martedì 24 aprile 2007, ore 21
Aula absidale (via
de' Chiari 25a)
ingresso gratuito - posti limitati
Morton Feldman (1926-1987)
The Viola in My Life (II)
per viola e strumenti
Maurice Ravel (1875-1937)
Chansons madécasses
Andante quasi allegretto
Andante
Lento
per voce, flauto, violoncello e pianoforte
Takanobu Saito (1924-2004)
String Quartet (five movements for Northeast Folksong in Japan)
Mountain God
Lullaby Southern part
Naghad Yaala
Cattle Drover
Sansa Odori
Alessandro Ratoci (1980)
Verlaine-Sérénade
(da liriche di Debussy, Ferré e Maderna)
Le Faune
Colloque sentimental
Sérénade
per voce e strumenti
Francesco Pennisi (1934-2000)
Acanthis
per flauto e pianoforte
Luciano Berio (1925-2003)
dai Folk Songs
Black is the colour...
I wonder as I wander...
Loosin Yelav...
La donna ideale
Malurous qu’o uno fenno
La fiolaire Ballo
per voce, flauto, clarinetto, viola, violoncello e chitarra
Il FontanaMIX Ensemble
ha iniziato l’attività concertistica nella stagione 2002
del Bologna Festival. Da allora collabora con varie istituzioni della
città, fra cui il Teatro Comunale (con un programma dedicato a
Francesco Pennisi), i concerti della Soffitta
dell’Università, la rassegna “Luoghi e suoni”,
il Museo della Musica (con una serata dedicata a Luciano Berio), il
Festival Angelica e l’Arena del Sole (con uno spettacolo di
musica e danza curato dal coreografo Luca Veggetti). Ha suonato inoltre
al Festival Aosta Classica, al REC di Reggio Emilia e al Festival
Milano Musica con un concerto ripreso da Radio3. FontanaMIX è
l’ensemble in residenza del Dipartimento di Musica e Spettacolo
dell’Università di Bologna, con cui promuove progetti
didattico-artistici sulla musica contemporanea. In questo contesto nel
2004 è stato realizzato “EXITIME, uno spazio per la nuova
musica”, che ha visto sorgere una serie di concerti, incontri e
laboratori di interpretazione strumentale. Questi ultimi hanno avuto
come oggetto di studio alcune fra le più significative partiture
da camera del Novecento, l’opera da camera di György
Kurtág e la musica per archi di Giacinto Scelsi. I laboratori
sono aperti a giovani strumentisti che, previa audizione, vengono
selezionati per integrare gli organici di FontanaMIX nei concerti
EXITIME.
Il compositore Alessandro Ratoci ha elaborato una nuova versione di tre
liriche di Claude Debussy, Léo Ferré e Bruno Maderna
appositamente per i giovani musicisti che hanno preso parte al
laboratorio dello scorso autunno.
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Il giuco delle perle di vetro
strumentisti del Laboratorio del FontanaMIX Ensemble
sulla musica da camera del ’900
Francesco La Licata, direttore
Sara Gamarro, voce
Francesca Cescon, flauto
Francesco Bonafè, clarinetto
Sabino Monterisi e Luigi Rinaldi, sax
Tommaso Fiore, chitarra
Chiara Bartolotta, Enrico Bernardi,
Alice Gatti e Mino Marani, pianoforte
Francesca Camagni e Teresa Tondolo, violino
Chie Yoshida, viola
Viola Mattioni, violoncello
Emiliano Amadori, contrabbasso
Come le perle di vetro nel
giuoco dei monaci di Castalia – nel romanzo di Hermann Hesse che
dà il titolo al concerto – i brani in programma questa
sera propongono un accostamento di oggetti lontani e disparati, una
sintesi di elementi della ritualità occidentale e orientale, che
rivelano un gusto (tipico del Novecento) per l’astrattismo e la
speculazione intellettuale.
Fedele alla poetica dell’espressionismo astratto dei pittori de
Kooning e Rothko, lo statunitense Morton Feldman definisce le sue
partiture “tele di colori”, fasce sonore
“libere” dalle tradizionali categorie di inizio e fine.
L’estrema libertà che caratterizza le prime composizioni
degli anni Cinquanta e Sessanta, il cui esito sonoro è spesso
demandato all’estro dell’interprete, cede il passo nel
decennio successivo al recupero di una scrittura più
determinata. In quest’ultima fase rientra The Viola in My Life (delle quattro versioni verrà eseguita la seconda, del 1970): essa si basa sul graduale crescendo della viola, che impone la sua figura sullo sfondo sonoramente indistinto generato dal complesso strumentale.
Nel gusto per l’esotico tipico degli ambienti culturali parigini
della prima metà del Novecento si collocano appieno le Chansons madécasses
di Ravel (1926). Le sonorità strumentali ora soffuse ora
taglienti, il trattamento della voce che si erge prosastica per subito
ripiegarsi in teneri languori, ben rendono le tematiche erotiche e
voluttuose dei canti del Madagascar, tradotti in francese da
Évariste Désiré de Forges de Parny. La
sensibilità di Ravel alla realtà politica del
colonialismo emerge nella seconda chanson,
dedicata allo sterminio della popolazione malgascia, dove la parola
“Aoua”, liberamente aggiunta dal compositore, è
usata come ritornello alla stregua di un canto di guerra.
Al folklore del nordest del Giappone s’ispirano i cinque
movimenti del Quartetto d’archi di Takanobu Saito, autore
apprezzato soprattutto per le colonne sonore e per aver diretto la
banda della contraerea nipponica. La disarmante semplicità di
scrittura colloca questi pezzi in una dimensione “altra”,
avvolgendoli in un alone di arcano mistero.
In Verlaine-Sérénade
Alessandro Ratoci rielabora per voce e ensemble strumentale tre liriche
per canto e pianoforte di Debussy, Ferré e Maderna, su versi del
poeta francese. La differenza stilistica e cronologica dei tre autori
dà adito ad un viaggio musicale attraverso l'intero secolo
scorso, così come la voce di soprano spazia dal canto lirico (Le Faune di Debussy) all’espressione intensa di un Tango (Sérénade di Maderna), passando per i toni di una chanson popolare (Colloque sentimental di Ferré).
Profondamente legato alla sua regione natìa, come mostrano le
molte composizioni ispirate al mito di una Sicilia classica, Francesco
Pennisi è partito negli anni Cinquanta da posizioni vicine alla
Seconda scuola di Vienna, per toccare in seguito numerose correnti
musicali del Novecento, fra cui il serialismo e l’alea. A partire
dagli anni Settanta è approdato ad un linguaggio più
personale, basato su una raffinata valorizzazione timbrica del melos. La musica da camera rivela, come Acanthis
del 1981, la predilezione del compositore per il flauto, strumento al
tempo stesso “classico” e “ornitologico”:
è una passione che scorre parallela a quella per il canto degli
uccelli, da Pennisi magnificato in molte sue opere per le scene.
Il mélange di culture, tempi e luoghi lontani offerto dal concerto di questa sera si chiude con i Folk Songs
di Luciano Berio, una raccolta di canti – ne verrà
eseguita una scelta – che si estendono per continenti e
realtà assai distanti (dall’Armenia agli Stati Uniti). La
moltitudine dei riferimenti culturali connota l’atteggiamento
vivo e curioso del musicista nei confronti degli archetipi popolari. La
raffinata sottigliezza e l’estro inventivo della strumentazione
valorizza i tratti tipici delle varie tradizioni, mentre i testi,
considerati non tanto per il loro significato letterale quanto per le
strutture verbali puramente foniche, ritmiche e timbriche, sollecitano
un ampio spettro di soluzioni vocali, pensate per una cantante
poliedrica com’era Cathy Berberian, dedicataria del ciclo.
Maria Paola Balducci, Marina Zocco
studentesse Laurea specialistica
in Discipline della musica
coordinamento e redazione
Anna Scalfaro
ingresso gratuito - posti limitati
info:
tel. 051 2092413; soffitta.muspe@unibo.it
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