martedì 8 marzo
Aula magna di Santa Lucia, ore 21
ingresso gratuito
in collaborazione con MusicaInsieme in Ateneo
ROMANTICISMO INFINITO
Maurizio Baglini pianoforte
Gabriele Pieranunzi violino
Francesco Fiore viola
Silvia Chiesa violoncello
Gustav Mahler (1860-1911)
Quartettsatz in La minore
Nicht zu schnell. Entschlossen
Anton?n Dvorá? (1841-1904)
Quartetto in Mi bemolle maggiore
per pianoforte e archi op. 87
Allegro con fuoco
Lento
Allegro moderato grazioso
Finale: Allegro ma non troppo
Robert Schumann (1810-1856)
Quartetto in Mi bemolle maggiore
per pianoforte e archi op. 47
Sostenuto assai. Allegro non troppo
Scherzo: Molto vivace
Andante cantabile
Finale: Vivace
MAURIZIO BAGLINI
Perfezionatosi con Rattalino e Berman, è stato premiato in vari concorsi internazionali (“Busoni” di Bolzano, “Chopin” di Varsavia ed altri). Nel 1999 vince all’unanimità il World Music Piano Master di Montecarlo. Ha suonato per illustri istituzioni internazionali, collaborando con artisti quali Renzetti, Nanut, Martin, Buswell, Specchi, Laneri, Flaksmann. Ha all’attivo tournées in Cina, Giappone, Australia, Sud America. La sua discografia comprende l’integrale degli Studi di Chopin su strumenti originali.
GABRIELE PIERANUNZI
Perfezionatosi con Accardo, Gulli, Gheorghiu, ha vinto importanti competizioni internazionali (“Paganini” di Genova, “Tibor Varga” di Sion, “Spohr” di Friburgo ed altri). Ospite regolare delle maggiori istituzioni concertistiche italiane, ha suonato anche in Germania, Svizzera, Inghilterra, Scandinavia, Sud America, collaborando con direttori quali Ceccato, Jia, Benedetti Michelangeli, Noseda, e solisti come Belkin, Canino, Meunier, Kussmaul, Kontarsky. Suona un Montagnana del 1783.
FRANCESCO FIORE
Perfezionatosi con Giuranna, vince numerosi concorsi nazionali e internazionali. È ospite di illustri associazioni e festivals italiani e collabora con artisti quali Accardo, Scotto, Canino, Kontarsky, Campanella, Vernikov. Ha inciso per RCA, ASV, Fonit Cetra, Foné. Dal 1991 è prima viola dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma e dell’Orchestra da Camera Italiana. Suona una viola Joseph Hill (Londra 1774).
SILVIA CHIESA
Diplomatasi con Rocco Filippini, si è perfezionata con Janigro e Brunello. Ha vinto concorsi nazionali e internazionali di musica da camera, ricevendo premi speciali per la miglior esecuzione di brani del Novecento. Già invitata da numerose orchestre italiane, si è esibita al Barbican Hall di Londra e negli Stati Uniti. Violoncellista del Trio Italiano dal 1997 al 2000, ha collaborato con Canino, Kabaivanska, Lucchesini, Mintz, Petracchi, Vernikov, Rossi, Christ. È docente di musica da camera nella scuola di musica di Fiesole.
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Il Quartetto in Mi bemolle maggiore per pianoforte e archi op. 47 di Robert Schumann, composto nel 1842, riproponeva in nuova luce una compagine fin lì rimasta ai margini della produzione cameristica: il Klavierquartett, per pianoforte, violino, viola e violoncello. Grazie al connubio pianoforte/archi, già felicemente sperimentato nello stesso anno col Quintetto op. 44, Schumann si cimentava in composizioni più articolate ed ampie di quelle tentate in precedenza. Tradizione e innovazione coesistono nell’Allegro iniziale, con un primo tema, asimmetrico eppure così adatto a molteplici combinazioni contrappuntistiche, ed un secondo, che a ben vedere si scopre essere un contrappunto al corale bachiano Wer nur den lieben Gott lässt walten. Laddove poi, all’inizio della ripresa, ci aspetteremmo di udire nuovamente il primo tema, ecco comparirne una variante già ascoltata nell’esposizione. Molto peculiare, nello Scherzo, è un ritmo travolgente di crome che caratterizza la sezione principale; mentre l’Andante cantabile è dominato dalla triplice ripetizione da parte degli archi di un ampio tema cantabile, commentato sommessamente dal pianoforte. Il Finale, sorta di rondò di sonata che a tratti pare citare il primo tema dello Scherzo, raggiunge i momenti di maggior complessità di tutta l’opera, con il largo impiego di un fugato dalla forte quadratura ritmica.
Se per Schumann il quartetto è occasione di maturazione linguistica, nella produzione di Gustav Mahler esso compare unicamente come esercizio compositivo degli anni giovanili. Del 1876, infatti, è il primo movimento di un Clavierquartett in La minore rimasto incompiuto, interessante anticipazione di lavori futuri. Partendo dai modelli di Schubert, Schumann e Brahms, Mahler cerca, già in questo lavoro scolastico, una propria via verso l’originalità, costruendo frasi e periodi irregolari e utilizzando temi volutamente spogli ed essenziali, tanto da attirarsi accuse di “povertà inventiva”.
Il quartetto e la musica da camera in generale costituiscono, invece, una costante che attraversa tutta l’attività produttiva di Antonín Dvorák. Il Quartetto in Mi bemolle maggiore per pianoforte e archi op. 87 vede la luce nel 1889, al culmine di una parabola creativa sviluppatasi tra i richiami alla tradizione folklorica cèca (e più ampiamente panslavista) e l’influsso linguistico e formale di Wagner, Liszt e Brahms. Fin dall’Allegro con fuoco, la scrittura sfrutta appieno una sintassi armonica di ascendenza tardoromantica e peculiari moduli ritmici che, nello sviluppo, vengono sottoposti a continue trasformazioni, evocando stilemi propri dell’idioma popolare. Nel Largo cinque temi distinti si alternano, spaziando dalla profondità del dialogo iniziale tra violoncello e pianoforte alla turbolenta sonorità del quarto tema. Tocchi di colore locale cèco ritornano nel terzo movimento, fra la malinconia dal sapore gitano del secondo tema e la terza apparizione del tema principale, che, affidata al registro acuto del pianoforte, evoca lo strumento a corde percosse di origine ungherese noto come cimbalom. Nel Finale, che si apre in un’inaspettata tonalità minore, vengono generosamente utilizzati molti temi, fra cui spiccano una trasformazione del tema iniziale, che vede violoncello e violino dialogare dolcemente su un contrappunto della viola, e un tema in Si maggiore che svetta, sublime, nel registro sovracuto della viola.
Pier Filippo Rendina
studente DAMS Musica
coordinamento e redazione di
Anna Quaranta e Anna Scalfaro |