nasce nel 2001 ed è costituita da sole donne. L’Associazione individua nel teatro danza lo strumento privilegiato di intervento per promuovere una ricerca teatrale “di poesia” attraverso l’uso del corpo, della parola, della musica.
Alzati, in collaborazione con la cooperativa sociale La Polena di Savona, uno spettacolo con attori e danzatori professionisti ed ex pazienti psichiatrici, debutta nel 2001 al Festival di Racconigi.
Animula, rappresentato nel Parco Viviani di Napoli nell’aprile 2002, nasce all’interno di un laboratorio con giovani napoletani al di sotto dei 29 anni e di uno scambio con un gruppo di attori e danzatori della Finlandia, per un lavoro parallelo su miti e culture del nord e miti e culture del sud.
Sono sfiorite le rose nasce dal progetto Archeologia Interiore con la Seconda Università di Napoli. La seconda parte del progetto ha portato nel luglio 2003 alla creazione di Nel Mitreo.
LA SOFFITTA - Centro di promozione teatrale
LA SOFFITTA 2005
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TEATRO
19 gennaio - 23 maggio |
giovedì 14 - venerdì 15 aprile Laboratori DMS - Teatro ore 21.30 COMPAGNIA LE BAZARRE in collaborazione con Mercadante Teatro Stabile di Napoli - Progetto Petrolio PA'di Pier Paolo Pasolinidrammaturgia di Federica Iacobelli consulenza artistica di Roberto Del Gaudio consulenza per i movimenti di Bianca Papafava regia di Anna Redi organizzazione Linda Martinelli con Annalisa Arbolino, Nico Ciliberti, Francesco Di Leva, Luca Iervolino, Marco Matarazzo, Ilaria Migliaccio, Chiara Orefice, Luca Riemma
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Foto di scena dello spettacolo
Nella Villa Comunale del mio paese c’erano dei leoni di bronzo. Ho una foto di me bambina fatta lì e, come me, molti miei coetanei ce l’hanno. Poi, misteriosamente, quei leoni furono portati nella villa di un politico, e il paese cominciò a degenerare. La gente si imborghesiva e abbandonava le campagne. L’eroina arrivava sui sedili delle Porsche. Molti miei coetanei morivano. Il paesaggio cambiava. Le colline sacre a Diana e a Giove venivano mangiate, trasformate in pattumiere all’aperto. Il teatro, quello dove da piccola facevo danza e dove i paesani applaudivano Sergio Bruni, veniva chiuso e poi ristrutturato con una colata di cemento. E tutti incollati alla TV. A diciotto anni feci lo zaino e scappai. Nomadismo “da artista” che nel ’98 mi fece incontrare l’opera di Pier Paolo Pasolini grazie a un progetto di Franz Marijnen e Vim Wandekeybus. Due anni fa tornai nel mio paese. Adesso ragiono su Petrolio con il gruppo di teatro-danza che si è formato qui al mio rientro. “Ma che cosa c’entra il ballo con Petrolio?”, mi ha chiesto una intellettuale bolognese. Il ballo non lo so, ma le profezie di Pasolini sul nostro vissuto e sull’Italia c’entrano tanto. Ho riletto Lettere Luterane. Vorrei essere una Concetta, questi ragazzi vorrei che fossero Gennarielli. Ma la tribù di Napoli mi sembra finita da un pezzo. Eppure le nostre vite ancora anelano a una disperata felicità. C’è, tra di noi, un desiderio di felicità reale: quello per il quale, scriveva Pasolini, si fa la rivoluzione. Ma Pasolini scriveva anche che infelici sono i figli che non si liberano dalle colpe dei padri. Che “non c’è segno più decisivo e imperdonabile di colpevolezza che l’infelicità”. Allora vado indietro, a un mito e a una tragedia antiche che Pasolini stesso prendeva ad esempio. Atreo che si vendica sul fratello Tieste dandogli in pasto i figli, proprio come il nonno aveva dato in pasto agli dei le carni del figlio Pelope. Ragiono sulla felicità come consapevolezza di ogni colpa di Tieste e sull’essere invece figli complici perché accecati dalle ricchezze di Atreo. Nel nostro gruppo ci sono ragazzi di vent’anni, cresciuti dove sono cresciuta io. Oggi studiano con passione l’archeologia e mi parlano della storia antica del mio paese, con grande amore. Anna Redi |