Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Living Now

23 febbraio-28 marzo 1998

LIVING NOW
a cura di Cristina Valenti

 

Per l’attore la rappresentazione è sempre un’esplorazione dei limiti. Questo è forse il motivo per cui l’attore sta dietro le quinte e trema, non per paura della massa senza volto del pubblico, ma per la sensazione di stare per entrare in un’arena, l’arena del sé. Lo spettacolo è interessante per lo spettatore solo se qualcosa viene superato.
Questo deve fare l’attore, oppure lasciare intatta la sua inerzia.

Julian Beck

 

Il Living Theatre ha appena compiuto cinquant’anni: mezzo secolo di vita e di sovversione teatrale.

Nell’aprile scorso si è tenuto a Roma, grazie all’ospitalità dell’ETI, un incontro/appello per favorire una presenza più stabile del Living in Italia. All’appello hanno aderito molti vecchi e nuovi amici del Living: studiosi, persone di teatro, intellettuali, critici, artisti… Living Now è una delle risposte a quell’appello.

Il progetto nasce all’insegna delle collaborazioni, degli incontri, degli sconfinamenti. Dalla collaborazione con La Casa degli Alfieri di Asti è nato lo spettacolo Chisciotte (che sarà presentato al Teatro Duse, grazie alla collaborazione dell’ETI), di cui Judith Malina firma la regia. Lo spettacolo vede in scena attori del Living e attori italiani, in un interessante dialogo fra differenti tecniche ed espressioni artistiche che acquista spessore drammaturgico sulla scena, raccontando la storia dell’utopia di Chisciotte e della sua eredità per i nostri giorni: una storia che è anche, a ben pensare, quella del Living e della sua eredità teatrale.

Al tema dell’eredità è legato anche il breve corso di lezioni di Judith Malina sul Dramatic Workshop di Erwin Piscator, il regista che le è stato maestro negli anni della formazione a New York e che ha avuto un’influenza duratura sul teatro del Living Theatre. Sotto il segno di Piscator si collocano, infatti, alcuni fra i princìpi e le esperienze teatrali fondanti del gruppo: dal coinvolgimento del pubblico alla recitazione oggettiva, dal concetto di ensemble a quello di creazione collettiva. E Judith Malina non si stanca di ripetere che da Piscator ha imparato due cose, che sono restate per lei fondamentali: l’impegno dell’attore e il teatro totale.

La trasmissione pedagogica dell’esperienza è inoltre al centro di due laboratori pratici: uno su La biomeccanica da Mejerchol’d al Living Theatre (condotto dagli attori Gary Brackett e Tom Walker) e l’altro su Tecniche e pratica della creazione teatrale (condotto da Judith Malina e Hanon Reznikov, con gli attori Joanie Fritz Zosike e Jerry Goralnick). Quest’ultimo sarà occasione di un’altra interessante collaborazione e di un significativo sconfinamento: le Officine di Piazza Grande ospiteranno infatti sia il laboratorio sia la dimostrazione pubblica finale (Una giornata nella vita della città), prevedendo la partecipazione degli studenti Dams e anche dei laboratori teatrali di Piazza Grande, formati dai senza fissa dimora dell’associazione omonima.

Il teatro del Living Theatre, inteso come luogo non solo di spettacoli, ma di aggregazione e partecipazione, vedrà a Bologna un importante momento di impegno civile e di denuncia con lo spettacolo Not in my name, che sarà presentato in Piazza Maggiore. Lo spettacolo arriva per la prima volta in Italia, dopo che il Living lo rappresenta incessantemente da 4 anni a Times Square a New York, in concomitanza con le esecuzioni delle sentenze capitali. Uniche tappe italiane dello spettacolo: Matera (dove sarà creata la versione italiana della performance, in collaborazione col Teatro dei Sassi), Riccione (all’interno del progetto dedicato al Living Theatre e organizzato dal Teatro degli Dei) e Bologna. Per l’occasione, l’Associazione Nessuno tocchi Caino pubblicherà un numero speciale della sua rivista, con il testo dello spettacolo inedito in Italia.

L’ultima serata, dedicata alla poesia della beat generation, è stata creata per il progetto bolognese e prevede due momenti spettacolari. La prima parte è una jam-session dedicata a Le poesie di Judith Malina (tradotte per l’occasione dal poeta Alberto Masala), con la partecipazione di Judith Malina, Ermanna Montanari (Ravenna Teatro) e Michele Sambin (Tam Teatro Musica). Judith Malina collega la scrittura poetica a quella registica e a quella memorialistica: tutte e tre costantemente praticate. "La scrittura del diario – spiega – è uno sforzo per comprendere la realtà e un modo per ricrearla, è come dire: ecco, questo è quanto è avvenuto. La poesia è uno sforzo per trascendere la realtà; e il teatro è il luogo in cui essere reali". Le poesie di Judith Malina sono pressoché sconosciute in Italia. Una piccola editrice parigina (Handshake Editions) ne ha pubblicato un’esigua raccolta in inglese nel 1982 dal titolo Poems of a Wandering Jewess. La casa editrice Stampa Alternativa dedicherà un volume della collana Millelire alla jam-session. La seconda parte della serata prevede il reading/concerto Tredici incubi (da testi di Diane Di Prima) con Lorenza Zambon (Casa degli Alfieri) e il percussionista Fritz Hauser. Diane Di Prima, nata a New York nel 1934, dove vive tuttora, è l’unica personalità femminile che emerge dal panorama di scrittori e poeti americani della beat generation. La doppia performance sarà ospitata negli spazi del Link Project, che ha sostenuto con convinzione il progetto.


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