Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
20 febbraio 1998, ore 15 - Teatro Testoni
COMPAGNIA IVAN
MANZONI
MATERIALI RESISTENTI
coreografia di Ivan
Manzoni
Stanco delle difficoltà nel reperire palcoscenici adatti all'attività tersicorea e stimolato invece dall'esperienza di qualche anno fa nell'attuare uno spettacolo di danza itinerante, ho deciso di fare della mia danza un'arte da strada, utilizzando questa volta attrezzature insolite.
Il concetto di spirale e lo studio delle potenzialità evolutive delle prese dei pattinatori mi hanno guidato nell'idea di una struttura (la Piastra) capace di creare dinamiche interessanti anche in spazi ridotti, facendo scaturire una danza dal forte impatto visivo e sonoro.
Dopo il necessario lavoro di sperimentazione per far coincidere le dinamiche del corpo umano con quelle dell'attrezzo, ho sviluppato la coreografia utilizzando un linguaggio gestuale che coinvolgesse lo spettatore per curiosità ed emozione, stimolando ad una comprensione globale del messaggio: un continuo alternarsi di momenti di fissità contrapposti a raffiche di corpi in movimento; il carattere virile, mascolino, quasi da armatura, mediato da forme femminee.
Il gioco di tangenti e spirali derivante dal ruotare stesso della piastra mi ha permesso poi di scoprire e lavorare su dinamiche estreme.
Attorno a questo fulcro ruotante, che tutto attrae e tutto respinge, il lavoro si diversifica attraverso l'utilizzo di attrezzi non convenzionali: tutto ciò che sviluppa il concetto di circolarità dà il senso, oltre che dell'immediato spostamento nello spazio, anche della ciclicità, della continuità e omogeneità delle cose. Una nota di tranquillità e di pace interrotta, suo malgrado, dalla nota invasiva del progresso e del rumore.
In sintesi, ho voluto sperimentare e realizzare una forma di comunicazione diversa all'interno del vastissimo campo del vocabolario corporeo della danza, accorgendomi, man mano che il lavoro progrediva, che mi si aprivano in continuazione nuove prospettive ed elaborazioni; ho quindi deciso di non considerare concluso il lavoro, rendendomi disponibile al suo evolversi.
Ivan Manzoni
Ivan Manzoni, formatosi come ballerino, danza con la compagnia di Max Mattox negli anni 1987-88, per dedicarsi poi alla coreografia e all'insegnamento, per il quale ottiene il diploma di Professeur d'Etat di danza jazz in Francia. Definito dai critici "coreografo di ricerca", crea numerosi spettacoli: Né no né on, 1986; 1:45, 1988, primo premio al concorso Internazionale di Montreuil nella categoria "Pas de Deux"; Esodo, 1989;Où se trouve le Louvre?, 1990;Era la figlia del tempo lento, 1991; Quintolesto in tre e Jazz: nuove forme, 1992; Urbano rosso Tiziano, 1993, che vince i concorsi per scuole di danza "Agon" di Torino e "Scarpette d'oro" di Verona; Le Jeux de la Vie, per il Teatro Nuovo di Torino, 1994; L'esempio del blu, 1995; Materiali resistenti, 1996. In questi anni ha tenuto corsi e stage in varie città italiane, collaborando in particolare con il Festival Vignale Danza e il Teatro Nuovo di Torino. Attualmente svolge attività didattica presso il C.S.C Bergamo, la scuola Academy di Pavia, Danza e Movimento di Milano e la scuola del Teatro Carcano, sempre a Milano.
La Compagnia Ivan Manzoni, costituitasi nel 1986 presso la sede del C.S.C. ANYMORE (Centro Spettacolo Culturale di Bergamo), ruota attorno al coreografo e al suo pensiero. Il lavoro nasce e si caratterizza a seconda del tipo di preparazione degli interpreti, divergendo nello stile, ma convergendo nel timbro personale dellautore. Per nulla descrittive, le coreografie in repertorio si basano sulla ricerca del movimento e delle situazioni emotive che il movimento stesso, con i suoi momenti dinamici o volutamente statici, tende a creare. Tutto ciò non prescinde da un utilizzo della tecnica tanto rigoroso quanto eclettico e originale e le opere di Ivan Manzoni riescono a farsi apprezzare sia dal pubblico che dalla critica. La stampa specializzata ha definito i suoi lavori "coreografie dautore". Unulteriore conferma della plasticità di questa compagnia e della creatività del suo coreografo sta nelle possibilità e potenzialità di adattamento e inserimento dellopera nello spazio di rappresentazione; la struttura architettonica e il contesto diventano parte importante e si integrano nello spettacolo coinvolgendo lo spettatore in unemozionante attesa di apparizioni e sparizioni.