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- 2 febbraio
- PERCHÉ ARISTOFANE?
a cura di Marco De
Marinis
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- Presentazione
della nuova edizione
di tutte le commedie di Aristofane
curata da Benedetto Marzullo
coordina Marco De Marinis
intervengono Angela Andrisano, Arnaldo
Picchi, Giuliano Scabia, Vinicio Tammaro
e il curatore, Benedetto Marzullo
Laboratori DMS - Teatro - ore 17
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- Uccelli, versi 1-840
Lettura
drammatizzata da Aristofane
a cura di Arnaldo Picchi
con la partecipazione degli studenti del
Laboratorio di Istituzioni di Regia
del Dipartimento di Musica e Spettacolo
Laboratori DMS - Teatro - ore 21
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PERCHÉ
ARISTOFANE? Aristofane
è un'onda fluida, generosa,
invadente di riso: ma anche di
attonita, sommessa pietà. Nelle
sue commedie c'è malinconia,
tanto più aguzza quanto sfrenato
è lo sfogo: c'è un rifiuto del
mondo, fragoroso, violento,
offensivo. C'è la progressiva,
struggente scoperta di una vitale
radice, personale ma inalienabile:
estremo rifugio e risorsa
dell'uomo. Producendo esplosioni
insaziabili di comicità,
Aristofane spazia sovrano: dallo
sberleffo all'ironia, dalla
deformazione implacabile
all'umorismo, aggressivo ma
estroso, inventivo, più spesso
infine autoconsolatorio. A difesa
di una esistenza dolorosamente
ferita, dilaniata dalla ingiuria,
che egli sopporta con animo
tuttavia sereno, elevando il riso
a strumento di salvazione.
"Perché
Aristofane?" mi chiedevo,
introducendo la prima edizione di
questa opera, oltre quarant'anni
orsono. Ho continuato a
domandarmelo nelle successive, ho
perseverato nella inquieta
esigenza di consapevolezza. Non
si trattava, infatti, di
confezionare una nuova traduzione
dell'umoroso, spesso enigmatico
Autore (meno corriva delle molte
correnti), ma di proporre un
verosimile, se non azzardato
copione per la scena, incalzato
dalle istanze della
performazione, adeguato ad un
gusto della comicità, che i mass-media
avevano sovvertito se non
sconciato. Ma anche di
insofferente rifiuto delle troppe
incongruenze strutturali, che una
sciatta, già antica tradizione
testuale aveva (né sempre
involontariamente) spacciate, la
moderna verecondia conservate.
Aspiravo, dunque, al recupero di
una smarrita, non sbiadita
identità.
Aristofane (445-388
a.C. ?), sommo poeta della
commedia greca, autore di
quarantuno opere, undici a noi
pervenute. È il principe della
comicità, instancabile
produttore di satira politica,
sociale, personale.
Malinconicamente, registra ogni
contraddizione della commedia
umana, la risarcisce con dolente,
spesso lirico sorriso.
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Benedetto Marzullo
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E' di
pochi mesi fa la pubblicazione,
da parte dell'editore Newton
Compton, nella economicissima
collana "I Mammut", di
tutte le commedie di Aristofane,
tradotte da Benedetto Marzullo,
che ha fornito anche il testo
greco a fronte ed una esauriente
Appendice critico-testuale. Si
tratta di un vero e proprio
evento nel panorama non sempre
esaltante della nostra cultura
teatrale e Il Centro La Soffitta
ha deciso di celebrarlo
degnamente. Tanto più che il
protagonista di questa impresa,
Benedetto Marzullo, non è
soltanto uno dei maggiori
grecisti e filologi classici
italiani in circolazione, di fama
internazionale, ma anche il
fondatore del corso di laurea
Dams di Bologna, di cui è stato
il promotore fra il 1970 e il
1975. Ed opportunamente il Premio
Dams, istituito di recente, ha
voluto riconoscergli tale ruolo
con un apposito conferimento nel
2002. Questa nuova edizione del
teatro di Aristofane rappresenta,
per Marzullo, il coronamento di
quasi cinquant'anni di
appassionata dedizione al teatro
antico e, in particolare, alla
commedia classica: se è vero che
risale al 1955 una sua antologia
di testi, intitolata appunto
"La commedia classica";
che è del 1959 l'edizione
critica del "Misantropo"
di Menandro, da poco riscoperto;
e che nel 1968 esce presso
Laterza la sua prima traduzione
completa del grande
protocommediografo attico.
L'attuale versione, che ha
richiesto oltre sei anni di
lavoro specifico, nasce appunto
sulle spoglie della fatica
laterziana e delle sue successive
riedizioni (di cui opportunamente
il volume della Newton Compton
recupera le Prefazioni). Per
festeggiare Marzullo, e questa
vera e propria "opera della
vita", sono stati pensati
due momenti. Nel pomeriggio, alle
ore 17.00, avrà luogo una tavola
rotonda, che prevede - oltre
ovviamente al grande grecista -
la partecipazione di due filologi
classici (Vinicio Tammaro, del
nostro Ateneo, e Angela
Andrisano, dell'Università di
Ferrara) e di due docenti del
Dams bolognese: il poeta e
drammaturgo Giuliano Scabia e il
regista Arnaldo Picchi. La sera,
alle ore 21.00, a cura di Arnaldo
Picchi, avrà luogo una lettura
drammatizzata dagli "Uccelli"
di Aristofane, con la
partecipazione degli studenti del
Laboratorio di Istituzioni di
Regia del DMS. |
Marco De Marinis
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Benedetto
Marzullo (1923) ha
studiato a Firenze, con Giorgio
Pasquali. Dal 1953 ha insegnato
nelle Università di Firenze,
Padova, Cagliari, Bologna, Roma (II).
Ha istituito nel 1966 la rivista
"Museum Criticum",
pubblicandone trentacinque
annate; dal 1970 è nel Comitato
coordinatore di "Philologus".
Dal 1969 ha promosso e guidato, a
Bologna, il Corso di Laurea in
Discipline delle Arti, della
Musica e dello Spettacolo (DAMS);
ha poi collaborato alla creazione
di un'analoga e perfezionata
struttura a Berlino (la Hochschule
der Künste), che ingloba
Architettura, Accademia di Belle
Arti, Conservatorio. Si è
dedicato alla drammaturgia
classica, ai meccanismi della
scena, all'evoluzione della
scrittura teatrale. Epica,
Lirica, la connessa Lessicografia
(antica e bizantina) lo hanno
ulteriormente impegnato; ha
pubblicato due Concordanze
a Omero (1962), una ad Aristofane
(1973). Dal 1945 si è occupato
di letterature contemporanee, con
interventi critici e traduzioni,
ha tenuto conferenze e seminari
in numerose Università italiane
e straniere. Tra le sue opere: Il
problema omerico (1952, 19702),
La commedia classica (1955),
organica scelta di traduzioni ad
opera di singoli specialisti, Studi
di poesia eolica (1958), Frammenti
della lirica greca (19672),
I Sofismi di Prometeo (1993),
la traduzione di tutto Aristofane
(1968), traduzione e testo del Misantropo
di Menandro (1959). Del 1994 è
la traduzione de Il Maestro
del "Prometeo", per
il Teatro Greco di Siracusa.
Negli Scripta Minora (2
voll., Hildesheim 2000) è una
larga scelta di contributi (tecnici
e "stravaganti").. |
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