09/10 Teatro
ven 04.12.09 h 10 • Laboratori DMS/Auditorium
ESEMPI DI UN TEATRO POSTDRAMMATICO
Ciclo di proiezioni con commento critico a cura di Fabio Acca e Annalisa Sacchi
Tragedia Endogonidia, regia di Romeo Castellucci (2002-2004)
La Tragedia Endogonidia della Socìetas Raffaello Sanzio è un'opera formata da undici episodi. Ognuno fa capo a una città da cui prende il nome. L'idea strutturale di fondo è quella di un'opera in continuo cambiamento per scissione. Si tratta di un sistema di rappresentazione che, come un organismo, si trasforma nel tempo e nella geografia dei propri spostamenti. La forma prodotta non è un'opera chiusa e neppure un frammento di un'opera: il principio che genera e collega gli Episodi è quello di un'auto-generazione; l'organismo che ne deriva è dunque, in un certo senso, perenne. Del mondo visionario e violento degli spettacoli “rimane, nel video, quel che basta: profondità e complessità, sconcerto e sorpresa, inquietudini e interrogazioni”(Andrea Porcheddu, “Delteatro.it”).
Nora, regia di Thomas Ostermeier (2002)
“Contrariamente al teatro drammatico fedele ai classici, che fa fremere lo spettatore per una catastrofe che non può non avvenire (e che lui sa si consumerà), Ostermeier instaura una pratica di sospensione, che apre l’opera drammatica a un regime di possibilità. Per Nora, si potrebbe dire che siamo di fronte a Casa di bambola di Ibsen, ‘meno quello che questa (tradizionalmente) significa’. Il testo è cioè utilizzato ribaltando il suo valore d’uso (lo sfruttamento della sua ‘autorità’) e ritorcendoselo contro. Gli interpreti non funzionano qui tanto in forza del personaggio che sono incaricati di rappresentare, quanto come assi di un sistema di attività e passività carnali. Rappresentativo o no, il teatro del regista tedesco non è comunque più imitazione delle cose, né cosa. È un certo squilibrio introdotto nella resistenza del testo, un varco aperto nella coscienza” (Annalisa Sacchi, “Art’o”)
Tod Eines Praktikanten, regia di Réné Pollesch (2007)
Pollesch ha scritto 150 testi nel corso di relativamente pochi anni di attività. Questo rende conto di come la sua scrittura, sebbene ispirata e originale, sia in realtà il frutto di una funzionalità della parola rispetto al momento performativo in cui l’attore la getta letteralmente sulla scena. Tod Eines Praktikanten solleva così una questione cruciale: come conciliare il rigore formale e la tenuta drammatica del testo a un’altrettanto forte tensione disgregatrice? Pollesch, con un atteggiamento punk (per provvisorietà, sporcatura, velocità interpretativa e immediatezza delle singole componenti drammatiche), sposta il baricentro della creazione su una funzionalità “energizzata”, la cui tenuta, presentissima al momento della sua formalizzazione sulla scena, è già pronta ad abdicare alla successiva variante (Fabio Acca, “Corriere di Romagna”).
The sound of silence, regia di Alvis Hermanis (2008)
Lo spettacolo è costruito su due temi: le canzoni di Simon and Garfunkel e il loro concerto del 1968 a Riga che non ebbe mai luogo, dice il sottotitolo. “The sound of silence non è uno spettacolo in costume, è semmai uno spettacolo in maschera. Nasconde cioè dietro la maschera d'epoca un suo nucleo più segreto e doloroso. Che tocca a ogni spettatore decifrare per sé, non ci sono spiegazioni pronte per ogni uso. Quel che visibilmente osserviamo è che in quel luogo all'apparenza fissato in un momento immaginario, in realtà è scorso il tempo, e questo scorrere del tempo è l'oggetto del teatro. Quel che troviamo al di là dello specchio. A meno di non girarsi dall'altra parte e addormentarsi, pensando che tutta la vita è sogno, se l'ultimo gioco si conclude con un corpo senza vita” (Gianni Manzella, “Il Manifesto”).
ven 04.12.09 h 16 • Laboratori DMS/Auditorium
COSA SIGNIFICA TEATRO POSTDRAMMATICO?
Incontro con Hans-Thies Lehmann
con una presentazione di Marco De Marinis
Gli studi di Hans-Thies Lehmann sulle nuove forme teatrali sviluppatesi a partire dalla fine degli anni Sessanta sono divenuti un punto di riferimento imprescindibile nella discussione internazionale sul teatro contemporaneo. Il suo fondamentale testo Postdramatic Theatre, inspiegabilmente ancora inedito in Italia a distanza di dieci anni dalla sua prima edizione tedesca, ci parla del teatro dopo il dramma. Secondo Lehmann, a dispetto della loro diversità, le nuove forme e le nuove estetiche teatrali hanno in comune una qualità essenziale: non si focalizzano più sul testo drammatico. Piuttosto condividono - come afferma la studiosa Valentina Valentini - alcuni tratti, come “l’assenza di sintesi; l’avversione alla compiutezza, l’inclinazione all’estremo, alla deformazione, al disorientamento e al paradosso; la nuova concezione di performance text che esso sottintende; la non-gerarchizzazione dei segni teatrali e la loro simultaneità; l’affermazione della presenza corporea; l’irruzione in scena”. Col suo studio, Lehmann ci offre una indagine storica combinata a un unico approccio teoretico. L’incontro con lo studioso tedesco vuole appunto fare luce su queste ipotesi, in relazione con la teoria del dramma e la storia del teatro, ma anche come risposta alle emergenze dettate dalle nuove tecnologie e dai cambiamenti storici di una cultura sempre più basata sull’immagine.
Hans-Thies Lehmann ha studiato letteratura comparata con Peter Szondi a Berlino ed è stato docente presso la Libera Università di Berlino e presso l'Istituto di Letteratura Comparata. Dal 1979 al 1982 è stato Visiting Professor presso l'Università di Amsterdam. Dal 1983 al 1988 ha insegnato presso l'Istituto di Studi Applicati di Teatro alla Gießen University ed è stato nominato professore di studi teatrali presso la Goethe-Universität di Francoforte, dove insegna dal 1988. Ha insegnato anche in Austria, USA, Francia, Polonia, Giappone, Lituania. Unanimemente riconosciuto in Europa come uno dei principali teorici di estetica teatrale in ambito contemporaneo, ha pubblicato numerose opere in Germania e in altri paesi, tra cui i libri Postdramatisches Theater (1999), Mythos und Theater: die im subjekts konstitution des Diskurs der Tragödie antiken (1991), Schreiben Das Politische: Essays theatertexten zu (2002), Heiner Müller Handbuch (2004). È attualmente Presidente della International Brecht Society, membro del comitato della International Heiner Müller Society, e membro del consiglio di redazione di «Performance Research».
La Tragedia Endogonidia della Socìetas Raffaello Sanzio è un'opera formata da undici episodi. Ognuno fa capo a una città da cui prende il nome. L'idea strutturale di fondo è quella di un'opera in continuo cambiamento per scissione. Si tratta di un sistema di rappresentazione che, come un organismo, si trasforma nel tempo e nella geografia dei propri spostamenti. La forma prodotta non è un'opera chiusa e neppure un frammento di un'opera: il principio che genera e collega gli Episodi è quello di un'auto-generazione; l'organismo che ne deriva è dunque, in un certo senso, perenne. Del mondo visionario e violento degli spettacoli “rimane, nel video, quel che basta: profondità e complessità, sconcerto e sorpresa, inquietudini e interrogazioni”(Andrea Porcheddu, “Delteatro.it”).
Nora, regia di Thomas Ostermeier (2002)
“Contrariamente al teatro drammatico fedele ai classici, che fa fremere lo spettatore per una catastrofe che non può non avvenire (e che lui sa si consumerà), Ostermeier instaura una pratica di sospensione, che apre l’opera drammatica a un regime di possibilità. Per Nora, si potrebbe dire che siamo di fronte a Casa di bambola di Ibsen, ‘meno quello che questa (tradizionalmente) significa’. Il testo è cioè utilizzato ribaltando il suo valore d’uso (lo sfruttamento della sua ‘autorità’) e ritorcendoselo contro. Gli interpreti non funzionano qui tanto in forza del personaggio che sono incaricati di rappresentare, quanto come assi di un sistema di attività e passività carnali. Rappresentativo o no, il teatro del regista tedesco non è comunque più imitazione delle cose, né cosa. È un certo squilibrio introdotto nella resistenza del testo, un varco aperto nella coscienza” (Annalisa Sacchi, “Art’o”)
Tod Eines Praktikanten, regia di Réné Pollesch (2007)
Pollesch ha scritto 150 testi nel corso di relativamente pochi anni di attività. Questo rende conto di come la sua scrittura, sebbene ispirata e originale, sia in realtà il frutto di una funzionalità della parola rispetto al momento performativo in cui l’attore la getta letteralmente sulla scena. Tod Eines Praktikanten solleva così una questione cruciale: come conciliare il rigore formale e la tenuta drammatica del testo a un’altrettanto forte tensione disgregatrice? Pollesch, con un atteggiamento punk (per provvisorietà, sporcatura, velocità interpretativa e immediatezza delle singole componenti drammatiche), sposta il baricentro della creazione su una funzionalità “energizzata”, la cui tenuta, presentissima al momento della sua formalizzazione sulla scena, è già pronta ad abdicare alla successiva variante (Fabio Acca, “Corriere di Romagna”).
The sound of silence, regia di Alvis Hermanis (2008)
Lo spettacolo è costruito su due temi: le canzoni di Simon and Garfunkel e il loro concerto del 1968 a Riga che non ebbe mai luogo, dice il sottotitolo. “The sound of silence non è uno spettacolo in costume, è semmai uno spettacolo in maschera. Nasconde cioè dietro la maschera d'epoca un suo nucleo più segreto e doloroso. Che tocca a ogni spettatore decifrare per sé, non ci sono spiegazioni pronte per ogni uso. Quel che visibilmente osserviamo è che in quel luogo all'apparenza fissato in un momento immaginario, in realtà è scorso il tempo, e questo scorrere del tempo è l'oggetto del teatro. Quel che troviamo al di là dello specchio. A meno di non girarsi dall'altra parte e addormentarsi, pensando che tutta la vita è sogno, se l'ultimo gioco si conclude con un corpo senza vita” (Gianni Manzella, “Il Manifesto”).
ven 04.12.09 h 16 • Laboratori DMS/Auditorium
COSA SIGNIFICA TEATRO POSTDRAMMATICO?
Incontro con Hans-Thies Lehmann
con una presentazione di Marco De Marinis
Gli studi di Hans-Thies Lehmann sulle nuove forme teatrali sviluppatesi a partire dalla fine degli anni Sessanta sono divenuti un punto di riferimento imprescindibile nella discussione internazionale sul teatro contemporaneo. Il suo fondamentale testo Postdramatic Theatre, inspiegabilmente ancora inedito in Italia a distanza di dieci anni dalla sua prima edizione tedesca, ci parla del teatro dopo il dramma. Secondo Lehmann, a dispetto della loro diversità, le nuove forme e le nuove estetiche teatrali hanno in comune una qualità essenziale: non si focalizzano più sul testo drammatico. Piuttosto condividono - come afferma la studiosa Valentina Valentini - alcuni tratti, come “l’assenza di sintesi; l’avversione alla compiutezza, l’inclinazione all’estremo, alla deformazione, al disorientamento e al paradosso; la nuova concezione di performance text che esso sottintende; la non-gerarchizzazione dei segni teatrali e la loro simultaneità; l’affermazione della presenza corporea; l’irruzione in scena”. Col suo studio, Lehmann ci offre una indagine storica combinata a un unico approccio teoretico. L’incontro con lo studioso tedesco vuole appunto fare luce su queste ipotesi, in relazione con la teoria del dramma e la storia del teatro, ma anche come risposta alle emergenze dettate dalle nuove tecnologie e dai cambiamenti storici di una cultura sempre più basata sull’immagine.
Hans-Thies Lehmann ha studiato letteratura comparata con Peter Szondi a Berlino ed è stato docente presso la Libera Università di Berlino e presso l'Istituto di Letteratura Comparata. Dal 1979 al 1982 è stato Visiting Professor presso l'Università di Amsterdam. Dal 1983 al 1988 ha insegnato presso l'Istituto di Studi Applicati di Teatro alla Gießen University ed è stato nominato professore di studi teatrali presso la Goethe-Universität di Francoforte, dove insegna dal 1988. Ha insegnato anche in Austria, USA, Francia, Polonia, Giappone, Lituania. Unanimemente riconosciuto in Europa come uno dei principali teorici di estetica teatrale in ambito contemporaneo, ha pubblicato numerose opere in Germania e in altri paesi, tra cui i libri Postdramatisches Theater (1999), Mythos und Theater: die im subjekts konstitution des Diskurs der Tragödie antiken (1991), Schreiben Das Politische: Essays theatertexten zu (2002), Heiner Müller Handbuch (2004). È attualmente Presidente della International Brecht Society, membro del comitato della International Heiner Müller Society, e membro del consiglio di redazione di «Performance Research».