18 marzo 2009, ore 14.30
Auditorium del Dipartimento di Musica e Spettacolo
Via Azzo Gardino 65a
CONSUMATO
DAL FUOCO: IL CINEMA DI GUY DEBORD
Seminario a cura di Monica Dall’Asta
Partecipano: Enrico Ghezzi, Paolo Spaziani, Michele Canosa, Rinaldo Censi,
Roberto Chiesi, Roberto Cerenza, Giulio Bursi, Marco Grosoli
Partecipano: Enrico Ghezzi, Paolo Spaziani, Michele Canosa, Rinaldo Censi,
Roberto Chiesi, Roberto Cerenza, Giulio Bursi, Marco Grosoli
“Per quanto mi riguarda si può
anche passare subito al dibattito”. È la famosa frase con cui Guy
Debord spiazzò il pubblico prima
della proiezione del suo primo film, Hurlements en faveur de Sade
(1952). Sommo provocatore, fu l’anima del movimento Situazionista, e
incrociò tutte le più importanti avanguardie degli anni Cinquanta e
Sessanta (come il Lettrismo, con cui ebbe rapporti controversi), fino a
essere rivendicato dal Maggio ’68 come uno dei suoi massimi ispiratori.
Critico spietato della trionfante società dei consumi, il suo libro La società dello spettacolo
(1967) rimane ancora oggi un’agghiacciante e impeccabile disamina della
mutazione della realtà del mondo in Spettacolo. Le banalità delle
“filosofie dei simulacri”, però, rimangono a mille miglia da qui.
Perché la dialettica di Debord ha il rigore e la pulizia retorica di un
hegelismo e di un marxismo ortodossi spinti fino al proprio limite. La
magnifica, rilucente qualità letteraria dei suoi scritti ne è un
esempio cristallino. E lo stesso amore per la dialettica lo rende
consapevole che, in quella macchina infernale che è lo Spettacolo, ogni
critica viene sistematicamente fagocitata e ribaltata in consenso.
Per questo Guy Debord, che amava definirsi “uno stratega”, conduce la sua battaglia nel cuore stesso dello Spettacolo: le immagini. È senz’altro il cinema, infatti, il momento culminante di un pensiero in cui lo spessore filosofico e la lucidità politica sono tutt’uno. Prolungamento della sua (inconfondibile) scrittura, i suoi film adottano una forma non meno rivoluzionaria, in cui il monologo/pamphlet in voce over (dello stesso Debord) si accompagna al riutilizzo di materiali e immagini preesistenti. È l’esempio primo di détournement (“distornamento”), ovvero la forma strategica attraverso la quale secondo Debord è possibile rivoltare lo Spettacolo contro se stesso; una forma in atto lungo tutta la sua esigua ma densissima filmografia, dal celebre film omonimo tratto da La società dello spettacolo (1973) agli enigmatici ed adamantini cortometraggi, fino a quella straordinaria formulazione definitiva che è In girum imus nocte et consumimur igni (1978). È proprio dal pensiero per immagini, insomma, che bisogna ripartire, per riscoprire un universo teorico che incrocia tutti gli snodi più significativi della modernità, e costruisce una dimensione potentemente politica, molto al di là delle semplificazioni cui è andato incontro nel corso degli anni.
Approfittando della retrospettiva dei film dell’autore in programma al Cinema Lumière dal 17 al 20 marzo 2009, il seminario ospitato dal Dipartimento di Musica e Spettacolo intende intende dunque riportare l’attenzione sul pensiero di Guy Debord, proprio a partire dalla sua opera cinematografica.
Dopo decenni di dibattiti (non sempre opportuni), per quanto ci riguarda è ora di tornare ai film.
Per questo Guy Debord, che amava definirsi “uno stratega”, conduce la sua battaglia nel cuore stesso dello Spettacolo: le immagini. È senz’altro il cinema, infatti, il momento culminante di un pensiero in cui lo spessore filosofico e la lucidità politica sono tutt’uno. Prolungamento della sua (inconfondibile) scrittura, i suoi film adottano una forma non meno rivoluzionaria, in cui il monologo/pamphlet in voce over (dello stesso Debord) si accompagna al riutilizzo di materiali e immagini preesistenti. È l’esempio primo di détournement (“distornamento”), ovvero la forma strategica attraverso la quale secondo Debord è possibile rivoltare lo Spettacolo contro se stesso; una forma in atto lungo tutta la sua esigua ma densissima filmografia, dal celebre film omonimo tratto da La società dello spettacolo (1973) agli enigmatici ed adamantini cortometraggi, fino a quella straordinaria formulazione definitiva che è In girum imus nocte et consumimur igni (1978). È proprio dal pensiero per immagini, insomma, che bisogna ripartire, per riscoprire un universo teorico che incrocia tutti gli snodi più significativi della modernità, e costruisce una dimensione potentemente politica, molto al di là delle semplificazioni cui è andato incontro nel corso degli anni.
Approfittando della retrospettiva dei film dell’autore in programma al Cinema Lumière dal 17 al 20 marzo 2009, il seminario ospitato dal Dipartimento di Musica e Spettacolo intende intende dunque riportare l’attenzione sul pensiero di Guy Debord, proprio a partire dalla sua opera cinematografica.
Dopo decenni di dibattiti (non sempre opportuni), per quanto ci riguarda è ora di tornare ai film.
Testo a cura di Marco Grosoli