Sarà difficile elaborare al DAMS la perdita di Arnaldo Picchi




     Con questo professore di Istituzioni di regia il DAMS di Bologna perde molto di più di uno specialista. Arnaldo Picchi ci ha dimostrato possibile trasmettere ulteriormente un sapere arduo come quello registico ai nostri studenti, in genere privi di basi umanistiche e disorientati sulle loro possibilità di realizzazione professionale. Perché era giunto ad essere arricchito dall'effervescenza damsiana e sapeva tanto ricambiare da essere particolarmente amato dagli allievi in cui maieuticamente stimolava abilità, vocazioni e intelligenze particolari. In tal senso faceva crescere un insieme di attori, organizzatori, tecnici, scenografi, nonché di qualche regista ed esperto senza tradizione: essendo tutti coinvolti nelle ricerche e nelle realizzazioni spettacolari che immancabilmente erano al DAMS festeggiatissime dai non partecipanti e dagli esterni. Era dunque un regista esperto della materialità teatrale e non privo lui stesso di caratteri damsiani: era passato per studi della chimica il percorso che lo aveva portato a "trovarsi" - per dirla con Pirandello -, realizzando fra l'altro, nel 1968, un teatro rinnovatore che gli avrebbe permesso anche di sottolineare il talento espressionistico di un'attrice originale come la Pirazzoli, poi vittima di un analogo terribile destino. E dei ragazzi damsiani condivideva il comportamento umile, che il suo caratteristico modo di borbottare distingueva immediatamente dalle solite pose dei 'registi'. Eppure era anche in grado di dominare costruzioni spettacolari complesse, come quella che lo portò a dirigere Dalla in uno spettacolo di piazza a Bologna.
     Aveva infatti le risorse del regista drammaturgo, autore di invenzioni a tutto campo, e poiché a questi sviluppi forti corrispondeva la capacità di verificare con istintiva tenacia varie possibilità realizzative, è stato in grado, con i suoi studenti, di un quasi miracolo. Ci si riferisce al fatto che il DAMS bolognese poteva contare in tempi non lontanissimi su professori di regia diversamente illustri, quali Squarzina e Gozzi, nonché sul drammaturgo-poeta-anche-scenico Scabia. Ma Picchi era tutt'altro che un vaso di coccio fra vasi di ferro. Sicché il trasferimento di Squarzina e la pesantissima malattia di Gozzi, fatalmente ridimensionatrice della sua effervescenza didattica, non hanno determinato una crisi in questo ambito disciplinare. C'era Picchi a lanciare ponti non solo sostitutivi con gli studenti e a cercare in Europa possibili alternative, impegni cui ha dovuto sacrificare il tentativo da lui avviato di specificare dall'ottica della regia la sua saggistica. Così non è stato infine impossibile raggiungere una nuova qualità degli insegnamenti "pratici" del DAMS, con l'attuale sistema di esercitazioni e laboratori. Restano però irrisolte tante prospettive di articolazione ulteriore di questa didattica nel frattempo radicatasi in vari altri Atenei, a loro volta bisognosi di orientamenti, e gli artefici di quasi miracoli sono sempre più rari. Il tempo di Arnaldo Picchi resterà esemplare per molti. Ma intanto non sarà facile per noi elaborare questa mancanza.

 


Dipartimento di Musica e Spettacolo