Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna La Soffitta 2004 - MUSICA - Birilli, diavoletti e soldatini

 LA SOFFITTA 2004

MUSICA
26 novembre 2003 - 14 maggio 2004

CONCERTI


28 gennaio, ore 21 · Aula absidale di Santa Lucia

Birilli, diavoletti e soldatini


Trio Chiavacci, Vincenti, Tumiatti
violino/viola, clarinetto, pianoforte

 
 

W
OLFGANG AMADÉ MOZART

Trio K. 498 per clarinetto, viola e pianoforte

Andante
Menuetto
Allegro

ROBERT SCHUMANN

Märchenerzählungen op.132 per clarinetto, viola e pianoforte

Lebhaft, nicht zu schnell
Lebhaft und sehr markirt
Ruhiges Tempo, mit zartem Ausdruck
Lebhaft, sehr markirt



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ARAM IL'ICH KHACATURJAN

Trio per clarinetto, violino e pianoforte

Andante con dolore, molt’espressione
Allegro
Moderato


IGOR’ STRAVINSKIJ

Histoire du soldat - Suite per clarinetto, violino e pianoforte

Marche du soldat
Le violon du soldat
Petit concert
Tango - Valse - Rag
La danse du diable

 

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Il trio formato da Paolo Chiavacci, Piero Vincenti, Adriano Tumiatti – docenti rispettivamente di Musica da camera, Clarinetto, Pianoforte nel Conservatorio "Bruno Maderna" di Cesena – è sorto nel 1994. Paolo Chiavacci è primo violino del Quartetto Fonè, premiato in vari concorsi nazionali ed internazionali. Piero Vincenti è fondatore del Quartetto di clarinetti "Claravoce", direttore artistico dell’Accademia Musicale Umbra e presidente dell’Associazione Italiana Clarinettisti; affianca all’attività cameristica quella solistica e di direttore di orchestra. Adriano Tumiatti ha compiuto studi classici e si è laureato in Scienze agrarie, svolgendo parallelamente attività musicale solistica e da camera.
     Il trio ha suonato in prestigiose rassegne per importanti società concertistiche italiane (Accademia Filarmonica di Bologna; Società Angelo Mariani di Ravenna; Ferrara Musica; Settimane internazionali di Musica da Camera di Ravello; Concerti al Chiostro del Bramante in Roma), nonché in Germania – tra l’altro, al Gasteig  di Monaco di Baviera – e negli Stati Uniti.
     Lusinghiere le critiche della stampa nazionale ed internazionale, che ne ha apprezzato il virtuosismo, l’affiatamento, la precisione e la cura del suono, sottolineando nel contempo l’originalità, nel panorama nazionale, della doppia formazione con violino e viola e la versatilità del repertorio.

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Birilli, diavoletti e soldatini

Scritto nell’estate 1786, il cosiddetto Kegelstatt-Trio si inserisce nell’ultimo dei tre periodi in cui viene solitamente suddivisa la trentennale attività di Mozart. L’opera nasce come omaggio a Franziska von Jacquin, allieva di Mozart, e pare sia stata scritta in un’occasione giocosa, durante una partita ai birilli. I tre strumenti, trattati in maniera paritetica, elaborano un materiale tematico privo di particolari contrasti drammatici, conferendo alla composizione grande scorrevolezza e cantabilità. Il pianoforte dialoga incessantemente con viola e clarinetto, che nell’Andante si alternano nell’esposizione del tema principale. La cellula motivica iniziale è l’elemento che tiene unite tutte le parti di questo primo tempo, che si presenta in forma-sonata. Un’analoga morbidezza tematica si sente anche nel secondo tempo, dove all’iniziale richiamo melanconico del clarinetto risponde una melodia quasi umoristica in terzine della viola. Il terzo tempo è un rondò che utilizza una melodia tratta da Paisiello, già usata da Mozart nella Sinfonia K. 319.
     Le Märchenerzählungen risalgono all’ultima stagione creativa di Robert Schumann. Furono scritte a Düsseldorf nel 1853 e come altre composizioni di quest’anno risentono dell’influsso della recente amicizia con Johannes Brahms, riassumendo in un microcosmo le conquiste e le peculiarità del "romanziere musicale" Schumann. Non che questi brani presentino un diretto riferimento a un programma narrativo. Ma, piuttosto, le contrapposizioni di caratteri emotivi, l’alternanza di momenti di impetuoso dinamismo ad altri di maggior lirismo e distensione, paiono evocare personaggi e maschere di marca jeanpauliana, tipiche dello stile del giovane Schumann. La forma, pur ammiccando all’impianto tripartito dei "brani di carattere", si libera dalle costrizioni in maniera rapsodica.
     L’Histoire du soldat fu composta da Stravinskij nel 1918 su un soggetto del poeta svizzero Charles-Ferdinand Ramuz, ispirato ad un racconto di Aleksandr Afanasjev. Un soldato cede al diavolo il suo violino in cambio di un libro che contiene risposte per qualsiasi domanda. Nata per l’esigenza di costituire – in tempo di guerra – un teatro itinerante e povero, l’opera fu scritta per sette strumenti, due attori, due ballerini e un recitante. Dagli undici "tempi" musicali che costellano l’azione, Stravinskij stesso ha tratto, nel 1919, un trio in cinque movimenti. Sia l’argomento sia lo stile musicale hanno carattere eclettico e cosmopolitico: ragtime nordamericano, valzer viennese, tango argentino si affiancano al motivo che simboleggia il soldato, l’unico a conservare una intonazione russa. La peculiare vitalità ritmica e percussiva, sottoposta ad un pervasivo trattamento polimetrico, culmina nella danza finale, nella quale il diavolo, sopraffatto, soccombe. Ma la vicenda, nella versione originaria, si conclude con la sua vittoria sull’anima perduta del soldato.
     Il Trio di Khacaturjan (1932), fra le sue piu famose composizioni cameristiche, esibisce un affascinante coacervo di elementi eterogenei: melodie caucasiche, inflessioni moresche, toni da monodia gregoriana si combinano con una peculiare sensibilità ritmica e con una brillante inventiva timbrica. Aspetto, quest’ultimo, che fa del compositore armeno il degno erede di una grande tradizione e lo inscrive nella schiera dei più fulgidi strumentatori del primo Novecento. L’architettura del brano, essenzialmente tonale, pare concepita a pannelli, nella successione di episodi giustapposti che ora fanno da cornice ad un movimento, ora sottopongono a variazione ritmica una stessa idea tematica.

Alessandra Bruno e Alberto Manuzzi
studenti
DAMS

coordinamento e redazione: Anna Quaranta

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