La tradizione della Val Caffaro, in provincia di Brescia, al confine col trentino, è tra le più significative del Settentrione. Le orchestre di violini, chitarra, bassetto suonano per i ballerini a carnevale. Il carnevale della Val Caffaro è notevolissimo per l’integrità e la complessità delle sue manifestazioni. Il repertorio di balli accompagna le danze delle Compagnie di ballerini, i quali vestono giacca e pantaloni al ginocchio scuri, variamente decorati, e camicia bianca, cravatta, polsini colorati, guanti e calze bianchi, uno scialle colorato appuntato alle spalle. Calzano un cappello rivestito di fettuccia, sul quale si cuciono ori della famiglia e del vicinato. Sul lato sinistro è fissato un fiocco di nastro colorato, che lo fa pendere leggermente: il suo movimento durante la danza, accentuato da gesti del capo, è leggermente asincrono rispetto a quelli del corpo. I ballerini indossano maschere spersonalizzanti, neutre, di tela e gesso, bianche per chi impersona gli uomini, rosa per chi fa la parte delle donne (i ballerini sono tutti maschi), con bautta nera, labbra e pomelli rossi. L’accompagnamento del bassetto è ritmicamente sfalsato rispetto ai violini; pure i passi e i gesti compiuti dai ballerini con le braccia sono asincroni tra loro, con un’accentuazione della spersonalizzazione, movimenti meccanici, da marionette: uno sfasamento che sembra compendiare la dialettica tra ordine e disordine che è uno degli elementi simbolici del carnevale.
Prime ricerche di Roberto Leydi e Italo Sordi, 1972