martedì 22 febbraio
Aula absidale, ore 21
ingresso gratuito
CASTA DIVA CHE INARGENTI
IGOR ROMA
pianoforte
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sonata in Do diesis minore op. 27 n. 2
“Al chiaro di luna”
Adagio sostenuto
Allegretto
Presto agitato
Fryderyk Chopin (1810-1849)
Notturno in Do minore op. 48 n. 1
Notturno in Fa diesis minore op. 48 n. 2
Scherzo in Do diesis minore n. 3 op. 39
Sergej Rachmaninov (1873-1943)
Preludio in Sol maggiore op. 32 n. 5
Preludio in Fa minore op. 32 n. 6
Preludio in Si minore op. 32 n. 10
Preludio in Sol diesis minore op. 32 n. 12
Preludio in Do diesis minore op. 23 n. 2
Preludio in Sol minore op. 23 n. 5
Preludio in Do minore op. 23 n. 7
Preludio in Sol bemolle maggiore op. 23 n. 10
Momento musicale in Si bemolle minore op. 16 n. 1
Momento musicale in Mi bemolle minore op. 16 n. 2
Momento musicale in Si minore op. 16 n. 3
Momento musicale in Mi minore op. 16 n. 4
IGOR ROMA
nasce nel 1969 a Baden, nella Svizzera tedesca, da genitori italiani emigrati.
All’età di undici anni inizia lo studio del pianoforte e nel 1984 si trasferisce in Italia, a Schio, dove frequenta l’istituto musicale della città. Viene poi ammesso al Conservatorio di musica di Vicenza nella classe di Carlo Mazzoli, con cui studierà fino al 1991, anno del diploma, che consegue con lode. Tra il 1988 e il 1989 vince il Concorso nazionale di Como, la Rassegna pianistica internazionale di Senigallia, i Concorsi nazionali di Ravenna e Gallarate. Nel 1989 viene ammesso all’Accademia pianistica “Incontri col Maestro” di Imola, dove segue le lezioni di Franco Scala, Lazar Berman, Boris Petrushansky e Alexander Lonquich. Si diplomerà all’Accademia con il titolo di “Master” nel 1997. Nel 1996 conquista il primo premio e il premio della critica al Concorso internazionale “Franz Liszt” di Utrecht.
Ha suonato con eminenti direttori d’orchestra, come Roberto Benzi, Tom Koopman, Claus Peter Flor, Jaap van Zweden, Zoltan Kocsis. Ha collaborato con orchestre di spicco (Filarmonica di Rotterdam, Orchestra filarmonica, sinfonica e da camera della Radio olandese, Nederlands Philharmonisch Orkest, Franz Liszt Chamber Orchestra, Orchestra nazionale di Madrid, Orchestra sinfonica di Stavanger, Sinfonica di Milano “G. Verdi”, Orchestra filarmonica nazionale ungherese). Ha inoltre partecipato al festival “Gergjev” di Rotterdam, al festival cameristico “Isabelle van Keulen” di Delft, ai “Daniels Muziekdagen” di Zeist e al festival “Philippe Herreweghe” di Saintes. Nel giugno del 2001 a Tilburg ha realizzato il suo primo CD con musiche di Alkan, Liszt e Prokof’ev. Nel 2002 ha compiuto una tournée in duo pianistico con Enrico Pace e con i percussionisti Gianluca Carollo e Alessandro Zucchi, esibendosi anche al Concertgebouw di Amsterdam alla presenza della regina Beatrice d’Olanda, e al Lincoln Center di New York. Ha collaborato come camerista con il Brodsky Quartet, il Daniel Kwartet e il Quatuor Danel. Ha suonato in trio con il violinista Giovanni Battista Fabris e la violoncellista Quirine Viersen, e sempre in trio con il fagottista Andrea Bressan e l’oboista Bart Schneeman.
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La musica pianistica è centrale nel catalogo di Beethoven: oltre alle trentadue sonate per pianoforte solo, si annoverano dieci sonate per violino e pianoforte, cinque per violoncello e pianoforte e cinque concerti per pianoforte e orchestra. La celeberrima quattordicesima Sonata op. 27 n. 2 è del 1801; viene pubblicata l’anno successivo. Siamo alle soglie del cosiddetto “periodo eroico” della parabola creativa beethoveniana, periodo nel quale vengono alla luce le opere che sanciranno la vasta fortuna del Maestro. La denominazione “Al chiaro di luna” (ad essa fa riferimento la citazione belliniana del titolo del concerto) non è autentica; è invece beethoveniano, e molto significativo, il titolo “Sonata quasi una fantasia”, che richiama una struttura più flessibile rispetto alla Sonata tout court. Il titolo è comune alle due Sonate op. 27; nel caso della n. 2, è anche plausibile un’allusione al carattere misterioso, quasi improvvisativo, suscitato fin dall’arpeggio iniziale. L’opera è in tre movimenti, e inizia con un Adagio sostenuto che costituisce l’intero primo movimento: non si tratta cioè d’una breve introduzione lenta che sfocia nell’Allegro in forma sonata, come nella celebre Sonata “Patetica” op. 13 e in molte altre sonate di fine Settecento. L’abisso di dolore trattenuto dell’Adagio avrà sfogo nel Presto agitato dell’ultimo movimento. In mezzo s’inserisce l’Allegretto, come una breve parentesi di serenità quasi scherzosa.
Polacco di nascita, Chopin si allontana ventenne dalla patria, che non vedrà mai più, e si stabilisce a Parigi. I due Notturni op. 48 (1841) sembrano discostarsi in parte dal carattere sognante tipico del genere. Se il ritmo ternario nella sezione centrale del n. 2 ricorda la mazurka, il n. 1 ha addirittura un pathos degno delle più grandi pagine tragiche di Chopin. La singhiozzante melodia iniziale – le prime note sono infatti sui tempi deboli, non su quelli forti –, in Do minore, fa pensare quasi all’avanzare d’una lenta processione (A); nella sezione di mezzo (B) è inserita una melodia a mo’ di corale, in Do maggiore; la ripresa della prima parte è una sintesi di elementi di A e di B. Nella musica strumentale del primo Ottocento lo Scherzo è normalmente uno dei tempi d’una Sonata, di solito il terzo. Chopin, nei suoi quattro Scherzi, ne fa una composizione a sé: amplia le dimensioni e la grandiosità della concezione, la scrittura musicale è straordinariamente densa, la forma irriducibile a qualsiasi schema di tradizione. Lo Scherzo n. 3 op. 39 (1838-1839) ha un carattere furioso e annichilente (il primo tema in particolare), che costituisce l’altro versante del più noto lato sognante della personalità chopiniana. A detta di Alan Walker, il più autorevole biografo di Franz Liszt, le armonie delle prime battute sarebbero «in anticipo di settantacinque anni sul loro tempo».
Sergej Rachmaninov, russo di nascita, fu compositore, pianista e direttore d’orchestra. La Rivoluzione d’ottobre segna uno spartiacque nella sua vicenda biografica e artistica: quarantacinquenne, emigra negli Stati Uniti, e trascorre gli anni successivi ad esibirsi, ovunque acclamatissimo, come pianista. Muore a Beverly Hills nel 1943, naturalizzato americano. Il suo catalogo di compositore, che comprende tutti i generi tipici del secondo Ottocento (e non solo la musica per il prediletto pianoforte), s’interrompe quasi del tutto nel fatidico 1917. Lo stile di Rachmaninov è del tutto refrattario alle rivoluzioni linguistico-musicali dei primi del Novecento (da lui aborrite), e affonda le radici nella langue musicale tardo-romantica, specie russa. I Momenti musicali op. 16 (1896) e i Preludi op. 23 (1901-1903) e op. 32 (1910) sono tra le sue composizioni più significative ed eseguite.
Claire Becchimanzi
studentessa DAMS Musica
coordinamento e redazione di
Nicola Badolato e Saverio Lamacchia |