Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Dipartimento di Musica e Spettacolo - La Soffitta 2005

LA SOFFITTA - Centro di promozione teatrale


LA SOFFITTA 2005
TEATRO
19 gennaio - 23 maggio

 

25 febbraio

NAIRA GONZALEZ

a cura di Marco De Marinis

25 febbraio
Laboratori DMS - Teatro, ore 21


KRONOS GELATO

331 MODI DI FERMARE IL TEMPO


di e con Naira Gonzalez
poesia di Luca Clabot


al termine dello spettacolo

Una chiacchierata
con Naira Gonzalez

davanti a un bicchiere di vino...

KRONOS GELATO

331 MODI DI FERMARE IL TEMPO
di e con Naira Gonzalez
poesia di Luca Clabot

 

 

NAIRA GONZALEZ SIMONETTI

nasce a Buenos Aires il 27 gennaio 1971.
     Dal 1976 lavora al Teatro Runa di Bolivia diretto da Edgar Gonzalez nello spettacolo Vida, Pasion y muerte dell’atoj Antonio, presentato nelle miniere e nelle comunità indigene boliviane, e in uno spettacolo di giullari, presentato nelle scuole boliviane. Nel 1982 conduce diversi stage di teatro di figura insieme al padre. Nel 1984 lavora al ciclo radiofonico Hombres de ayer de hoy de siempre. Nel 1986 lavora allo spettacolo De pueblo en pueblo e studia all’Istituto vocazionale d’arte a Buenos Aires. Nello stesso anno partecipa come allieva allo spettacolo Los rios del manana, con il gruppo Farfa diretto da Iben Nagel Rasmussen e César Brie, a cui seguono tre mesi di tournée in Argentina con lo spettacolo Brizas, gnomos y vientos.
     Nel 1987, come allieva di Iben Nagel Rasmussen e César Brie, entra a far parte dell’Odin Teatret di Hostelbro, in Danimarca. Nel 1989 partecipa allo spettacolo Talobot, diretto da Eugenio Barba e a Las habitaciones del palacio del emperador, sempre diretto da Eugenio Barba. Inoltre lavora a Il lupo Denis di Boris Vian con la regia di César Brie ed è assistente alla regia per Il mare in tasca e Torneranno i miei figli, sempre di César Brie.
     Nel 1990 lascia l’Odin Teatret e nel 1991, insieme a César Brie, dirige e interpreta lo spettacolo Romeo e Giulietta prodotto da Dramma Teatri in collaborazione con Palcoscenico Festival Treviso e Arte Ven. Nel 1992 fonda in Bolivia, insieme a César Brie, il Teatro de Los Andes, con cui, nel 1993 mette in scena Colombo di Altan, insieme a César Brie, e Canzoniere del mondo. Sempre nel 1993 cura la regia del monologo Garcia Lorca di Indalo Luque e lascia il Teatro de Los Andes.
     Nel 1994 mette in scena il monologo Penelope, spettacolo autoprodotto. Nel 1995 tiene in Abruzzo un seminario di tre mesi che termina con la presentazione dello spettacolo dedicato ai desaparecidos argentini I sette uomini di marzapane, sempre autoprodotto. Nel 1995 conduce 40 stage in Italia al fine di selezionare i membri del progetto teatrale Il Cervo Disertore, creato l’anno successivo, con sede a Porto Marghera (Venezia), e composto da dieci giovani provenienti da tutta Italia. All’interno del Cervo Disertore imposta e segue l’allenamento fisico e vocale per la formazione quotidiana degli attori e dirige gli spettacoli Figli senza padre, Il fiore dell’orgia, Pediluvio, Rituale fasullo e Ninna Nanna, tutti spettacoli autoprodotti. Nel 1998 conduce un seminario di tre mesi al penitenziario SAT di Venezia, che termina con la presentazione dello spettacolo Cani da caccia. Nel giugno 1999 il Cervo Disertore è costretto a lasciare la sede di Porto Marghera e organizza a Venezia la manifestazione Amleto, l’eroe che pensa, con il sostegno della Regione Veneto e del Comune di Venezia.
     Dal 2000, insieme a Massimiliano Donato, si trasferisce in una pieve del comune di Gubbio in cui, dal 2002 prosegue il suo lavoro di insegnante, continuando comunque a proporre i suoi stage e il nuovo monologo Kronos Gelato 331 modi di fermare il tempo in tutta Italia.


Questa mia rappresentazione del tempo è stata creata sulla poesia di un veneziano, mio amico e coetaneo, Luca, e voglio dedicarla ai miei amici, quelli che sognano e quelli che hanno smesso di sognare.

Quando ho finito di leggere la poesia di Luca Kronos Gelato 331 modi di fermare il tempo, ho deciso di rappresentarla urgentemente.
Cosa mi aveva colpito? Kronos Gelato è un elenco ininterrotto di 331 frasi fatte di luoghi comuni, dove in ogni frase appare la parola tempo.
Ma, nonostante questa parola si ripetesse continuamente, non era lei il soggetto, ma l’uomo. L’uomo soffocato dai luoghi comuni, terrorizzato dal passare delle ore, terrorizzato di non essere nessuno.
Un quadro perfetto dell’uomo contemporaneo.
La poesia Kronos Gelato quindi non racconta del tempo, ma di tutto ciò che lo contiene: la solitudine, l’amore, la guerra, la noia, la violenza, la tristezza, la vitalità, la morte, il futuro...
E il personaggio che ho scelto per rappresentarla raffigura un cervo metropolitano, metà uomo e metà animale. Perché solo una figura surreale poteva risultare in scena surreale come l’uomo contemporaneo, che vive per sconfiggere il tempo.
Così Kronos non poteva che finire con “Il tempo è scaduto”. Una frase imperativa direi, da guardare dritto negli occhi, chiedendosi urgentemente se sia tempo di vivere o di morire.
Due parole che il mio personaggio rinchiude in un teschio e serve da pasto.
Lasciando lo spettatore con un frammento spezzato di “essere o non essere”, inscena la sua fine.
Senza che si sappia se sia più dolorosa la morte o la paura della vita.
Senza che si sappia se quest’uomo creda di morire o muoia veramente.

Non possiamo sognare e allo stesso tempo correre. No.
Queste dimensioni non possono entrare in un solo corpo.
Ecco perché il mio personaggio rasenta il delirio e teme
gli restino pochi attimi.
Cosa gli urge dunque? Cosa tenta?
Non può fare a meno di evocare il tempo per tenersi in vita.


Naira Gonzalez

 


Dipartimento di Musica e Spettacolo
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