Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
Generazione
la
soffitta
Centro di
promozione teatrale
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- COM'È FATTA LA TERRA DI MIO PADRE
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- vincitore premio speciale scenario
1999/2000
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- compagnia del Lazzaretto occupato
- regia di Giorgio Simbola
- con gli abitanti di via del Lazzaretto
17, Bologna
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- Mi vergogno di essere italiano
- Mi vergogno di essere europeo
- Mi vergogno di sapere che questi uomini, queste donne
e questi bambini
- devono la loro sopravvivenza ai pochi spiccioli dei
semafori
- Mi vergogno di uno sguardo dritto, dentro una macchina
- mentre qualcuno al finestrino
- mostra uno sgrammaticato pezzo di cartone
- Mi vergogno delle lampadine di Natale
- e di questo lusso assassino
- Mi vergogno anche della mia commozione
- e del tratto rapido della mia scrittura
- Mi vergogno di guardare un guerriero, fiero
- e distrutto dallumiliazione
- che strizzando una giacca dice:
- "Oggi molta pioggia, ma dato pochi soldi"
- Mi vergogno di imparare la loro lingua
- Mi vergogno anche della mia rabbia e di questo furore
- che non so neppure mostrare
- Mi vergogno di non sapermi creare lopportunità
di morire per unidea
- Mi vergogno di non avere il coraggio di sparare
- Mi vergogno di godere della loro musica
- e delle mie parole: "Aspetta, ce la
facciamo"
- Giorgio Simbola
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- Limmobile sito in via del Lazzaretto 17, a Bologna,
di proprietà comunale, illegalmente occupato, e sul
quale pende minacciosa unordinanza di sgombero,
ospita, attualmente, una trentina di persone, la maggior
parte delle quali di etnia Rom, colpite da decreto di
espulsione dal territorio italiano.
- La "Compagnia del Lazzaretto occupato" è una
emanazione diretta di questa realtà ed è composta dalle
persone che di volta in volta ne fanno parte.
- Comè fatta la terra di mio padre? il lavoro che
proponiamo ad un anno dalla sua ideazione è diventato
teatro politico, militante, nel senso più puro del
termine.
- La prima fase del lavoro voleva essere una piccola,
poetica indagine sui sogni di chi ha deciso di spostarsi
dalla sua terra verso le aree più fortunate del mondo.
Abbiamo appurato che, spesso, condizioni di vita troppo
dure, trovate nelle terre dapprodo, privano queste
persone persino della capacità di sognare.
- Ora porteremo sul palco le nostre vita, le nostre facce,
le nostre pance piene di rabbia. Abbiamo bisogno del
teatro. Del teatro e del pane. Della musica e
dellaria.
- Qualcuno oggi ripete che bisogna chiudere i teatri. I
teatri devono restare spalancati. A chi ha la fortuna di
poter vivere ricercando la bellezza resta la
responsabilità di riempirli.
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- progetto
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- La domanda che dà il titola al lavoro mi venne posta da
Omar, figlio di Hatem e Patrizia, mentre contemplava su
un atlante geografico una cartina della Tunisia, la terra
dove suo padre è nato. Non mi resi conto immediatamente
che dietro quella domanda non vi era solo curiosità.
- Conoscevo la storia della famiglia Riahj dai loro
racconti estemporanei ed era così simile alla mia storia
e a quella di molti miei parenti. Una storia di
emigrazione. Una storia che valeva la pena di raccontare.
Ma non volevo fermarmi ai soli "fatti"
[
]. Abbiamo provato a sovrapporre linguaggi, suoni,
lingue e non usiamo mai litaliano vero: quello lo
lasciamo al tecnico luci.
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- note sul gruppo
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- La Compagnia del Lazzaretto occupato è nata nel
1999
in senso teatrale. Per il resto
da circa
nove anni viviamo assieme, facciamo la spesa assieme e,
soprattutto, crediamo che "larte" debba
appartenere alla quotidianità di ogni essere umano, come
il mangiare, come il dormire, labitare. Per noi,
ogni uomo, ogni donna e ogni bambino su questa terra
dovrebbe, se lo desidera, avere le possibilità, prima di
tutto materiali, di vagare tra le sue fantasie, di
sondare la sua immaginazione e di scovare tra le sue
emozioni qualcosa che valga la pena di essere raccontata,
vista, ascoltata; senza che giornate troppo cariche di
lavoro o di televisione glielo impediscano.
- Per questo in ogni casa che abbiamo occupato abbiamo
sempre trovato uno spazio, una cantina o una stalla, da
adibire a teatro.
- La maggior parte di noi, prima della precedente edizione
di Scenario, non era mai stata su un palcoscenico.
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