giovedì 21 aprile
Laboratori DMS - Auditorium (via Azzo Gardino 65a)
ore 19.15
ingresso gratuito
IL “VERDI” IN SOFFITTA
attività congiunta dei corsi di laurea DAMS e Beni Culturali
con l’Istituto Musicale Pareggiato “Verdi” di Ravenna
Silvia Marini, Giorgia Morini flauti
Elisa Floridia, Simone Laghi viole
Elisa Cagnani, Michela Gardini, Chiara Zattoni violoncelli
Luca Tozzi contrabbasso
Mirko Maltoni clavicembalo
Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Sonata a tre in Sol maggiore BWV 1039
Adagio
Allegro ma non presto
Adagio e piano
Presto
Johann Joachim Quantz (1697 - 1773)
Sonata a tre in Do minore
Andante moderato
Allegro
Larghetto
Presto
Silvia Marini, Giorgia Morini flauti
Michela Gardini violoncello
Johann Joachim Quantz
Concerto in Sol maggiore
Adagio
Allegro
Largo
Presto
Silvia Marini, Giorgia Morini flauti
Michela Gardini violoncello
Mirko Maltoni clavicembalo
Johann Sebastian Bach
Concerto brandeburghese n. 6 BWV 1051
Allegro
Adagio ma non troppo
Allegro
Elisa Floridia, Simone Laghi viole
Elisa Cagnani, Michela Gardini, Chiara Zattoni violoncelli
Luca Tozzi contrabbasso
Mirko Maltoni clavicembalo
Tra le collaborazioni varate dalla Soffitta nella stagione 2005 risaltano i due concerti realizzati con l’Istituto Musicale Pareggiato “Verdi” di Ravenna. Essi scaturiscono da una collaborazione di carattere didattico: nei mesi scorsi l’Istituto ravennate ha accolto nei propri corsi alcuni studenti dell’Università di Bologna (iscritti al DAMS, a Beni culturali, a Discipline della musica e nel dottorato di ricerca in Musicologia e Beni musicali), che insieme con studenti e diplomati dell’Istituto “Verdi” hanno concertato i brani in programma il 14 e il 21 aprile. La preparazione del concerto del 21 aprile è stata curata dai professori Luciano Bertoni (musica da camera) e Vanni Montanari (flauto).
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Come la maggior parte dei compositori settecenteschi, Johann Joachim Quantz fu molto prolifico: nel suo catalogo spiccano più di 300 concerti per flauto, archi e basso continuo e 235 sonate per flauto e basso continuo. Le musiche di Quantz sono per lo più nel cosiddetto “stile galante”, in voga nei decenni centrali del Settecento e particolarmente apprezzato da Federico il Grande, nella cui corte berlinese il musicista opera dal 1741 fino alla morte. Al di là della piacevolezza, della semplicità e spontaneità proprie delle musiche dell’epoca, tra i tratti caratteristici dello stile di Quantz spiccano il contrasto nel fraseggio tra legato e staccato, la grande fantasia nella condotta ritmica e melodica, i passaggi altamente virtuosistici. Quantz fu tra i migliori flautisti del suo tempo: buona parte della sua fama postuma si deve al Metodo per suonare il flauto traverso, un trattato che figura tra le fonti più copiose ed autorevoli circa la prassi esecutiva del Settecento.
La datazione delle musiche da camera di Johann Sebastian Bach pone non pochi problemi. Molte sono andate perdute; altre non ci sono giunte nell’organico originale ma in rielaborazioni successive. La Sonata per due flauti traversi e basso continuo BWV 1039 viene scritta probabilmente fra il 1717 e il 1723, gli anni in cui Bach opera a Köthen; tale versione, forse, è precedente a quella per viola da gamba e continuo (BWV 1027). I sei Concerti brandeburghesi vengono scritti e dedicati a Christian Ludwig, margravio del Brandeburgo. La dedica, del 24 marzo 1721, è in francese, così come il titolo delle musiche: quello universalmente noto non è originale (si deve al massimo biografo ottocentesco di Bach, Philipp Spitta), in quanto Bach scrive semplicemente Concerts avec plusieurs instruments. Nella loro varietà di stili, forme e organici strumentali, queste sei composizioni costituiscono una sorta di piccolo campionario dimostrativo delle possibilità aperte al genere del concerto, solistico o d’insieme. Bach ci propone profili formali, stilistici e strumentali ogni volta inediti e variati: si alterna il concerto grosso al concerto solistico, lo stile italiano al francese, l’omofonia alla polifonia. Gli organici strumentali vengono proposti talvolta in formazioni nuove e “sperimentali”, come nel caso del Sesto concerto, scritto per archi ma con la singolare esclusione dei violini: l’organico comprende due viole da braccio, due viole da gamba (due violoncelli, nell’esecuzione odierna), violoncello (stasera viene a essere il terzo), violone (contrabbasso) e cembalo come basso continuo, ed è orientato quindi su colori tendenzialmente scuri. Le viole da braccio spiccano come parti soliste: nei “tutti” (concerto grosso) le viole da gamba e il violoncello tendono a una funzione di mero accompagnamento, mentre nei “soli” (concertino) dialogano liberamente tra loro e con le due viole primedonne. Nel secondo movimento le viole da gamba tacciono, e le viole da braccio assumono un ruolo ancor più risaltato che nel primo tempo. Il concerto si conclude con una magnifica giga, che conferma il piglio virtuosistico delle parti strumentali e testimonia la grande abilità dei musicisti che diedero vita a questi capolavori bachiani nel minuscolo principato di Köthen.
Luca Tozzi
Dottorando in musicologia
redazione di
Saverio Lamacchia |