Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
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Il duo Èrato si distingue per la singolarità e la varietà delle proposte, che comprendono recitals pianistici a quattro mani o per voce recitante e pianoforte, conversazioni-concerto dedicate a singoli autori, con esecuzioni pianistiche unite a narrazioni storico-biografico e letture di scritti e lettere degli autori. In questi programmi, il duo Èrato fonde molteplici esperienze artistiche: lattività pianistica, concertistica e didattica per entrambe le componenti, il teatro e la recitazione per Beatrice Santini, la ricerca storico-musicale per Caterina Criscione. Il duo Èrato sè esibito con vivo apprezzamento di pubblico in diverse città italiane (Bologna, Milano, Roma, Messina, Perugia, Torino, Imola, Terni e altre) e ha effettuato registrazioni per la RAI, Radio Tre. Ha ottenuto primi e secondi premi in concorsi nazionali e internazionali ed il diploma donore al Torneo Internazionale di Musica nel 1997. Ha curato la trascrizione per pianoforte a quattro mani di Un Americano a Parigi di Gershwin, di prossima pubblicazione. Sulla formazione del duo Èrato hanno molto inciso il triennio di perfezionamento presso lAccademia pianistica "Incontri col Maestro" di Imola e il rapporto con grandi musicisti come Pier Narciso Masi, Antonio Ballista e il direttore dorchestra Carlo Felice Cillario.
Il melologo è un genere frequentato piuttosto di rado in concerto, specie in Italia. Esso nasce nellultimo trentennio del 700 e consiste nella recitazione dun testo, in poesia o in prosa, accompagnato o alternato a musiche strumentali. Nell800 e nel 900 il melologo compare nel catalogo dei compositori più importanti, tra i quali Richard Strauss. Enoch Arden, composto nel 1897, pubblicato lanno dopo, narra la storia di Enoch, Philip e Annie, e dellamore che i primi due nutrono fin dallinfanzia per la terza. Tipica delle leggende sassoni e bretoni, la trama è tuttavia pervasa da uneco orientaleggiante, e narra dellodissea degli umili pescatori. Strauss che in quegli anni dimostra la sua vocazione al descrittivismo anche nel genere che lo renderà celebre, il poema sinfonico sfrutta a pieno la straordinaria musicalità della versificazione di Alfred Tennyson: riesce ad evocare un mondo magico, impregnato di mitologia classica e medievale.
Lanima nordica del romanticismo echeggia nella ballata tedesca di Gottfried August Bürger, Lenore, tra le più significative espressioni del gusto poetico Sturm und Drang. Con Lenore, scrive Francesco De Sanctis, "si ripete il dramma di Francesca da Rimini, trasportato dallinferno sulla terra: è lamore spinto allinfinito, fino a farsi un dio dellinnamorato e a negare Dio per lui". La musica di Liszt commenta con maestria i versi di Lenore: è il primo dei suoi melologhi, composto nel 1858 e pubblicato nel 1860. Limpronta del maestro ungherese è ben visibile in questo brano in virtù duna scrittura spesso a parti late, a mo di corale che abbonda di accordi alterati, vigorosi passaggi pianistici in doppie ottave, bicordi singhiozzanti su un lamentoso pedale.
Tinte oscure, orridi incubi e ossessioni notturne caratterizzano il melologo Il corvo, tratto dal celebre poemetto di Edgar Allan Poe. Due sono gli elementi che hanno guidato Mario Totaro in questo lavoro, commissionato nel 1998 dal Rossini Opera Festival di Pesaro: latmosfera fosca, emblematica della poesia del grande scrittore statunitense, unita ad un progetto compositivo razionalissimo. Comebbe a dire lo stesso Poe, "lopera procedette passo passo al suo compimento con la precisione e la rigida coerenza dun problema di matematica". Lintento centrale del compositore è dunque di realizzare in musica linstabile commistione dun mondo poetico lugubre e tormentato e duna forma geometricamente perfetta.
Chiude il concerto LHistoire de Babar, le petit éléphant, composta da Francis Poulenc sulle parole della tenera favola di Jean de Brunhoff. Lo stimolo per la composizione di unopera dedicata ai bambini risale al 1940, durante un soggiorno estivo in compagnia della sorella. Si racconta che, un pomeriggio, mentre Poulenc suonava al pianoforte (con tutta probabilità Mélancolie), gli savvicinò il nipotino di quattro anni, che esclamò: "Che orribile musica! Dài, zio, suona questo!" e con decisione gli pose sul leggio la favola di Babar. Poulenc non completò la composizione fino al 1945, come risulta da una lettera inviata al cantante francese Pierre Bernac, di cui fu il pianista accompagnatore privilegiato: "Ho completato labbozzo del mio Babar, che sto per cominciare a ricopiare: penso che sarà spassoso. La difficoltà è di non realizzare una serie di piccoli pezzi staccati ma una sorta di mosaico". Saranno proprio alcuni motivi ricorrenti a cementare questo mosaico, che accosta allo scherzo e allo svagato umorismo una vena di meditativa malinconia.
Mario Barbuti
studente DAMS
per
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2092021 |
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