Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
RARI.M.A8 Chants de la Sainte-Chapelle tirés de manuscrits du XIIIe siècle, traduits et mis en parties avec accompagnement d'orgue par Félix Clément, avec une introduction par Didron Ainé. - [Partitura] Paris
: Victor Didron, [1849] Volume non paginato |
Il
volume raccoglie una serie di canti che lintestazione
dichiara essere stati "tirés de manuscrits du
XIIIe siècle, traduits et mis en
parties avec accompagnement dorgue par Félix
Clément". In effetti lorganista
Félix-Jacques-Alfred Clément (18221885)
aveva prelevato alcuni canti liturgici monodici da codici
manoscritti conservati a Parigi nella Bibliothèque
nationale de France (ad esempio i codici Fonds latin 1137 e
1351) corredandoli poi, secondo una prassi ottocentesca
ancor oggi in uso, di un accompagnamento organistico e,
nella maggior parte dei casi, anche di una realizzazione
polifonica per coro a 3 (solo in un caso a 4) voci dal
linguaggio decisamente tonale. In questa veste i canti
furono eseguiti a Parigi nella Sainte-Chapelle, capolavoro
dellarchitettura gotica, fatta edificare da Luigi IX
(San Luigi dei Francesi) sullÎle de la
Cité per custodire le reliquie della passione di
Cristo, fra cui la Corona di spine ed un frammento della
Croce. La prima esecuzione, con la partecipazione del
celebre tenore Gustave-Hippolyte Roger (18151879),
data al 3 novembre 1849, nel contesto dellannuale
cerimonia di giuramento dei magistrati alla presenza
dellArcivescovo di Parigi, Marie-Dominique-Auguste
Sibour, e del Presidente della Repubblica francese, Luigi
Napoleone Bonaparte (il futuro Imperatore Napoleone III).
Una seconda esecuzione ebbe luogo otto giorni più
tardi nella medesima Cappella, in occasione del conferimento
dei premi assegnati durante lEsposizione nazionale
dellIndustria francese. Una terza esecuzione si ebbe
il 1° dicembre sempre a Parigi, nella chiesa di
Saint-Étienne-du-Mont: e la Conclusion che
suggella la raccolta di musiche ci informa che proprio in
quei giorni si completò la stampa del
volume.
Fu verosimilmente il positivo riscontro ottenuto dalle prime due esecuzioni a suggerire la pubblicazione di quei brani, che poteva far sperare in un buon ritorno commerciale grazie a un titolo accattivante quanto ingannevole: a parte le esecuzioni di cui si è detto, i brani non hanno infatti nulla a che fare con la Sainte-Chapelle. NellIntroduction firmata Didron aîné (alias larcheologo Alphonse Didron, 1806-1867) viene di fatto dato ampio spazio agli aspetti mondani e scenografici delle prime esecuzioni, in una prosa dai toni enfatici, indulgente a dettagli e aneddoti. Il volume è poi corredato da raffinate vedute della Sainte-Chapelle in incisioni dellarchitetto Jean-Baptiste-Antoine Lassus (che ne era il restauratore ufficiale), da due immagini di musicisti medievali disegnati da Eugène Viollet-le-Duc (corresponsabile dei restauri) e da due riproduzioni dei codici medievali utilizzati da Clément. Se può apparire curioso il fatto che tale edizione musicale sia stata pubblicata dalla Libraire Archéologique di Victor Didron, bisogna però considerare che nellOttocento il termine "archeologia" stava a indicare tutto quanto riguardava la riscoperta dei tesori del passato, di qualsiasi natura essi fossero, riunendo quindi in sé compiti che oggi si attribuiscono a discipline diverse come larcheologia modernamente intesa, la paleografia musicale, la codicologia, la filologia letteraria e il restauro che come ben dimostrano tanti interventi arbitrari di Viollet-le-Duc, o le varie ridipinture nelle chiese di Parigi o ancora larmonizzazione dei canti pubblicati nel volume in oggetto era sempre un restauro integrativo e non, come oggi consueto, conservativo. Al suo apparire il volumetto fu severamente recensito su «Le Correspondant» da Théodore Nisard (pseudonimo di Théodule-Elzéar-Xavier Normand, 1812-1888), sacerdote e pioniere degli studi scientifici sul gregoriano in Francia. Pur ammettendo (con una mossa retorica di grande politesse) la buona fede di Clément, nel suo dotto Examen critique des Chants de la Sainte-Chapelle Nisard stroncò inesorabilmente il lavoro del più giovane collega, per una serie di ragioni assai circostanziate: lignoranza storica, che vorrebbe innalzare tali canti a modelli estetici assoluti; larbitraria attribuzione al sec. XIII di brani più antichi o decisamente posteriori, come il Domine salvam fac Rempublicam, rimaneggiamento del Domine salvum fac Regem scritto da Étienne Dumont per Luigi XIV; gli erronei criteri di trascrizione ritmica di alcuni brani; la totale assenza delle ornamentazioni, ritenute necessarie dal recensore, e laggiunta di indicazioni dinamiche considerate giuste in linea di principio ma sbagliate nella loro applicazione; la scelta di offrire i brani in una versione armonizzata secondo criteri del tutto estranei al loro stile, seguendo "un système faux et insoutenable" che Cherubini e Fétis, fra gli altri, rigettavano. Un lavoro, insomma, che secondo Nisard non giovava quindi né alla "archeologia" né alla "scienza". Tale recensione generò una polemica che si protrasse per alcuni mesi a suon di articoli, soprattutto per il "penchant à la polémique ardente" che, secondo Fétis, caratterizzava Nisard. In ogni caso, al di là di specifiche e più circostanziate considerazioni, questa polemica metteva chiaramente in luce una delle tante ambiguità e contraddizioni che caratterizzarono tutto lOttocento: quella fra un entusiastico ma dilettantesco approccio alle cose di vecchia matrice e laffermarsi, anche nelle discipline umanistiche, di un nuovo metodo scientifico. Col senno di poi, le osservazioni di Nisard paiono sostanzialmente corrette, perché i criteri filologici oggi adottati sono certamente più simili ai suoi che a quelli di Clément, cui il severo recensore riconobbe appena il modesto merito di appartenere alla schiera di coloro che, dotati di buon senso, si trovavano a detestare le esecuzioni del gregoriano "à pleine voix, à gorge déployée" accompagnate da "les hurlements caverneux du Serpent ou les sons lourds et cuivrés de lOphicléide", una pratica che già un ventennio prima Berlioz aveva satireggiato nel finale della Symphonie fantastique. Nondimeno, si dovrà ammettere che nellimmediato i fatti diedero ragione a Clément piuttosto che a Nisard: grazie ai suoi privilegiati contatti politici, Clément ricoprì infatti un ruolo di primo piano nella fondazione dellÉcole Niedermeyer, la celebre istituzione votata al rinnovamento della musica sacra nelle cui classi si formeranno, fra gli altri, Camille Saint-Saëns e Gabriel Fauré, e gli Chants de la Sainte-Chapelle divennero un passaggio obbligato per le esercitazioni corali degli allievi delle scuole primarie durante il Secondo Impero. Nel 1876 apparve la quarta edizione del volume, notevolmente ampliata e corredata di una sostanziosa prefazione: in essa Clément tornava con la memoria ai giorni ormai lontani del 1849, compiacendosi apertamente per la felicità delle intuizioni dallora e per il puntuale compiersi degli ottimistici auspici di Didron.
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