddisfar.
Al tuo bene, al tuo riposo
      Pensa già quel saggio core;
      Pien d’ossequio, e pien d’amore
      Lo vedrai con te regnar.        Dal & c.

Ber. Natan, oh qual conforto
       Tu mi vieni a recar.
Nat. Sai, che fedele
       Mai non t’ascosi il ver: che in ogni evento
       Libero favellai. Dunque t’affretta.
       Deh siegui il mio consiglio
       Vanne al Soglio Reale, abbraccia il Figlio.
Ber. Tu mi precedi, e digli,
       Che sol per Lui mi resta
       Tutto l’amor: che tutta in Lui ripongo
       Nelle amarezze estreme
       La mia gloria, il mio vanto, e la mia speme.

Dì, che per Lui dal ciglio
      Più non mi scende il pianto;
      Dì, che riposo intanto
      Nel suo verace amor.
Che ritrovar nel Figlio
      Spero l’affetto istesso,
      Che sempre vidi impresso
      Nel caro Genitor.        Dì, & c. 

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Nat. Da occulta forza spinto
       Sorgo sopra di me: più dell’usato
       Già mi sento agitar. Ah già m’invita
       Quello Spirito divin, che in me si muove,
       Di cose a favellare arcane, e nuove.
       Ma viene il Rè.
Sal. Mio Fido: e qual piacere
       Ti balena sul volto? 
Nat. Nella tua gloria involto
       Anch’io tripudio, oggi, ch’ognuno a gara
       Ti dà segni d’omaggio, e gode ognuno
       Nel mirarti sul Trono
       Cinto di Maestà, cinto di lume
       Le veci in terra sostener del Nume.
Sal. Natan, ah se v’è cosa
       Che piaccia in me, tutto del Cielo è dono.
       Non mi divide il Trono
       Dall’essere commun. Nacqui mortale
       Mortale sarò ancor: Pietà, dottrina
       Può distinguermi sol. Se buon Custode
       Del giusto io non sarò; se dalle vie
       Del supremo volere andrò lontano,
       Nè l’arbitrio sovrano,
       Nè la forza, nè il Regno
       Tratterranno il Gran Dio: pronto, e severo
       Il Giudizio sarà. Quei, ch’alle Genti
       Presiedono, soggetti
       Saranno a più rigor: onde tu vedi
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       Che il Diadema Real, che mi circonda,
       Di peso più, che di splendore abbonda.
Nat. Oh prudenza! oh saper!
Sal. Ma dove è mai
       La mia gran Genitrice?
Nat. Afflitta, e mesta
       Piange l’estinto Sposo.
Sal. Alle sue stanze
       Andiamo a consolarla.
Nat. Io già con Lei
       Poc’anzi favellai: fra le tue braccia
       A momenti verrà.
Sal. Impaziente
       Io qui l’attendo. O sommo Dio, chi teme
       L’altissimo tuo Nome, i Genitori
       Deve ancora onorar. Più lunghi i giorni,
       Più gioconda la Prole,
       Più facile perdon prometti a loro,
       Che rendono tributo,
       Che si mostrano grati
       A quel fonte primier da cui son nati ......
       Ma quai dalla tua mano
       Io veggio preparar stragi funeste
       Di morte, e di vendetta! ... Ohimè! per Voi
       O Figli contumaci,
       Tanto mal si prepara ...... Orrida notte
       E tenebre interrotte
       Da fulmini stridenti
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       Vi circondano già ...... Cade, e rovina
       Dalle radici estreme
       Già la vostra magion ...... Il vostro nome
       Resta vile, e infecondo
       Alla Patria, agli Amici, al Cielo, al Mondo.

Tuona il Cielo, e il dì s’oscura
       Al soffiar de’ venti irati.
       Ah fuggite, o Figli ingrati!
       Ah per voi non v’è pietà!
Contro i Figli contumaci
       Tutto il Mondo, e il Ciel congiura,
       Infelice, e mal sicura
       La lor vita ognor sarà.        Tuona & c.

 

Il fine della prima Parte.


[8]

       SECONDA PARTE.

Sal. Popoli, a tutti aperto
       Sia del giusto il sentier. I giorni miei
       Non son, che giorni vostri. Iddio mi elesse.
       Al comando supremo, e Iddio mi doni
       Saper, docilità. Sì vasta mole
       Solo Colui può sostener, che saggio
       Tra difficili eventi, il nuovo Impero
       S’accinga a stabilir; che forte, e giusto
       Ne’ Regni suoi mantiene
       L’armonia delle Leggi, e vi conduca
       La Copia doviziosa, e la sicura
       Aurea felicità. Son queste, Amici,
       Quelle virtù, che unite
       Rendon nel suo governo
       Fortunato il Monarca, e il Regno eterno.
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Nat. Sire, vien Bersabea.
Sal. La Madre? Oh, sorte!
       Scendiam dal Trono; andiamo,
       Andiamo ad incontrarla. A lei si deve
       Ogni ossequio, ogni onore.
       Affrettiamoci Amici.
Nat. Oh incontro! oh amore!
       Ecco s’appresta.
Sal. O cara
       Genitrice adorata, a piedi tuoi
       Non vedi un Rè, ma un Figlio,
       Che sà quanto ti deve, e che desia
       Più del Soglio, e del Regno
       Del materno tuo amor rendersi degno.
       Quell’aure, che respira,
       Le respira per Te: l’esser, che gode,
       Lo gode per tuo dono. Ah se non era
       La fonte, e il mar, nò che di tante spume
       Ricco, e ondeggiante or non sarebbe il fiume.
Ber. Figlio, se illustre, e grande
       Nascesti, or sia tuo peso
       A più sublime grado
       Sollevar la virtù de’ tuoi Maggiori.
       Non far, che i Regj onori
       Cangin tempre al tuo cor. Serba costante
       Quei primi semi di pietà, che avesti
       Insiem col latte. Ah pensa
       Ch’or sei nel gran cimento,
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       D’accrescer la tua gloria, e il mio contento.
Sal. Oh accenti!
Nat. Oh tenerezze!
Ber. Del buon Davidde il sangue
       Augusto, ed immortal, nelle tue vene
       Non perda nò, ma acquisti
       Sull’alta Eredità nuove ragioni.
       Figlio, deh ti proponi
       D’ingrandirlo di più. Sai, che in suo corso
       Sarà Sangue divin. Così ha promesso
       L’infallibil Signore ai Servi suoi,
       Ad Abramo, ad Isacco, al Mondo, a Noi.

Questo materno amplesso
       Prendi d’amore in pegno.
       Ah tutto il mio sostegno
       Figlio ritrovo in Te.
A Te d’appresso, o Caro
       L’aspro dolore amaro
       Più non ha forza in me.        Questo & c.

Sal. Madre, qualor t’ascolto
       Mi rapisce la gioja. Ah sia, che sempre
       Abbia in cuore i tuoi detti! Io voglio intanto,
       Ch’ai Secoli rimoti
       Di rispetto filial resti un esempio.
       Non vuò, che questa pianta
       Coltivata da Te di foglie, e fiori
       Faccia inutile pompa: amabil frutto
       Produca ognora: I rispettosi accenti
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       Vadano all’opre uniti. Il Regio Serto
       Cara Madre ti dono,
       Vieni, siedi al mio fianco, eccoti il Trono.

Mi sia più felice
       L’Impero, ed il Trono
       Se posso, se lice
       Goderlo con Te.
Ad ogni momento
       L’arbitrio ti dono
       Di render contento
       Chi viene al tuo piè.        Mi sia & c. 

Nat. Tacete. Un sacro orrore
       Tutto mi fa tremar. I moti ascolto
       Del profetico Spirto,
       Che scuoter non saprei ...... Già la mia mente
       Vede come presente
       Altro Soglio Immortal, e già rimiro
       Nel Ciel sereno, e puro
       Altra Madre, altro Figlio entro il futuro.
Sal. (Che mai dirà)
Nat. Ma come!
       Quell’è Vergine, e Madre, e questo insieme
       E’ Uomo, e Dio! La Reggia
       Non è terrena, ma celeste! ...... Il Trono
       E sol di luce; e sol provien da un Nume
       Dritto, e riflesso in tre diviso il lume ......
       Oh immenso amor! già stende
       Il Rè de’ Rè la mano: offre un Diadema
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       All’alta Genitrice
       Di gemme nò, ma di lucenti stelle,
       Che scendono dal crin, sparse sul manto ......
       Oh trionfo! oh prodigio! oh amore! oh vanto!

Forza ignota mi sento sul petto,
       Come il fuoco, che avvampa ristretto,
       Urta, spezza, consuma il ritegno,
       E alla fiamma prepara il sentier.
Oh mio Dio, la cagione non sdegno
       Che mi accende, e a parlar mi conduce:
       Ma la fiamma, l’arcano, la luce
       Non intende la vista, e il pensier.        Forza & c.

Sal. Popolo d’Israello
       Ah, sì, rispetta in Lei
       La Donna, che promessa
       Vien dai nostri Profeti
       In più felice etade, in dì più lieti.

Tutti.    Fortunate quelle Genti
                  Che godranno il suo favore
                  Oh felice quell’età!
             Per la copia de’ portenti
                  Qual sostegno de’ mortali
                  Venerata ognor sarà.
             Le tue lodi ai pregj eguali,
                  Bella Vergine, il pensiero
                  Ben comprendere non sà.       Fortunate & c.

IL FINE.


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