Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna 20000301

la soffitta
Centro di promozione teatrale

STAGIONE 2000
musica

 

Mercoledì 15 marzo 2000, ore 21

Tenera è la notte

Anna Maria Alò - pianoforte

 

Anna Maria Alò s’è diplomata nel 1993 con il massimo dei voti e la lode nel Conservatorio di Bari, sezione staccata di Monopoli. Nel 1997 ha conseguito il diploma di alto perfezionamento al corso triennale tenuto a Roma dal maestro Franco Medori. Ha poi studiato con altri maestri di chiara fama, tra i quali Joaquín Achucarro. Nel 1994 s’è distinta al Premio Venezia, concorso rivolto ai migliori diplomati dei conservatorii d’Italia. Ha ottenuto riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali. Svolge un’intensa attività concertistica sia come solista sia in formazione di duo pianistico. È iscritta al DAMS di Bologna.

Fryderyk Chopin (1810-1849)
Nocturne op. 9 n. 1
 
Gabriel Fauré (1845-1924)
Nocturne op. 37
 
Francis Poulenc (1899-1963)
Nocturnes
1. in Do maggiore
2. in La maggiore (Bal de jeunes filles)
3. in Fa maggiore (Les cloches de Malines)
4. in Do minore (Bal fantôme)
5. in Re minore (Phalènes)
6. in Sol maggiore
7. in Mi bemolle maggiore
8. in Sol maggiore (Pour servir de Coda au Cycle)
 
* * *
 
Fryderyk Chopin
Nocturne op. 62 n. 2
 
John Field (1782-1837)
Notturni nn. 4 e 5
 
Claude Debussy (1862-1918)
Nocturne
 
Franz Liszt (1811-1886)
Liebesträume: Drei Notturnos
Nel primo ventennio dell’800 John Field dà vita al nocturne per pianoforte, genere emblematico delle nuove tendenze espressive affermatesi nel primo romanticismo. Elementi salienti sono: l’andamento moderato; la melodia dolce e sognante, d’impronta belcantistica; l’accompagnamento caratterizzato da intervalli ampi e distesi, che, grazie anche all’impiego del pedale di risonanza, conferisce nuove ed arcane sfumature coloristiche; la forma, spesso articolata in una sezione iniziale, una centrale contrastante e una ripresa, letterale o variata, della prima (aba´). Il nocturne op. 9 n. 1 di Fryderyk Chopin, pubblicato nel 1832 in una miscellanea che conteneva anche un analogo brano di Field, nella scrittura non si discosta dal modello del pianista irlandese, anche se taluni fattori musicali lasciano trasparire la volontà di arricchire il potenziale espressivo. Nell’op. 62 n. 2 (1846) la sezione centrale presenta colori, dinamiche e un andamento, agitato, del tutto contrastanti con la soavità lirica dell’inizio. Nei nocturnes Chopin conduce una ricerca sulle proprietà timbrico-espressive del pianoforte, ricerca che riguarderà, negli ultimi anni in particolar modo, anche la componente armonica.
Franz Liszt compone i tre Liebesträume intorno al 1850, versioni pianistiche di altrettanti Lieder per voce e pianoforte, scritti pochi anni prima su poesie di Ludwig Uhland e Ferdinand Freiligrath. Liszt dà chiare indicazioni in partitura circa l’uso del pedale e il carattere della melodia, che si spiega nei diversi registri dello strumento. La scrittura virtuosistica, presente in gran parte della produzione pianistica lisztiana, trova spazio anche nel genere salottiero del notturno, non espressamente indirizzato a concertisti virtuosi.
Nei nocturnes di Gabriel Fauré non compaiono sostanziali differenze formali rispetto a Chopin. Il nocturne n. 5 op. 37 (1884) presenta sonorità affascinanti, date da una peculiare concezione della risonanza; esso fa parte della prima fase compositiva di pezzi per pianoforte, nella quale l’autore dispiega la sua caratteristica clarté, ereditata per via diretta da Saint-Saëns.
Tenui e delicate sono le tinte del nocturne di Claude Debussy, in un primo momento intitolato interlude: apparso dapprima nel quotidiano "Le Figaro" e poi pubblicato dall’editore Dupont (1892), è l’unica composizione debussiana per pianoforte che rechi questa denominazione. Il compositore impiega le due principali idee tematiche in modo agile ed elegante, e le arricchisce con un alone sonoro creato da un sapiente uso del fenomeno della risonanza e da note tenute nei diversi registri della tastiera.
Lontani da questa atmosfera impressionista, gli otto nocturnes di Francis Poulenc sono assai vari nel carattere e nell’andamento. Essi ben rispecchiano lo stile dell’autore, ora solenne, ora ludico: uno stile inconfondibile, come sottolinearono ben presto i critici; uno di questi, Claude Rostand, soprannominerà scherzosamente Poulenc le moine voyou, "il monaco monello".
Maria Laura Caciorgna
Elisabetta Piras
studentesse DAMS
 

 

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