LA SOFFITTA - Centro di promozione teatrale
LA SOFFITTA 2005
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TEATRO
19 gennaio - 23 maggio |
martedì 1 e giovedì 3 marzo Laboratori DMS - Teatro, ore 13-15 La trasduzione
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Foto di scena dallo spettacolo La vita è sogno
Il percorso della compagnia Lenz Rifrazioni all’interno del progetto triennale Calderón sarà al centro del seminario teorico condotto dalla regista Maria Federica Maestri nelle giornate dell’1 e 3 marzo. “Un procedere nella ricerca drammaturgica per germinazioni e concatenazioni successive” che ha visto Lenz “approdare a Calderón dopo il passaggio shakespeariano e faustiano”, riscoprendo nell’opera del grande drammaturgo barocco “la questione fondante” del proprio teatro: “la relazione tra reale e irreale, tra vita e sogno, tra normalità e non normalità”. Il riferimento calderoniano si coniuga, nella lettura di Lenz Rifrazioni, al lavoro degli attori diversamente abili, stabilmente inseriti da qualche anno nella compagnia. Il progetto Calderón sarà illustrato, oltre che nei suoi aspetti artistici, anche negli aspetti organizzativi e comunicativi, inscindibili dalla “visione estetica e politica” del teatro di Lenz, come spiegherà Lisa Gilardino. L’intervento di Claudio Longhi, studioso dell’opera di Calderón oltre che della regia novecentesca, permetterà di inquadrare La vita è sogno nella complessità dei riferimenti scenici contemporanei. Opera che eccede la misura del capolavoro per farsi archetipo, La vida es sueño, gioiello dell’ingegneria drammaturgica barocca e summa del teatro calderóniano che del barocco è emblema, nel corso del XX secolo si impone all’attenzione di registi, drammaturghi, studiosi, critici e spettatori come uno dei miti fondanti della scena contemporanea. Riflessa nelle sue liberissime reinvenzioni novecentesche – Der Turm di Hugo von Hofmannsthal e Calderón di Pier Pasolini Pasolini –, cui fa da sfondo Der Traum ein Leben di Franz Grillparzer, da decenni La vita è sogno sfida uomini di teatro, psicanalisti, politologi, teologi, filosofi coi suoi ‘misteri’ che, forse, passati al vaglio di una seria indagine critica, potrebbero condurci dritti al cuore della nostra fantasmagorica scena – giusta la proposta di Omar Calabrese – genuinamente ‘neobarocca’. Claudio Longhi Nel teatro si deve organizzare poeticamente una comunità, far funzionare creativamente un sistema umano, senza scindere la pratica esecutiva del progetto dalla sua sostanza poetico-artistica. […] Il prodotto è un participio passato, il teatro è invece produttivo/producente, esiste perché produce se stesso. Nel Novecento l’opera d’arte muta perché modificata irrimediabilmente dalla sua riproducibilità tecnica, la fotografia, il cinema. Il teatro è in sé, non è mai prodotto. Non è mai riproducibile, ma si produce inesorabilmente nella genetica dell’impulso artistico originario. […] L’organizzazione e la comunicazione della produzione artistica devono mantenere inalterate le specificità estetiche e concettuali dell’opera. Ogni elemento funzionale del nostro sistema teatrale ne deve comunicare l’estetica e la poetica. Lisa Gilardino |