Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Decroux

5-9 febbraio 1998

ETIENNE DECROUX:
LA MUSICA DEL MOVIMENTO

 

Etienne Decroux, il creatore del mimo corporeo, nasce nell'Ottocento (1898 per la precisione) ed è ancora attivo nella sua scuola alla periferia di Parigi negli anni Ottanta del nostro secolo. Egli si è dunque formato nella grande stagione delle avanguardie storiche primonovecentesche, ha av-viato la sua carriera di creatore, ricercatore e pedagogo teatrale nella seconda metà degli anni Venti, ha conosciuto i maggiori riconoscimenti pubblici prima in Francia e poi in tutto il mondo tra la metà degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Sessanta, e ha esercitato l'insegnamento (prima all'Atelier di Dullin e poi nella sua pro-pria scuola) quasi ininterrottamente per oltre mezzo secolo.

Già soltanto questi semplici dati devono indurre a grande prudenza nel parlare di Decroux e del suo lavoro al singolare e, ancora di più, nel pensare al mimo corporeo come a un qualcosa di racchiudibile in una sola formula, di definibile unitariamente una volta per tutte.

Questa prudenza, necessaria del resto verso quasi tutti i maestri del teatro contemporaneo, è tanto più indispensabile nei confronti dell’autore di Paroles sur le mime e non soltanto per le ragioni cronologiche appena richiamate. Non basta ricordare che Decroux ha attraversato letteralmente un intero secolo di rivoluzioni sceniche, occorre aggiungere subito che - a dispetto di una certa distanza di sicurezza che volle ben presto interporre fra se stesso e il resto del mondo - lo ha fatto da protagonista attivo profondamente coinvolto e soprattutto da ricercatore inesausto, perennemente insoddisfatto dei risultati raggiunti e coraggiosamente proteso al loro continuo superamento.

Parlare di Decroux con i suoi allievi delle diverse epoche, o leggere le loro testimonianze, produce quasi sempre una sensazione a tutta prima scoraggiante: si ha l'impressione di sentir evocare persone molto diverse l'una dall'altra, difficilmente riconducibili ad una stessa identità anagrafica e artistica.

Esistono dunque numerosi Decroux, identificabili con le varie stagioni del suo lunghissimo itinerario teatrale, dall'apprendistato nella scuola di Copeau, nel 1923/24, fino alla morte nel 1991. Ma accanto a questa pluralità che potremmo chiamare diacronica, sulla quale da qualche anno si è soffermata una più seria attenzione storiografica, esiste, non meno importante, una pluralità sincronica o verticale, che riguarda i differenti livelli o piani sui quali si è mossa, più o meno coscientemente, la ricerca artistico-pedagogica di Decroux o che comunque risulta possibile e utile individuare oggi, guardando alla sua straordinaria avventura dal punto di vista degli interessi, delle inquietudini e delle domande di chi il teatro lo pratica o lo studia in questa fine di secolo (e di millennio).

A proposito di questa pluralità sincronica, è possibile individuare almeno tre Decroux diversi, cioè tre livelli o piani differenti (anche se ovviamente legati fra loro) della sua ricerca artistico-pedagogica:

  1. innanzitutto esiste il Decroux inventore del mimo corporeo come nuovo genere teatrale (un genere per giunta fortemente codificato: caso raro in Occidente, come sappiamo);
  2. poi esiste il Decroux alla ricerca di un’arte teatrale pura, essenziale, certo fondata sull'uso espressivo-estetico del corpo, attitudini-gesti-movimenti, ma senza obblighi stretti di codificazione e senza divisioni rigide fra generi;
  3. infine esiste almeno un terzo Decroux, forse il più importante per noi oggi: il Decroux che ha sviluppato nel corso di oltre mezzo secolo una delle indagini più rigorose, approfondite e sistematiche, che non soltanto il Novecento ma l'intera tradizione teatrale occidentale abbia mai conosciuto, sui fondamenti dell’arte dell'attore: vale a dire sull'azione fisica in scena, sulle sue tecniche e sulla sua drammaturgia.

E' forse su questo terzo piano che va individuato il contributo più profondo e duraturo dato da Decroux al teatro contemporaneo. Lette al di fuori di ogni ottica di genere, le domande che il creatore del mimo corporeo si pone nel corso della sua lunghissima carriera di artista e pedagogo sono le stesse che rintracciamo al fondo del lavoro di altri grandi Maestri del nuovo teatro contemporaneo: che cosa significa produrre azioni in scena? Che cosa consente all'attore di agire realmente (e cioè efficacemente, credibilmente) in scena? In che modo l'attore può farsi artista, cioè creatore e drammaturgo con i propri mezzi d'attore?

Ed anche nel caso di Decroux, la ricerca tecnica accanita sull’attore, eccessiva e quasi insensata per i più, rivela la sua doppia, opposta potenzialità: via obbligata per arrivare al cuore dei problemi del teatro contemporaneo e all'Arte; e, nello stesso tempo, via privilegiata che il teatro del Novecento ha seguito per trascendersi, cioè per andare oltre se stesso, oltre lo spettacolo, oltre l'Arte, attraverso un'interrogazione radicale sul suo valore e sul suo senso.

Sicuramente il primo movimento (verso l'Arte) è visibile a occhio nudo nel lavoro di Decroux più del secondo (oltre l'Arte): nondimeno anche quest'ultimo è presente fortemente, pur se nascostamente, in lui: e la conferma la troviamo nei percorsi di alcuni allievi che, in questo come in altri casi, non hanno fatto altro che portare a piena luce e sviluppare elementi già presenti nel maestro, magari in forma implicita o soltanto allo stadio embrionale.

Marco De Marinis

 

PROGRAMMA

 

Palazzo Marescotti, 5 febbraio - ore 11

Conferenza / di Marco De Marinis

Fra le tante metafore cui Decroux ha sempre fatto ricorso per designare il suo attore-artista del corpo, alcune delle più note ed efficaci provengono dall'ambito musicale. Egli ha parlato del corpo umano come della "tastiera di un piano" (immagine per altro non inedita nel pensiero teatrale occidentale) e ha affermato di essere alla ricerca di un "teatro nel quale l'attore [...] sia uno strumentista del suo proprio corpo". In che modo l'attore-mimo può diventare uno strumento musicale ed essere in grado di suonarlo, cioè di suonarsi? L'intera ricerca mimica di Decroux e la sua complessa grammatica corporea possono essere considerate anche come una risposta a questa domanda.

 

Palazzo Marescotti, 5/6/7 febbraio

Seminario pratico/ condotto da Michele Monetta
Il corpo immaginario
Pedagogia corporea: Decroux-Feldenkrais

Programma:
Assialità e neutralità
Scomposizione del tronco
Astrazioni gestuali
Studio di figure
Dinamismo corpo-spazio
Dinamoritmi
Giochi ritmici
Improvvisazione
Composizione

Dopo la maturità artistica, Michele Monetta studia alla facoltà di Architettura di Napoli, con un prevalente interesse per le problematiche del corpo e dello spazio. Contemporaneamente comincia a occuparsi di teatro seguendo a Roma dei corsi di dizione e di pantomima nonché di danza contemporanea. Dopo qualche piccola esperienza professionale come attore, fonda una cooperativa teatrale a Salerno con insegnanti diplomati all'Accademia d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico" di Roma. Conclusa questa esperienza, comincia un percorso basato su animazioni e performance in istituti di rieducazione minorile, orfanotrofi e ospizi, adoprandosi anche in manifestazioni politiche e guardando con particolare attenzione alle espressioni della cultura popolare in alcuni paesi del salernitano. Con l'architetto Riccardo Dalisi e con i bambini sperimenta, in alcuni quartieri "difficili" di Napoli, un lavoro di "animazione grafica e spaziale".

Nel 1983 parte per Parigi per incontrare il Maestro del Mimo Corporeo, Etienne Decroux. Fino alla chiusura definitiva della scuola, nella primavera del 1987, seguirà il suo insegnamento per un periodo complessivo di oltre due anni. Contemporaneamente segue, sempre a Parigi, i corsi di perfezionamento alla Scuola di Mimo Corporeo-Drammatico di Corinne Soum e Steven Wasson (allievi e assistenti di Decroux tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta) e i corsi di equilibrismo, clown, arte circense e danza al circo Fratellini.

Nel 1985 fonda la cooperativa teatrale "Le Nuvole", con la quale realizza numerosi spettacoli basati sull'utilizzazione di diversi linguaggi scenici: ombre, mimo, marionette, prosa... Assume la direzione artistica di varie rassegne teatrali e fra queste in particolare di una dedicata, nel 199, a Etienne Decroux negli spazi suggestivi della Certosa di Padula. Successivamente segue i corsi di Pedagogia teatrale per insegnanti di arte scenica e per registi tenuti a Parigi da Monika Pagneux.

Presenta i suoi spettacoli in tutta Italia ma anche in Francia, Grecia, Indonesia, Malesia, Lussemburgo, Germania. In circa venti anni di attività ha recitato testi di Goldoni, Garcia Lorca, Gozzi, Beckett, Petrolini, Rodari. E’ stato mimo, coreografo e assistente regista in opere liriche e musicali di Rossini, Monteverdi, Paisiello, Pergolesi, Mozart, Offenbach, Stravinsky. Ha lavorato con i registi Bertinetti, Battiato, Caliendo, De Simone, Gregoretti, Costa Gravas, Rigillo. E’ stato attore in produzioni cinematografiche tedesche e in produzioni televisive della RAI.

Da alcuni anni collabora con l'Università "Federico II" e con l'Accademia di Belle Arti di Napoli, realizzando stages, videoforum e conferenze. Nel 1998 fonda l’Associazione Teatrale "Prometeo", cui fanno capo le attività (anche internazionali) della Scuola di mimo e del Centro Studi Feldenkrais. Attualmente collabora con l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "S. d'Amico" per i corsi di Mimo e Maschera.

 

9 febbraio - ore 21 - Teatro San Martino

Eugenio Ravo / All'ombra del vulcano. Omaggio a Decroux

Dimostrazione-spettacolo di e con Eugenio Ravo, con la partecipazione di Mariangela Pespani e degli allievi: Daniele Longo, Debora Mancini, Marco Piccioni, Luca Ronga.Teatro San Martino, 9 febbraio - ore 21.E’ una esplorazione nel mondo poetico del gesto, nei racconti del silenzio. L'attore si estranea dal proprio palcoscenico e, quando si accorge di ciò, si mette a correre per non perdere poi il treno (nel senso metaforico). Ma il treno non c'è. Rompe l'illusione o rompe?

Ho sempre immaginato l'attore totale come il luogo di sintesi di tutte le arti. Il mimo corporeo è vicino a questa idea, anzi è la base primordiale per l'arte. Il corpo scopre i suoi potenziali linguaggi e la sua energia non manifesta. Una sorta di cammino interiore nelle zone di magma all'interno del nostro essere corpo. Tutto tace in superficie, ma dal di dentro e dal di sotto qualcosa spinge, preme, estende il volume dello spazio corporeo. All'ombra di se stessi, vorrei dire più esplicitamente, ma temo le regole fisse che si possono dare alle metafore. E’ uno sguardo sui geroglifici linguaggi corporei.

Notte fonda
nel cuore
tiepida mano.
Il dubbio
mi assale
con l'incertezza della vita.
Riposo lo sguardo al lago
nella bellezza lo scroscio
appena risacca.
Non è finito -
ancora
l'eterno.
La morte rassomiglia
sempre più
a un nulla.

Quando sono nato, a Casalnuovo di Napoli crescevano ancora gli alberi e i campi, oggi cresce solo cemento e nemmeno più un campo.

Un giorno ho pensato di fare un lungo viaggio, senza esitare e con l'inquietudine alla mano mi sono messo alla ricerca di qualcosa. Gli studi teatrali mi hanno portato a Parigi, alla scuola di mimo del maestro Etienne Decroux. La mia esperienza umana e artistica con Decroux non si limita al curriculum. I quattro anni trascorsi alla scuola hanno lasciato un'impronta nel mio percorso artistico. Negli ultimi due anni di permanenza ho lavorato come assistente e insegnante nella scuola stessa. Essere attore, mimo o occuparsi di regia corrisponde alla stessa visione: di "essere autore". Nel tempo la ricerca è diventata una necessità quotidiana e i confini tra arte e vita si sono dissolti.

Attualmente, cittadino in una casa murata, vivo e lavoro come un esule senza fissa dimora e conduco sia l'attività pedagogica del mimo corporeo sia quella della creazione teatrale.

Eugenio Ravo, carta d'identità N° AA3627473


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