Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna La Soffitta 2004 - Cinema - Jean Eustache

 LA SOFFITTA 2004

CINEMA
dicembre 2003 - aprile 2004

 
Jean Eustache: la maledizione del cinema

a cura di Rinaldo Censi

in associazione con la Cineteca del Comune di Bologna
in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino e la Maison Française di Bologna

Cinema Lumière - Sala Auguste
 

9 febbraio 2004 - ore 20.30
10 febbraio 2004 - ore 16.30 (replica)

LA MAMAN ET LA PUTAIN
(Francia/1973, 220’) Versione originale. Sottotitoli italiani

Uno dei capolavori della storia del cinema. Tre ore e quaranta minuti: duecento venti minuti cristallizzati sulla punta di uno spillo. Un film in stato di grazia: uno dei pochi casi in cui - davvero - il tempo esce dai suoi cardini, in cui lo spazio e il tempo cinematografico si fondono, annullandosi. Il più bel romanzo francese degli anni '70: i più bei dialoghi (trascritti e rubati, strappati alla vita: un film vampiro e autobiografico). Saint Germain de Près non era ancora quel luogo lugubre per miliardari e turisti americani. Léaud passa il tempo al "Deux Magots", beve whisky, porta occhiali scuri. Inoperoso Don Giovanni, legge Proust, seduce giovani donne: uscendone con le ossa rotte. "La Maman et la Putain è innegabilmente l’unico film "Maggio '68" del cinema francese. Eustache ha detto, mostrato, rivelato tutta l’intimità, tutto il malessere della generazione '68" (Jean Douchet).

.

12 febbraio 2004 - ore 20

LA ROSIÈRE DE PESSAC (I)
(Francia/1968, 65’) Versione originale. Sottotitoli italiani

LA ROSIÈRE DE PESSAC (II)
(Francia/1979, 67’) Versione originale. Sottotitoli italiani

Una festa paesana sopravvive a Pessac: profonda Francia e città natale di Eustache. Durante questa festa viene eletta regina la ragazza più meritevole dell’anno. E’ la festa della "ragazza virtuosa". Rito, cerimonia, etnologia, documentario: Eustache filma due volte la festa: nel ’68 e dieci anni dopo. ""E’ l’idea del tempo che mi interessa", dice Jean Eustache. Pochi cineasti avrebbero mantenuto con tanta ostinazione una delle idee audaci della Nuovelle Vague ai suoi debutti: che un film non abbia una durata standard (la fatidica ora e mezza), ma che duri il tempo di produrre il suo soggetto e di circoscriverlo. Ogni film di Eustache è una sfida, una torsione particolare del tempo. Non per la voglia di provocare e sperimentare ad ogni costo, ma perché il suo soggetto fondamentale è la ripetizione" (Serge Daney)

.

18 febbraio 2004 - ore 20

LES MAUVAISES FRÉQUENTATIONS
(Francia/1963, 42’) Versione originale. Sottotitoli italiani

Quartiere di Pigalle. I due protagonisti maschili ci accompagnano tra i bar, le vie del quartiere: si passa il tempo, si gioca a flipper, si osservano le ragazze. "Fin dall’inizio, il cinema di Eustache si inscrive naturalmente in questo tempo guadagnato sulla noia, questo tempo di vita dove soprattutto non si deve lavorare, nulla produrre, solo rubacchiare qui e là alcuni istanti fugaci, sbrigandosela con poco denaro in tasca. Dalla mancanza di mezzi, Eustache trae la sua forza, una seduzione e un senso inaudito della piroetta, che fanno pensare a Jean Vigo" (Serge Toubiana)

LE PÈRE NOËL A LES YEUX BLEUS
(Francia/1966, 47’) Versione originale. Sottotitoli italiani

1966. Godard cede a Eustache parte della sua pellicola utilizzata per filmare Masculin Feminin. Il risultato è Le père Noël a les yeux bleus. Jean-Pierre Léaud, travestito da Babbo Natale, distribuisce gaiezza nella provincia francese: seduce giovani passanti.. Incrocio tra finzione e documentario: i dispositivi si confondono, vengono sviati. Narbonne - città cara ad Eustache - viene filmata nella freddezza glaciale dell’inverno: malinconia della provincia, rituali fissi, passeggiate, tempo in pura perdita. Un giovane uomo biondo buca l’inquadratura: è Jean Eustache.

OFFRE D’EMPLOI
(Francia/1980, 19’) Versione originale. Sottotitoli italiani

Ultimo film di Eustache, realizzato per la serie televisiva "Contes modernes". Un uomo (Michel Delahaye, ex critico dei Cahiers) si appresta a consegnare una domanda di impiego ad una ditta commerciale: foto, curriculum scritto - obbligatoriamente - a mano. Il direttore (Jean Douchet) spedisce i curricula ad una esperta grafologa. Sarà lei a decidere chi avrà le qualità per meritare il posto. Semplicità e precisione della messa in scena, sottile umorismo che nasconde un concreto pessimismo per il futuro. "Il mondo è ormai una prigione. Con la grafologia e la fonologia, scrittura e parola sono negate, esse non vivono più la loro vita, non hanno senso se non per disporre le basi di un ritratto robot psicologico" (Emmanuel Burdeau)

.

19 febbraio 2004 - ore 20
21 febbraio 2004 - ore 18
(replica)

UNE SALE HISTOIRE
(Francia/1977, 50’) Versione originale. Sottotitoli italiani

Un uomo racconta una storia ad una piccola platea, in un salotto. Una storia sporcacciona. Un racconto che sarebbe piaciuto a Bataille (Le bleu du ciel…), o a Pierre Klossowski: anche se lo si deve a Jean-Noël Picq (amico di Eustache, attore in La Maman et la Putain). Eustache filma Picq in 16 millimetri mentre espone ad una piccola platea di amici la sua storia del buco nella porta di una toilette per donne. Poi la rifilma: rifilma il testo, lasciando all’attore Michael Lonsdale il compito di recitarlo; il testo viene dunque messo in scena, stavolta in 35 millimetri. Nel film le parti si capovolgono: vediamo prima la copia del modello. Un luogo chiuso viene aperto dalla parola filmata. Un film semplice e perverso. Un film sadiano.

LES PHOTOS D’ALIX
(Francia/1980, 18’) Versione originale. Sottotitoli italiani

Cosa passa tra alcune fotografie e la loro descrizione? "Alix Cléo-Roubaud è seduta. Commenta le sue fotografie ad un ragazzo (Boris Eustache) che a volte la importuna, ma che spesso non sa cosa rispondere alle sue domande. Questa breve descrizione è sufficiente per situare le linee di forza dell’ultimo cinema di Eustache. I personaggi hanno per così dire rinunciato a spostarsi. Sono là sulla loro sedia, sulla loro poltrona, come persone che avrebbero finito col credere che sia sufficiente raccontare le cose, senza mostrarle. Hanno rinunciato alla fatica di misurare lo spazio per trasformarlo. Si apprestano a liberarsi della parola. Si imbarcano in lunghi monologhi e attendono dagli altri, non una risposta, ma un invito a continuare e a perdersi in un discorso" (Stéphane Bouquet)

LE JARDIN DES DÉLICES DE JÉRÔME BOSCH
(Francia/1980, 34’) Versione originale. Sottotitoli italiani

In una serata segnata dall’alto tasso alcolico, Jean-Noël Picq delira a proposito di un trittico di Bosch: "il giardino delle delizie". Eustache gli chiede di ripetere quanto ha detto davanti ad una macchina da presa. Film televisivo (serie "Les Enthousiastes"), Le Jardin des Délices de Jérôme Bosch ripete il dispositivo di Une sale histoire. Parola e immagine: un piccolo film sovversivo. Un uomo descrive ad un piccolo auditorio l’opera di Bosch. La parola materializza le immagini, costruisce un percorso interpretativo, si dibatte tra i dettagli. La macchina da presa indugia su Picq, stacca sulla riproduzione del trittico, fissando i particolari. Gli auditori fanno domande. L’opera viene fatta a pezzi, vivisezionata, sviata: solo alla fine del film la macchina da presa di Eustache compie un movimento verticale mostrando l’inferno di Bosch nella sua interezza: nel silenzio.

.

26 febbraio 2004 - ore 19.40

NUMÉRO ZÉRO
(Francia/1971, 107’) Versione originale. Sottotitoli italiani

introduce Jean Douchet
al termine della proiezione incontro con Boris Eustache

Numéro Zéro è un film di due ore, girato con due macchine da presa, che consiste essenzialmente in un dialogo tra Jean Eustache e sua nonna (originariamente - ci riferisce Jean-Marie Straub - il film si intitolava La grand-mère). Tagliato di un’ora, appare alla televisione con il titolo di Odette Robert. Nel 2003 viene riportato al suo metraggio originario. "Si tratta dunque di una traversata del tempo fatta da una vecchia donna, tra i suoi parenti e i suoi nipoti, e vediamo sei generazioni della storia della Francia raccontate da lei, Odette Robert, mia nonna. In Numéro Zéro, nell’originale, non ho tagliato nulla (…) Il tempo del film è stato quello della pellicola, con le due macchine da presa che giravano alternativamente, sovrapponendosi, senza mai tagliare. Allora, il film, è la storia della pellicola, dal suo inizio alla fine" (Jean Eustache).

.

29 febbraio 2004 - ore 18.30

MES PETITES AMOUREUSES
(Francia/1974, 123’) Versione originale. Sottotitoli italiani

La Maman et la Putain fa scalpore a Cannes. Eustache si appresta a ritornare a Narbonne, dove girerà Mes petites amoureuses. Un film sull’infanzia. Un film amaro, impregnato di tristezza. Se nel film precedente la parola sfiniva, fino al vomito, Mes petites amoureuses somiglia invece ad un film muto. Eustache fa qui i conti con Robert Bresson. "Mes petites amoureuses è un film che sa che le più grandi ferite dell’infanzia, quelle che lasciano il segno in maniera indelebile, non sono sempre associate ad avvenimenti gravi, ma si inscrivono volentieri in piccole scene senza importanza per gli altri, dove un ragazzino vede con terribile lucidità e un crudele tocco d’immagine il posto esatto al quale si scopre già condannato nelle scene della sceneggiatura di quella vita in cui, bene o male, dovrà entrare" (Alain Bergala)

 

Jean Eustache è un cineasta che oseremmo definire quasi sconosciuto in Italia. Fatta eccezione per il suo film più famoso, La Maman et la Putain (1973), il resto della suafilmografia resta ancora da scoprire (o da riscoprire). Cineasta cardine tra la generazione della nouvelle vague e quella successiva, effettivamente Eustache si dimostra forse tra i pochi veri eredi di quella generazione di cinéphiles passati alla regia. Lo dimostra prima di tutto l’approccio molto particolare alla materia cinematografica: l’uso indiscriminato di diversi formati e supporti, l’attenzione per il documentario, il suo apprendistato come montatore, l’amore per l’artificio, la ripetizione, la simulazione, il "fare falso" nonché la libertà espressiva mai sottomessa all’ufficialità delle grandi produzioni. Eustache pagherà a caro prezzo questo suo atteggiamento, finendo la sua carriera prematuramente, suicidandosi all’inizio degli anni ’80.
    Diventa dunque necessario sgombrare ogni equivoco sul "cineasta maledetto". Eustache amava il suo lavoro, questa la sua "maledizione": considerare il "fare" cinematografico come qualcosa di urgente, di più: vitale. Vale la pena dunque raccogliere seriamente e coerentemente il lascito di questa attrazione, interrogandola attraverso il corpus della sua opera, che, oltre al già citato La Maman et la Putain, comprende film di grande rilievo teorico come Une sale histoire (1977), uno struggente inno all’adolescenza: Mes petites amoureuses (1974) e documentari come Numéro Zéro (1971), La rosière de Pessac (1968) rigirato una seconda volta, sugli stessi luoghi, dieci anni dopo. Senza dimenticare un breve film dedicato al Giardino delle delizie di Bosch, senza contare i primi folgoranti lavori: Les mauvaises fréquentations (1963) e Le Père Noël à les yeux bleus (1966).

Rinaldo Censi


Home Page · Programma 2004 · Presentazione · La Soffitta e il DMS · Informazioni · Organigramma

Dipartimento di Musica e Spettacolo

 

 

Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna